Chapter 1: Moms and Dads

Because of you, I never stray too much from the sidewalk

Because of you, I learned to play on the safe side so I don't get hurt

I cannot cry because I know that's weakness in your eyes

I'm forced to fake

(Because of you~ Kelly Clarkson )

13th January, Tuersday

Le ragazze si stavano osservando da qualche secondo, in trans, senza una ragione precisa. Quella che mosse un passo per prima fu Levy che si avvicinò a Juvia, facendole un paio di domande, e poi, prendendola per mano, la portò con sè.

Lucy e Mira salutarono, con gli sbuffi di Erza in sottofondo che aspettava ancora di tornare in palestra, anche Juvia tentò di salutarle ma Levy camminava velocemente e, inverosimilmente, stava trascinando la turchina.

Arrivarono alla stazione nella metà del tempo che di solito ci impiegava Juvia, che si poggiò ad una colonna per riprendere fiato.

"Perchè sei corsa così di fretta? Il treno passa prima oggi?" chiese Juvia, ansante.

"No. Solo... non mi piacciono quella Lucy e Mirajane." disse Levy, distogliendo lo sguardo da Juvia, quasi sentendosi stupida a pronunciare quelle parole.

"Perchè? Sembrano simpatiche." Levy storse le labbra a quelle parole.

"Beh, non so... quando quel ragazzo mi ha fatto praticamente la doccia loro ridevano. Non mi sembrano molto gentili." Levy si strinse nelle spalle, arrossendo leggermente al ricordo della figuraccia fatta.

Juvia rimase in silenzio, senza sapere cosa dire. Era a conoscenza di quell'episodio, ma non ne era stata spettatrice quindi non sapeva cosa avesse visto Levy.

Ad un certo punto si udì un urlo proveniente dall'uscita della stazione. Quell'urlo portava il nome di Juvia, che con il cuore a mille si girò per vedere chi l'avesse chiamata in un modo così inquietante.

Si avvicinò alle sbarre per vedere meglio chi, o meglio, in che situazione fosse chi l'aveva chiamata, visto che da quella boccuccia continuavano ad uscire sbuffi e ringhi.

"Aiutami ad uscire stupida" le gridò col viso rosso Wendy, incastrata con lo zaino alle sbarre della stazione.

Juvia cercò con qualche difficoltà di toglierle lo zaino dalle spalle in modo che quel piccolo corpicino potesse agilmente passare.

Quando Wendy fu di nuovo libera di muoversi per poco non uccise la sorella.

"Ma insomma dico io, sono le 2 passate, il treno se ne è andato, non mi hai mandato un messaggio, non mi hai telefonata e per di più hai il telefono spento. Te lo senti tu papà quando torniamo a casa. Dove sei stata? Qualcuno ti ha fatto qualcosa? Sembri tu la bambina qui non io che ho solo 12 anni e li passo a preoccuparmi per te!" lo disse talemente tanto in fretta, da rimanere senza fiato e con la faccia ancora più rossa.

Juvia, che alla parte del padre era sbiancata, si trattenne dal ridere quando vide quel piccolo batuffolo in quelle condizioni.

"Scusa Wendy, sono stata trattenuta a scuola per delle cose" spiegò Juvia, poi accese il telefono.

Levy era rimasta dietro Juvia a guardare la scena in un misto tra in confuso e il divertito. Sapeva che Juvia avesse una sorella ma non pensava fosse così...energica, a differenza di Juvia che sembrava così pacata.

"Lei è mia sorella, Wendy" disse Juvia a Levy, facendo le presentazioni.

"Piacere" dissero entrambe porgendosi la mano, Wendy con quel sorriso in volto sembrava un angioletto, a Levy venne da ridere.

Il fischio del treno le avvisò del suo arrivo e così si spostarono per entrare nelle ultime carrozze, le meno affollate.

"Cazzo!" sussurrò Juvia d'un tratto.

"Cosa?" chiese Levy.

Juvia si girò bianca in volto e le mostrò il telefono. Segnava 6 chiamate perse e tutte con lo stesso nominativo 'Papi'.

Levy le mise una mano sulla spalla come conforto, immaginando quello che la attendesse.

Wendy le guardava, seduta di fronte a loro, senza dire niente, fu la voce di Juvia a risvegliarla.

"Comunque" sospirò "Perchè sei entrata da dietro? Non ti sei fatta il biglietto?" la accusò.

