V: Illusion
When you're gone, the pieces of my heart are missing you
When you're gone the face I came to know is missing too,
I miss you
(When you're gone- Avril Lavigne)
12th January, Wednesday
C'era del trambusto quella mattina a scuola, dovuta alla preparazione delle imminenti prove invalsi e dell'esame di stato per le quinte. Juvia, stava girando da un'ora, per conto della vicepreside, da classe a classe, a far firmare carte, riferire messaggi e tornare in classe sua per poi rialzarsi e andare a fare altre commissioni. Essere la persona di cui i professori si fidano di più era stancante ma a Juvia faceva piacere aiutarli.
Alla terza ora ebbe un po' di relax, potè godersi la sua merenda in pace e conversò con le sue amiche.
Meredy, Ultear e Angel rappresentavano le sue uniche amiche, non perchè fosse asociale o non sapesse fare amicizia con altre persone, ma perchè era sempre stata dell'idea che era meglio avere poche amiche ma buone. Era convinta che avere un gruppo di amici troppo ampio portasse semplicemente a tante chiacchiere, poca privacy (a cui Juvia teneva particolarmente) e pochissima vera amicizia.
Il gruppo di Gajeel ne era un esempio. Molti di coloro con cui usciva erano lì solo per divertirsi, per fare casini assieme ma se uno dei loro compagni fosse stato preso di mira da qualcuno più forte, c'era un'alta probabilità che se la sarebbero data a gambe; per non parlare di quello che si dicevano; Gajeel non le aveva mai parlato di quello, ma molte volte Meredy ha litigato con quelle persone per il modo volgare e senza filtri delle ragazze della classe o della scuola.
Juvia non era particolarmente attratta da quelle persone (a differenza delle sue compagne di classe), certamente erano carini ma a Juvia interessava il carattere, il modo di comportarsi e di porsi e sotto quella luce i ragazzi non si potevano definire di alta classe.
L'unico che aveva suscitato l'interesse di Juvia era un ragazzo carino, alto, un po' timido rispetto agli altri, educato e serio: Gray Fullbuster.
Lui sedeva proprio davanti a Juvia e le uniche volte che si erano parlati era su Whatsapp per chiedere dei compiti o gli argomenti di una verifica. Non molto quindi.
Juvia pensava che fosse un ragazzo troppo buono, che si faceva manipolare anche troppo ed era quello che notava quando lui stava con i suoi amici. In particolare Natsu Dragneel trovava gusto nel prenderlo in giro e nell'insultarlo (non che Gray non rispondesse) in modo amichevole. Ma la turchina provava sempre un certo fastidio quando vedeva il Dragneel mettergli un braccio attorno al collo, abbassargli il capo e strofinare in pugno sulla sua chioma corvina; era più forte di lei, non sopportava quel tizio dai capelli rosa stralunato (come lo definiva lei).
E a giudicare dalla faccia maliziosa che le sue amiche facevano ogni volta che lo osservava o quando per sbaglio incrociava gli occhi del Dragneel e quello la guardava in modo curioso, si disse che la sua capacità di nascondere il suo fastidio era molto bassa.
"Io continuerò a ripeterti che non mi piace" dichiarò Ultear guardando di sott'ecchi il corvino.
"Non so, ha un non so che di ingenuo, quasi idiota" continuò.
"Eddai, non essere cattiva, è solo un bravo ragazzo" la riprese Meredy.
"Sarà, ma il mio tipo è proprio Dragneel" sogghignò Ultear.
"Un drogato per una drogata" la prese in giro Angel, facendo ridere il gruppo.
Juvia rimase in silenzio, continuando a mangiare il suo panino e lanciando delle timide occhiate al ragazzo, che come ogni giorno si trovava nel corridoio a scherzare con i suoi compagni.
Sospirò, lasciando che il resto della giornata passasse.
