2.


Sento delle voci, non ne riconosco neanche una. Delle mani mi sollevano, mi toccano. Il suono di quella che sembra una sirena. <<Resta con noi, tesoro>> dice una voce calda che sembra ad appartenere ad una donna. Provo ad aprire gli occhi, ma dopo pochi secondi li richiudo, è troppo faticoso. Sento il rumore di una barella che corre. Ci sono io sopra? Dove sono? Dove sono i miei genitori? Luca? Ho paura.

<<Preparate la sala operatoria, abbiamo un codice rosso>>.

Cosa sta succedendo? Provo ad aprire di nuovo gli occhi, ma è tutto totalmente offuscato. Riesco a vedere solo tante persone, ma nessuna delle loro facce. <<Tranquilla, andrà tutto bene>> di nuovo quella voce. Vorrei ringraziarla, ma non ci riesco. Sento stringermi la mano, la sento davvero. Allora non sono morta. Provo a stringergliela a mia volta, non so se ci sono riuscita, non riesco a capirlo. Poi di nuovo il rumore della barella. <<Ci siamo, adesso ti addormenteremo, ma ce la farai. Tu ce la farai>> sento dire e poi di nuovo buio. Questa volta però, non sento niente. Nessun rumore, nessun colore confuso. Nero, tutto esclusivamente nero. Forse sono morta davvero.

******

Mi sento leggera. Riesco a sentire gli odori, riesco a sentire delle voci, ma non riesco a muovermi. Non riesco ad aprire gli occhi, non riesco a parlare. Ho riconosciuto la voce di Luca, so che è stato qui, ma non so quando. Ho riconosciuto anche la voce dei miei genitori, ma non ho la minima idea di cosa mi abbiano detto. Avrei voluto dire a tutti che sto bene, di non preoccuparsi, ma non ci riesco. È come se fossi così vicina a oltrepassare quel piccolo muro che mi ferma, ma quando arrivo, qualcosa mi ributta indietro e ricomincia tutto da capo. <<Oddio>>. Le sento, le voci delle mie amiche. Quanto vorrei abbracciarle, quanto vorrei tranquillizzarle. <<E' messa davvero male>> dice una delle due, non riesco a distinguere bene le loro voci. <<Non sembra neanche lei. Speriamo che quella cicatrice scompaia>>. Cicatrice? Perché pensano alla mia cicatrice, quando non mi sono ancora svegliata? <<Già, è orribile. Chissà cosa ha pensato Luca quando l'ha vista>>. <<Vabbè, magari prenderà appuntamento con un chirurgo plastico>>. Sento il cuore accelerare.
Vorrei aprire gli occhi e dire a entrambe di andarsene, vorrei piangere...davvero tanto. Provo con tutta me stessa ad aprire gli occhi. Provo ad usare tutte le mie forze, ma niente...o forse sì. <<Cosa sta succedendo?>> chiede una. <<Chiama il dottore>>. <<Chiamalo tu>>. Sento che sto per riuscirci, ma a un certo punto di nuovo il niente.

Non riesco a percepire il passare del tempo, delle ore. Non sono più padrona del mio corpo e delle mie azioni. Continuo a sentire le loro voci, i loro tocchi, ma svegliarmi sta risultando più difficile di quanto immaginassi. <<Non ci posso ancora credere>> sento mia madre. <<Non sarebbe dovuta uscire>> Luca. <<Avreste dovuto lasciarla mangiare qualcosa, forse non sarebbe uscita>> mio padre. <<Noi lo facciamo solo per il suo bene>> si giustifica mia madre alzando leggermente la voce. <<Non è stata colpa di nessuno, doveva succedere ed è successo>> risponde Luca come se non gliene importasse niente. Ogni volta che parla mi vengono i brividi. Come fa ad essere sempre così freddo e composto? Vorrei guardarlo in faccia mentre parla.
Il mio futuro marito, che dovrebbe tenermi la mano e darmi tutto il suo conforto ed invece se ne sta lì in fondo alla stanza con il suo completo blu, con le braccia incrociate al petto e i capelli perfettamente tirati indietro.

Aspettate un attimo...

Non me lo sto immaginando. Lo sto vedendo davvero. Vedo lui, mia madre, mio padre. Sento il bip continuo e regolare del macchinario vicino al mio letto. Bip. Bip. Bip. Provo a muovere piano le mani e le dita dei piedi, ci riesco. Nessuno, però, si è accorto di me. Nessuno si è accorto che mi sono svegliata, continuano a conversare tra loro come se fossero seduti ad un bar. Provo a parlare, ma ancora non ci riesco. Allora tossisco, ma più che tosse mi esce uno strano suono. Poi ci provo di nuovo e finalmente riesco ad attirare la loro attenzione, tutti e tre si girano verso di me e aspetto che mi vengano ad abbracciare e a chiedermi come sto...e invece niente.

