4.

Ho ancora il cuore che mi batte a mille per la semi corsa che ho fatto per tornare in camera. La testa mi gira e mi sento davvero debole anche se sono sdraiata a letto. E pensare che fino a qualche minuto fa mi sembrava di stare molto meglio....Ho passato una giornata bellissima anche se mi rende veramente triste pensare alla vite di quei poveri bambini. Nella vita non mi era mai capitato di conoscere nessuno con dei problemi così grandi, anzi se devo essere sincera intorno a me ho sempre avuto persone il cui unico problema era come vestirsi alla grande festa di presentazione di un grande qualcosa, oppure le doppie punte ricresciute troppo velocemente. Io mi sono sempre considerata diversa da queste persone, ma oggi dopo aver conosciuto Simon, mi sono resa conto che non è così. Forse non sarò così superficiale come il resto della mia famiglia o dei miei amici, ma non ho mai fatto niente per aiutare il prossimo, anzi non mi sono neanche mai avvicinata a qualcuno che non fosse del nostro rango. A mia discolpa, però, devo dire che mia madre non me lo permetterebbe mai. Per mia colpa invece, dovrei essere in grado di prendere decisioni da sola, visto che ho appena compiuto ventitré anni e non sono più una bambina. <<Buonasera Annabeth>> la voce di Luca mi distoglie dai miei pensieri. <<Ciao>> lo saluto, guardandolo in uno dei suoi completi eleganti. <<Come ti senti?>> chiede, rimanendo in piedi vicino alla porta della camera. <<Meglio, grazie>>. Vorrei dirgli di come ho passato la giornata, vorrei parlargli dei fantastici bambini che ho conosciuto, ma so che non capirebbe e non voglio rischiare di rovinare tutto. <<Appena uscirai di qui, cominceremo ad organizzare il matrimonio>> dice cominciando a digitare qualcosa sul cellulare. Lo fa sempre. Parliamo e digita. Ceniamo e digita. Guardiamo un film e digita. <<Ok...>> mi sento a disagio e non capisco perché, ma evidentemente la mia voce lo fa trasparire, perché lui alza gli occhi su di me. <<Dov'è il tuo anello?>> indica l'anulare della mia mano sinistra. <<L'ho messo al sicuro in questo cassetto>> rispondo indicando il comodino accanto al mio letto. <<Mettilo>> ordina e poi esce dalla stanza per rispondere ad una chiamata al cellulare. Butto fuori un po' d'aria e apro il cassetto, prendendo l'anello di fidanzamento. Il giorno in cui me lo ha dato eravamo ad una cena di famiglia a cui stavano prendendo parte anche i suoi genitori. A metà serata si è alzato e ha fatto tintinnare una posata su il calice di vino per poter prendere parola. Tutti sembravano sapere, tutti tranne me. Solamente quando ha cominciato a parlare de nostro rapporto, ho iniziato a capire qualcosa. Ricordo ancora il battito del cuore accelerato. Ricordo ancora che dentro di me mi aspettavo una proposta romantica, pensavo si inginocchiasse e mi dichiarasse tutto il suo amore. Invece ha semplicemente detto 'dopo tutto questo tempo, è arrivato il momento di cominciare a costruire il nostro futuro, il nostro impero'. Ricordo ancora la delusione dentro di me e il senso di tristezza. Ricordo ancora gli occhi entusiasti dei nostri genitori. Ricordo ancora lo sguardo freddo di Luca che mi guardava come se fossi un oggetto. Vi starete chiedendo perché io abbia risposto di sì allora....Beh nella mia vita non sono mai stata in grado di prendere delle decisioni dettate solamente da me.
La mia famiglia ha delle aspettative su di me. Mi hanno fatto conoscere Luca invitandolo alla festa del mio decimo compleanno e da lì ogni fine settimana a cena a casa nostra. Lui era un bambino carino e simpatico, comunque l'unico con cui abbia mai avuto un minimo di rapporto. Era come se fosse già tutto programmato. Così come l'università che sto frequentando. Non ho scelto io di studiare per diventare avvocato, ma era già stato tutto deciso per me ancora prima che nascessi. È veramente triste, sì. Anche perché all'età di ventitre anni, io non so minimamente chi sono. Forse, dentro di