***
Alle 2 del pomeriggio Juvia finalmente uscì da scuola. Stava per arrivare il festival di Fantasia e a fare la facchina dei professori era stat lei e altri poveri sfortunati, che avevano dovuto sopportare i pettegolezzi di una delle professoresse più simpatiche del liceo, ma che parlava fin troppo.
Arrivò fino alla stazione, passando il suo abbonamento vicino le porte scorrevoli e potè finalmente accedere ai binari. Si sedette su una panca vicino al binario ed attese l'arrivo del treno. Cercò di passare il tempo giocando a qualcosa sul suo telefono ma di tanto in tanto si girava verso degli schiamazzi provenienti da un gruppo non molto distante da lei.
Ad un certo punto, uscì fuori una testa che lei conosceva molto bene e, come se fosse stata attratta dal suo pensiero, essa si girò. Gajeel la salutò col suo solito sguardo corrucciato e la mano alzata, anche Juvia rcambiò il saluto, oscillando la mano con più vigore. Poi, forse vedendo che aspettava da sola, Gajeel le si avvicinò.
"Come mai sei ancora qui a quest'ora?" le chiese sedendosi sullo spazio vuoto vicino a lei.
"E tu come mai sei qui invece che a casa?" gli chiese tranquillamente, guardando le foglie degli alberi muoversi a ritmo del vento.
Gajeel fece un'alzata di spalle.
"Ho aiutato i professori per Fantasia" gli rispose.
"Non avevo voglia di tornare con Levy, quindi sono rimasto qua" le rispose Gajeel.
"Certo che la tratti proprio male quella poverella" sentenziò la turchina, che con questa frase pose fine alla conversazione.
Rimasero in silenzio finchè il fischio del treno non si fece largo nella quiete interrotta dai leggeri schiamazzi del gruppetto di ragazzi.
Al momento di salire sul mezzo, Juvia salutò Gajeel con la mano e lui se ne tornò dai suoi 'amici'.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Juvia quando rientrò a casa, ma subito le si mozzò il fiato quando sentì degli strani rumori dalla cucina.
Cercando di mantenere il sangue freddo e di non fare rumore, aprì il suo zaino e ne prese il libro più pesante che aveva (e fortunatamente il dizionario di latino le era servito quella mattina).
Furono più veloci i passi dello sconosciuto a raggiungerla, prendendola in contro piede, ma quando vide chi era, con un buffo grembiule da cucina addosso, un guanto e un mestolo il mano, il libro le cadde a terra dalla felicità e saltò addosso all'uomo.
"Papà!" gridò, saltandogli letteralmente addosso.
Jose Loxar era un militare continuamente in servizio, che tornava a casa di rado. Era tuttavia, come se non se ne andasse mai di casa, grazie al suo carattere pacato e giocherellone.
"Juvia è felicissima di vederti!" esclamò in preda all'euforia, scatenando quel curioso modo di parlare in terza persona.
"Perchè non mi hai chiamata? Sarei tornata prima, quando sei arrivato? Come stai?"gli chiese a raffica.
"Era una sorpresa, sono arrivato stamattina quando eri a scuola e sto benissimo. Adesso vai a lavare le mani che ti ho cucinato il tuo piatto preferito." rispose altrettanto velocemente lui.
Juvia corse di corsa su per le scale, arrivando velocemente al bagno di camera sua, si tolse le scarpe e il jeans mettendosi un pantalone del pigiama e le pantofole e scese allo stesso modo.
Si legò i capelli in una coda alta tornando in cucina. L'odore di roller di pollo con patate le fece venire l'acquolina in bocca e le ricordo quanta fame in realtà avesse.
Si misero a tavola e parlarono di tutto quello che era successo nei sei mesi che avevano trascorso lontano, felici di essere ancora insieme e di avere un modo di recuperare il tempo che non hanno passato assieme.
"Wendy ha il turno pomeridiano oggi?" domandò Jose , dopo aver ingoiato un pezzo di pollo con le patate.
