L A U D A · D I U R N A
E t' invoco sovente
a calar Beata,
Peregrina,
adulandoti
nel lividore
d' un meriggio cinereo;
Incorporeo Domani
tra cicatriziali miasmi
che avvolgono rovi bigi
animati e infittiti
dall' appello del tempo;
non più apriche
le cascanti vesti
ora replete
di brina ghiaccia e armigera.
Non v'è certezza
che avviluppa le solive giornate
sopite
da vaghe assenze
di decadi alate
verso erti clivi.
Nefasta ventura
d' una mesta fiaccola algida
qual son io,
senz' armatura...
T' attende immota
O Sfinge Platonica
nella sua disadorna radura.
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