Save me

Jeff's pov

Giravo avanti e indietro nell'ospedale.

"Dall'incidente" erano passate due settimane, Maddalena tornò nel secondo giorno, quando Jane fu portata nella sala, su un lettino bianco, era pallida.Aveva perso molto sangue e i dottori dicevano che il coma l'avrebbe fatta restare lì per almeno un mese, o almeno parecchie settimane, perché quando combatti per vivere è la battaglia più dura da fare.Maddalena appena arrivò mi abbracciò e dietro di lei comparve anche Andy.

-Cosa è successo?

Disse Maddalena in lacrime (come al solito).Non trovando una risposta nel mio silenzio continuò a parlare.

-La madre mi ha detto che è stata colpita con un coltello ma...non sanno chi è stato.Madonna che rabbia...vorrei proprio vedere come si sente quel pezzo di merda, deve morire adesso, non si tocca la mia migliore amica....Sta bene vero?

Disse singhiozzando.

Quelle parole furono una pugnalata al cuore.Come mi sentivo? Da buttare.Mi sentivo uno schifo, avevo quasi ucciso la mia fidanzata e la voce crudele in me continuava a crescere giorno dopo giorno, ricordandomi:

-non è detto che vivrà a lungo

Continuavo a rimanere lì dentro con la consapevolezza che un giorno sarei dovuto uscire da lì o con lei o senza di lei.Ma preferivo uscire con lei in braccio e baciarla come facevo una volta.

Le settimane passavano in fretta, un mese senza di lei era una pugnalata ogni giorno, io mi sfogavo tirando a pugni il cuscino, lui si sfogava ammazzando altra gente, ma non riuscivo a fermarlo.

Un giorno andai nell'ospedale e trovai la madre di Jane piangere sulla spalla del marito.

-Oh Jeff, sei venuto anche oggi

Disse cercando di nascondere le lacrime.

-Io...si...come sta?

Dissi sillabando tutto.Avevo paura.Perche' stava piangendo?

-Beh...oggi la macchina che conta i battiti ha avuto delle anomalie, a volte accellerava i battiti e a volte diminuiva tutto...pensavo la stessi perdendo...io...io non lo acceterei.

Disse continuando a piangere.

-Ma adesso è nella sua stanza?

Chiesi indicando la 193.

-Si, è lì dentro.

Entrai nella stanza evitando le polemiche dei dottori.Mi accomodai sul lettino affianco a lei e la presi la mano. La macchina faceva dei 'tiic' ad ogni battito.Volevo parlarle, avevo bisogno di farlo.Non sapevo se poteva ascoltarmi, si dice che chi sia in coma riesca a sentire.Non ci pensai due volte e le diedi un bacio sulla fronte come facevo abitualmente.

-Ciao Jane, io...io non ce la faccio più, sto pensando seriamente di mollare tutto, perché senza la tua presenza nulla sembra avere senso.Io...

Mi scese una lacrima lungo la guancia destra, non riuscivo a controllare i sentimenti, erano più forti della rabbia e dell'odio che provava la bestia.

-Che cazzo fai?

Sentii sbraitare nella mia testa.

-Jane io...io non volevo farlo, non so come fermarlo, io non ci riesco.Io sono succube di lui.L'ho tirato fuori quando ho ucciso mio padre e adesso non lo controllo più. Io sto per esplodere!

Strinsi la mano di Jane e mi chinai sulla sua pancia, una scossa mi pervase e le lacrime iniziarono a scendere a catinelle.

-Se tu te ne andassi io...io non so cosa potrei fare.

Dissi continuando a piangere.Sentii i ticchettii della macchinetta accellerare.Mi alzai di scatto senza lasciare la mano di Jane, poi rallentai la presa e una cosa mi spavento':La sua mano si strinse intorno alla mia, era una presa debole, quasi inesistente, ma c'era. Chiamai i dottori che mi fecero uscire di corsa.Vidi la madre biombarmi addosso.

