𝟖. Dannatamente egoista
SOOYUN
«Avevi detto che non ci avresti messo molto, ma sei arrivato dopo quaranta minuti» lo ripresi non appena entrambi prendemmo posto in macchina. «Si può sapere cosa cavolo hai fatto per tutto questo tempo lì dentro?»
Taehyung roteò gli occhi mentre faceva retromarcia in modo da poter uscire dal parcheggio. Corrugai però le sopracciglia quando notai che prese la strada opposta a quella da cui eravamo arrivati. «Dove stiamo andando?»
«Ti porto a fare merenda in un posto che ti piace tanto»
Inarcai un sopracciglio «A fare merenda? Guarda che non sono più una bambina»
«Lo so,» rispose sorridendo «Però ho pensato che sarebbe stato il luogo ideale per poter parlare di quello che è successo oggi a scuola»
Ah.
Sbiancai, ma cercai in tutti i modi di fingermi il più indifferente possibile per non darlo troppo a vedere. Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, anzi forse aveva aspettato anche troppo per dirmelo.
«Oh...» fu l'unica cosa sensata che riuscii a far uscire dalle mie labbra. Mi schiarii la gola, sentendo inspiegabilmente un tenue calore propagarsi sulle mie guance. Non ne capii particolarmente il motivo, ma sapere che da lì a poco avrei affrontato l'argomento 'scuola' con mio fratello maggiore mi mise un po' a disagio.
E forse avevo anche una vaga idea di dove mi volesse portare.
I miei pensieri vennero infatti confermati non appena, dopo diversi minuti di tragitto, Taehyung parcheggiò di fronte al Dragonfly, il bar aperto ventiquattro ore su ventiquattro dove lavora Jimin.
A ripensarci bene era tanto che non lo vedevo, quasi tre mesi. Lui, Yoongi e Taehyung un tempo si sentivano molto più spesso, erano sempre stati i migliori amici che tutti avrebbero voluto essere. Non che ora non lo fossero più, ma da quando Taehyung era dovuto entrare nel mondo del lavoro, senza nessuna guida e preavviso, ognuno di loro con il passare del tempo è stato preso sempre più dalla propria vita in modi differenti. Jimin continuava a lavorare al bar e a divertirsi tutti i giorni come suo solito, a volte in compagnia di Yoongi. Ma quest'ultimo, oltre a passare le serate con Jimin e altri ragazzi a bere nel suo locale, impegnava la maggior parte del tempo con il suo skateboard. Ho avuto il piacere molte volte di vederlo andare sullo skate con una padronanza e atleticità impeccabili, se non invidiabili, soprattutto grazie al fatto che abitasse a pochi isolati da noi e questo mi permetteva di andare da lui tutte le volte che avevo voglia di farlo. Fu proprio in quelle occasioni che potei conoscerlo ancora di più e per quanto potesse sembrare un tipo burbero, chiuso e incapace di provare dei sentimenti, io potevo benissimo affermare il contrario proprio per merito di tutti quei momenti passati insieme.
Quando entrammo nel bar Jimin ci stava dando le spalle, impegnato ad asciugare e mettere a posto dei bicchieri. Rimasi silenziosa al fianco di mio fratello ed osservai i muscoli della schiena e delle spalle del moro contrarsi ad ogni suo movimento. Constatai con piacere che il locale fosse quasi del tutto vuoto, riempito dalla presenza di pochissime persone già sedute comodamente ai tavoli standosene per i fatti propri, mentre si gustavano la loro colazione.
«Benvenuti! Datemi un attimo e sono subito da voi-» vidi Jimin voltarsi per poi spalancare gli occhi sorpreso non appena questi si posarono su di noi. «Taehyung! Sooyun!» esclamò i nostri nomi con un luminoso sorriso dipinto sul volto, guardando prima mio fratello e poi me. «Da quanto tempo!»
Tre mesi. Erano tre mesi che non lo vedevo. Come era potuto passare tutto questo tempo senza che me ne rendessi conto?
«Ehi Jimin» mio fratello ricambiò il saluto con un caloroso abbraccio non appena l'amico lo raggiunse.
Appena si staccò da Taehyung non attese un attimo a salutare anche a me, scompigliandomi affettuosamente i capelli. «Ehi piccoletta, come stai?»
Mi sistemai una ciocca fuori posto dietro l'orecchio, per poi mettere di abitudine le mani nelle tasche della giacca. «Mh, potrebbe andare meglio» borbottai vaga.
