𝟓𝟗. Fiore Selvatico

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"Vedere il mondo in un granello di sabbia e il cielo in un fiore selvatico, tenere l'infinito in un palmo di mano e l'eternità in un'ora."

William Blake

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«Cioccolato bianco o fondente?» domandai spostando gli occhi da una tavoletta confezionata all'altra. Sporsi in fuori il labbro inferiore, indecisa come al mio solito su quale cioccolato usare. Abbassai il capo per incontrare gli occhietti scuri di del cucciolo, il quale inclinò la testa nel guardarmi dal basso come se fosse persino più indeciso di me.

Rialzai la testa per continuare a guardare la cioccolata che avevo comprata, pensando che sarebbe stata un'ottima idea quella di comprare entrambe e decidere poi a casa quale usare delle due. Sei un genio, Sooyun.

«Usa entrambi, no?»

Sussultai sul posto nel sentire così all'improvviso la voce di mia madre, mentre lei con nonchalance mi raggiunse al tavolo della cucina. La donna al mio fianco prese ad analizzare con seria attenzione ciò che si trovava davanti a noi, controllando ogni singolo ingrediente presente.

«Potresti fare una torta al cioccolato fondente e una al cioccolato bianco» Annuii convinta di ciò che aveva appena detto, portandomi a corrugare le sopracciglia interdetta.

«Ma così non è troppo? Fare due torte dico» borbottai.

«Oh andiamo, avrai ben quattro uomini da sfamare! Non saranno certamente due semplici torte a fermarli!» mosse una mano in aria facendomi scoppiare a ridere. In effetti non aveva tutti i torti.

«Okay, allora faremo così» sorrisi come una bambina mentre prendevo le ciotole per cominciare subito a preparare le paste. Sentii Yeontan scodinzolarmi tra le gambe e abbaiare contento. Era bello vederlo così felice, pur sapendo bene che anche lui sentisse la mancanza del suo padrone.

Nei mesi a seguire la morte di Taehyung il cucciolo non aveva mai smesso di recarsi davanti la porta d'ingresso di casa nostra, come se sperasse ogni singolo giorno in un suo ritorno. Lo aspettava seduto all'entrata, nell'attesa e nella speranza di rivederlo... E anche io, in un certo senso, ogni mattina speravo proprio come lui di risvegliarmi di nuovo con il suo sorriso e i suoi occhi colmi di affetto davanti a me. Ma, ovviamente, non era mai successo.

Mi ero fatta forza con l'aiuto di Jungkook, di mia mamma e degli altri ragazzi. Mi ero impegnata tanto quest'ultimo anno per non deludere nessuno, me compresa. Una volta rimboccate le mani, ho cominciato a prendere seriamente i miei impegni e i miei sogni più nascosti, gli stessi che da piccola avevo abbandonato in un angolo remoto e polveroso del mio cuore. Gli ostacoli non avevano mai smesso di comparirmi di fronte lungo il cammino di quei lunghi mesi, ero anche inciampata qualche volta, però Jungkook non aveva esitato mai una sola volta a tendermi la mano per aiutarmi ad alzarmi.

Era stata dura, ma tutti insieme ce la stavamo cavando. Ci eravamo impegnati insieme negli studi e, finalmente, dopo settimane intere passare sui libri ero giunta al capolinea. I giorni degli esami erano arrivati prima del dovuto, il tempo era passato così velocemente che ancora non riuscivo a crederci.

Le notte insonnie, gli incubi, i test, le lezioni interminabili.

Era tutto finito.

Anche con Jisoo avevo messo un punto; ci eravamo ritrovate a parlare da sole, io le avevo chiesto spiegazioni e lei senza alcun indugio si era preoccupata di fornirmi ogni risposta a ogni mio dubbio. Finimmo per chiacchierare di tante, tantissime cose e, incredibilmente, riuscimmo anche a chiarirci. Mi aveva raccontato di Namjoon e del loro rapporto che andava ben oltre l'amicizia, di come si sentisse fortemente in colpa nei miei confronti, rivelandomi tutto quello che aveva passato e facendomi capire i motivi dietro ai quali vi erano stati i suoi comportamenti. "Non ho scusanti" mi aveva detto, "ma spero che tu possa perdonarmi". E io l'avevo fatto: le avevo concesso il mio perdono. Alla fine Jisoo era scoppiata a piangere, stringendomi forte tra le sue braccia e io, in quel momento, non riuscii a non ricambiare quell'abbraccio così tanto bisognoso. Io le avevo parlato di Taehyung e mi ero concessa di aprirmi un minimo per esporle il mio punto di vista, vedendola annuire e comprendere ogni mia singola parola. Le avevo chiesto scusa per non essere riuscita a fare nulla per salvare Namjoon e lei prontamente mi aveva risposto che non era colpa mia.