-Cos'è successo?

Disse asciugandomi le lacrime.

-Io...io non lo so...sentivo la sua mano stringere la mia e...e la macchinetta ha segnato battiti sempre più veloci.

La madre scoppiò a piangere, era una cosa buona o una cattiva notizia?

Riguardai la porta bianca chiusa, tutto quel bianco trasmetteva angoscia.Vidi una dottoressa uscire fuori e le corsi appresso.

-Cosa succede?!

La dottoressa non mi rispose e continuò a camminare.Una rabbia mai sentita prima mi entrò nelle vene, la presi per un braccio e la feci girare verso di me.

-Voglio sapere cosa succede, adesso

Respirai affannosamente e mi resi conto che stavo per perdere il controllo, e non potevo.

-Ha aperto gli occhi e ha iniziato a respirare affannosamente, poi li ha richiusi di nuovo, quasi come se avesse fatto un brutto sogno, capisci?

Mi aveva preso per un analfabeta? certo che capivo...nono...aspetta...aveva sentito ciò che le avevo detto?

La dottoressa si liberò dalla mia presa e corse nella sala, prendendo delle cose e tornando nella stanza di Jane.

-hmmm...mi piaceva quella tipa, che dici prima di ammazzarla ce la facciamo?

Avevo voglia di sputarmi addosso da solo.Perchè dovevano capitare tutte a me?

Uscii dall'ospedale e presi una sigaretta, poi mi sedetti sulla panchina li fuori, anche se era sgangherata era sempre una panchina.Guardai la gente che passava camminando e quelle che andavano in macchina.Ognuno di loro aveva una storia, ogni persona che mi circondava aveva una vita che io non potevo togliergli.

-Che cazzo stai pensando? loro ti fanno schifo, tu odi le persone che ti circondano, sono loro che ti rendono crudele e spietato.

Annuii senza pensarci due volte, eppure ogni anima che avevo tolto di mezzo era nella mia testa e con lei le sue ultime parole, che per la maggior parte delle persone furono "lasciami vivere, ti prego".Quelle parole volevano essere libere ed essere ricordate, in realtà non tutti furono così creduloni.Jane no, Jane mi sfidava, lo sfidava.Sfidava la parte cattiva che era in me e lui si ribellava, voleva sentire le sue urla e godeva su questo, perché nessuno lo aveva mai sfidato dicendogli "mi hai rotto il cazzo", il massimo che dicevano era "esci di qua, ho paura".

Sorrisi e dissi a me stesso:

"non sei fissato con lei perché è più forte di te vero?"

Non sentii una risposta, poi nella mia mente sentii le sue parole.

-Cosa vorresti insinuare

Sorrisi, colto nel segno.

"che non sopporti la sua forza pronta a respingerti e non morire e tu ti senti inutile"

Il silenzio mi avvolse, non sentii risposte ne' rabbia, nulla, un deserto di sentimenti sparati a raffica ma tenuti nascosti.

Entrai in ospedale e mi accorsi dell'assenza dei genitori di Jane, così entrai nella sua parte di ospedale.

I genitori la coprivano, andai dall'altra parte del lettino e la gioia regnò sovrana.

Era sveglia:aveva aperto gli occhi ed era ferma a sentire le lamentele dei suoi genitori che avevano paura di perderla.Si giró verso di me, mi guardò per secondi immensi e poi mi sorrise.Sembrava...stranamente felice di vedermi, anche se...forse...aveva sentito tutto.

sera

Uscii dall'ospedale respirando aria pura e fresca.Un venticello leggero mi fece alzare il ciuffo nero.Rimasi immobile a vedere tutto quel nero che ormai sembrava essere il mio luogo naturale.Era essenziale.Mi chiamava con un suono simile al richiamo dei lui e alle onde del mare, che nonostante tutto ritornano sempre.Era così anche per me, nonostante tutto tornavo sempre dalla parte sbagliata, e non potevo non ammettere che amavo solcare le guance delle mie vittime allungando il loro sorriso per renderli eternamente felici.Non potevo non ammettere che mi era piaciuto vedere tutte quelle vittine nella mia testa che urlavano e si disperavano, ma...Jane non si toccava.Jane era vita.

