I: Broken
I never meant to let go
All I want and you're all I'll ever wanna know
Can't hide in the attic of a pretty home
Hey!
☆Hollywood Undead -Lion☆
19th December, Saturday.
Avete presente quando tutto il mondo ti cade addosso,il cuore smette per un momento di pompare il sangue e il respiro ti si ferma? Io non ne avevo mai avuto un esempio prima.
E la cosa peggiore è che non ho potuto fare niente. Quella sera di Maggio scoprii che i miei genitori avevano divorziato, dico scoperto perchè in realtà il divorzio era partito molto tempo prima e solo in quel periodo era diventato ufficiale. Una sensazione simile a quella che provo adesso la provai allora, più leggera però, adesso sarebbe capace di uccidermi. Piansi quella sera perchè l'idea di avere papà e mamma lontani, di non averli sotto lo stesso tetto mi spaventava, mi spaventa tutt'ora. Poi ci ho pensato, ultimamente i miei genitori litigavano spesso, probabilmente era un divorzio momentaneo, insomma qualsiasi scusa per farmi escludere che i miei non si amassero più. Potrei sembrare una stupida perchè ci sono talmente tanti ragazzi al mondo che hanno i genitori separati ma io pensavo che questa realtà non mi appartenesse, nel senso che non mi potesse mai capitare.
Ci ho sperato fino all'ultimo, anche quando sentivo o di nascosto vedevo mia mamma che piangeva davanti al camino, anche quando l'abbracciavo e lei mi diceva che amasse tanto mio padre, anche quando papà mi ha portato a questo ballo nella sua nuova casa senza portare mia mamma, anche quando ho visto mio padre e la mamma di Natsu comportarsi come amanti.
Poi le mie speranze si sono polverizzate quando davanti a quella folla di collaboratori importanti e famosi di papà, Jude con la mano stretta a quella di Lara annunciava il loro fidanzamento e la data del loro imminente matrimonio.
Non riuscirono a calmarmi le occhiate di Mira, che avevo portato con me, o le mani di Natsu sulle spalle che cercavano di, in qualche modo, consolarmi. Perchè lui sapeva tutto, non era sconvolto. Scappai velocemente da quella stanza che era divenuta opprimente, circondata solo dal suono delle mani degli ospiti che si congratulavano, ignari che quella notizia mi aveva appena rovinato la vita. Incontrai per un minuto quella che mi parve essere la figura slanciata di Erza, la cugina di Natsu, ma in quel momento non vedevo niente a causa delle lacrime che stavano iniziando a scorrere veloci dagli occhi.
Aprii una delle tante porte e mi ritrovai in un piccolo ufficio buio, probabilmente quello che usava papà per lavorare, mi avviai verso la finestra e l'aprii di scatto, respirando l'aria umida di quella piovosa sera. Respirai profondamente, due, tre volte finchè la testa mi prese a girare e dovetti sedermi su una sedia in pelle. Riordinai i miei pensieri pensando bene a quello che era appena successo e cercando di trovare una soluzione razionale, non dettata dalla rabbia.
Poi sentii la porta sbattere e trovai mio padre fermo sull'uscio ad osservarmi. E di soluzioni pacifiche non ne trovai nessuna. Mi alzai veloce ignorando il leggero capogiro e sbottai.
"Quindi fammi capire, tu dopo nemmeno 10 giorni dal divorzio con mia mamma, mi annunci che ti stai per sposare con la mamma di Natsu, senza avermi detto niente, senza un avviso. Dimmi una cosa papà e per una volta non dirmi cazzate, tu e quella...quella troia anche prima del divorzio stavate insieme vero? Ciò significa che mentre quella poverella di tua moglie ti aspettava agli orari più indecenti solo per mangiare con te era solo una povera deficiente vero? Giusto povera cretina che aspetta il marito a casa" mi lasciai sfuggire una risatina ironica.
"Non è così Lucy" cercò di iniziare il discorso Jude.
"Zitto! Te lo dico io com'è. Tu sei solo un povero fallito che non ha niente a cui pensare se non il proprio piacere personale, tu non te ne fotti di niente e di nessuno. Sai che mi sono fatta due piercing quando eri fuori per lavoro e ho fatto di tutto per farteli notare? Certo che no. Quale padre corretto e presente, nota piccoli particolari come questi -risi- perdona la mia ignoranza."
"Basta Lucy! -mi disse- non parlare così di Lara"
"Ha separato i miei genitori, la mia famiglia non esiste più perchè lei si è messa in mezzo. E tu, il tuo comportamento è stato disgustoso. Ma non ti vergogni? Non dire niente a tua figlia,non dirle che stavi per sposarti ma farglielo sapere in una maniera cosi brutale, davanti ad un mare di gente. Io ero la prima a doverlo sapere papà. La prima! Ma mi hai trattata come l'ultima ruota del carro! Ti odio. E questo tuo annuncio mi fa capire che non solo hai divorziato da mamma inventandoti una scusa ma in realtà già stavi con lei, la tua amante. Tieni a mente che sei riuscito a sbriciolare quel poco di rispetto e fiducia che nutrivo ancora per te. Da oggi in poi farò finta che tu non esista, se proverai a contattarmi non risponderò da oggi per me sei morto!" urlai con tutto il fiato in corpo.