me, so chi vorrei essere, ma non ho mai avuto abbastanza coraggio per esserlo. Quindi mi sono ritrovata ad accettare una proposta di matrimonio da un uomo che non so neanche se mi ami sul serio. Mi sono ritrovata a studiare per una cosa che in realtà non vorrei fare. Ma va bene così, o almeno mi dico. <<Scusami, era il lavoro. Devo proprio andare>> Luca torna in camera. <<Ma sei appena arrivato>>. <<Annabeth non fare la bambina, ti ho detto che è per lavoro>> ripete con tono gelido. Sempre così, il lavoro prima di tutto. <<Scusami, va pure>> gli sorrido e lui si avvicina per baciarmi una guancia, poi mi lascia di nuovo sola. Purtroppo la solitudine dura per poco, perché mia madre fa la sua apparizione troppo presto. Passa il resto della giornata a struccarmi il viso e darmi ogni crema possibile ed immaginabile. Dice che mio padre è rimasto a lavoro e che non è potuto venire per quello. Ovviamente. Dice anche che ha parlato con il dottore e tra qualche giorno potrò tornare a casa. Fantastico. Continua poi dicendo che mi trova bene, che il cibo dell'ospedale mi ha fatto perdere qualche chilo e che quando andrò a provare l'abito da sposa benedirò quello che mi è successo. Dovrei essere scioccata da queste sue parole, ma purtroppo ci sono abituata. Normalmente non ci farei più di tanto caso, ma oggi sento particolarmente fastidio. Vorrei urlarle in faccia che è una madre pessima, che queste cose sono orribili da dire, ma invece rimango in silenzio, come sempre. Quando se ne va, torno a respirare. Prendo il cellulare e inizio a girare un po' per i social. Ovviamente i miei profili Instagram e Facebook sono tappezzati da foto mie e di Luca e tante altre cose che farebbero pensare di me solo cose materiali, ma come non farlo. Giro un po' per i profili delle due mie amiche. Sono andate ad una festa ieri sera, come sempre. Guardo quello di Luca, dove ci sono solo foto di lui, lui con i colleghi, lui con i suoi amici. Di noi due neanche una. Ha sempre detto che la nostra vita privata deve rimanere tale, ma non l'ho mai capito veramente. Il mio pensiero vola poi a Simon. Vorrei cercarlo, ma non so il suo cognome e non saprei da dove iniziare. Potrei, però, guardare la pagina dell'ospedale e vedere se trovo qualche foto sua per vedere se c'è il tag della persona. Non sono mai stata brava con queste cose, ma passare il tempo con le mie amiche, ha insegnato qualcosa di buono. Faccio come ho detto e girando foto dopo foto, ad un certo punto trovo un ragazzo vestito da clown, ma non è lui. Ne trovo altre, ma di Simon non c'è traccia. Sbuffo e penso a quanto io sia stupida e a quanto questo sia completamente assurdo. Non lo conosco neanche quel ragazzo, ma la curiosità mi spinge a continuare. Ad un certo punto lo trovo. Nella foto ha un bambino sopra le spalle ed entrambi stanno ridendo a crepapelle. Guardo il tag e lo trovo, Simon Patel. Clicco. Non so perché, ma mi sento una traditrice. Mi sembra di tradire Luca, di mancargli di rispetto. Ma quando vedo la foto profilo, la mia mano si muove da sola verso le altre foto. Ce ne sono tantissime. Ne guardo qualcuna, fino a quando non arrivo ad una di lui da solo che ride e sento le guance prendermi fuoco. No, non posso. Chiudo immediatamente la pagina e metto il blocco al cellulare. Non posso assolutamente pensare ad un ragazzo che non sia il mio e arrossire. Sicuramente sarà per il fatto che non sono mai stata a contatto con altri ragazzi che non siano Luca. O meglio, all'Università ci sono parecchi ragazzi, ma nessuno si è mai avvicinato a me neanche per parlare, tranne quelli del nostro 'rango' che comunque sanno che sono fidanzata. Sì, sicuramente è per questo che Simon mi fa questo effetto.
Perché è così diverso da tutti quelli che ho sempre conosciuto, perché mi ha parlato come se fossi una semplice ragazza e nient'altro. Mi convinco ancora un altro po' e poi mi decido a dormire. Prima di farlo invio un messaggio della buonanotte a Luca.