Ci siamo abbracciate una seconda volta prima di salutarci e i giorni a seguire cominciammo persino a scambiare qualche parola in classe, stringendo sicuramente un legame più sano rispetto al precedente. Ci siamo aiutate a vicenda con i compiti per casa, dandoci consigli a vicenda sul come affrontare al meglio i vari esami.

Al mio esame finale, quello che ho dovuto esporre oralmente, Jisoo mi aveva sorriso da lontano. Subito dopo aver ricevuto un bacio a fior di labbra da parte di Jungkook mi ero voltata, scontrandomi per puro caso con i suoi occhi non più cattivi e giudicanti. Ero ancora piena di meraviglia e sorpresa al pensiero di quanto la sua testimonianza mi abbia aiutata a liberarmi del fardello di Yeosang.

Vedere cambiare entrambe così tanto dopo tutto quello che era successo, per tutti noi, era stata la dimostrazione di quanto bene si potesse fare pur avendo sofferto e fatto soffrire in passato. Non era mai troppo tardi per migliorare noi stessi, erano stati tutti loro, le persone a cui volevo bene, a insegnarmelo.

Ero talmente presa dai miei pensieri da non vedere in tempo Yeontan aggrapparsi alla mia gamba facendomi perdere l'equilibrio. Cacciai un grido di sorpresa, non riuscendo a salvare la ciotola colma di crema al cioccolato scivolarmi dalle mani. Vidi impotente il suo contenuto cadere a terra e sporcare parte del pavimento.

«Yeontaaaaan!» Il cucciolo si sentì preso in causa dal mio rimprovero e, con espressione colpevole, corse fuori dalla cucina alla velocità della luce. Sbuffai scocciata all'idea di dover fare di nuovo tutto da capo. Accidenti.

Mia madre, che aveva visto tutta la scena dai fornelli e iniziò a ridere di gusto, affrettandosi comunque a prendere alcuni tovaglioli per potermi aiutare a pulire il disastro che si era creato vicino ai miei piedi.

«È mai possibile che l'unica volta in cui ti lascio qualche minuto da sola devi fare questo casino?» fu la voce di un'altra persona a parlare questa volta, mentre sopraggiungeva in cucina con le braccia colme di buste e prodotti per dolci. Una voce calda, maschile, familiare e che era sufficiente per farmi risentire le farfalle nello stomaco.

Sbuffai di nuovo nel sentirmi accusata per qualcosa di cui non ero responsabile sta volta. Tuttavia mi bastò alzare gli occhi verso di lui per tornare di nuovo a sorridere in modo infantile. Ogni giorno che passava sembrava diventare sempre più bello.

«Guarda che è stato Yeontan a farmi cadere la ciotola dalle mani, io non c'entro nulla!» ribattei indispettita, rialzandomi da terra per potergli andare incontro. «Ma quanta roba hai comprato?» domandai spalancando gli occhi scioccata dalla quantità esagerata di prodotti.

«Tranquilla, con quattro uomini sarà come dover sfamare un esercito!»

Giurai di sentire gli occhi vispi di mia madre bruciare sulla mia figura e d'istinto mi girai nella sua direzione. Mentre finiva di pulire il pavimento, mi guardò dal basso come per dirmi "Te l'avevo detto!". Ruotai gli occhi al cielo, per poi alzare le mani in segno di resa. Ma per cosa mi avevano presa questi qua? La loro cuoca personale?

«Festeggiamo il mio diploma, mica la laurea!» sbuffai mentre mi riposizionavo dinanzi al tavolo per poter preparare nuovamente l'impasto al cioccolato fondente.

«Per festeggiare il cibo non può certamente mancare-»

«Lo sai? Se continui così quel rotolino di grasso sulla pancia potrebbe aumentare e sdoppiarsi in ben due rotolini» lo interruppi di proposito e alla mia battuta, detta con fin troppa serietà, il ragazzo si era girato verso di me con una faccia che mi fece inevitabilmente scoppiare a ridere.

«Scusami, non penso di aver capito bene» fece qualche passo per avvicinarsi a me, «Mi stai dicendo che sono ingrassato?»

Voltai la testa sfidandolo con lo sguardo, ma non riuscii a nascondere il velo di divertimento che provai nel prenderlo in giro.