"No, l'ho fatto. Solo che quando pensavo che qualcuno ti avesse rapita sono uscita per venirti a cercare e quando ti ho vista entrare in stazione, ignorandomi completamente tra l'altro, ho chiesto al vecchio Peppino di farmi passare ma non ha voluto sentire ragioni." spiegò Wendy, tirando anche fuori il biglietto timbrato.

"Quel vecchio tirchio." aggiunse.

"Wendy!" la rimproverò Juvia.

Quando arrivarono alla fermata di Levy, la ragazza salutò Juvia con la mano, che la invitò a fare colazione insieme un giorno. Levy non aveva risposto ma si era limitata a sorridere.

Qualche fermata più tardi fu anche il turno delle sorelle Lockser di scendere. Juvia aveva mandato un messaggio al padre per informarlo che stavano tornando a casa, messaggio che non ebbe risposta e la turchina iniziò ad immaginare la lavata di capo che il padre le avrebbe fatto una volta a casa.

Wendy fu la prima a mettere piede in casa, salutò velocemente il padre con un bacio sulla guancia e salì in camera sua per mettersi comoda. Juvia, silenziosa e con lo sguardo basso, camminava in punta di piedi, come a voler nascondere la sua presenza.

"Perchè non hai risposto a telefono?" la voce di Jose uscì tuonante e profonda, segno del suo stato d'animo.

Juvia alzò leggermente gli occhi sul genitore.

"Avevo il telefono spento...mi sono dimenticata di accenderlo, c'è stato un intoppo a scuola" disse piano piano, per paura di far scattare la ramanzina.

"Ti è successo qualcosa?" chiese Jose, indagatore.

"Niente di grave, solo i professori mi hanno chiesto dei favori" Juvia alzò completamente il viso, cercando di essere convincente.

"La prossima volta devi accendere il telefono ancora prima di uscire dalla classe, hai lasciato tua sorella da sola nella tua smemoratezza, se non hai bisogno di quel coso allora dammelo. Da oggi vi accompagnerò io a scuola, andata e ritorno, così eviteremo questi ritardi."concluse la discussione Jose, allungando la mano verso Juvia, nell'implicita richiesta del suo cellulare, che Juvia gli diede senza fiatare.

Pranzarono in silenzio, perchè Juvia si sentiva in colpa per quello che era successo, ma fu solo per qualche momento prima che Wendy decidesse di fare una domanda scottante.

"Hai mai pensato di risposarti papà?" chiese addentando una fetta di pane.

A Juvia quasi andò di traverso l'acqua che stava bevendo, così iniziò a tossire leggermente. Voltò velocemente il capo verso la sorella, con uno sguardo di rimprovero ma Wendy stava guardando dritto negli occhi il padre.

"In realtà no. Ho pensato di sposare solo vostra madre, nessun altra donna mi hai mai ispirato niente come lei, quindi no Wendy." rispose tranquillo Jose, continuando a mangiare la pasta nel suo piatto.

"A me farebbe piacere avere vicino qualcuno da chiamare mamma, qualcuno da ricordare, visto che non mi ricordo niente di mia madre. Qualcuno che non mi lasci a casa 350 giorni l'anno."

"Wendy!" esclamò Juvia, nel tentativo di zittirla.

Sulla tavola calò un breve silenzio; a giudicare da quelle frasi, il fastidio di Wendy non era affatto passato ma aveva decisamente scelto il momento meno adatto per discutere.

"Non è detto che avere una madre sia così tanto diverso da avere solo un padre. Ci sono persone che lavorano anche 360 giorni l'anno senza vedere i figli, per farli campare." rispose Jose, accigliato.

"Vorrei semplicemente provare a sapere cosa si prova ad avere una madre che ti ama" iniziò a provocare meno velatamente la bambina.

"Tu l'hai avuta una madre che ti amava, solo che se ne é andata prima che tu potessi ricordartene." la rimproverò Jose, col tono di chi non ammetteva repliche.

"É come non averla avuta proprio." dichiarò infine Wendy, scatenando una reazione violenta.

Jose batté un pugno sul tavolo, spaventando le figlie e con uno sguardo cupo aveva intimato a Wendy di tacere; anche Juvia venne scossa da un tremito di rabbia a quelle parole, ma non disse niente per non alimentare la polemica.