'Buonanotte e sogni d'oro ❤️'

Aspetto cinque minuti, ma da lui nessuna risposta. Altri cinque minuti e controllo. Due spunte blu sul messaggio. Lo ha letto e non ha risposto. Dopo altri dieci minuti sento il telefono vibrare.

'Buonanotte'

Mi ha risposto e come sempre la sua freddezza mi gela il cuore, ma va bene così. Chiudo gli occhi e sistemo il cuscino sotto la testa. Provo ad immaginarmi il mio vestito da sposa, la nostra festa di matrimonio. Lo faccio sempre prima di addormentarmi, mi immagino cose, scenari, situazioni, ma stasera c'è solo una cosa a cui riesco a pensare...e quella cosa è che non vedo l'ora che arrivi giovedì.

******

<<Allora Annabeth, gli ultimi esami hanno dato la conferma che sei in buona via di guarigione. Il tuo trauma cranico si sta riassorbendo e tramite le lastre che abbiamo fatto, siamo in grado di dirti che domani mattina sarai dimessa>> il dottore sorride, sotto lo sguardo impenetrabile di mia madre. Non è felice che io torni a casa? E Luca, perché lui non è qui? Dopo il messaggio di ieri sera mi sono addormentata subito e stamani al mio risveglio ho trovato solo mia madre qui seduta vicino a me. Le ho chiesto di lui, ma nemmeno lei ha saputo darmi una risposta. L'unica risposta che mi ha dato è stato in merito a mio padre, ma quello lo sapevo già. Lavoro, lavoro e sempre lavoro. Ma è giusto così, lo capisco. <<Mi hai sentito Annabeth?>> chiede il dottore facendomi alzare il viso verso di lui, <<Domani potrai tornare a casa!>> continua e sembra davvero più felice lui di mia madre. Ma io sono felice? Ovvio, non sarei voluta certo rimanere ancora qui in questa stanza vuota e fredda. Ma, non so, sento qualcosa di strano alla bocca dello stomaco. <<Certo. Sono felice>> rispondo dopo poco schiarendomi la voce e abbozzando un piccolo sorriso. <<Mamma, hai sentito?>> chiedo speranzosa verso di lei che non mi degna di uno sguardo, ma si rivolge al dottore, <<Eravamo rimasti d'accordo che prima di dimetterla le avreste sistemato quella orribile cicatrice sulla fronte>>.