Mi voltai e vidi uscire i suoi genitori, poi la madre andò via e il padre rimase lì per passare la nottata con la figlia.Andai via scomparendo nella notte.

Arrivai nella baita e mi sdraiai sul letto.

-Andiamo da qualche parte

Sbuffai e i filai la testa nel cuscino.

-Voglio uscire

Avvolte non sembrava neanche il mio lato cattivo, ma un bambino capriccioso.

-Ho detto che voglio uscire, alza sto culo e andiamo da qualche parte

Ignorai del tutto la voce, ero troppo tranquillo e lui non poteva prendere il sopravvento sul mio corpo.

-Cazzo alzati! Voglio scuoiare vivo qualcuno e se non ti muovi inizio da te

Sorrisi, poi presi il cellulare e guardai gli ultimi messaggi di Jane.

-Che palle

Continuai a leggere la conversazione, poi lui prese il controllo del mio braccio e mi tiro' un ceffone in faccia.

-Voglio andare da qualche parte

Ma come faceva ad avere sempre la meglio?

"stai zitto"

Alzai le coperte e mi ci infilai dentro.

Le gambe iniziarono a tremare.Brutto segno.

"ti ho detto di no bastardo"

Prese il controllo delle mie gambe e uscí di casa alzando il cappuccio della felpa bianca, un sorriso enorme solco' le mie guance.Giro' a vuoto per vari isolati poi rimase immobile a fissare una casa.

-Ecco qua, ci divertiremo un mondo, te lo prometto.

Cercai di fermarlo, ma lui proseguì verso la porta.Infilo' una forcina nella serratura, quella non si aprí così la sfondo' a calci.Entro' dentro e perquisí le stanze.Entro' nella stanza da letto.Sul letto era sdraiata una ragazza bionda sui 15 anni.

-Dai parliamo alla prima persona, vogliamo farle direttamente la bua?

Salí sul letto e si mise a cavalcioni sulla ragazza che cercò di urlare, ma lui gli infilò il coltello in un braccio e la zittí.

-Sei davvero una bella ragazza, peccato che ho deciso di fare un bel gioco con te.

Prese il coltello e le strappò la maglietta, accarezzandole la pancia con la punta di quest ultimo.Sentivo la sua pelle rabbrividire, era terrorizzata...

Lui alzò il coltello in aria, lei cercò di divincolarsi, lui le tiro' una ginocchiata fra le gambe e lei iniziò a piangere.Abbasso' il coltello lentamente fino a far combaciare la punta con il suo stomaco.Inizio' a premere sulla pelle, la bionda iniziava a divincolarsi e a cercare di urlare, ma la sua mano le impediva di chiedere aiuto.Il coltello penetrò la pelle, lo tiro' fuori e il sangue iniziò a sgorgare fuori.Alzo' di nuovo il coltello e lo riabbasso' nel suo stomaco più volte.La camicia della bionda era piena di sangue, lei respirava poco, sembrava diventare sempre più fredda.Lui si alzò dal suo corpo e le infilò il coltello sotto l'ombellico, lei non urlò, l'istinto la fece sobbalzare e il coltello penetrò più a fondo.Alzo' lentamente una mano per portarsela sulla zona appen colpita, la sua mano si fece rossa.Lui  si accovaccio' sul coltello ancora infilato fra la carne della bionda e sorrise, lo estrasse con tutta la forza brutale che aveva e la bionda spirò. Si divertí ancora un po' con lei allungandole il sorriso, perforandole le guance.Il letto ormai era pieno di sangue. Andò avanti nel corridoio buio con il coltello che gocciolava e il sangue cadeva a terra.Si avvicinò ad una porta e vide una donna più o meno anziana dormire di gusto.Si avvicinò sorridendo e le infilò il coltello nel petto, la donna sgrano' gli occhi e rimase immobile.Non respirava più. Infilò il coltello nel petto più volte e uscí da quella casa spegnendo le luci e sussurrando