Non pensai a niente, misi le mani nei capelli trattenendo un urlo liberatorio, che sarebbe stato capace di far scemare parzialmente la rabbia. Provai un senso di odio per tutto e tutti, in particolare per quella donna.
"Ed io non ho diritto ad essere felice?" Urlò lui di rimando.
Alzai di scatto la testa verso di lui, gli occhi sgranati e la voglia di dargli uno schiaffo fortissimo. Scaraventai a terra tutte le carte sulla scrivania, buttai a terra le penne ed il resto.
"Hai il coraggio di chiedermi questo? -sussurrai- ma tu dove sei stato fino a questa mattina quando mia mamma piangeva dal dolore perchè nonostante tu l'abbia trattata di merda lei ti ama ancora, eh? Non ti conviene rispondere. Sei solo un egoista. Ti dico solo un'ultima cosa. Avrei accettato un tuo matrimonio, un fidanzamento o qualsiasi altra cosa ma non dopo 10 giorni dal divorzio perchè questo significa che avevi già intenzione di tradire mamma,di chiederle il divorzio, significa che avevi già organizzato tutto e che non ti sei fregato un cazzo di me e dei miei sentimenti." Alzai la voce.
Lasciai la stanza camminando verso l'uscita. Nel tragitto incontrai Lara che come se nulla fosse si avvicinò a me.
"Piccola Lucy che succede?" Mi chiese amorevole.
La guardai male, molto male.
"Vaffanculo stronza" risposi.
Me ne fregai altamente di come ci rimase, presi il mio cappotto e aprii con un calcio la porta dell'enorme villa.
Fuori pioveva a dirotto ma non me ne accorsi quasi. Pensavo solo a tornare a casa.
A metà tragitto la gonna del vestito si era totalmente attaccata alle gambe e mi dava un enorme fastidio così mi fermai per strapparla e dopo qualche sforzo, riuscii completamente a sbarazzarmene buttandola a terra. Continuai a camminare, togliendo dai capelli tutte le forcine che erano servite per realizzare l'acconciatura, buttando anch'esse a terra. Mi girai solo quando sentii un clacson dietro di me e quando mi accorsi che era la macchina di mio padre, presi a correre sotto la pioggia, visto che era anche sceso e stava cercando di raggiungermi. Caddi a terra, scivolando sull'asfalto bagnato del marciapiede e mi tolsi velocemente i tacchi, correndo a piedi nudi. Cominciai a sentire freddo, le mie gambe così come i miei piedi era completamente scoperti.
Fui lenta perchè Jude mi raggiunse e mi strinse a sè, le lacrime avevano appena cominciato a scendere e fu difficile liberarmi dalla sua stretta.
"Stammi lontano- urlai- dove sei stato? Quando mamma ti aspettava fino a tardi per cenare e convinta che ti stessi allenando in palestra dov'eri? Dove sei stato ad ogni mia riunione, discorso, audizione o altro?! Dov'eri papà rispondi!! Dov'eri quando mi è caduto il primo dente da latte? Quando ho fatto la maratona di corsa alle elementari e la recita alle medie? Dov'era il mio papà??" Ormai piangevo a dirotto e anche se la pioggia si mescolava alle mie lacrime, i singhiozzi,senza nemmeno tentare di nasconderli, si facevano sentire.
"Il mio papà non c'è mai stato." Piansi come una bambina.
"No Lucy, il tuo papà ci sarà sempre." Rispose tentando di accarezzarmi una guancia ma mi scansai.
"Il mio papà non esiste più per me" Risposi.
***
Quando tornai a casa, trovai mia madre, come ogni sera, davanti al camino, seduta sul divano. Ma quella sera non c'era traccia di lacrime sul suo volto, il trucco ancora perfettamente in ordine e il suo sguardo preoccupato su di me.
Si alzò di scatto da dov'era seduta e corse in camera sua. Tornò velocemente, correndo, e avvolgendomi con una coperta pesante di lana calda.
"Lucy, amore mio ma cosa hai fatto?" Mi portò verso il camino, senza sciogliere le sue braccia dal mio corpo cercando di darmi un minimo di calore.
Non risposi a quella domanda, troppe emozione si erano mescolte insieme in una sola notte ed in quel momento volevo solo riposarmi, essere coccolata e dimenticare tutto.