Jimin ridacchiò. «Successo qualcosa di brutto a scuola?» domandò intanto che ritornava dietro al bancone, senza rendersi però conto di aver completamente centrato in pieno. Sentii infatti al mio fianco un sospiro provenire da Taehyung, facendomi automaticamente ricordare il motivo per cui eravamo lì.
«Non ho tanta voglia di parlarne in realtà» mormorai mentre mi avvicinavo impacciata al carrellino a cupola pieno di dolci dall'aria deliziosa, ma fu uno soltanto ad attirare particolarmente la mia attenzione e di questo Jimin se ne rese conto subito.
«Hai visto? Facciamo ancora il tuo preferito: il biscotto gigante con le gocce di cioccolato» parlò fieramente con la stessa tonalità di un bambino, provocandomi un piccolo sorriso sulle labbra che nessuno dei due potè però vedere, poiché continuavo a dare le spalle ad entrambi senza riuscire a staccare gli occhi dal dolce che io stessa avevo chiesto da piccola. Fino ai quattordici anni costringevo sempre Taehyung ad accompagnarmi in questo bar solo per poterlo mangiare.
Era stata la sottoscritta a provare la preparazione un biscotto dalle dimensioni quasi paragonabili ad una torta e dire che ne andassi fiera era un eufemismo. Dato che Jimin lavorava già part-time in questo bar da prima della fine della scuola, gli feci sapere del mio capolavoro ben riuscito suggerendogli di portarlo assolutamente "in esposizione" insieme agli altri dolcetti. Chiunque al suo posto probabilmente non avrebbe dato ascolto ad una richiesta fatta da una bambina di dieci anni, invece Jimin l'aveva fatto. Mi aveva ascoltata davvero e aveva a sua volta fatto la proposta al suo capo che, anche se inizialmente un po' scettico, aveva accettato. La cosa che più mi fece felice nei giorni a seguire, riempendomi il cuore di pura gioia, fu sapere che il mio giant cookie era andato subito a ruba. Una cosa così semplice era piaciuta davvero tanto ai clienti. Incredibile, vero?
«Jimin, come va con i tuoi genitori?» sentii chiedere improvvisamente da Taehyung.
Mi voltai lateralmente verso di loro, curiosa anche io di sapere la risposta. Non sapevo molto sulla famiglia di Jimin, Taehyung mi aveva accennato solo che non andasse molto d'accordo con i genitori a causa del suo carattere totalmente opposto al loro. A quanto pare non avevano apprezzato la sua scelta di lasciare gli studi per lavorare in un locale e bere tutte le sere con i suoi amici. Per colpa del suo spirito avventuroso, sempre aperto a nuove conoscenze e ricco di adrenalina aveva sacrificato il suo legame con la sua famiglia pur di sentirsi libero di fare le sue scelte. Avano litigato, fatto pace e litigato di nuovo, ma questo a Jimin non importava; lui voleva semplicemente vivere la sua vita.
Dovevo ammettere di essere arrivata ad un certo punto persino ad invidiarlo. Lo invidiavo perché lui non aveva paura delle disastrose conseguenze alle quali sarebbe andato incontro nel compiere determinate azioni. Jimin non aveva paura di combattere contro coloro che cercavano di limitarlo mentalmente, ostacolarlo e di chiudergli qualsiasi strada che avrebbe potuto portarlo alla sua felicità.
Era un ragazzo così coraggioso e tutte le volte che lo guardavo non potevo fare a meno di domandarmi come ce la facesse, come cavolo riuscisse ad alzarsi tutte le volte e lottare per ciò che gli spettava di diritto: le sue passioni, i suoi sogni, la sua vita.
I suoi genitori gli davano sempre contro, eppure lui non esitava un attimo ad insistere, a contrastarli con le sue sole forze. I suoi genitori lo stavano man mano abbandonando sempre più al suo destino, ma Jimin non aveva paura.
Vidi il moro abbassare lo sguardo e grattarsi la testa frustato sospirando pesantemente «Non bene, Taehyung. Sono mesi che non si fanno più sentire, ma è meglio così. Forse, dopo anni che mi tormentano e stressano in continuazione, si sono stancati anche loro di starmi dietro» ridacchiò appena come per cercare di non appesantire troppo la questione, ma io riuscii a percepire perfettamente l'amarezza che si nascondeva dietro al suo tono scherzoso. Non fui l'unica, anche Taehyung non si lasciò sfuggire quel piccolo, ma non per questo insignificante, particolare «Comunque ora non è questo l'importante!» esclamò facendo ricomparire il suo enorme e sincero sorriso. «Finalmente vi vedo dopo mesi e sono troppo contento! Quindi permettetemi di offrirvi da mangiare, Potete prendere quello che volete»
«Ti ringrazio davvero, ma non è necess-»
«Per me una fetta del giant cookie» dissi subito decisa, ignorando l'occhiataccia che mi lanciò Taehyung subito dopo.