-buonanotte

mattina seguente

Corsi fuori di casa di corsa, passai davanti alla scuola e mi fermai a guardarla.Dovevo andarci, sarei andato da Jane il pomeriggio.

Le prime due ore passarono abbastanza in fretta, tralasciando le noiose spiegazioni e quelle tre ragazze che mi scrutavano da capo a piedi.Nell'ora della mensa uscii in cortile:era vuoto e le foglie secche che cadevano dagli alberi trasmettevano solitudine.Arrivarono quelle tre che fecero a botte con Jane quasi un mese prima.

-Ciao Jeff

Disse Sharon sedendosi sulla panchina affianco a me, incrociando le gambe.

-Com'è che va la vita? da quando Jane è in ospedale sembra che anche tu sia andato in coma...insomma, non parli con nessuno

Disse lei sorridendomi, le sue due compagne si seddero dall'altro lato accerchiandomi.

-Si infatti la scuola è estremamente priva di persone attraenti senza Jane

Dissi io sorridendo a mia volta, la vidi mordersi il labbro e fare una smorfia per far capire che non era daccordo con me.

-Hmmm...si

Disse semplicemente. Una sua amica le fece l'occhiolino.

-Eppure sei così...hmm come dire...misterioso, e le cose misteriose attraggono i curiosi e sai, io sono molto curiosa.

Alzai un sopracciglio, la mia parte cattiva si risveglio' dallo stato di trance

-Scommetto che di lei ne faresti a meno volentieri eh...

Mi venne da ridere e Sharon mi guardò male.

"hai ragione, di lei ne farei a meno"

-lo terrò a mente

Sharon picchietto' il tacco della scarpa a terra.

-Io adesso devo andare, sai...lezione poi...devo andare da Jane

Lei sorrise maliziosa.

-Sembra quasi un obbligo quello di andare da Jane.

Io annuii

-Infatti mi obbliga il cuore, sai come si dice "al cuor non si comanda"

lo sentii sogghignare in qualche angolo della mia testa.

-e al coltell non si scappa.L'ho segnata sulla lista degli invitati

"per la prima volta sono daccordo con la tua lista di invitati, per lei riserva il dessert"

Non ci potevo credere, quella mignottona di Sharon riusciva a mettere daccordo me e lui.

Quel pomeriggio andai all'ospedale, non trovai nessuno, chiesi alla dottoressa dove fosse la paziente della camera di fronte a noi e lei mi disse che aveva lasciato la stanza la notte stessa.Cosa era successo? era tornata a casa vero?

Jane's pov

La mamma prese i vestiti nel mio armadio e li mise sulla scrivania,cercai di alzarmi dal letto, ma il cerotto enorme sulla schiena non mi permetteva di muovermi.

-Cosa stai facendo?

Le chiesi con un filo di voce.

La vidi sospirare.

-Tesoro io...cioè noi...io e tuo padre abbiamo pensato che forse..sarebbe meglio lasciare la città.

In quel momento mi crollò il mondo addosso.Che cazzo stava dicendo? Io qui avevo tutto quel che mi serviva, perché voleva rovinarmi la vita?

-Ma...no...cioè...perché?

Le chiesi con un nodo alla gola, le parole mi uscirono a sillabe e la saliva non scendeva in gola.

-Perché...è difficile anche per noi tesoro, ma...se in città stanno decedendo tutte queste persone e tu eri fra quelle senza l'intervento immediato...è meglio andare via.Mentre che tu eri all'ospedale sono morte altre 5 persone e il numero cresce sempre di più. Non vogliamo rischiare e...