Wendy non si fece vedere per il resto del pomeriggio, chiusa in camera sua mentre Juvia si dedicò alle faccende domestiche e a terminare i compiti per il giorno dopo.

Solo quando fu sera tardi e tutta la casa fu avvolta nel buio totale Juvia quasi ebbe un infarto nel vedere una persona ferma davanti alla sua porta.
Accese spaventata la luce e maledisse la sorella quando la riconobbe.

"Cosa succede Wendy?" domandò mezza addormentata.

"Posso dormire con te stasera? "chiese senza guardarla in faccia.

Juvia alzò il pesante piumone per farla mettere sotto. La schiena della più piccola si scontrò contro il suo petto e la turchina ne approfittò per abbracciarla da dietro, annusando l'odore dello shampoo dei suoi capelli.

"Ho ferito papà vero?" chiese con un fil di voce, sembrava più un'affermazione che una domanda.

"Hai ferito tutti."le rispose Juvia, dura, poi emise un sospiro.

"Solo perché tu non ricordi, non significa che nostra madre non ci abbia amate più della sua vita e credo che si sentirebbe molto triste se ti sentisse parlare così. Io mi ricordo quando sei nata tu. Mamma ti teneva stretta tra le sue braccia, in modo delicato come se avesse paura di spezzare le tue piccole ossicine ma anche in modo possessivo perché tu eri sua. Avvertivo lo stesso anche quando mi abbracciava, e non sai cosa darei per farmi stringere da lei." spiegò in modo dolce.

Wendy fu assalita da tremiti in quel momento ma anche da un profondo senso di vuoto e colpa che sfogò con un pianto, lungo e silenzioso, mentre Juvia le accarezzava i capelli.

***

Quello stesso giorno, prima che finisse l'ora di educazione fisica, Lucy ed Erza vennero richiamate dal professor Makarov, il buffo insegnante di educazione fisica, che comunicò loro di recarsi in presidenza.

Le due ragazze, che quella volta non avevano combinato niente, si guardarono prima confuse e poi in cagnesco, avviandosi in presidenza.

"Vi occuperete di Fantasia" fu la risposta della preside Mavis.

"Come prego?" chiese Lucy.

"Avete capito bene. Fantasia è un festival che si svolge ogni anno, normalmente la sua preparazione spetterebbe agli insegnati, ma quest'anno abbiamo deciso di coinvolgere di più gli studenti, anche in ambito amministrativo. Quindi ho pensato a voi due come organizzatrici del festival visto che la settiamana di punizione non è bastata ad estirpare tutti i dissapori tra di voi. Ovviamente avrete il supporto degli insegnanti, con cui avrete una riunione sabato alle 4 per organizzare i vari eventi, e poi avrete il compito di 'reclutare' gli studenti per partecipare. Tutto chiaro?" fece una piccola pausa, per guardarle negli occhi.

"Bene. Potete andare- oh, ci terrei a dirvi che ho il pieno appoggio da parte dei vostri genitori. Arrivederci ragazze." concluse la preside Vermillion, congedandole.

Non essendoci nulla da dire (e nemmeno la possibilità di farlo) Erza e Lucy si alzarono meccanicamente dalle poltrone su cui si erano sedute, non si scambiarono nemmeno uno sguardo per lo shock mentre il senso di grande responsabilità scendeva pesante sulle loro spalle.

Quello che Lucy ed Erza avevano solo potuto pensare fu "Nana malefica".

***

"Ti prego mamma, come hai solo potuto pensare di accettare una cosa del genere! Sono solo una bambina!"si lamentò Lucy.

"Sei una bambina solo quando lo vuoi tu. Io e tuo padre abbiamo deciso di punirti per il tuo atteggiamento. Le nostre questioni private non devono influenzare nè te nè i figli della sua compagna. Hai sbagliato e devi essere punita." la riprese Layla, in tono di chi non ammetteva repliche.

Lucy sbuffò, quasi pentendosi di quello che aveva fatto quel giorno. Mira probabilemente le tirerebbe un orecchio se sapesse della sua quasi resa, visto che era stata la prima a dirle di non fare niente.

"Tra qualche giorno devo partire per un viaggio d'affari, starò via 10 giorni." la informò Layla.

"Dove vai?"chiese Lucy, continuando a fare i compiti.

"In Norvegia, cercheremo di prendere nuovi clienti lì." Layla si tolse gli occhiali, massaggiandosi gli occhi.