«Come immaginavo» commentò divertito Jimin «E per te, Tae?» domandò poi rivolgendosi a lui.
«Va benissimo un ginseng, grazie»
«Perfetto! Scegliete pure il tavolo che preferite, vi porterò direttamente tutto io»
Ringraziammo il moro e andammo a prendere posto ad un tavolo vicino alla vetrata. Nessuno dei due disse più niente, rimanemmo in un tacito e imbarazzante silenzio per minuti che parvero non terminare più, fino a quando non fu l'arrivo dello stesso Jimin a spezzarlo.
«Ecco qua» posò davanti a noi le nostre ordinazioni e giurai di sentire un'incredibile emozione nel poter mangiare dopo così tanto tempo il biscotto per cui andavo letteralmente pazza.
Vidi con la coda dell'occhio Taehyung osservarmi afferrare la forchettina per poi prendere un pezzo di dolce e portarlo alla bocca.
Masticai lentamente, sentendo espandersi sulle mie papille gustative il sapore della cremosa cioccolata che imbottisce il biscotto mescolato al croccante della pasta frolla.
Si, è buonissimo come ricordavo.
«Ho parlato con Seokjin prima di farti uscire da scuola» rivelò Taehyung dal nulla.
Mugugnai in risposta cercando di continuare a comportarmi normalmente, non volevo dare l'impressione di essere un tantino agitata per il modo con cui stava iniziando quella conversazione.
«Ha detto che hai messo le mani addosso ad una tua compagna. È vero?»
«Mhh si. E allora?» domandai come se la cosa non mi importasse minimamente, intanto che masticavo tranquilla un altro pezzo di dolce.
«Potresti un attimo smettere di mangiare e guardarmi in faccia quando ti parlo?» sbottò a bassa voce facendomi roteare teatralmente gli occhi.
Decisi di fare come aveva chiesto: posai scocciata la forchetta sul tavolo per poi ricadere sullo schienale della sedia e sollevare lo sguardo, andando a incontrare subito quello amareggiato di mio fratello.
«Allora?» sollevai leggermente le sopracciglia quando non lo vidi più parlare «Sto aspettando di sentire quello che hai da dirmi»
«In realtà dovresti essere tu a dirmi tante cose di cui io a quanto pare ero completamente all'oscuro» precisò.
«Io non ho proprio nulla da dirti» ribattei nervosa. Stetti per alzarmi ma la voce di mio fratello mi fermò.
«Non ti ho portata qui per litigare Sooyun-» precisò all'istante, avendo capito le mie intenzioni «Volevo solo cercare di alleggerire la situazione e parlare di quello che sta succedendo, che ti sta succedendo» mentre Taehyung mi rivolgeva quelle parole uscite dalle sue labbra con un suono quasi disperato, notai un volantino della fiera del cioccolato, che si sarebbe tenuta proprio da domani, appeso su un palo della luce fuori dal locale.
«Lo sai? Secondo me dovresti aprirti di più, guardi tutto in modo troppo limitato»
Le parole di quel ragazzo, accompagnate dal suo tenero sorriso, mi tornarono inevitabilmente in mente, portandomi a sedermi di nuovo composta e guardare mio fratello negli occhi. Quelle parole, senza che me ne rendessi conto, avevano smosso qualcosa in profondità del mio cuore, nella sua cavità più sincera, fragile e sensibile. Quella che fino a quel momento nessuno era mai riuscito nemmeno a sfiorare.
Strinsi nervosamente la gonna della divisa scolastica tra le dita, mentre le iridi scure e speranzose di Taehyung penetravano le mie insicure. Il brusio delle persone che parlavano tra di loro venne sovrastato dal forte battito rimbombante del mio piccolo e debole organo posto dietro la cassa toracica, riempendomi dall'interno le orecchie come un continuo ed irrefrenabile eco.
«Si, è vero. Le ho tirato una testata e l'ho afferrata dai capelli, per poi darle un violento calcio su quella faccia da stronza che si ritrova. Ma l'ho fatto perché mi aveva provocata» ammisi senza troppi giri di parole vedendo mio fratello spalancare gli occhi sconvolto, probabilmente per il mio tono di voce tranquillo con cui avevo deciso di parlare senza peli sulla lingua.