Il gelo. Ecco cosa sento. Prontamente porto due dita all'altezza della minuscola cicatrice e la tocco. Com'è possibile che pensi a questo in un momento del genere? Com'è possibile che non sia felice che io stia meglio? E sono quasi certa che lo stia pensando anche il dottore visto come la sta guardando. <<Signora, sua figlia sta bene e quindi non deve più stare qui. Se per lei è così importante sistemare quella minuscola cicatrice prenda un appuntamento con il chirurgo di reparto>> le dice con freddezza, mentre mia madre lo guarda in un modo che a me fa raggelare il sangue, poi si rivolge di nuovo a me <<Vado a preparare tutti i documenti per la tua dimissione>> mi sorride e esce dalla stanza. <<Vado a parlare con il primario di chirurgia>> prorompe dopo pochissimi secondi mia madre. Ma davvero sono così orribile? <<Mamma è una cicatrice piccolissima, posso coprirla con i capelli>>. <<Spero tu stia scherzando! Una cicatrice in pieno volto ad una donna! Non se ne parla!>> si porta il cellulare all'orecchio e esce anche lei dalla mia stanza. Una cicatrice in pieno volto? Mi viene da piangere, come sempre. Ma come sempre non lo farò. Mi alzo lentamente dal letto e mi avvicino allo specchio per guardarmi. Perché? Perché deve essere tutto sempre così maledettamente difficile? Perché a nessuno vado bene per come sono? Capisco che mia madre voglia la perfezione da me, ma a volte è così stressante. Sbuffo e mi stendo di nuovo sul letto prendendo il mio cellulare e decido di chiamare Luca. <<Pronto?>> risponde dopo pochi squilli. <<Ciao sono io, come va?>> chiedo portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <<Secondo te? Sono a lavoro, ho da fare>> dice sbrigativo, come sempre d'altronde. <<Ok, scusami. Volevo solo dirti che domani mattina mi dimettono, torno a casa finalmente!>> sembro più felice di quanto io lo sia davvero. <<E la cicatrice?>>. Sul serio?! Ho il cuore in gola. Mi sento così sbagliata.
Sono così messa male? Sono così inguardabile? A me non sembrava....<<Ehm...mia madre è appena andata a parlare con il primario di chirurgia>> sussurro. <<Perfetto. Fammi sapere allora, adesso torno a lavoro, ciao>>. <<Ciao>> lo saluto e attacca la chiamata. Non so cosa pensare. Mi sento così a disagio che effettivamente adesso l'unica cosa che vorrei è che mi cancellassero questa dannata cicatrice. Prendo la mia borsetta dei trucchi e torno davanti allo specchio. Prendo il tubetto del correttore e inizio ad applicarlo sopra il segno. Strato dopo strato. Forse lo sto finendo, ma non mi importa. Mi sento orribile. Mi sento un mostro. È colpa loro o è davvero così?! Non lo so. Continuo ad applicare il trucco fino a che della cicatrice non si vede più neanche l'ombra. Pettino anche i capelli e li lego in una mezza coda, lasciando gli altri sciolti. Va meglio, molto meglio. Forse a mia madre così andrò bene e se fosse così sarei sulla strada giusta. Allora perché mi sento così vuota? Perché non mi sento mai bene? Ieri però...ieri mi sono sentita giusta nel posto giusto. Ripenso a tutti quei bambini e a quanto stiano davvero soffrendo e quasi mi vergogno per come mi sento io. I loro sorrisi, la loro voglia di vivere anche quando la vita è stata totalmente ingiusta con loro. Chissà cosa penserebbe mia madre se sapesse che ho passato una giornata del genere. Chissà cosa penserebbero lei e Luca se sapessero che ho trascorso una giornata in compagnia di un volontario. Già, Simon. Un sorriso che mi ha fatto uno strano effetto. Nessuno di quelli che conosco io sorride in quella maniera. Un sorriso vero, uno di quelli in cui riesci a vedere ogni singolo dente, quello che ti fa illuminare lo sguardo, quello che ti fa venire voglia di farlo anche tu. Vorrei riuscire a sorride anche io in questo modo, ma come si fa quando ti sentì sempre totalmente sbagliata per tutti? Domani è giovedì e lui tornerà, ma io sarò già andata via.