"Posso venire anche io?" chiese Lucy, speranzosa.

"Assolutamente no." rispose secca sua madre, rimettendosi gli occhiali.

"Devi occuparti del festival, della tua relazione con i Dragneel e gli Scarlett e soprattutto con tuo padre." a quest'ultimo Lucy alzò il capo dai suoi compiti di francese.

"Nei 10 giorni in cui starò via andrai a casa sua." aggiunse Layla.

"Mi rifiuto." rispose Lucy come un fulmine.

Layla la fissò, distogliendo l'attenzione dal computer con cui stava lavorando.

"Non ho intenzione di stare da quel verme nemmeno 10 secondi, posso stare tranquillamente qui a casa mia. Non voglio vedere nè la sua faccia nè quella della sua nuova famiglia. Sta bene dove sta." sfidò con lo sguardo sua madre.

"E poi visto che lavorate ancora insieme non dovrebbe accompagnarti? O non riesce a guardarti in faccia per la vergogna?" sputò acida, facendo accigliare Layla.

"Ho deciso io di andare da sola, non ho bisogno di essere accompagnata e-"

Il telefono di Lucy vibrò in quell'istante e la chiamata segnava il nome di 'Jude Heartphilia'. Lucy attaccò senza esitazione.

"Richiamalo." ordinò Layla.

"No."Lucy tornò a concentrarsi sui compiti. In quel momento, Plue, che stava accucciato comodamente ai piedi di Lucy si alzò, si fece fare una carezza sulla testa dalla padroncina ed uscì di casa dalla fessura nella parte bassa della porta.

Plue era un husky siberiano che Lucy e Jude avevano preso 2 anni prima, quando era ancora cucciolo ed era di un colore bianco puro da mimetizzarsi con la neve; i suoi occhi marroni erano marrone scuro ma brillavano di felicità ogni giorno.

"Dovrai andare da tuo padre, volente o nolente, smettila di fare la bambina viziata. Ha divorziato da me, non da te. Lui sarà sempre tuo padre e non merita di essere trattato così. Richiamalo perchè vorrà parlare del viaggio."la riprese Layla, cominciando ad infastidirsi.

Il telefono di Lucy vibrò ancora ma fu spento rapidamente.

Lucy non rispose a sua madre, facendo finta di concentrarsi sul suo esercizio, ma dentro di sè stava ragionando e tutto ciò che pensava era rivolto contro il padre e contro la testardagine di sua madre.

Il telefono di Lucy vibrò una terza volta, ma proprio quando stava per attaccare incrociò lo sguardo spazientito di Layla e quindi decise di rispondere.

"Che vuoi?" disse portandosi il telefono all'orecchio.

"Ma dove hai il telefono?" rispose con voce irritata Jude.

Lucy si trattenne dal chiudergli il telefono in faccia, pensando non fosse una buona idea, visto che si trovava contro tutti e due i genitori.

"Ho chiesto cosa vuoi" ribattè in tono seccato, guadagnandosi l'occhiataccia di Layla.

"Hai qualcosa che vuoi già portare qui?" chiese Jude, sforzandosi di non far notare il suo fastidio.

"Vengo solo 10 giorni, non mi trasferisco. Quello che mi devo portare me lo porto da sola." rispose acida Lucy.

Sapeva di star esagerando ma non poteva farne a meno, l'odio era viscerale.

"Ti vengo a prendere domenica sera, quando parte tua madre e vedi di migliorare un poco questo tono, io e te dobbiamo parlare."la voce roca e irritata di Jude la infastidì.

"Oh adesso vuoi parlare? Cos'è ti sei fatto uscire un po' di coraggio ora che hai fatto passare un mese? Parla al tuo riflesso, non me ne frega niente di te" gli rispose inviperita, mettendo fine alla chiamata.

Layla stava per rimproverarla ancora ma Lucy prese i suoi libri e se ne andò in camera sua, non potendo sopportare tutta quella pressione da entrambi i genitori.

***

Il sabato pomeriggio Mira lo trascorse a casa di Lucy. Layla l'aveva messa in punizione per il suo comportamento e le era stato concesso di far andare solo Mira a casa sua.

La riunione a scuola era durata, fortunatamente, poco e non aveva dovuto sopportare la faccia irritante di Erza Scarlett a lungo, avevano iniziato a buttare giù le prime basi per il festival e la settimana dopo alle due ragazze sarebbe toccato il compito più infame: convincere i ragazzi a collaborare.