«Ma cosa- Non potevi semplicemente ignorarla? Era davvero necessario arrivare fino a questo punto?» domandò facendomi intendere che non riusciva a capire il motivo della mia estrema azione.
«Quando ho detto "provocata", intendevo pesantemente. Era da troppo tempo che mi infastidiva con le sue parole di disprezzo. Ero stanca Taehyung e credimi quando ti dico che con lei parlare non serve. Ho provato ad ignorarla, ma ha insistito e mi sono ritrovata costretta ad agire» risposi riprendendo poi nervosamente a mangiare il biscotto. Ripensare a ciò che Jisoo mi aveva detto nel corridoio della scuola, senza preoccuparsi minimamente di coloro che ascoltavano mi aveva fatto ritornare la rabbia, aumentando sempre più la voglia di spaccare qualcosa.
«Avresti dovuto comunicarlo a qualcuno o come minimo farlo sapere a Seokjin, lui avrebbe fatto sicurame-»
«No. Non sono tipo da chiedere aiuto agli altri, men che meno ai professori. E poi dubito che mi avrebbero ascoltata. Con il padre riccone che si ritrova e i buoni voti in pagella nessuno mi avrebbe dato retta» ingoiai amaramente il boccone del cookie che avevo ordinato per poi mormorare «Avrebbero sicuramente difeso lei.»
Vidi Taehyung sospirare stressato e portarsi due dita a massaggiarsi gli occhi «Ok...ok. Ho capito» mormorò con voce sottile ed esausta di tutto il casino creatosi, quasi come se nemmeno lui avesse più la forza di continuare a ribattere.
Vedere mio fratello così stanco e spossato, a carico anche del lavoro, mi fece tremendamente male. Sentivo i sensi di colpa pesarmi sul petto, pressare con talmente tanta forza sul cuore da farmi mancare il respiro. Mi sentivo così dannatamente egoista.
Taehyung non si meritava la mia indifferenza. Non si meritava una come me. Mi doleva dirlo, ma pensavo sempre a come sarebbe stata la sua vita senza una sorella del genere tra i piedi; sicuramente migliore di ciò che era adesso.
«Mi dispiace» quelle due uniche parole mi scivolarono dalle labbra come olio prima che potessi impedirlo. Parole che non rivolgevo con sincerità a nessuno da almeno tre anni, parole che colsero di sorpresa non solo il ragazzo seduto di fronte alla mia figura e che mi permetteva di vivere il più normalmente possibile a discapito della sua stessa vita, ma persino me stessa.
Taehyung sollevò piano lo sguardo sul mio viso, schiudendo leggermente le labbra stupito e guardandomi fisso negli occhi come per capire se avesse sentito bene o l'udito gli stesse semplicemente giocando brutti scherzi.
«C-come?»
«Mi dispiace» ripetei «Mi dispiace per tutti i brutti i voti, per i ritardi e per la sospensione. So che fai tanto per me e io in cambio non faccio altro che causare guai» la mia voce non era spezzata e nessuna lacrima stava lasciando i miei occhi ma, anche se apparentemente non lo dessi a vedere, sul mio cuore si era formata una dolorosa crepa accompagnata dall'enorme cicatrice provocata in passato dai miei stessi genitori. E per quanto non volessi ammetterlo, quella ferita riusciva ancora a bruciare dentro di me, come se me la fossi procurata soltanto il giorno prima.
Tre anni. Erano passati tre anni eppure io ero ancora profondamente ferita per colpa di due persone che invece se ne fregavano altamente di noi. E mentre io rimanevo lì, persa in un vicolo cieco della mia vita privo di uscite, loro erano da tutt'altra parte a vivere felicemente, magari con una nuova famiglia, come se nulla fosse mai esistito. Come se noi non fossimo mai esistiti.
Vidi il castano scuotere debolmente la testa, guardandomi con un'espressione affranta dipinta sul viso «No... no, non devi scusarti» mormorò dolcemente «Sooyun io non voglio che tu ti senta in colpa per quello che è successo. Dovrei essere io a scusarmi con te per non averti dato le attenzioni che meritavi di avere per colpa del lavoro che mi tiene sempre impegnato e lontano da te»
A quel punto fui io a corrugare le sopracciglia e scuotere la testa «No, non è vero. Tu fai anche troppo per me» affermai decisa.
