Insecurity
- Perché? Tu hai visto Atena?
Annabeth evitò il suo sguardo. - Qualche settimana fa - ammise. - E non.. non è stato bello. Non sembrava in sé. Forse per colpa di quella schizofrenia greco-romana di cui parlava Nemesi. Non ne sono sicura. Ha detto che l'avevo delusa.
Percy sentì la rabbia montargli nel petto. Annabeth era tutto quello che un dio avrebbe potuto desiderare come figlio: era bella, intelligente, sveglia. Era una guerriera in tutto e per tutto, ed era tutto ciò che una semidea figlia di Atena sarebbe dovuta essere.
Come poteva questo, la dea della saggezza, non apprezzarlo?
Percy chiuse gli occhi per un istante, un istante solo prima di tener lo sguardo fisso sulla parete scura di fronte a sé.
- Delusa - disse poi in uno sbuffo, lasciandosi scappare un sospiro sarcastico dalle labbra. Si passò una mano tra i capelli scuri e scosse la testa, guardandosi la punta delle All Star per qualche secondo, prima di voltarsi di scatto verso Annabeth. - Tu non hai deluso proprio nessuno, Annabeth. Sei praticamente perfetta - disse quasi senza pensare, limitandosi ad osservare il bel profilo della sua ragazza.
Avrebbe voluto dirle altro, avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto bene come al solito. Avrebbe voluto dirle che finché c'erano loro due assieme allora ci sarebbe sempre stata una speranza ma le parole gli morirono in gola. Avrebbe voluto certezze, avrebbe voluto non avere più paura. Serrò il pugno di scatto lungo il fianco, tanto non avrebbe potuto mai mentire alla figlia della dea della saggezza, anche se questa aveva deciso di impazzire.
Annabeth si voltò a guardarlo solo in quel momento e nella penombra delle lampade di bronzo celeste, Percy vide quegli occhi grigi simili a un mare in tempesta, lucidi di lacrime che non avrebbe mai lasciato scorrere lungo le guance.
- Non sono perfetta - sorrise lei dopo essersi schiarita la voce. Cercò la sua mano, incontrando pochi attimo dopo il pugno serrato. Gli accarezzò lentamente le nocche, portandosi poi le dita alle labbra e baciandole piano, distogliendo lo sguardo da Percy in quel momento. - Ma sei comunque il ragazzo più dolce del secolo.
E Percy sorrise leggermente, sciogliendo la presa dalla mano di Annabeth per aprire il palmo contro la sua guancia. Lei vi si appoggiò, chiudendo gli occhi per qualche istante, lasciando che Percy le accarezzasse delicatamente lo zigomo, facendola sorridere. - Non ci pensiamo adesso, va bene? Siamo solo noi e pensiamo semplicemente a questo, che ne pensi? - propose con un sorriso, facendo scorrere la mano lungo il viso e sistemandole una ciocca di capelli biondi e ricci dietro l'orecchio.
Annabeth sorrise ancora e Percy si diede mentalmente una pacca sulla spalla per essere riuscito a strapparle l'ennesimo sorriso. - Mi sei mancato, Testa d'Alghe - sussurrò, inchiodando gli occhi di tempesta in quelli verde mare di Percy che sorrisero prima delle sue labbra.
Il ragazzo non rispose. Forse non ce n'era bisogno, forse non gli interessava neanche farlo, forse non lo voleva proprio perché Annabeth sapeva già tutto. Riportò una mano sulla guancia liscia della sua ragazza e si sporse contro di lei per l'ennesima volta durante quella serata, facendo combaciare le loro labbra. Schiuse quelle della sua ragazza con la lingua e sorrise leggermente quando incontrò quella di Annabeth che sembrava quasi fatta a posta per muoversi contro la sua.
Le mani di Annabeth scorsero lungo il suo petto, sistemandosi -fredde- ai lati del suo collo, mentre si sporgeva ancora verso di lui.
Il cervello di Percy andò in panne e affondò le dita nei capelli biondi e sorprendentemente morbidi, mentre andava incontro alla ragazza, spingendola a stendersi sul pavimento. Le morse il labbro inferiore e Annabeth rise ancora, attirandolo poi nuovamente a sé quando il moro mostrò anche solo il minimo segno di non starla baciando ancora.
Le era mancata così tanto. Annabeth le era mancata così tanto che continuare a baciarla era come prendere una boccata d'aria fresca a pieni polmoni. Baciarla era come sedersi sulla sabbia e respirare il profumo del mare e sistemò una gamba tra quelle divaricate di Annabeth; le bocche sfacciatamente aperte l'una contro l'altra.
