Capito 11 - Domani sarai più lucida

Non riesco a smettere di piangere. Voglio dimenticare presto questa storia. Ma come si fa?

La macchina di David decelera. La luce del salone di casa è accesa. Perché mamma è sveglia? Credevo stesse dormendo. Forse si è accorta che sono uscita senza permesso.

Tra le mani ho i pezzi del Walkman distrutto. Papà, hai voluto tu che cadesse giù dal tetto? Stavo di nuovo sbagliando, non è così?

"Martha, siamo arrivati." David mi fa tornare alla realtà.

Tiro su con il naso. "Grazie per il passaggio."

Temporeggio, non voglio uscire dalla macchina. Cosa dovrei fare ora? Dormire? Non è possibile. Perché dovrei dormire? A cosa mi serve arrivare a domani?

David spegne l'auto. "Mi dispiace molto per quello che è successo."

Ho lo sguardo fisso sul Walkman. "È tutta colpa mia. Non sarei dovuta andare sul tetto della scuola."

"No, la colpa è mia. Non dovevo litigare con Paul."

"Non ho capito perché si è comportato in quel modo. E non capisco come mi sia piaciuto uno come lui."

"Forse non lo conoscevi davvero bene. A volte, per conoscere bene le persone, devi vedere come si comportano nei momenti difficili."

Mi volto verso di lui. "Perché sarebbe dovuto essere un momento difficile per lui? Cosa vuole? Voleva stare con Jasmine e ora ha ottenuto ciò che voleva. Perché fare quella scenata?"

"Non possiamo entrare nella sua testa, ma forse lui avrebbe voluto frequentare sia lei che te."

"Quindi voleva una doppia relazione?"

"È un'ipotesi. Magari era indeciso con chi stare e aveva visto qualcosa di bello in tutt'e due."

"E cosa avrebbe visto in me?" Le lacrime creano uno spesso velo sugli occhi che mi offuscano la vista.

"Hai un bel senso dell'umorismo e poi con te si sta bene. Poi, non so se lui ha avuto la mia stessa impressione, ma, quando parlo con te, mi sembra di conoscerti da una vita."

Tossisco un sorriso e mi asciugo le lacrime con le mani.

"Poi, mi potrei sbagliare, ma credo che tu sia anche molto dolce. E..." Si schiarisce la voce. "Sei molto carina."

Nonostante tutto, David sa come riportarmi il sorriso. Non so come andrà tra di noi, ma forse è l'unico aspetto positivo di tutti questi eventi che mi sono capitati.

"Grazie." Gli accarezzo il viso, lui contrae la faccia.

"Aia."

"Ti ha fatto male, eh?"

"Guarda che anche io gli ho fatto un bel livido sull'occhio."

"Ah, quindi adesso ce ne vantiamo?"

Sorride. "Scusa, mi sono fatto prendere la mano. Solo che lui continuava a spingermi e allora io... Non lo so, ho pensato che mi dovessi difendere."

"Prima volta che fai a botte?"

"Chi? Io? No, no. Ogni settimana faccio risse nei bar. Sai, come i veri uomini."

Rido. "Comunque non sei stato male. Sembravi un gattino che si difendeva con le unghie."

"Come un gattino?" Si muove sul posto e afferra con sicurezza il volante. "Volevi dire un leone?"

"Sì, certo. Il re della savana."

Si butta sconsolato sul sedile. "Non sono stato un granché, vero?"

Faccio spallucce. "Non preoccuparti, avrai altre qualità."

"Quindi, stai dicendo che sono un pappamolle?"

"No, guardati! Hai un bel fisico."

"Però non so picchiare!"

"Ti senti meno uomo?"

"No, però dovrei saper difendere una ragazza."

"Sì, forse quando abitavamo nelle caverne sarebbe stato un'ottima capacità." Gli sorrido.

La porta di casa mia si apre, c'è mamma, ha le braccia conserte e un calice di vino in mano.

"Devo andare. Mamma ha scoperto che sono uscita senza permesso."

"Allora ci vediamo in questi giorni."

"Sì, probabilmente a scuola. Credo che sarò in punizione per i prossimi cinque anni."

"Perfetto. Ti aspetterò allora."

"Grazie ancora del passaggio. E non devi difendere le ragazze, stai tranquillo. Sii te stesso e tutto andrà bene."

Annuisce, apro lo sportello e scendo. David va via e mamma è imbronciata.

"Quale parte di 'sei in punizione' ti è sfuggita?"

"Mamma, scusami." Le mostro il Walkman, la fisso, inizio a piangere.

"Che è successo?" Corre ad abbracciarmi. "È colpa di quel ragazzo?"

"No, è tutta colpa mia." La stringo forte. "Sarei dovuta rimanere a casa."

"Dove sei stata?"

"Sono stata a scuola."

"Di notte?" Si stacca dall'abbraccio. "E come hai fatto?"

"Ho scavalcato e sono entrata."

"Sei entrata di notte a scuola? Per fare cosa?"

Singhiozzo. "Volevo trascorrere una serata romantica. Volevo vedere le stelle."