Bip. Bip. Bip. Il rumore della macchina a cui sono collegata mi sta dando sui nervi. Sbatto qualche volta gli occhi per riuscire a mettere a fuoco meglio la stanza e le persone che mi stanno davanti. La camera è bianca e ovviamente sono in stanza da sola. Mia madre avrà insistito tantissimo per questo, ne sono sicura. C'è uno strano odore, non mi piace. Il mio braccio destro è infilzato da una canula che arriva direttamente ad un boccione appeso di non so cosa, sono piena di tubi. Provo a muovermi leggermente, ma mi fa male tutto, devo aver preso davvero una bella botta. <<Tesoro>> mio padre si avvicina a me posando il suo cellulare su un comodino accanto al mio letto, cerco di sorridergli. <<Ciao papà>> dico con voce roca, mi fa malissimo la gola. Ho sete. <<Come ti senti? Ci hai fatti preoccupare>> continua accarezzandomi i capelli. Mi volto leggermente per guardarlo negli occhi. Mio padre è sempre stato l'unico a mostrarmi un po' d'affetto, anche se poi gli affari e il lavoro lo portano sempre via da me. <<Mai stata meglio>> cerco di sdrammatizzare, ma sento qualcun'altro sbuffare, Luca. Mi giro verso di lui che sembra una statua di ghiaccio e noto che mia madre non c'è più. <<Tua madre è andata a chiamare un dottore>> risponde mio padre alla mia domanda inespressa, io gli sorrido. <<Vi lascio un attimo da soli>> prosegue lasciandomi un bacio sulla fronte e esce dalla stanza. Luca fa qualche passo e si avvicina a me, <<Cosa avevi intenzione di fare eh?>>. Ma che domanda è? Cosa dovrei rispondere? Nemmeno il tempo di pensarci, perché non mi lascia parlare, come sempre. <<Te ne sei andata dalla tua festa di compleanno per andare chissà dove e poi ci hai fatti preoccupare tutti, ma non ti vergogni?>> nella sua voce si sente solo disprezzo e purtroppo, come ogni volta che lo fa, sento salirmi un groppo alla gola che porta i miei occhi a pizzicare. <<Mi-mi dispiace, non volevo farvi preoccupare>> riesco a dire, ma lui mi guarda impassibile. <<La prossima volta imparerai a non sgattaiolare via per un po' di cibo>> dice e si allontana di nuovo da me guardandomi dall'alto nella sua postura perfetta. Ho il voltastomaco. Non riesco a credere alla sua freddezza, eppure dovrei esserci abituata, ma ogni volta non riesco a non pensare al ragazzino dolce e vivace che era una volta e mi convinco che dentro di sé ci sia sempre. <<Buonasera Annabeth e ben risvegliata>> un dottore alto e snello entro nella stanza sorridendomi calorosamente. Dietro di lui i miei genitori. Mia madre non mi ha ancora salutata. <<Salve>> saluto il dottore e dopo di che inizia a visitarmi. <<Allora Annabeth, hai dormito per cinque giorni>> inizia a dire e il mio cuore a quelle parole comincia a scalpitare. Cinque giorni? Com'è possibile? Giro la testa verso il cellulare di mio padre che si trova sempre sul comodino e guardo la data di oggi. 20/01/2019. Non ci posso credere. <<Ma sembra che tu stia bene. Hai presentato un trauma cranico e si sono incrinate due costole, ma tornerai sicuramente come nuova>>. <<Q-quando potrò tornare a casa?>> chiedo balbettando, sono ancora sotto shock. <<Vediamo in questi giorni, ma se tutto va bene alla fine di questa settimana. Sei stata molto fortunata, sarebbe potuta andare peggio>> e dopo questo esce. Alla fine di questa settimana. Non so neanche che giorno è. Poteva andarmi peggio. Sono stata molto fortunata. Le parole del dottore mi intasano i pensieri e pezzi dell'incidente mi tornano alla vista. Ricordo ancora il sapore metallico del sangue dentro la mia bocca, il suono della sirena dell'ambulanza, il rumore dei vetri del parabrezza frantumato. <<Tesoro tutto bene?>> chiede mio padre e vorrei davvero dirgli di no, che non va per niente bene, che sono scossa, ma ovviamente il suo cellulare inizia a squillare. <<Scusa>> dice e esce per rispondere alla chiamata. La storia della mia vita. <<Devo andare a lavoro anch'io, ci vediamo più tardi>> Luca saluta mia madre e poi si avvicina a me lasciandomi un bacio sulla guancia, <<Prima di stasera chiedi alle infermiere di darti una lavata>> sono le ultime cose che dice prima di andarsene. Cerco di annusarmi per capire se lo abbia detto per il mio benessere o perché abbia un cattivo odore, ma non ci riesco. <<Non hai un buon odore, se è quello che stai cercando di capire>> mia madre si avvicina al letto. <<Oh>> è l'unica cosa che riesco a rispondere. <<E neanche una bella cera. Tra poco vado a chiamare un'infermiera per aiutarti a fare una doccia e poi ti faccio dare una sistemata>. Sul serio? Sul serio mia madre sta pensando all'aspetto esteriore anche in questo momento? <<Non mi interessa avere un bell'aspetto in questo momento>> rispondo e mi pento subito del tono di voce che ho usato. <<Invece dovrebbe! Ti sei comportata da bambina, te ne sei andata dalla tua festa senza dire niente a nessuno, hai lasciato il tuo fidanzato lì da solo e adesso ti fai vedere in queste condizioni! Sai quante ragazze vorrebbero avere Luca come fidanzato? Vuoi che ti lasci per un'altra?>>. Cosa? Cosa?? Cosa??? Vorrei dirle di starsene zitta, vorrei dirle che l'apparenza non è tutto nella vita e ci sono altre cose che contano molto di più, vorrei dirle che Luca mi ama a prescindere del mio aspetto. Ma forse non ci credo neanche io. <<Ok>> quindi rispondo e poi me ne rimango in silenzio aspettando che lei faccia tutto quello che vuole fare, come ha sempre fatto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top