Le sfiorò il collo, il profilo del seno più insistentemente di quanto avrebbe dovuto e Annabeth gemette leggermente prendendogli il viso tra le mani e mordendogli il labbro inferiore, quasi a volerlo punire di un qualcosa che Percy non riusciva a capire. Almeno, non in quel momento.
Le sfiorò lo stomaco, arrivando poi all'orlo dei jeans a vita bassa, sfiorando con i polpastrelli una striscia di pelle abbronzata che era rimasta scoperta.
Annabeth si agitò sotto di lui stringendo i capelli scuri in un pugno di rimprovero, inclinando la testa da un lato e chiedendo sempre di più mentre la mano di Percy si infilava sotto la sua maglietta.
Il cuore di Percy batté a una velocità spropositata nel petto e si allontanò da Annabeth, il tanto che bastava per baciarle il naso, facendoglielo arricciare. Lei rise ancora, immergendo gli occhi grigi in quelli verdi del ragazzo che la guardava dall'alto e che non aveva mai osservato nessuno come osservava lei.
"Io non me ne vado più" avrebbe voluto dirle mentre continuava a bearsi di lei. "Io non ti lascio più. Torno per restare perché senza te non respiro" ma serrò le palpebre per qualche secondo, percependo facilmente il tocco delle labbra morbide di Annabeth sulle proprie.
Schiusero la bocca all'unisono e Percy tornò a baciarla piano, come sapeva le piaceva, sfiorandole il fianco con la mano e infilando i polpastrelli sotto il reggiseno con l'altra.
Il corpo di Annabeth fremette sotto il proprio -bollente- e Percy non trattenne un sorriso contro le labbra morbide della sua ragazza, che morse ancora una volta.
Annabeth sollevò il petto contro quello di Percy e gli tenne il volto fermo mentre lo baciava con più foga, mentre lo baciava vorace, lasciando che gli schiocchi di quelle labbra già arrossate potessero riempire le stalle vuote. Mugugnò sotto il suo corpo allenato quando Percy le strinse un seno e sospirò con più forza del normale, tornando poi su quelle labbra che le erano mancate troppo, riempendo il cuore di Percy di un orgoglio tale che quasi gli bruciarono gli occhi.
Percy sapeva che si stavano spingendo oltre eppure non gli poteva importare di meno. Mise a tacere la parte razionale del suo cervello quando le mani di Annabeth si infilarono sotto la sua maglia, accarezzandogli il busto e sfiorando troppo spesso per essere una casualità, l'orlo dei jeans e il bottone che stava quasi per saltare via.
Imprecò mentalmente. Sapeva che avrebbe dovuto faticare di più e tornò a farla sdraiare interamente a terra, aprendole la bocca con la lingua ancora una volta mentre scostava la coppa del reggiseno, stuzzicando un capezzolo con le dita.
- Percy.. - e il ragazzo non seppe in che modo prendere quell'unica parola.
Nel dubbio, decise di baciarla ancora perché non aveva davvero voglia di ascoltare la sua coscienza, figurarsi quella di Annabeth.
Le mani di Annabeth gli sfiorarono il cavallo dei pantaloni ancora una volta facendolo fremere di desiderio sopra il suo corpo e Percy le strinse il fianco con la mano libera, quasi volesse avvertirla di cosa stava per fare.
Annabeth lo voleva davvero tanto quanto lui voleva lei? Perché era da quando l'aveva vista al Campo Giove, con i capelli scompigliati per il viaggio e la maglietta che sapeva di casa che stava tentando di non saltarle addosso davanti a tutti. Ma adesso, adesso erano soli e le mani di entrambi troppo fameliche perché potessero fermarsi o perché potessero rendersi conto di essere effettivamente in una stalla a bordo della Argo II.
- Sssh.. - mormorò lui, allontanandosi dalle sue labbra il necessario per poter sibilare con voce più roca del normale, tornando poi a baciarla e togliendo una mano dal suo seno.
Annabeth mugugnò in protesta contro le sue labbra e Percy sorrise mentre continua a baciarla, marchiandole la pelle con le dita, arrivando al bottone dei jeans scoloriti e fermandosi quando la mano di Annabeth si strinse attorno al suo polso.