Forse non rivedrò mai più né lui, né quei fantastici bambini. Forse sono stati solo una piccola parentesi per farmi capire che i nostri problemi non sono minimamente paragonabili a questi. Alzo gli occhi sullo specchio davanti a me. Tu cosa vedi quando lo fai? Io non lo so. Come sempre del resto. Sono cresciuta in una normalità che in realtà non lo è. Sono cresciuta nel denaro, nel potere, nell'avidità, nel posto in cui è più importante quanto guadagni di che persona sei. Ma io sono davvero così? Io sono davvero come loro? A volte penso di no, ma non conosco altri modi. <<Ho parlato con il chirurgo, ti ho preso appuntamento per la prossima settimana>> mia madre torna facendomi prendere quasi un colpo. <<O-ok>> rispondo sollevando lo sguardo su di lei che continua a guardare il suo cellulare. Vorrei che se ne andasse, vorrei rimanere sola, ma ovviamente l'universo non è mai a mio favore e oltre a lei dopo poco mi raggiungono anche le mie due amiche che come ogni volta cominciano a parlare della lussuosissima festa che daranno in mio onore non appena mi sarò sistemata la faccia. Mi raccontano dello shopping sfrenato che hanno fatto a Soho e della maschera facciale che devo assolutamente provare non appena tornerò a casa. Cose di cui a me non è mai interessato niente. Quasi tutti i vestiti, scarpe e borse che ho non sono stati scelti da me, ma da mia madre. Non ho mai amato così eccessivamente sperperare soldi. Cosa che invece mia madre adora. Ecco, forse se fossi come loro mia madre mi accetterebbe. Il modo in cui le guarda e parla con loro è una cosa che con me non ha mai fatto. Sorride e accarezza le loro braccia ossute. Chiede consigli di stile e bellezza, le considera. E mentre loro continuano a parlare, i miei pensieri vengono bloccati dall'entrata di Luca in tutta la sua eleganza. L'abito blu notte lo fascia alla perfezione e sono sicura che lo stiano pensando tutte le altra donne presenti per come lo stanno guardando. Dovrei essere gelosa, ma non lo sono.
So che Luca tiene a me e sono sicura che le mie due uniche amiche non mi farebbero mai del male. <<Salve a tutte, sono venuto a fare un saluto veloce e poi devo andare ad una cena di lavoro>> dice mentre digita qualcosa sul suo cellulare. Perché non mi saluti per bene? Perché non vieni qui e non mi dai un bacio? <<Certo caro, sappiamo tutte quanto sei impegnato>> interviene mia madre facendo gli occhi dolci. Seriamente? <<Mi vieni a salutare?>> finalmente trovo il coraggio di chiederglielo, lui alza gli occhi dal suo cellulare e mi guarda. <<Anna non fare la bambina, sai che sono sempre impegnato e comunque ho trovato il tempo di venirti a trovare>> non si muove da dov'è. Non pensavo ci volesse un'ora per fare due passi e venirmi a dare un bacio, ma ovviamente non glielo dirò. <<Certo, scusami>> abbasso lo sguardo e come se non ci fossi cominciano di nuovo a parlare tra loro, mentre lui poco dopo se ne va. Forse era meglio rimanere qui, forse era meglio che mi dimettessero la prossima settimana. Magari domani sarei andata a trovare i bambini, magari avrei rivisto Simon. <<Perché sei diventata rossa in viso?>> chiede Ivon, una delle mie amiche scrutandomi il faccia. Colta nel sacco! Non ci credo di essere arrossita di nuovo pensando a lui, non va bene...non va bene per niente. Magari è solo il caldo, certo qui fa un caldo bestiale. E da quando in qua uso il termine bestiale? <<Anna?!>> continua Alis, l'altra mia amica. <<Scusate deve essere stato un aumento di pressione improvviso>> cerco di convincerle e ci riesco, o meglio, sono così interessate a continuare i loro discorsi, che non mi prestano più di tanta attenzione. Dopo non so quanto tempo, finalmente rimango sola. Preparo le mie cose sistemandole in un borsone e mi addormento sperando che domani arrivi presto o forse non arrivi mai.

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