"Si, il mercoledì e venerdì esce alle 3 ma oggi ha detto che torna a casa tardi perchè deve fare una ricerca con una sua amica." rispose Juvia, pulendo la bocca col tovagliolo prima di bere un sorso d'acqua.
"E chi è questa amica?"
"Si chiama Chelia Dragneel, è la sorella di un tizio che viene nella mia stessa scuola" ingoiò un altro pezzo di pollo, Juvia.
"Dragneel... intendi la figlia di quell'imprenditore che si è fatto sconvolgere dallo scandalo finanziario? Quello che poi chissà dove si sta nascondendo?" Juvia annuì.
"Qualche volta è venuta qua e non sembra una cattiva ragazza, mi dispiace che abbia un padre così" osservò Juvia.
Continuarono a mangiare, disturbati solo dalla voce del presentatore nel televisore che aggiornava la popolazione sui recenti fatti.
"Che ne dici se andiamo a trovare la mamma oggi pomeriggio?" chiese pacatamente Jose.
Juvia annuì "Non vado da un po' "
"Non sono sicura che Wendy voglia venire però... sai è quella fase pre adolescenziale dove inizia a capire la mancanza di un genitore, soprattutto lei che è piccola e ha solo me e te"continuò.
Jose sospirò leggermente, alla richiesta indiretta di Juvia di parlare con Wendy. Quello era uno dei lati negativi del lavorare lontano.
Il resto della giornata la passarono guardando un film, o almeno, quello era il piano prima che Juvia ricevesse un messaggio da un ragazzo, che le stava dando una mano con i professori, dove le chiedeva se poteva predere un agenda per appuntare sopra tutto ciò di cui avevano bisogno.
Così, la turchina dovette scendere di casa e andare alla cartoleria più vicina per prendere l'agenda. Durante la sua camminata vide due ragazze della scuola, le pareva si chiamassero Lucy e la ragazza dai capelli lunghi...Mirajane, se non sbagliava. Stavano davanti ad un bar con tanto di sciarpa e cappellino aspettando apparentemente qualcuno.
Juvia continuò a camminare arrivando alla cartoleria del signor Eligor, un uomo di mezza età, un po' scorbutico che conosceva la ragazza da quando era bambina. Prima di tornare a casa si fermò in un supermercato, per comprare alcuni ingredienti per fare un dolce e qualche altra cosa da mangiare.
Al reparto delle merendine vide una delle scene più tenere che potesse mai immaginare. Al reparto frigo (difronte a quello dove si trovava Juvia) aveva scorto una chioma turchina simile alla sua, riconoscendo Levy, la fidanzata di Gajeel. Stava per salutarla ma si fermò quando vide Gajeel tornare con pacchi di zucchero e caffè e metterli nel carrello. Il ragazzo le diede delle pacche amorevoli sulla testa, ignaro di essere osservato, e si allontanarono continuando a fare spesa.
Juvia era rimasta nascosta, con le mani alla bocca e gli occhi a cuoricino, vagando con la fantasia con una possibile storia d'amore con Gray, sentendosi arrossire.
Anche per la strada di casa, rimase con la testa fra le nuvole e quando quasi cadde con la faccia a terra, inciampando nei suoi stessi piedi, suo padre esclamò:
"Ti sei innamorata tesoro?" scatenando un rossore ancora più vivido sulle sue guance e la sua stessa risata.
***
Juvia provava sempre un senso di vuoto quando andava a trovare sua madre, in realtà era tutto l'ambiente che le metteva tristezza. Camminava per quei vialetti desolati, rumorosi solo per il rumore delle foglie calpestate.
Wendy le teneva stretta la mano, mentre seguivano la schiena del padre, che non aveva voluto sentire ragioni alle proteste di Wendy. Per quello la 12enne teneva lo sguardo basso e la bocca serrata, in una smorfia che conteneva dolore e tristezza.