Il moro si staccò con uno schiocco piacevole dalle sue labbra e inumidì le proprie, cercando di respirare con regolarità. Osservò Annabeth sotto di sé, i capelli sparsi attorno alla testa, le labbra arrossate e più gonfie del normale, il petto che si alzava e abbassava troppo velocemente e giurò a sé stesso che poche volte l'aveva vista così meravigliosamente bella.
La prima volta, era stata quando lui si era ritrovato nudo sopra di lei, dentro di lei nella sua cabina al Campo Mezzosangue, una settimana prima che Era potesse portarlo via, facendolo sparire. Si ricordò delle unghie della ragazza che solcavano la pelle della schiena, i gemiti che riempivano la cabina, la schiena che si inarcava e le ginocchia che si stringevano attorno al suo bacino. Si ricordò della paura, delle lacrime che avevano preceduto quei momenti di piacere assoluto, dell'insicurezza che si era poi tramuta in passione e strinse i capelli di Annabeth nei pugni cercando di scacciare dalla sua mente quei pensieri talmente belli che gli strinsero il basso ventre in una morsa dolorosa.
- Che c'è? - chiese con voce più roca del normale, tentando di togliersi dalla testa l'immagine di Annabeth nuda sotto di lui.
Le dita della ragazza continuavano a tenergli il polso fermo e con ogni probabilità, non riusciva a ragionare con freddezza per il sangue che aveva deciso di focalizzarsi su una parte ben più a sud del suo cervello. - Se entra qualcuno, come... - ma Percy premette le labbra sulle sue con un sorriso, sentendo piano piano le dita allentare la presa sulla sua pelle.
- Stanno tutti dormendo. Siamo noi i fuorilegge, qui - rispose tranquillo, sistemandosi meglio su di lei e osservando le labbra rosee di Annabeth stese in un sorriso.
Quando la ragazza si sporse nuovamente verso di lui, schiudendo le labbra contro le proprie, Percy capì che il momento dei tentennamenti era finito. Armeggiò con le dita per riuscire a sbottornarle i pantaloni ed Annabeth sollevò i fianchi mentre continuava a baciarlo, per permettergli di far scivolare via i jeans lungo la pelle accaldata.
Abbandonò le sue labbra solo per spogliarla del primo degli indumenti che riteneva superflui e Annabeth rise quando Percy strattonò i pantaloni per farli uscire anche dalle caviglie. Guardò le gambe abbronzate e lisce finalmente nude e gli slip neri che volevano ugualmente essere tolti e si sfilò la maglia, lanciandola da qualche parte alla sua destra.
Annabeth sbarrò gli occhi e si sollevò di scatto, allacciandogli le braccia attorno al collo e sistemando le gambe attorno al suo bacino, premendo il petto contro quello di Percy, in un chiaro segno di impazienza.
Il ragazzo le stuzzicò i fianchi con le dita senza smettere di baciarla e infilò le mani sotto l'elastico delle mutande, cercando i glutei sodi e stringendoli nei palmi.
Annabeth gemette, respirando forte contro le labbra di Percy che decise di attaccare ancora una volta le sue, facendo scorrere le mani sulla pelle bollente per raggiungere l'orlo della maglia arancione del Campo. Gliela sfilò lentamente, una lentezza esasperante che fece imprecare Annabeth in greco antico ma che non la fece intervenire mentre la spogliava piano, gettando poi anche quell'indumento da qualche parte nella stalla.
La osservò solo in intimo, la pelle morbida che voleva solo essere marchiata dalle sue mani e dalle sue labbra, il reggiseno scuro che ne conteneva solo uno perché l'altra coppa era stata spostata precedentemente. E poi tornò a baciarla, facendola stendere sul pavimento della stalla e accompagnandola lentamente con una mano tra le scapole.
Annabeth gli accarezzò il collo, i capelli, scompigliandoli ancora di più di quanto già non fossero, sorridendo contro le sue labbra e cercando, solo qualche attimo dopo, l'orlo dei jeans che gli avvolgeva le gambe allenate e che stava dando fastidio alle sue, nude. Annabeth armeggiò per qualche secondo con il bottone dei pantaloni, cercando di non farsi distrarre troppo dalla lingua di Percy, dalle sue labbra e dalle sue mani che continuavano a marchiarle la pelle nuda e ricoperta di brividi che non avevano nulla a che fare con il freddo.
Percy si dimenò sul suo corpo nel tentativo di levarsi i jeans e Annabeth li spinse giù con i piedi quando furono all'altezza delle cosce, lasciando poi al ragazzo la possibilità di toglierli via anche dalle caviglie. Rimase coi boxer scuri che gli fasciavano le cosce allenate e Percy riuscì quasi a vedere il lampo di desiderio che attraversò gli occhi in tempesta di Annabeth, spingendola a sporgersi verso di lui per baciarlo ancora, alzando il bacino e facendo scontrare le loro intimità.