Poggiai la testa delicatamente sulla spalla di mia mamma e chiusi gli occhi, beandomi del calore del camino fino ad appisolarmi dopo un po' di tempo.
Mi svegliai alle 4:30 del mattino, tremando dal freddo, nel letto di mia madre, con un suo braccio che mi avvolgeva la vita e la sua espressione beata mentre dormiva.
Mi alzai lentamente, per non svegliala, e andai in camera mia, aprii la porta del mio bagno e attenta a non far rumore, la richiusi. Aprii il box doccia insieme al getto d'acqua bollente e mi spogliai velocemente.
Mi ripresi nel momento in cui la mia pelle entrò in contatto con l'acqua, riuscii a riprendermi dal freddo ma l'acqua non fu capace di far scivolare via dalla mia mente i ricordi di quella serata di merda.
Con la spugna mi lavai velocemente il corpo e con un po' di sapone cercai di rimuovere i residui di trucco sulla mia faccia. Rimasi ancora qualche minuto sotto l'acqua calda rischiando di addormentarmi. Mi feci forza e resistendo al gelo, presi il mio accappatoio per coprirmi; mi asciugai e indossai il pigiama, sciogliendo i capelli che avevo precedentemente legato in una cipolla, insieme ai calzini imbottiti. Presi le pantofole e mi avviai in silenzio, in cucina per bere una tazza di latte caldo.
Ci vollero 10 minuti per farlo riscaldare, nel frattempo aggiustai ed alimentai un poco il fuoco, per godermelo insieme al latte. Versai tutto il latte nella tazza con una buona dose di zucchero, come piaceva a me, e mi andai a sedere davanti a quella bellissima fonte di calore.
Sospirai di piacere per il calore ma quel momento durò poco perchė girai lentamente la testa verso la porta del corridoio e un piccolo urletto di terrore lasciò la mia bocca. Mantenendo un po' di sangue freddo, posai la tazza sul bordo del camino e mi rigirai.
"Mamma?" Sussurrai, tenendo gli occhi fissi su quello sguardo inquietante nella notte.
"Lu che stai facendo?" Chiese assonnata mia madre. Mi portai una mano al cuore.
"Mamma mi hai fatto una cazzo di paura, pensavo di essere in un incubo. Cacchio!" I battiti del mio cuore si calmarono leggermente.
"Oh la mia leonessa in realtà è una cacasotto" Si lasciò sfuggire una risatina, poi prese una sedia e si mise vicino a me.
"Adesso mi vuoi dire cosa hai fatto che sei tornata tutta zuppa?" Chiese dolcemente passandomi una mano tra i capelli.
Portai le ginocchia al petto, poggiandoci le braccia sopra e stringendo i denti, senza lasciar sfuggire al mio controllo una lacrima.
"Papà...si sta per sposare" nascosi la testa tra le braccia. Non volevo guardare mia mamma mentre le dicevo quello, non avrei retto anche al suo dolore. Mi sentivo esausta, arrabbiata, tradita... ma non avrei potuto sopportare di vedere mia madre peggio di come era stata già per giorni.
Non sentii niente per i minuti a seguire, solo il mio respiro e lo scoppiettare del fuoco, poi una mano si posò sulla mia spalla, partendo da essa finendo per accarezzarmi la schiena.
"Vedi amore mio, noi esseri umani siamo complicati e ancor di più lo ė l'amore. Quando questo finisce, ci sentiamo incompleti, vuoti e cerchiamo di nuovo quel sentimento in altre persone, a volte nasce per caso, altre dopo tanto tempo... a volte però proprio per amore si rimane feriti e non vuoi più far niente, pensi che non ci sia più niente di importante della persona che hai perso. Io ho perso un marito, ma tu non hai perso un padre. Anche se questo potrebbe sembrarti sbagliato, terribilmente sbagliato, ingiusto ed egoista, contro l'amore non si può vincere, io per prima sposando tuo padre disubidii a tuo nonno. Io per prima ho perso e sono stata ferita dall'amore. Ma tu non sei me. Ogni batosta nella vita deve esserti utile a farti alzare la testa più di prima, gridare al mondo chi sei. L'amore fa male e tradisce ma tu sei forte e nemmeno la più grande delusione ti sclafirà, nemmeno se fa male, nemmeno se il tuo cuore si spezza giorno dopo giorno...." ed eccola, quella maledetta lacrima solcare ancora il bel viso della mia mamma. Quanto vorrei eliminarle ogni peso dal cuore. Non me ne frega di mio padre, di Lara o Natsu o di me stessa, l'unica persona che voglio stia bene è la mia mamma. La abbracciai di sbotto, senza versare una lacrima, facendole forza.