«E c'era bisogno che te lo dicessi io per fartelo notar-? Ahia!» balzai in aria non appena mi sentii pizzicare il fianco e in un battibaleno cominciò tra di noi una lotta di pizzicotti senza sosta. La nostra sembrava una vera e propria guerra da vincere a tutti i costi. Continuammo in questo modo per diversi minuti, fino a quando cominciai ad affaticarmi sul serio anche solo nel cercare di schivare le sue mani. «Okay okay! Basta, mi arrend-»

Venni afferrata e capovolta senza preavviso a testa all'ingiù. Tutto ciò che vidi in meno di un secondo fu il fondoschiena di Jungkook e il pavimento che si muoveva sotto ai miei occhi.

«Jungkook lasciami andare!» sentii in lontananza mia madre ridere divertita nel vederci giocare come due bambini, ma io ero troppo concentrata a cercare di capire dove mi stesse portando per chiederle di aiutarmi a fermarlo. «Cosa stai facendo?»

Di colpo venni catapultata sul materasso del mio letto e non ebbi neanche tempo di respirare che mi ritrovai schiacciata tra esso e il corpo di Jungkook. Quest'ultimo mi guardò dall'alto con uno sguardo furbo, divertito, mentre si reggeva con le braccia posate a fianco alla mia testa.

«Guarda che tra poco avremo degli ospiti in casa, non mi sembra il caso-»

«Davvero mi vedi ingrassato?»

Le parole mi morirono sulla lingua quando mi accorsi di quanto fosse serio il suo tono. Mi aveva posto quella domanda con uno sguardo da cucciolo bastonato, quasi come se io con la mia battuta lo avessi offeso per davvero. Era ovvio che stessi scherzando, o almeno pensavo che avrebbe capito anche lui che non fossi seria.

«Cosa...? Jungkook, guarda che stavo scherzando!» ridacchiai intenerita dai suoi occhi scuri che in quel momento mi stavano guardando proprio come mi guarderebbe un cerbiatto insicuro. «Non ti preoccupare, ho potuto constatare più di una volta quanto il tuo fisico non soltanto rimanga asciutto, ma anche quanto l'allenamento che stai seguendo in palestra stia dando i suoi frutti» sorrisi nel mordermi appena le labbra, alludendo naturalmente alle varie volte in cui ci eravamo trovati completamente spogli dei nostri vestiti per fare l'amore.

Come se non fosse rimasto offeso dalle mie parole neanche un minuto prima, un angolo della bocca del ragazzo di cui ero follemente innamorata si sollevò verso l'alto in un ghigno di pura malizia. Questo ragazzo cambiava umore troppo velocemente. Fece scorrere gli occhi per tutto il mio viso, per poi abbassarsi verso i nostri corpi premuti l'uno contro l'altro. Passò la lingua sopra le labbra per inumidirle e bastò l'occhiata furtiva che mi lanciò per farmi capire cosa stesse pensando.

«No Jungkook, ora non è il momento. Ho ancora un sacco di cose da preparare! Non ho nemmeno cominciato a lavorare l'impast-!» mi bloccai senza volerlo quando percepii la morbidezza delle sue labbra sfiorarmi la pelle del collo, cominciando a tappezzarla di tanti, piccoli e delicati baci. «Jungkook-» un ansimo sfuggì a mio controllo nel sentire un lembo di pelle venire tirato e morso leggermente dai suoi denti, cominciando poi a torturarlo con la lingua senza darmi minimamente ascolto.

Rilassai i muscoli in contemporanea al socchiudere dei mei occhi, rilasciando vari sospiri estasiati. Non potei fare a meno di lasciarmi andare e concedermi alle sue carezze e ai suoi baci di cui ero così tanto dipendente. Mi morsi con forza il labbro inferiore quando la sua bocca passò dal collo alla pelle scoperta del petto, mentre le sue mani grandi e affusolate continuavano a tastare i miei fianchi tenendomi ferma. Sorrisi come una cretina quando sentii le dita di una sua mano raggiungere i miei pantaloni, cominciando a sbottonarli lentamente, per poi intrufolarsi dentro la biancheria intima senza un minimo d'indugio. Detestai ammetterlo a voce alta, ma non mi stavano dispiacendo affatto le attenzioni che mi stava dedicando. Anzi, forse era passato anche troppo tempo dall'ultima volta che lo avevamo fatto a causa dei vari impegni che io per prima avevo avuto a causa degli esami.

«Oddio...» trattenni il respiro nell'istante in cui il suo dito indice passo tra le grandi labbra, stuzzicandomi di proposito l'entrata. Attese secondi che a me parvero non finire più prima di far entrare dentro di me quello stesso dito cominciando a farlo muovere con una lentezza straziante. Trattenni i gemiti con il timore che mia mamma potesse sentirmi, ma Jungkook parve quasi infastidito da questa mia decisione.