Percy non trattenne un gemito gutturale a quel contatto che lo colse senza dubbio di sorpresa e strinse i fianchi di Annabeth con le dita, spingendo ancora una volta la sua intimità contro quella della sua ragazza, respirandole sulle labbra e stringendo i pugni accanto alla sua testa.
Era stanco di giocare, però.
Baciò Annabeth, la baciò forte mentre le sue mani camminavano lungo la pelle sensibile, trovando il gancetto del reggiseno e aprendolo senza troppe difficoltà. Aiutò la ragazza a sfilarselo via dalle braccia senza mai distogliere lo sguardo dai seni sodi che sembravano quasi chiamarlo a gran voce, come se stessero usando una lingua ammaliatrice tutta loro. Osservò le guance di Annabeth che avvampavano leggermente, ricordandogli che era umana e non la perfetta divinità che vedeva lui ogni volta che i propri occhi incontravano i suoi. Si staccò a malincuore dalle sue labbra e sorrise, perdendosi nelle iridi grigie. - Sono io - mormorò spostandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, sorridendo quando le labbra di Annabeth si schiusero e la fronte si corrucciò quasi a volergli dire:"Appunto, Testa d'Alghe!". - Sono solo io e non hai nulla di cui vergognarti. - La baciò ancora. Premette le labbra sulle sue in un bacio che era fine solo a sé stesso, che non precludeva altro e che non voleva assolutamente farlo. - Va bene? - chiese in conferma e Annabeth si aprì in un sorriso, attirandolo ancora una volta sulle sue labbra.
- Ti amo, Testa d'Alghe.
E Percy si ritrovò a sorridere come un ebete, accarezzandole il viso e il naso con il proprio ad occhi chiusi. Le sfiorò il labbro inferiore con il pollice e continuò a far sfiorare i loro nasi, lasciando poi un bacio su quello di Annabeth. - Anche io. - Rispose, decidendo di baciarla in quel momento, accarezzandole i seni e adagiandola nuovamente contro il pavimento.
Le stuzzicò i capezzoli per pochi attimi, sfiorandole poi l'intimità con la mano e sentendola rabbrividire sotto il suo corpo. La guardò negli occhi mentre infilava le dita sotto l'orlo degli slip scuri, facendoli scorrere lungo le gambe che Annabeth mosse leggermente per aiutarlo.
Le baciò il piede, la caviglia, il polpaccio, la coscia e l'inguine ed esitò un istante vicino al suo centro, baciandole poi il ventre, lo sterno e la valle tra i seni, schiudendo le labbra su quello sinistro.
Annabeth fece scorrere le mani lungo la pelle allenata della schiena e gemette sotto Percy mentre lui schiudeva le labbra contro la sua pelle sensibile, succhiando gentilmente e lambendo di tanto in tanto con la lingua.
Percy non sapeva se le stesse provocando dolore, se le piacesse ciò che stava facendo, ma si affidò all'istinto, alle mani di Annabeth che correvano dalle sue spalle all'elastico dei boxer, infilandosi di tanto in tanto sotto e toccandogli il sedere.
Quando fu soddisfatto del segno violaceo sopra il seno, le baciò il collo, attento a non lasciare segni; la mascella, la guancia e le labbra gonfie, infilando le mani sotto la schiena e spingendo Annabeth ad inarcarla contro il suo petto mentre lo baciava e si lasciava baciare.
Le dita abili della ragazza superarono l'elastico dei boxer, correndo dai glutei ai fiachi, arrivando poi alla sua intimità, sfiorandola con i polpastrelli quasi timidi.
Percy respirò un po' più forte sulle labbra della ragazza, abbracciandole la schiena ancora di più quando Annabeth avvolse la sua lunghezza con la mano, roteando il pollice sulla cappella sensibile. Si allontanò di scatto di lei nel tentativo di prendere fiato, indeciso su come muoversi, decidendo solo dopo di seppellire il viso nell'incavo del collo di Annabeth, mentre lei pompava la sua lunghezza con una delicatezza estenuante. Era una presa che diventava man mano più sicura, più consapevole dell'effetto che aveva su Percy che tratteneva i gemiti a fior di labbra, seppellendoli contro la pelle delicata del collo della ragazza.