"Beh, saresti potuta essere più gentile." osservò Mira, dopo che Lucy le ebbe raccontato dello scontro.

"Oh ti prego non ti ci mettere pure tu! Lui è quello che ha tradito la mia fiducia e lui ne paga le conseguenze, non me ne frega cosa pensa o cosa può ferirlo. Spero si senta anche solo un terzo di come mi sono sentita io." si sfogò la bionda, che stata torturando dei vestiti che avrebbe dovuto piegare.

"Beh, potrebbe aver sbagliato per quanto riguarda il fidanzamento ma ciò non significa che è inferiore a te. Resta sempre tuo padre. " la rimproverò Mira.

Sapeva che Lucy non ammetteva di star sbagliando per orgoglio e cercava di farglielo capire senza dirglielo direttamente per evitare di farla intestardire ancora di più. Comunque poteva solo darle dei consigli, il resto poi dipendeva solo da lei.

"Come ti sei sentita quando i tuoi hanno divorziato?" chiese Lucy.

"I miei non si amavano, sinceramente non so perchè si sono sposati ma sono stata felice per mio padre quando si sono separati. Lo sono stata un po' meno quando si è trasferito a Fiore con Lisanna ma allora avevo Laxus e anche mio padre si sentiva più tranquillo. Mia madre la sento ogni tanto ma a volte non capisco proprio come ragioni. Insomma...è sempre stata uno spirito libero quindi perchè rinchiudersi con un marito, delle figlie e vivere e far vivere male? Comunque l'ho perdonata tempo fa, rimane sempre sangue del mio sangue e le voglio bene nonostante tutto. " spiegò Mira.

"Con i tuoi è diverso. Loro si amavano quando si sono sposati solo che sono successe delle cose nel mentre e quindi il matrimonio è finito. Non devi incolparli per questo, l'amore va e viene."aggiunse Mira.

Lucy tirò uno sbuffo, mettendo qualche jeans nella valigia rosa.

"Con Laxus invece? Novità?" chiese Lucy cercando di cambiare argomento. Cercò di portarsi il ciuffo dietro l'orecchio visto che le dava fastidio, ma era ancora troppo corto quindi prese una molla e lo legò a crocchia.

"No, da quella sera non mi ha più parlato...anche se io lo evito come ben sai. Non voglio averci a che fare." pronunciò Mira decisa.

Lucy, che negli ultimi tempi quando non pensava alla sua situazione si era ritrovata a pensare a Mira, diede voce ad un dubbio che la tormentava da un po' di tempo.

"Comunque è strano da parte di Laxus, voglio dire... perchè tradirti e poi cercare di parlare, spiegarti...insomma se uno tradisce quello è, quindi perchè cerca di approcciare con te?"

"Si chiama orgoglio maschile amica mia. Ad alcuni uomini non va giù che sia la donna a lasciarli quindi si rimettono insieme e poi è lui a lasciarla. Ma con me non attacca, se lo può scordare." rispose ancora più convinta Mira, che non sembrava aver valutato altre opzioni.

"Tu piuttosto, non sei eccitata?" chiese maliziosa l'albina.

Lucy la guardò confusa.

"Stai andando a vivere a casa della tua ex-crush e sarete a stretto contatto tutti i giorni, non ti emoziona?" continuò, lanciandole un sorrisetto.

Lucy si battè una mano in fronte.

"Ma quello era stato in prima, è in ritardo di 2 anni, non mi piace più, lo sai" rispose mettendo 6 pacchi di mutande nuove in un angolino della valigia, aggiungendoli alle già 30 che si era portata.

Mira non fece domande sulla quantità enorme che si stava portando Lucy, sapeva della sua 'fobia'.

"Io prevedo un ritorno di fiamma" la provocò ancora.

"Io non credo proprio" rispose velocemente.

"Vabbè...mi aiuti con Fantasia giusto?"

"Ovvio." si batterono il pugno e poi scereso a mangiare.

La pizza che aveva fatto Layla era squisita come sempre e rimasero a chiacchierare fino a tardi, mentre Plue le osservava scodinzolando.

***

Il pomeriggio dopo, puntuale come un orologio svizzero, Jude aspettava nel giardino della sua ex casa che Lucy gli aprisse.

