2. Mysterious Girl

"Underneath the echoes

Buried in the shadows

There you were.

Drawn into your mystery

I was just beginning

To see your ghost."

Taylor.

Erano le dieci e un quarto e la mia mano indugiare sulla maniglia da ormai cinque lunghi minuti. Non ero sicuro di essere pronto per ciò che mi aspettava all'interno e cercavo ogni scusa pur di ritardare il mio arrivo.

Avevo fumato ormai tre sigarette di fila e controllato l'Iphone circa dieci volte ma il tempo sembrava non voler scorrere.
Mi voltai un ultima volta verso la strada, dove le macchine sfrecciavano a più non posso, non curando delle enormi pozzanghere al limite del marciapiede.

Deglutii e mi feci coraggio.
Ho affrontato di peggio pensai, mentre spalancato l'enorme portone d'ingresso e mi facevo strada nell'Istituto.

Una donna di poco più di cinquant'anni mi accolse, arrotolato le ciocche tinte di biondo sulle dita.
"Devi essere Taylor" mi porse la mano "io sono la Signorina Gray." si presentò schioccando la lingua in un modo non molto elegante. L'appellativo Signorina contrastava fin troppo con il suo aspetto, ma trattenni i commenti per me stesso, limitandosi a stringerle svogliatamente la mano, sperando di poter tornare a casa in fretta.

Mi ritrovai a seguirla per un corridoio infinitamente lungo, sulla cui parete sinistra ero riuscito a contare più di trentacinque porte.
Moltissime minuscole lampade a neon costeggiano le pareti, creando strane ombre sui muri dipinti di scuro, ed una sola finestra, sul fondo di esso lasciava entrare un cono sfumato di luce.

"Ti mostro la tua stanza." mi spiegò la donna, mentre spingeva la chiave nella serratura dell'ultima porta. Non appena realizzai ciò che aveva detto le mie dita si strinsero attorno al suo braccio, facendola voltare.
"Woah, calma..Che significa la mia stanza? Dovrò passare la notte qui?" la Signorina Gray parve stupita dalle mie parole.

"Mi sembra ovvio. Devi prestare aiuto alla struttura e c'è bisogno anche di notte. Potrai tornare a casa ogni tanto nel weekend ma durante la settimana rimarrai qui." concluse, liberando il braccio dalla mia presa e facendosi strada in quella che sembrava essere diventata la mia stanza.

Mi avevamo consigliato di concentrarmi su qualcosa per allontanare la rabbia e, considerato che in quel momento stavo letteralmente ribollendo per il nervoso, mi concentrai sulla mia futura stanza.
Un letto di modeste dimensioni occupava il lato sinistro della camera ed era affiancato da un comodino in legno su cui era appoggiata una piccola abat-jour verde.

Le pareti erano dipinte d'azzurro, in una tonalità poco piu chiara di quella dell'armadio sul lato destro.
La lenta chiusura della porta dietro di meel l'echeggiare dei tacchi della Signorina Gray per il corridoio mi diedero la prova che ero rimasto solo.

La tensione era diminuita ma, di certo, non mi trovavo a mio agio in questo posto.
Mi sedetti sul bordo del letto e ripescai l'Iphone dalla tasca del giubbotto.

"Tay? Che c'è? Ti mando già?" senti la voce di mio fratello scherzare dall'altro capo del telefono.
"Sì sono io." ti sei velocemente, ignorando i suoi tentativi di umorismo mal riusciti "Ho appena scoperto che dovrò dormire qui per un po' ma non mi sono portato nulla. Mi servono dei vestiti."

Quando ebbi finito di sistemare i vestiti che mi aveva portato Jonas nell'armadio, mi gettai a peso morto sul letto.
Questo posto era estremamente noioso.

A quanto avevo capito, essendo il mio primo giorno, non mi avrebbero dato niente da fare e mi sarei potuto rilassare tranquillamente nella mia nuova stanza.
Come se fosse stato possibile rilassarsi qui. Era tutto talmente noioso che mi veniva voglia di strapparmi i capelli.

Anzi, forse i capelli no, ci tenevo troppo, ma era per rendere l'idea.