Il piacere corse lungo le sue gambe, spingendolo ad irrigidirsi sul corpo nudo di Annabeth che fremette leggermente quando Percy si agitò, trattenendo l'ennesimo gemito.
Un campanello trillò nel suo cervello con insistenza e il ragazzo aprì gli occhi chiusi, contratti per la mano di Annabeth che lavorava sicura di ciò che era in grado di provocargli.
- Ferma - riuscì a dire con voce roca, bagnandosi le labbra secche con la lingua che Annabeth catturò quasi capricciosamente pochi istanti dopo, facendolo ridere.
Osservò la fronte corrugata di Annabeth spianarsi mano a mano che la consapevolezza si faceva strada dentro di lei, e la presa sulla sua intimità si allentò lentamente. Le mani di Annabeth gli abbracciarono la schiena, spingendolo, con i palmi vicino al sedere, ad entrare dentro di lei. "Sono pronta" sembravano dire. E Percy? Lui lo era davvero?
Serrò le palpebre per qualche istante, quasi spaventato da quello che gli avrebbe riservato il futuro, quasi cercando di decidere se quello che stavano vivendo fosse reale o meno. Cercò di decidere se era quello che davvero volevano entrambi, prendendo atto del fatto che non aveva neanche uno straccio di preservativo e quello poteva senza dubbio essere un problema da non sottovalutare.
- Ehi, Percy. - Lo chiamò Annabeth con un sorriso dolce ad increspargli le labbra, attirando la sua attenzione e passandogli una mano tra i capelli scuri e leggermente attaccati alla fronte per il sudore. - Stai bene? - domandò corrugando la fronte perplessa, sollevandosi leggermente per lasciargli un bacio sul naso che lo fece ridere piano. - Ricordi? Siamo solo noi e pensiamo semplicemente a questo - disse recitando quello che gli aveva detto lui quando i dubbi su Atena erano tornati a tartassarle la testa con forza. - Va tutto alla grande, d'accordo? - Parlò scandendo le parole, con un tono che era un misto tra la dolcezza e un qualcosa di terribilmente sexi che fece perdere a Percy il lume della ragione, che spostò i dubbi in un angolo talmente remoto della sua mente che ebbe quasi la sensazione non sarebbero più tornati.
Annabeth scivolò sotto di lui, facendogli scorrere i boxer oltre le cosce e le ginocchia, tornando poi perfettamente contro Percy, che li scalciò con le gambe senza apparente difficoltà.
- Mi fido di te - disse senza tentennare neanche per un attimo, con una voce talmente roca che gli occhi di Percy erano quasi euforici mentre si sistemava meglio sul suo corpo.
Annabeth tornò a premere i palmi sulla bassa schiena del suo ragazzo e Percy si spinse contro di lei, scivolando al suo interno con talmente tanta facilità e talmente tanto velocemente che si sorprese.
Percy non trattene un grugnito di sorpresa e ad Annabeth scappò un urlo che il ragazzo si affrettò a soffocare mettendole una mano sulla bocca.
Urlare su una barca piena di mezzosangue? Non era decisamente il caso considerando che erano completamente nudi, sdraiati sul pavimento e in procinto di fare atti che avrebbero fatto impallidire tutte le dee vergini dell'Olimpo.
Percy uscì leggermente da lei, il necessario per tornare a spingersi al suo interno con più forza, aprendo le labbra contro le sue e respirando difficilmente.
Annabeth sollevò i piedi da terra, aprendosi ancora di più per Percy quando lui si spinse dentro di lei ancora una volta, facendola tremare completamente.
Quella semplice azione fece andare in panne il cervello di Percy che, puntellandosi sui gomiti accanto alla testa di Annabeth, spinse ancora più velocemente al suo interno, cercando i capelli per stringerli in un pugno, mentre si muoveva con forza.
Quella volta era più consapevole del corpo della sua ragazza sotto di sé, più consapevole di ciò che le piaceva davvero e spinse con forza dentro di lei, non riuscendo più a soffocare i suoi gemiti, rendendosi conto che era incapace di soffocare persino i propri.
Le unghie di Annabeth gli solcarono la pelle della schiena e mosse i fianchi contro quelli di Percy, inarcando la schiena, aprendo la bocca per gemere con forza, gli occhi serrati nel tentativo di resistere a quel piacere così forte.
Percy continuò a spingersi in lei con ardore, baciandole il collo nel tentativo di soffocare grugniti ancora più forti, nel tentativo di spianare il cervello per ricordarsi che -dei- non erano affatto soli. Ma poi, il cervello smise di pensare ricacciando nuovamente quella parte razionale in un angolo che non comprendeva altri che loro due.