Ad aprirlo fu Layla, con cui si scambiò un saluto, poi salì le scale per aiutare Lucy con i bagagli. Dopo qualche protesta della bionda, Jude scese le valigie più pesanti mentre lei prese il beauty case, lo zaino con i libri che le sarebbero serviti e il una busta dove aveva messo il necessario per Plue.

Quando Jude vide Lucy allacciare la pettorina al cane ricordò che aveva dimenticato di dirle una cosa importante.

"Lara ha paura dei cani" la informò.

Lucy, ancora inginocchiata e intenta ad allacciare il guinzaglio, lo guardò confusa.

"Mica le ho detto di interagire col mio cane, anzi, poca confidenza dà ad entrambi meglio è. Non posso sicuramente lasciarlo qui da solo 10 giorni." Jude non ribattè ma gli diede fastidio quella risposta.

Sia i bagagli che Plue furono caricati nell'enorme cofano della macchina di Jude.

"Fai la brava mi raccomando. E tieni a freno questa lingua ogni tanto. Dai una possibilità a tuo padre."la stava salutando, o rimproverando Layla.

"Si, si certo. Fai buon viaggio."la abbracciò Lucy.

Layla le diede un bacio sulla guancia e salì nella sua macchina, mentre Lucy salì nel lato passeggero di quella di suo padre.

Partirono insieme ma con destinazioni diverse.

Ci vollero circa 20 minuti per arrivare nella nuova casa di Jude. Nell'occasione dell'annuncio di fidanzamento Lucy aveva notato la grandezza di quella villa, quasi il doppio di quella in cui viveva, ma non aveva avuto modo di visitarla per bene.

"Ti piace ancora il lilla vero?" chiese Jude mentre guidava.

Lucy emise un verso di approvazione mentre ascoltava una canzone alla radio, canticchiandola.

Quando arrivarono, Lucy aprì il cofano e prese il guinzaglio di Plue, dopo averlo fatto scendere e prese le stesse cose che aveva sceso da camera sua.

Aveva notato il giardino enorme che aveva casa di suo padre e fu contenta per il suo cane.

La porta si aprì mostrando la figura di Lara, che li aspettava con un sorriso sulle labbra. Al ricordo di quello che le aveva detto un mese fa Lucy provò una leggera vergogna. Perciò decise di salutarla cordialmente; non era con lei che era arrabbiata.

"Buonasera!" disse, forzando un sorriso.

"Ciao piccola Lucy, come va-oh" si ritrasse quando vide Plue al guinzaglio, che andava avanti e indietro, cercando di esplorare la zona, ma Lucy lo teneva ben saldo.

"Oh non preoccuparti, è innocuo, non farebbe male nemmeno ad una mosca solo che vorrebbe esplorare." cercò di tranquillizzarla Lucy.

"Beh può stare nel giardino. Jude non mi aveva detto che avevi un cane." Lucy sentì una botta di irritazione a quelle parole, come se avessero il significato velato di 'quel pulcioso non entra in casa mia'. Pregò che quei 10 giorni passassero in fretta.

Poggiò le buste sull'entrata della porta mentre si avviò con Plue e la busta contenente la sua roba verso il giardino. Trovò uno spazio sotto il balcone abbastanza alto e coperto per il cane e per fortuna c'era anche una fontana.

Estrasse entrambe le sue ciotole, riempiedo di acqua fresca la più grande, su cui Plue si buttò a capofitto. Lasciò il guinzaglio controllando se tra la staccionata ci fosse un qualcosa da cui Plue sarebbe potuto scappare ma niente, quindi gli tolse tutta l'imbracatura.

Come Lucy si avviò verso la porta di casa Plue fece uno scatto ed iniziò a correre per tutto il giardino, esplorandolo.

Quando entrò in casa trovò la piccola di casa Dragneel ad aspettarla, aveva i capelli di un appariscente fuxia e i due occhi azzurri li facevano risaltare ancora di più.

"Piacere sono Chelia Dragneel!" escalmò a voce alta, rossa in viso.

Lucy sorrise intenerita, ricambiando la stretta. Le stava simpatica quella bambina.

Poi il suo sorriso fu sostituito da una smorfia di disgusto quando vide Natsu Dragneel, sul divano, senza degnarla di uno sguardo.

'Cafone.' pensò.

"Vieni ti faccio visitare casa!" Chelia la prese per la mano tirandola, ma Lucy la fermò, prendendo prima i bagagli, seguita da Jude.