"E per vedere le stelle devi infrangere la legge?"

"Scusami. Sono un stupida. Non ne faccio una giusta."

Mamma ritorna ad abbracciarmi. "Cosa ti sta succedendo?"

"Non lo so." Appoggio la testa sulla sua spalla. "Tutto quello che faccio è sbagliato. Qualsiasi cosa provo a fare, diventa un disastro." Non riesco a non piangere, è più forte di me.

"Amore mio, vedrai che andrà tutto per il verso giusto."

"Come? Non so più cosa sia giusto o sbagliato."

"A volte, si fanno delle stupidaggini. Stai crescendo, tutti abbiamo sbagliato nella vita. Pian piano capirai che alcune azioni sono più stupide di altre."

"Quando arriverà quel giorno?"

Si allontana, ma mi afferra le spalle. "Col tempo! Si impara molto dagli errori, sai?"

"A me sembra che più sbaglio e più continuo a sbagliare."

"Quello succede perché non hai bene riflettuto sulle conseguenze delle tue azioni. Ora stai iniziando a capire?"

Annuisco.

"Bene. L'importante è accorgersene. È il primo passo. Il secondo passo è rimediare."

"Come rimedio?" Mi asciugo le lacrime con i palmi.

"Di sicuro non puoi rimediare se ti comporti sempre allo stesso modo. Se queste azioni che hai fatto ti hanno portato a eventi spiacevoli, non farle più. Non puoi pensare che con le stesse azioni arriverai a risultati diversi."

Stringo i pezzi del Walkman sul petto e annuisco. Sono fortunata ad avere una madre così.

"Adesso entriamo."

Siamo in casa e mamma chiude la porta. "Vai a dormire, domani sarai più lucida."

"Grazie." Le faccio un sorriso. "Tu come mai stai bevendo il vino a quest'ora?"

"È una lunga storia."

"Racconta."

Ci pensa un po', fa un sospiro e inizia a parlare. "Hai presente Richard?"

"Sì, quello con cui stavi facendo affiancamento al lavoro. Il venditore di macchine, giusto?"

"Sì. Credevo che stesse nascendo qualcosa tra di noi." Fa un sorso di vino. "Però, poi ho scoperto che è ancora sposato."

"Ti aveva detto che non lo era più?"

Gli occhi le diventano un po' lucidi, annuisce e guarda il soffitto. Sta cercando di non piangere, non si è scomposta più di tanto.

Le accarezzo uno spalla. "Mamma, mi dispiace."

"Non preoccuparti. Sono cose che passano." Fa un altro sorso di vino, va in cucina e posa il calice sul tavolo, vicino alla bottiglia.

"Dai, forza! Andiamo a dormire. Come dicevo 'Domani sarai più lucida'." Fa un sorriso, ma i suoi occhi tradiscono le sue vere emozioni. "E lo sarò anche io." Mi dà un bacio sulla fronte. "Buonanotte, amore mio. Domani, se ti va, parliamo meglio."

"Buonanotte, mamma. A domani."

Sale le scale. Mi dispiace molto per lei, forse le era venuta la voglia di rifarsi una nuova vita. Forse voleva rimettersi in gioco e Richard le sembrava l'uomo adatto per poter partire da zero. Ma perché alcune persone si comportano così? Perché non pensano che dall'altro lato ci sono persone che provano sentimenti?

Questa giornata è stata molto intensa, ho bisogno di rilassarmi un po'. Cosa posso fare?

La bottiglia di vino sul tavolo è aperta e ancora quasi piena. Mi avvicino al tavolo, do uno sguardo al Walkman e prendo la bottiglia. Papà, mi dispiace per quello che ti ho fatto. Lascio i pezzi distrutti sul tavolo, vicino al calice, ed esco fuori casa.

Questo credo che sia un'altra idea stupida, ma voglio rilassarmi. Mi siedo sul marciapiede e inizio ad attaccarmi alla bottiglia. Cavolo, è forte. Faccio un altro sorso.

Non ci posso credere che è andato tutto a rotoli. Quanto vorrei scrivere una storia per il concorso letterario scolastico. Altro sorso.

Lo sciabordio del vino nella bottiglia ha un suono particolare. Mi ricorda quando papà mi portava a mare e le onde battevano sul legno di quella barchetta che tanto amava.

Papà, ti dovrei chiedere scusa all'infinito per quello che ho fatto. Se tu fossi ancora qui, sarebbe tutto diverso. Piango e porto la bottiglia alla bocca. Questo sorso è stato diverso, la lingua ormai si è abituata al sapore dell'alcol. Riesco a berlo più facilmente. Approfitto e ne faccio uno ancora più duraturo.

Sai come staranno ridendo di me Jasmine e Paul. Mi hanno vista piangere dopo il volo del Walkman. Loro godono di queste disgrazie altrui. Non oso immaginare Chloe come sarà contenta. Sarà pronta a inventare un'altra di quelle sue stupide storie per poter riempire i corridoi di quei suoi sussurri malefici.