Percy si rese conto che l'unica cosa che importava davvero erano loro due che si stavano amando dopo così tanto tempo. Si rese conto che niente importava davvero se non le mani di Annabeth a marchiargli la schiena, i gemiti a riempire la stalla, i fianchi che si muovevano all'unisono e il cuore che batteva troppo veloce all'interno dei loro petti.
Continuò a spingersi con forza dentro Annabeth come se non sapesse fare altro, toccando punti che la facero grugnire in modi talmente tanto sexi che lo spinsero a muoversi ancora di più, assecondato dal corpo di Annabeth contro il proprio.
Sembrò quasi crearsi una bolla attorno ai loro corpi, una bolla che escludeva il resto e che comprendeva solo loro due, cullati dal rumore delle onde e dai gemiti incontrollati. Cullati l'uno dalle braccia dell'altra.
Percy avvolse la schiena di Annabeth tirandola verso di sé, abbracciandola quasi mentre il piacere si faceva sempre più forte, quasi sorprendente. Il ragazzo prese a muoversi ancora più velocemente dentro di lei, spingendo Annabeth ad inarcarsi ancora di più contro il suo petto, la bocca ancora più aperta per i gemiti di piacere che stavano travolgendo lei tanto quando lui.
Percy aumentò ancora la velocità delle spinte ed Annabeth gli conficcò le unghie nella schiena quando il piacere si fece ancora più forte e destabilizzante per entrambi. Quando gli fece tremare le gambe e il corpo come se fossero percorsi da una scarica elettrica.
Il ragazzo diede l'ennesima spinta decisa e quello fu abbastanza per arrivare al culmine che lo spinse ad aprire gli occhi per vedere Annabeth sotto di lui, presa da un orgasmo talmente tanto forte che gli stava facendo girare la testa. Grugnì con forza, ambendo il collo nudo di Annabeth e le sue labbra aperte che lasciavano uscire -senza possibilità di fermarlo- il gemito più forte che la spinse a conficcare le unghie ancora più forte nella sua pelle, muovendole lungo la schiena.
L'orgasmo che prese entrambi venne seguito da un secondo e poi da un terzo talmente prepotentemente che le mani di Percy strinsero i glutei di Annabeth quasi in protesta a quel piacere così forte, migliore di qualsiasi tipo di droga.
Annabeth gridò, contorcendosi contro il suo corpo e muovendo i fianchi ancora una volta contro quelli di Percy, accasciandosi poi tra le sue braccia e chiudendo gli occhi, nel tentativo di regolarizzare il respiro.
Non avevano idea di quanto tempo fosse passato, non importava neanche fintantoché c'erano loro due, i corpi sudati e i petti ansanti.
Percy depositò il corpo di Annabeth sul pavimento che doveva essere senza dubbio bollente e osservò le labbra stanche, gli occhi che sorridevano al loro posto, i capelli scompigliati e le baciò le labbra per pochi secondi, senza uscire da lei.
Era bellissima, sopratutto in quel momento, stremata per un orgasmo che vedeva lui come protagonista.
Annabeth gli accarezzò la schiena con i palmi delle mani e Percy si ricordò solo in quel momento delle unghie che avevano tracciato dei percorsi sulla sua pelle che presero a pizzicare solo in quel momento.
- Immagino ti debba chiedere scusa - mormorò lei con un mezzo sorriso sulle labbra stanche che gli fece corrugare la fronte.
- Scherzi - fece retorico facendola sorridere ancora, decidendosi ad uscire da lei solo in quel momento, coricandosi al suo fianco e prendendola tra le braccia. Le baciò la fronte, indugiando sulla pelle sudata per qualche secondo, passando poi al naso dove sapeva l'avrebbe fatta sorridere. E infatti, quando le labbra si distesero in un sorriso lui le baciò anche quello, accarezzandole il corpo lentamente, seguendone il profilo a partire dai fianchi.
- Dovremmo vestirci - disse Annabeth senza convinzione e Percy seguì la curva del suo seno fermandosi poi definitivamente al collo e lasciandole l'ennesimo bacio sulle labbra gonfie.
- Possiamo farlo anche dopo - decise, guardandola negli occhi grigi e baciandola un'altra volta certo che, di quelle labbra rosee non ne sarebbe mai stato sazio.
Angolo Autrice.
Necessità Percabeth già pubblicata sul mio profilo di efp<3
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