"Ascoltami bene mamma, guardami.-le presi il viso tra le mani- Tu sei Layla Heartfilia, una delle donne più influenti e importanti di Magnolia, della nazione! E permetti ad un verme di rovinarti così? Eh? Dov'è la donna forte, severa, orgogliosa che mi ha cresciuta? Rovinata per un uomo? Io e te possiamo anche fare a meno di un maschio, non siamo le donzelle che hanno bisogno del principe azzurro, l'amore fa male? Bene, e che questa sia allora un'altra battaglia persa che ci farà alzare di più la testa. Da oggi saremo solo io e te." Adesso era il momento di dire basta, non avrei mai permesso di rubare il sorriso di mia madre, a nessuno e così non avrei mai permesso di rubare il mio di sorriso. Ed era per quello che la mattina dopo sarei andata a scuola e avrei affrontato uno dei miei mali.
***
Anche se mamma aveva insistito per non farmi andare a scuola dopo la nottataccia che avevamo passato, c'era una cosa che dovevo fare. Quindi, dopo aver aspettato il treno di Mira ed essermi avviata con lei a scuola, la bloccai prima che potesse attraversare la strada e girammo l'angolo dove, su una parte di marciapiede c'erano alcuni dei miei compagni di classe e la combriccola del rosato. Tolsi lo zaino dalle spalle e lo buttai a terra, vidi per pochi secondi la faccia di Mirajane impallidire forse capendo le mie intenzioni e mi avvicinai a quel gruppetto. Prima non avrei mai potuto fare una cosa del genere per la troppa vergogna ma in quel momento ero incazzata nera, talmente tanto che spinsi tutti i ragazzi davanti a me per arrivare a Natsu.
Gli misi una mano sul petto e lo spinsi con forza.
"Adesso io e te chiariamo una cosa." Esordii dopo che lui, spaesato, mi guardò interrogativo.
"Non so che cazzo ti sia creduto di fare ieri, davanti a quella folla, o davanti a quella mezza femmina di tua madre o davanti a quel verme di mio padre ma con me non abbocca chiaro?" Continuai
Lui si accigliò evidentemente infastidito.
"Senti, ieri era un momento delicato per te e volevo essere di conforto, ovviamente con una stronza come te non si può ottenere gratitudine quindi i miei sforzi sono andati al vento."
"Ah si? Per te invece non era un momento delicato vero? Sapevi tutto di quello schifoso di mio padre e quella merda di tua madre vero? Talmente tanto bellino vuoi sembrare ma sei peggio di quella buona donna. Vorrei che spariste dalla faccia della terra. Mi fate schifo tutti voi" in un primo momento mi avvicinai alla sua faccia iniziando a parlare, poi mi allontanai e gli tirai un pugno in pieno viso.
"E questo è per aver fatto il coglione e non avermi detto niente" mi massaggiai il polso, vedendolo totalmente incazzarsi.
Laxus si parò davanti a me, di spalle, cercando di calmarlo ma io ovviamente non lo lasciai stare.
"Che vuoi fare? Picchiami coraggio. Non ho paura, citrullo. Forza. Laxus levati dal cazzo" me la presi anche col biondo.
"Lucy non esagerare." Mi rispose a tono, voltando leggermente la testa.
Sentii un dito che mi pizzicava la spalla e girandomi ricevetti una schiaffo da una certa rossa.
"Così impari a misurare i toni bellezza. Parla per conto di tua madre, mia zia non la devi nemmeno nominare." Disse Erza guardandomi male.
Le tirai anche io uno schiaffo e da lì cominciò una vera e propria rissa, lei mi tirava i capelli e io le davo i calci sperando di farle mollare la presa ma senza successo. Facendomi un po' di forza, non so come, le presi uno dei bracci con cui mi stava tenendo i capelli e girando glielo portai dietro la schiena, spingendo verso l'alto facendole emettere un grido di dolore. Lei però buttò la testa indietro sbattendo contro il mio naso, costringendomi a mollare la presa ed offuscando la mia vista a causa del leggero lacrimare che mi aveva portato quel dolore allucinante. Ne approfittò per prendere di nuovo i miei capelli e tirarli verso di lei per poi tirarli ancora dalla parte opposta. Il dolore mi fece emettere qualche gemito strozzato, strinsi i denti e le tirai un calcio al fianco facendola cadere a terra ma non riuscii ad evitarlo e quindi caddi con lei. Mi ritrovai sopra di lei, e ricominciai a prenderla a schiaffi, Erza ancora mezza intontita non si accorse subito di cosa stava succedendo ma appena lo fece mi diede un calcio finendo lei stavolta sopra di me.
I ragazzi sconvolti, credo, da ciò che stava succedendo, non intervennero prima che ci fummo buttate a terra, poi sentii le braccia di Laxus che cercano di prendermi inutilmente e lo stesso Natsu con Erza. Fu un bidello della scuola, seguito a ruota dalla vicepreside a separarci, urlandoci contro qualcosa che non ebbi ben capito e mandandoci dal preside, convocando i nostri genitori.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top