Quanto vorrei che le mie vere amiche fossero qui con me. Quasi neanche me ne accorgo e ho la bottiglia sulle labbra. Il vino scende nella gola e attraversa tutto il petto. Questo era un bel sorso. Mi scappa un rutto.

Prendo il telefono. Nove chiamate senza risposta. È stata mamma. Ci sono dei messaggi sul gruppo WhatsApp che ho con Karol e Miriam.

Karol: "Basta. Ci siamo stancate di essere arrabbiate con te. Stiamo venendo sotto casa tua."

Miriam: "Fai in modo di uscire di nascosto. Abbiamo una sorpresa per te."

Messaggio scritto 26 minuti fa.

In lontananza, il campanello di una bici mi fa voltare. Sono Karol e Miriam. Karol ha qualcosa che le spunta dalla schiena.

Le due si avvicinano, sono sorridenti, poi diventano serie.

Salgono sul marciapiede e lasciano cadere le bici a terra.

"Martha, che stai facendo?" Karol si accovaccia verso di me.

"La mia vita fa schifo."

Miriam mi appoggia la mano sulla spalla. "Perché stai bevendo?"

"Ho rotto il Walkman di papà." Inizio a piangere e mi adagio sulla spalla di Karol.

"Com'è successo?"

"Avevo portato David sul tetto della scuola..."

"Martha!" Miriam alza la voce.

"Lo so, lo so." L'alcol inizia a darmi alla testa.

Karol alza la mano per farle cenno di fermarsi. "David era quel ragazzo con cui stavi parlando in palestra?"

"Sì."

"Sembra carino."

"Lo è."

"E cosa è successo?"

"Eravamo sul tetto della scuola, ci stavamo baciando e all'improvviso è arrivato Paul, con Jasmine."

Miriam mi prende la mano. "Paul sta uscendo con Jasmine?"

"Sì, li ho visti anche baciarsi alla festa."

"Che stronzo!" Mi accarezza la mano col pollice.

"E il Walkman come si è rotto?"

"Paul e David hanno litigato e io ho cercato di dividerli. A un certo punto, sono stata spinta e il Walkman è volato dal tetto." Sono brilla, mi passo la mano tra i capelli, sono sudati, e il volto è completamente bagnato. "Cosa mi rimane di lui adesso? Il Walkman è distrutto."

Karol mi prende il mento con le mani e mi gira verso di lei. "Ti rimane il ricordo. I ricordi li puoi portare sempre con te." Mi accarezza la schiena. "Con quelli non hai bisogno di tasche, borse o qualsiasi altra cosa. I ricordi si portano nel cuore. E finché batterà nel tuo petto, tuo padre sarà sempre lì con te."

Do una mano a Karol e una a Miriam. "Il Walkman potevo indossarlo, toccarlo."

La voce di Miriam è calma. "Per quello hai le fotografie. Potrai tenerle tra le mani e pensare di stare lì con lui."

Rimango in silenzio. "Non so come farei senza voi due. Scusatemi per tutto quello che ho fatto. Sono stata una vera stupida a mettervi in secondo piano."

"Non preoccuparti, è acqua passata."

Avvicinano le teste e le poggiano sulla mia.

"Siete le persone migliori del mondo, vi giuro che, da ora in poi, ascolterò sempre i vostri consigli. Vi voglio bene."

"Comunque, mi devi 10$." Miriam ride.

"A me 20." Karol agita il dito indice in aria.

"Per il fatto che sono uscita con Paul?"

Entrambi annuiscono e scoppiano in una risata.

"Va bene, va bene. Ve li darò. Brutte streghe." Poso la bottiglia sul marciapiede. "Adesso, però ho diversi problemi da risolvere, devo convincere il preside a farmi fare il concorso di scrittura e devo capire come togliere le voci che hanno fatto girare Jasmine e Chloe."

"Aspetta." Karol sfila il tubo di plastica che aveva a tracolla. "Dobbiamo darti prima questo." Svita il tappo del tubo ed estrae un cartellone. "Questo è per te, pensavamo ti potesse piacere."

Prendo il cartellone e lo srotolo. Ci sono tantissime nostre foto che abbiamo fatto negli anni.

"Ragazze, ma è bellissimo. Ci sono anche le foto che facciamo ogni anno durante il discorso del preside di inizio anno."

Oddio, no! Un senso di nausea mi assale, dei conati di vomito mi fanno rimanere in apnea.

Miriam mi sfila il cartellone dalle mani. "Non vomitarci sopra."

Inizio a vomitare. Karol e Miriam mi prendono i capelli e me li tengono su. Che brutta sensazione. Un'altra scarica. Il mio corpo vomita e non posso fare a meno di fermarmi. Il liquido continua a fuoriuscire dalla bocca e ancora non posso respirare. Ultima scarica, sputo.

Karol mi accarezza i capelli. "Hai finito?"

Sputo un'altra volta e annuisco.

Karol prende un fazzoletto dalla tasca e me lo porge. "Martha, mi è venuta in mente una cosa."

Sono un po' affannata. "Cosa?"

"Ho capito come farti partecipare al concorso. Ma soprattutto, come vendicarci di Jasmine e Chloe!"

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