Ed ecco che arrivano, automaticamente, davanti alla loro madre, o almeno, davanti alla scritta col suo nome :
"Grandine Loxar
17/04/1978 22/11/2011
amata madre e moglie"
Juvia posò i fiori sulla lapide, delle ortensie finte, che vagamente ricordava piacessero a sua madre, mentre Wendy stava aiutando Jose ad accendere i lumini.
La turchina rimase a guardare la foto sulla tomba si sua madre, sentendo una lacrima scivolarle sulla guancia. La tolse in fretta col palmo della sua mano, per non farsi vedere dal padre e dalla sorella, ma quel pensiero non si allontanava dalla sua mente.
'Mi manchi così tanto'
***
Jose, come di consueto, era silenzoso quando tornava dal cimitero, nemmeno Wendy (nonostante provasse fastidio ad essere portata lì con la forza) si azzardò a parlare.
La cena fu anch'essa silenziosa e subito dopo Juvia corse in camera sua con la scusa che l'indomani avrebbe avuto una verifica.
Il giorno dopo, le ragazze furono accompagnate da Jose a scuola.
Wendy fu la prima a scendere dall'auto, mormorando un lieve saluto, visibilmente scocciata per il giorno prima. Juvia invece diede un bacio sulla guancia del padre e scese.
Fu una giornata tranquilla come tutte le altre finchè non giunse l'ora di latino. Benchè lo avessero avuto solo meno di ventiquattro ore prima, la professoressa non li risparmiò dai compiti a casa ma fu clemente alla fine dell'ora.
La professoressa Law, una cicciotta e simpatica signora, che era di buona compagnia per tutti i suoi studenti quando non si trattava di studiare.
"Allora ragazzi, potete iniziare a prepararvi e intanto gossippiamo!" ...ed era anche impicciona.
Gli studenti si prepararono, cercando di fare il più lentamente possibile, per scampare alle domande scomode dell'insegnante, ma anche il loro sistemare il materiale giunse al termine e il temuto momento arrivò.
"Allora miei cari ragazzi, come avete passato le vacanze natalizie?" domandò guardandoli ad uno ad uno.
Fase 1) Non destare sospetti.
Gli alunni risposero in base alle loro esperienze per quelle vacanze, cercando di lasciare soddisfatta la professoressa.
Fase 2) Mira e colpisci.
"Fullbuster, hai fatto qualche bella esperienza?" gli sorrise cordialmente.
"Sono andato in vacanza con i miei amici a Copenaghen" rispose allo stesso tono Gray.
Fase 3) Annienta il bersaglio.
"E hai pescato qualche bella pesciolina?" alcuni della classe risero, in modo nervoso, contenti di averla scampata; altri guardarono Gray con occhi mezzi dispiaciuti.
"No prof, ho già una ragazza che mi piace." le sorrise mettendo fine alla conversazione.
Gli occhi della Law brillarono, stava sicuramente per sganciare un'altra bomba ma fu la campanella stavolta a frenarla.
Juvia si precipitò fuori dalla classe, senza guardare in faccia nessuno o salutando. Trattenne le lacrime agli occhi, non poteva farsi venire niente e soprattutto non davanti alla sua classe.
All'uscita del portone si stava già incamminando verso la stazione quando una voce la chiamò da una finestra.
Era il signor Jura e le stava facendo segno di andare da lui e, sebbene non fosse proprio dell'umore adatto, decise di andare.
Arrivata davanti a quell'omone altro più di un metro e novanta, notò che aveva in mano uno zaino e solo in quel momento si rese conto della leggerezza sulle sue spalle. Il viso le si colorò di rosso e chiese scusa e ringraziò il collaboratore; prese lo zaino e si riavviò verso l'uscita.
La tristezza era ritornata sul suo volto ma si accentuò quando sentì delle voci.
"Hai visto la faccia di Juvia in classe?"