La mia disperazione era giunta a tal punto che mi ero scaricato un gioco sul cellulare e stavo occupando il mio tempo così. Mi sentivo un fottuto nerd. Alla fine appoggiai l'Iphone sul comodino e passai circa un'ora steso sul letto a fissare il soffitto, ascoltando la musica.

Era passata da poco l'una quando decisi che, per la mia sanità mentale, mi conveniva uscire da quella stanza. Forse le ragazze non arrivavano già pazze ma lo diventavano una volta qui.

Ripercorso il corridoio dell'andata e, raggiunto l'ingresso, svoltai in un altro corridoio. Era più largo e ben illuminati e alcune finestre ne costeggiavano il lato sinistro, ma non c'era nessuna porta, probabilmente non c'erano stanze in questa zona.

Dopo circa cinque minuti sbucai in un atrio, poco più grande della mia stanza. Aprii la porta in metallo sull'altro lato di esso e mi ritrovai in un enorme stanza che brulicava di ragazze.

Lo stanzone aveva il solito azzurro smorto e noioso a dipingere le pareti e una serie di tavoli in legno disposti uno accanto all'altro.
Doveva essere la mensa. Beh, ero capitato nel posto giusto, considerato che stavo morendo di fame.

Recuperai un vassoio e mi avvicinai al bancone, per servirmi, ricevendo una serie di guardi straniti dalle ragazze lì attorno.
Provai ad ignorarle mentre chiedevo alle cuoche quello che volevo.

Magari ero il primo ragazzo che vedevano pensai, lasciando che un sorriso non molto evidente mi comparisse sulle labbra.
Appoggiai il piatto con l'hamburger sul vassoio e mi voltai verso la mensa cercando un posto libero.

Inizialmente pensai di sedermi vicino a qualche ragazza sexy e ne individuai anche una o due, ma poi mi ricordai dove mi trovavo.
Non puoi mica flirtare con una malata di mente mi ricordò la parte sana del mio cervello e, ovviamente, la ignorai e mi andai a sedere ad un tavolo doce avevo visto qualche ragazza carina.

Non appena mi sedetti l'intero tavolo ammutolì e tutti gli occhi si puntarono su di me.
Se mi avessero lanciato sguardi affascinati o interessati, probabilmente avrei anche risposto, ma mi guardavano come se fossi un alieno e tutto questo mi infastidiva parecchio.

Mi impegni per finire il panino il più velocemente possibile, perché non ne potevo più di questa situazione e cercai di mantenere la calma e non rovesciare il mio vassoio addosso a qualcuna.
Buttai via gli avanzi e mi catapultai fuori dalla mensa, stando attento a sbattere la porta dietro di me, per la frustrazione.

Non potevo nemmeno mangiare in pace?
Continuai a camminare per i corridoi per circa mezz'ora, fino a che non mi ritrovai all'esterno, più o meno.

Non ero fuori dall'Istituto, purtroppo, ma semplicemente in un cortile interno abbastanza ampio. C'erano solamente tre ragazze al mio arrivo, ma quando mi videro, dopo avermi lanciato i soliti sguardi sconvolti, se ne andarono, lasciandomi solo.

Mi sedetti sugli scalini in marmo e mi guardai attorno.
Come avevo fatto a finire lì?
Un anno fa non mi sarebbe neanche mai passata per la testa l'idea che sarei potuto finire a fare i lavori socialmente utili.

Allontanai i flashback. Non avevo bisogno di riflettere su ciò che avevo fatto della mia vita, c'erano già tre quarti delle persone che conoscevo a farlo al posto mio e a ricordarmi come mi fossi fottuto.

Non so con esattezza per quanto tempo rimasi seduto lì, con l'aria gelida che mi congelava la pelle nuda delle braccia e la testa che mi pulsava per la frustrazione, ma quando tornai nella mia camera mi sentivo sollevato.

Ero sempre nella stessa merda, ma probabilmente il freddo mi aveva congelato anche il nervoso e la rabbia, perché, non appena la mia schiena entrò in contatto con il letto mi addormentai.