Sostarono prima in quella che sarebbe stata camera di Lucy. Era già tutta arredata, era di un rosa pastello, molto delicato con qualche rifinitura in rosa su una parete. Di fronte a Lucy c'era una porta finestra che dava sul giardino, avrebbe potuto controllare Plue da lí, e due tende bianche erano legate ai lati di quelle porte aperte per far passare aria. Sulla sinistra c'era un letto a due piazze con un piumone fuxia e le coperte rosa con dei cuori bianchi. Alla destra del letto c'era un comodino e una lampada. Sulla parete a destra c'era il condizionatore e sotto una scrivania con una lampada per lo studio e una sedia. Di lato c'era una libreria che aspettava solo di essere riempita di libri. Ancora più a destra c'era una porta che portava al bagno interno. C'erano una doccia color viola melanzana, molto ampia con il vetro sfogato solo per una parte a forma di rettangolo, quindi, suppose Lucy, se ci fosse entrata si sarebbero viste solo le gambe e il collo, data la sua altezza.
Di fronte alla doccia era già posto un accappatoio. Davanti la porta del bagno c'era un lavandino con sotto un mobile, che non toccava a terra e sulla parete opposta c'erano il water e il bidet. Tutto il bagno era stato dipinto di bianco ma le mattonelle a terra e fino alla prima parte della parete erano color nero con qualche venatura bianca all'interno. C'era anche una grossa finestra di vetro.

Lucy trovò buffo lo sbalzo della camera da letto stile principessa a quel bagno molto più cupo ma lo trovò comunque molto elegante, come piaceva a lei.

Proseguirono per altre camere, per lo più degli ospiti, entrarono in quella di Lara e Jude, dove Lucy sentì pizzicare gli occhi, e poi non entrarono in camera di Natsu, che era solo due porte più avanti quella di Lucy.

Chelia ci tenne particolarmente a far visitare camera sua alla bionda, che fu divertita dalla quantità di peluche presenti, benché anche lei ne avesse a casa sua.

La villa aveva anche una jacuzzi al secondo piano e una piccola sala attrezzi (Lucy ne fu contenta così avrebbe evitato di andare in palestra) dotata di un enorme specchio (l'intera stanza era immensa, potevano starci anche 15 persone).

Scesero di nuovo al piano terra e Chelia fece uno scatto guardando fuori dalla finestra.

"Oddio un cane!" disse precipitandosi fuori.

"Aspetta! Plue non ti conosce!" le corse dietro Lucy.

Il cane, attirato da quelle urla, si precipitò verso Chelia, felice. La ragazza perse l'equilibrio per il peso del cane e finì a terra mentre Plue le leccava la faccia.

"Chelia! Ti sei fatta male?" chiese Lucy, togliendole Plue da dosso.

"Oddio! É bellissimo! Quanti anni ha? Che razza è? Oddio lo adoro!" chiese a raffica, col fiatone.

"Mamma sviene appena ne vede uno, sono troppo contenta che tu lo abbia portato ci giocherò ogni giorno!" esclamò ancora.

Lucy rise, sembrava proprio una bambina per avere 15 anni ma la trovava veramente simpatica.

Lara e Jude guardarono la scena dalla porta di casa e anche Natsu, che voleva capire cosa stesse succedendo, si unì a loro.

"Lucy!" la richiamò Jude.

La bionda si alzò, lasciando i due Dragneel a giocare con Plue, per andare verso il padre.

"C'é una stanza che ancora non ti ho fatto vedere, vuoi venire?" chiese dolcemente.

Lucy lo seguì in silenzio, domandandosi che cosa ci fosse in questa misteriosa stanza.

Arrivatial secondo piano, superarono sala attrezzi e jacuzzi ed arrivarono ad una porta di legno chiusa.

"Ho chiesto a Chelia di non fartela vedere, quando abbiamo costruito la casa é stata la prima cosa a cui ho pensato." le spiegò Jude aprendo la porta.

Lucy iniziò a vedere appannato per le lacrime che minacciavano di uscire, così si asciugò rapidamente gli occhi.

Quella era una vera sala prove!

Non mancava niente. Aveva un pianoforte (che Lucy amava suonare), delle casse e amplificatori nella saletta dove c'era anche un microfono. In quella dove erano loro c'era un enorme postazione, piena di bottoni, per migliorare suoni, volume, registrare... era...un sogno!