"Si certo, ormai si è auto-sgamata. Ma quella sfigata dovrebbe già averlo capito che quel Fullbuster non la guarderà né ora né mai" e si misero a ridere.
Juvia non riusciva a capire perchè Ultear e Angel stessero dicendo quelle cose.
"Secondo me si innamora degli sfigati perchè chiunque le va bene, con un padre che si fa vivo solo 2 settimane a l'anno." schernì Ultear.
"E poi senza una madre, è solo una bambina che si atteggia a 17enne." continuò Angel.
Il volto di Juvia si scurì per la rabbia e corse via, non voleva passare davanti a quella gente.
Stava andando nella sala informatica (che nessuno usava a quell'ora), voleva starsene da sola.
Sfortunatamente, i suoi piani furono cancellati quando andò a sbattere contro qualcuno che imprecò a bassa voce.
Riaperti gli occhi, vide una ragazza bionda che si massaggiava la fronte, mentre l'albina le chiedeva se si era fatta male.
"No, stupida, mi è solo venuta addosso una persona" disse la bionda in tono aspro.
"E peggio ti deve capitare" ribattè l'albina.
La bionda sbuffò, poi guardò Juvia e le offrì la mano chiedendole se stesse bene.
"Ehi ma tu...stai piangendo..." era più un'affermazione che una domanda.
Effettivamente Juvia non si era accorta di star versando calde lacrime; rimase qualche secondo a guardare Lucy Heartfilia (perchè era lei a cui aveva dato una capocciata) ma poi si ricompose, asciugandosi il viso.
"Juvia chiede scusa, non ti aveva visto" le disse.
"Ma sei sicura di stare bene?" le chiese Mirajane Strauss.
"Si, tutto-" Juvia fu interrotta da una terza voce.
"Biondina, smettila di ciondolare, ha detto il professore che dovete tornare in palestra" una ragazza alta e rossa, Erza Scarlett, stava con le braccia incrociate alla fine del corridoio, alle spalle di Juvia.
"Sta zitta brutta racchia, torno tra poco. " le rispose in modo brusco Lucy.
"Come mi hai chiamata?" ormai Juvia sembrava star seguendo una partita di tennis, girando il collo da Lucy a Erza e viceversa, preoccupata. Sapeva cosa era successo tra quelle due e non voleva certo finirci in mezzo.
La bionda e la rossa si fissarono in cagnesco e si stavano pure avvicinando l'un l'altra (benchè Mirajane tentasse di trattenere Lucy) quando una quarta persone le interruppe.
"Juvia?" aveva chiamato il suo nome.
Era una persona minuta, stretta nel suo cappotto, col le mani salde alla sua tracolla. Era Levy Mcgarden che le guardava incuriosite.
Rimasero lì a fissarsi per pochi secondi che sembravano eterni.
Angolo Autrice
Buongiorno miei cari lettori, come va? Spero tutto bene.
Mi scuso per il ritardo ma questo capitolo è stato un poco difficile da scrivere per me in certe parti, ma sono abbastanza soddisfatta di come è uscito.
Adesso posso finalmente dirvelo: dal prossimo capitolo in poi inizia la vera storia perchè questi capitoli (I, II, III, IV e V) erano solo dei prologhi che servivano ad intordurre ogni personaggio, ogni situazione familiare e il loro carattere E come la loro vita viene intrecciata con le persone che in futuro diventeranno... importanti.
Da adesso in poi arriva la vera azione, il vero succo della storia dove le ragazze riusciranno a sistemare i loro problemi? Riusciranno ad essere un gruppo? Ma soprattutto Lucy ed Erza riusciranno a non menarsi?
Fatemi sapere nei commenti che cosa ne pensate.
Ho notato che molte persone mi hanno seguito e messo questa ( ed altre) storia nei loro elenchi di lettura, voglio solo dirvi : BENVENUTI!!!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento e sull'altra storia (Scars) di cui a breve uscirà un nuovo capitolo.
Baci,
Ross.
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