Spalancai gli occhi, cercando di abituarli alla fioca luce che proveniva dalla finestra e mi guardai attorno. Era notte inoltrata ormai, ma ero convinto di non essermi svegliato senza motivo.
Avevo sentito un urlo stridulo provenire dal corridoio, o forse dalla stanza vicina, o almeno credevo di averlo sentito.

Resta qualche secondo in ascolto, aspettando qualche altro rumore che lo confermare, ma il silenzio assoluto regnava nell'Istituto.
Probabilmente era stata solo la mia immaginazione.
Stavo seriamente impazzendo?

Non appena chiusi gli occhi, però, un altro rumore si presentò alle mie orecchie. Questa volta era più deciso, non un urlo confuso, somigliava più al rumore di una porta che si chiude, qualcuno era uscito dalla sua stanza.
O forse avrei dovuto dire qualcuna.

Non ero pazzo, l'avevo sentito davvero, qualcuno era uscito.

Mi tornò alla mente ciò che mi aveva detto la Signorina Gray questa mattina, le ragazze non potevamo restare fuori dalla loro stanza dopo le undici di sera.

Un po' per quello e soprattutto per saziare la mia curiosità, uscii in corridoio, cercando di risultare il più silenzioso possibile.
Era facile nascondersi nell'oscurità e non riuscivo a vedere molto, davanti a me. Cercai di allungare lo sguardo e intravidi un piccolo luccicare pochi passi più avanti. Camminai più velocemente e i lineamenti della figura davanti a me si fecero più definiti.

Non era molto alta, forse mi avrebbe raggiunto la spalla se si fosse allungata in punta di piedi, e i capelli le scendevano sulla schiena in dei boccoli castani disordinati.
Era scalza e il piccolo luccichio che avevo intravisto proveniva da una piccola cavigliera d'oro, che portava al piede sinistro.

Non si era ancora accorta di me e proseguiva lentamente per i corridoi, con una mano fissa sulla parete alla sua destra e la vestaglia che ondeggiava ai suoi movimenti. Mi ricordava un fantasma, era inquietante ma mi attraeva allo stesso momento.

Mi strofinai più volte gli occhi mentre seguivo quella figura attraverso il corridoio.
Accelerai un po', volevo vedere il suo viso, ma allo stesso tempo non volevo farmi scoprire. Continuai a camminare, fino a che il buio non mi tradì e inciampai su qualcosa.

Cercai di mantenermi in piedi, ma inevitabilmente provoca un rumore. La ragazza si fermò istantaneamente e si voltò nella mia direzione.
Le stavo praticamente addosso, quindi quando si girò per poco non scontrò il mio petto.

Pensa di indietreggiare, ma tutto ciò che mi interessava era poterla finalmente vedere in viso, così non mossi un muscolo, e neppure lei.
I miei occhi erano puntati nei suoi, quasi neri a causa dell'oscurità che ci avvolgeva, le sue palpebre sbattevano rapidamente, come se stesse cercando di tenerli aperti il più possibile.

Spostai lo sguardo sulla sua bocca innaturalmente aperta in una posizione di shock e inquietudine e feci appena in tempo a notare una piccola cicatrice che spezzava il sopracciglio destro, quando mosse qualche passo indietro, allontanandosi da me.

Compii qualche passo lento, non volevo spaventarla, ma non riuscivo a voltarle le spalle, e lei indietreggiare velocemente sus sultano non appena la sua schiena incontrò una porta in legno.

"È tutto okay?" furono le uniche parole che riuscii a pronunciare, prima che si fiondasse all'interno di quello che doveva essere il bagno, senza degnarmi di una riposta.
Beh che mi aspettavo? Che facesse conversazione?
Dopotutto doveva essere la stessa che aveva urlato. E io avrei scoperto perché.

Ritorna verso la mia camera e mi ridistesi a letto, cercando di riprendere sonno.
C'era qualcosa in quella ragazza, qualcosa di inspiegabile, che mi spingeva a starle vicino, ma c'era qualcosa di altrettanto inspiegabile che mi íntima va di fuggirne.

Ciao a tutte!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, tornerò presto col prossimo, fatemi sapere che ne pensate nei commenti (:

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