"L'attrezzatura non é del tutto professionale ma direi che si adatta alle tue capacità. "

"Perché non provi a cantare qualcosa?" propose Jude.

Lucy prese il microfono e lo portò vicino al pianoforte a coda, poi lo collegò ad una cassa (le pareti erano insonorizzate).

Jude chiuse la porta e si godé la figlia cantare.

Lucy cominciò a suonare la sua canzone preferita al piano.


Ovviamente Lucy avrebbe dovuto fare delle modifiche ma dire che era contenta era un eufemismo.

***

A cena Lucy non parlò per niente.

"Ti é piaciuta la sorpresa Lucy?" chiese Chelia, seduta di fronte a lei.

"Si, é stato...inaspettato." rispose Lucy.

Jude era seduto a capotavola, con Lara e Chelia alla sua destra e Lucy e Natsu alla sinistra.

'Esagerato' pensò Natsu, che con quell'aggettivo aveva descritto la sala prove per Lucy, dicendosi che non poteva essere così brava da poter usare una sala prove.

Quell'atmosfera appesantì Lucy, la trovava irritante e finta, non era ancora abituata all'idea di avere una seconda "famiglia". E sicuramente non aveva ancora dissipato tutta la rabbia che aveva.

Così, a metá cena, senza aver quasi toccato cibo, si alzò bruscamente da tavola ed uscì fuori.

Fece qualche passo in giardino, controllando Plue che si stava godendo i suoi croccantini.

"Almeno lui è felice" pensò Lucy, allontanandosi dal cane senza farsi vedere.

Passeggiò ancora un po' finché non si trovò davanti un'altalena che non aveva notato al suo arrivo.

Ci si sedette sopra e cominciò a dondolarsi, rilassandosi un poco.

Passò qualche minuto a rimirare la luna piena, poi dei passi la fecero girare. Ignorò Natsu, sprofondando di nuovo nei suoi pensieri.

"La stai prendendo davvero male." constatò il ragazzo dai capelli rosa, interrompendo la tranquillità di Lucy.

La bionda in un primo momento non rispose, facendo passare un po' di tempo, poi prese un respiro e disse:

"Come ti sentiresti tu, se tuo padre a pochi giorni dall'ufficializzazione del divorzio, ad una festa, davanti a mezzo mondo, dicesse che sta per sposare una donna che non é tua madre, senza averti detto niente?" domandò nel modo più tranquillo possibile.

"Non la prenserei bene, vero. Ma cercherei di accettarlo." rispose Natsu, sedendosi sulla seconda altalena.

"Questo dipende dal carattere. Io non ci riesco ancora." ribatté Lucy, allo stesso modo di prima.

"Credo di capire come ti senti" parlò ancora Natsu, dopo qualche secondo di silenzio.

"E come fai tu a sapere io come mi sento?" sputò acida Lucy, senza nemmeno accorgersene.

"Beh non é che ho avuto un gran padre" rispose tranquillo Natsu.

Lucy ricordò lo scandalo dei Dragneel e desiderò di essere seppellita al centro della Terra.

"Scusami" sussurrò timidamente.

Natsu agitò la testa.

"Direi che siamo parecchio sfortunati con i padri." cercò di scherzare e forzare una risatina.

Lucy non rispose, imbarazzata per la figura che aveva fatto.

"Io...io vado sopra, devo fare la doccia" disse in modo impacciato.

"É vero che ti piacevo?" chiese di botto Natsu.

Lucy avampò fino alle orecchie, diventando più rossa dei capelli di Erza.

"Ma che ti viene all'improvviso, certo che no!" diede un pugnetto sulla spalla del suo quasi fratellastro.

Natsu rise.

"Almeno tuo padre non é manesco come te" scherzò.

Lucy se ne andò, più rossa di prima, senza rispondergli.

Sarebbero stati 10 lunghi giorni...






Angolo autrice

Buongiorno a tutti miei amici!
Come state?
Nuovo capitolo, nuove novità e nel prossimo nuove conversazioni!
Cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere se vi é piaciuto nei commenti.

Vi trattengo 2 secondi per ringraziarvi delle letture che abbiamo raggiunto su praticamente tutti i miei libri! Sono molto orgogliosa, vi ripagherò come si deve.

Ciao a tutti.

Baci

Rossy

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top