«È colpa mia se ti sei allontanata» continuò procacciandomi al petto un dolore ancora più fitto e intenso.
No, Taehyung. Per favore smettila. La colpa è solo e soltanto mia, non tua.
Ma oltre a pensarlo non feci nient'altro. Non ebbi il coraggio di ammettere davanti a mio fratello di essere colpevole. Non riuscivo a dirglielo e probabilmente non ci sarei mai riuscita.
Le sue ultime parole mi avevano talmente destabilizzata che non riuscii a emettere più alcun suono; Lo guardai prendersi i capelli tra le mani, mentre io me ne rimanevo zitta, incapace di agire e dirgli che non era vero, che non era colpa sua.
L'aria divenne tesa, silenziosa e non fummo gli unici a sentirla pressare pesantemente sulle nostre spalle. Anche Jimin se ne rese conto e il suo sesto senso, accompagnato dal buon animo, lo guidò dritto da noi. Non riuscendo a togliere un solo attimo gli occhi dalla figura stremata di mio fratello, vidi con la coda dell'occhio il moro prendere posto sulla sedia alla mia destra, rivolta verso la vetrata che permetteva di vedere l'ambiente esterno.
«Tutto ok ragazzi? Vi vedo giù di corda» commentò facendo passare lo sguardo da l'uno all'altra.
«Certo Jimin, va tutto benissimo» risposi io prima che potesse farlo Taehyung. «Il dolce era davvero buono, grazie ancora» Mi alzai dalla sedia, salutando frettolosamente il moro per poi uscire dal locale, lasciando così mio fratello da solo con lui.
Mi era dispiaciuto non salutare Jimin come si deve, ma vedere Taehyung ridotto ad uno straccio e che cercava di non farmelo pesare era troppo per me. L'aria stessa che respiravo era diventata eccessivamente soffocante. Un secondo di più passato lì dentro e probabilmente mi sarei ritrovata schiacciata al suolo dalla stessa forza di gravità.
Comunque sia non ci mise molto a raggiungermi alla macchina, sulla quale ero appoggiata aspettando appunto che arrivasse poichè solo lui era in possesso delle chiavi per poterla aprire.
Il viaggio di ritorno, per quanto potesse essere possibile, fu ancora più silenzioso e imbarazzante di prima. Anche quando entrammo in casa nessuno dei due disse una sola parola ed ignorai persino Yeontan quando mi venne incontro a salutarmi con la coda scodinzolante e la linguetta di fuori.
Salii diretta in camera mia, per chiudermici come sempre dentro e lasciare ogni problema al di fuori di essa. Presi il cellulare, mi sedetti al centro del letto e guardando la data fu inevitabile ricordarmi che domani sera mi sarei vista alla fiera del cioccolato con Jungkook.
Sapevo bene quanto potesse essere folle da parte mia andarci veramente dopo averne parlato praticamente con uno sconosciuto, eppure io sentivo di doverci andare. Qualcosa dentro di me mi diceva di compiere quella pazzia e dare retta alle parole di quel ragazzo. Che fosse voglia di fare qualcosa di pericoloso o semplice curiosità, mentre una vocina nella mia testa mi ripeteva di lasciar perdere e di non fidarmi, il cuore mi spingeva dalla parte opposta sussurrandomi in un continuo e costante eco di farlo.
E a quel punto non mi rimase nient'altro da fare se non stendermi sul materasso ed attendere impaziente di poter rivedere presto il dolce e tenero sorriso del corvino che aveva ormai occupato e sovrastato qualsiasi altro mio pensiero.
Prossimo Capitolo
«Perché? La cosa ti infastidisce, Jungkook?»
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Scusate il ritardo! Avrei dovuto aggiornare ieri, ma non ce l'ho fatta T^T Spero possiate perdonarmi ♥
Anyway, come vi è sembrato questo capitolo?
Avevo già anticipato la comparsa di un altro personaggio che appunto si è rivelato essere Jimin😊Che prima impressione vi ha dato?
Cosa ne pensate della piccola discussione avuta tra Sooyun e Taehyung? :(
Ma soprattutto cosa pensate succederà al prossimo capitolo? Pronte per rivedere Jungkook? 😍🤗
La prossima settimana spero di riuscire ad aggiornare giovedì senza avere intoppi come ieri!😖In caso contrario cercherò sicuramente di aggiornare entro il weekend.💜
Un grande abbraccio,
Carly
Instagram: _carlyarmy_
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