Mi tappai le orecchie per non sentire.Cosa significava? anche in altre città potevano morire delle persone! esistevano ovunque i malviventi e i serial killer! che cazzo stava farneticando?!?!

-No, io non mi muovo di qui

Dissi incrociando le braccia

-Tesoro...sappiamo che è difficile ma...non possiamo fare in un altro modo, tuo padre ha gia ordinato il trasloco dei mobili nella nostra casa in Campania.

Sgranai gli occhi.Campania? nono aspetta.Voleva uscire da una situazione per entrare in un'altra? la Campania è piena di mafia e camorra.Ma cosa si fumano i miei?

-No, io non ci voglio andare in Campania, io voglio restare qua con le persone che amo, non in un posto sconosciuto e di sicuro in un paesino delle province di Napoli sperso in culo ai lupi.Napoli è bella ma...non posso lasciare questo posto lo capisci? non posso lasciare...

Mia madre mi interruppe.

-Cosa?

Le lacrime mi rigarono il volto.

-Non posso lasciare Maddalena e Jeff...e anche Andy e gli altri

Mia madre sorrise.

-Sono dei buoni amici.In quasi un mese che sei stata in ospedale venivano ogni pomeriggio, Jeff rimaneva addirittura di notte e non sembrava per niente stanco di andare e venire dall'ospedale.

Disse sorridendo.

Dovevo dirglielo? magari se le dicevo che ero fidanzata con Jeff avrebbe reagito diversamente...

-Mamma...Jeff....

Il campanello di casa suonò e mia madre scese di sotto, io mi sdraiai di nuovo asciugandomi le lacrime. Dovevo trovare un modo per restare qui.

La porta della mia camera si aprí dopo un paio di minuti.Vidi un ciuffo nero e saltai quasi giù dal letto se non fosse stato per la ferita.Jeff corse verso di me e mi abbracciò.

-Dio mio Jane

Disse baciandomi sulla fronte, poi continuò.

-Non vedevo l'ora di abbracciarti, non puoi capire...tutto era terribilmente noioso e privo di senso senza di te.

Quasi non piangevo e urlavo come una matta.Gli diedi un bacio sulle labbra, mi mancava quel rifugio naturale che era il suo corpo.Quando lo baciai l'emozione mi travolse tutta e un brivido mi corse lungo la schiena.

-Jeff...Devo dirti una cosa

Jeff's pov

Iniziarono a tremarmi le mani, cosa doveva dirmi? Aveva sentito tutto nell'ospedale vero? No oddio...non voglio neanche pensarci, sarebbe la fine di tutto.

-magari per sollevarti il morale dopo uccidiamo la tipa della scuola

Per la prima volta nella sua esistenza non provava ad uccidere Jane e gia era qualcosa di positivo.

-Co...cosa devi dirmi?

Jane sospirò, una lacrima scese dal suo occhio destro e istintivamente le diedi un bacio a stampo sulle labbra fredde.Era più bianca del solito e in ospedale era dimagrita di almeno due kg.Non sapevo cosa dire, lei rimase a fissarmi, a guardarmi negli occhi e giuro che se avrei potuto sarei scappato in quel momento.Avevo paura che potesse finire tutto, che i miei castelli di carte volassero via.

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Ciao bellissimi :)

Per questa sera un capitolo decisamente scottante, ho letto i commenti precedenti e sembravate turbati per il "è morta".

Mi sento onnisciente.Davvero.

Hahahahah, siete nelle mie mani.

"attenti posso essere ovunque, ad esempio dietro di te in questo momento"

spero vivamente di aver terrorizzato qualcuno, o che qualcuno si sia girato e abbia avuto un mini infarto.Amo spaventare le persone, ma con voi ci andrò piano dai...

HAHAHAHAH sono matta

Ciau *-*

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