«Non ti trattenere» mi sussurrò a un centimetro dall'orecchio. Il suo caldo fiato riuscì ad aumentare i brividi che provavo dalla testa ai piedi, oltre al calore dentro di me che si propagava a partire dal basso ventre.

Come per volermi spingere a dargli retta, fece entrare assieme all'indice anche il dito medio e, senza darmi neanche un attimo di tempo per rielaborare, li mosse avidamente dentro di me, pompando con maggiore velocità. Fu impossibile arrivati a quel punto trattenersi e, scordandomi del tutto della presenza di mia madre, mi feci scappare una serie di gemiti che non ebbero più una vera fine. Mentre le sue dita si muovevano dentro e fuori il mio sesso, le sue labbra non attesero altro tempo prima di riempirmi di baci su ogni singolo angolo sensibile del mio corpo, a partire dal viso, proseguendo lungo il collo fino a giungere al seno ancora coperto dalla t-shirt.

Dio santo.

«Cazzo, non ce la faccio più» le sue parole mi risuonarono quasi disperate. Una disperazione che andò a confermarsi non appena si sollevò dal mio corpo solo per potersi liberare dei suoi vestiti, dandomi ampia vista del suo busto magro e allenato. Rimasi imbambolata a guardarlo per intero, mentre lui era concentrato a sganciare il bottone dei Jeans e sfilarli dalle gambe.

Improvvisamente, l'ennesima vampata di calore pervase il mio intero corpo quando Jungkook non esitò un secondo per liberarsi anche dei boxer.

«Hai fretta?» lo presi in giro, ridacchiando sotto i baffi quando mi schioccò un'occhiataccia.

«Tra poco non riderai più» sussurrò con voce rauca e suadente, facendomi spalancare gli occhi intimorita. Non mi diede modo di ribattere, poiché fu la sua stessa bocca a tappare la mia, premendo voracemente le sue labbra sopra le mie già arrossate e muovendole con una passione tale da farmi eccitare ancora di più.

Lo volevo, subito. Lo volevo sentire dentro di me. Mugugnai impaziente, rabbrividendo di piacere sotto al suo tocco rude ma, allo stesso tempo, colmo di amore.

Mi tolsi la maglietta e i pantaloni con il suo aiuto, pronta più che mai ad accoglierlo dopo troppi giorni passati solo ed esclusivamente con la testa tra i libri e le domande di Jungkook che non smettevano di circolare per la mia stanza per farmi esercitare prima degli esami.

Continuammo a baciarci e mugugnai contrariata quando Jungkook decise di staccarsi dopo pochi secondi. Aggrottai la fronte confusa nel vederlo spalancare gli occhi e mi parve di vedere un moto di rabbia e fastidio trapassargli lo sguardo. Cosa gli prendeva?

«Cazzo ho dimenticato i preservativi a casa» Mi costrinsi a trattenere le risate per averlo sentito parlare come se ciò che aveva appena detto fosse la cosa più brutta di questo pianeta.

«Nessun problema» sorrisi dolcemente sbrigandomi ad allungarmi verso il cassetto per recuperarne uno. Non ero completamente sprovveduta e, ovviamente, mi ero preoccupata di tenerne qualcuno in disparte per casi come questo. «Ne ho qualcuno io» porsi a Jungkook la mano con cui tenevo la bustina sigillata e lui mi guardò come se fossi un angelo sopraggiunto dal cielo.

Stette per aprirla ma, proprio quando le due dita si mossero per strappare la carta con uno scatto, sentimmo il suono acuto del citofono trillare per le pareti di casa.

«Sono loro!!!» ci gridò dal piano terra mia madre.

Io e Jungkook ci guardammo negli occhi con una faccia impagabile, restando immobili come statue sopra al mio letto, mentre il vociare dei primi arrivati riuscirono a raggiungere persino camera mia.

«Fanculo» il corvino sbuffò incredulo, costretto a spostarsi dal mio corpo con aria a dir poco dispiaciuta. Dovetti ammettere di non essere da meno, rimanendo maggiormente infastidita quando constatai che non era certamente quello l'orario di visite che avevamo accordato.

Erano dannatamente in anticipo e, come se ciò non fosse abbastanza, dovevo ancora preparare le torte. Ma che diavolo!

Balzai dal letto con uno scatto felino, affrettandomi a indossare i vestiti per coprirmi un minimo sotto lo sguardo curioso di Jungkook. Scesi le scale con una rapidità tale da farmi rischiare quasi di inciampare e ruzzolare giù, ma fortunatamente riuscii a raggiungere il salotto indenne.

«Cosa ci fate qui? Siete in anticipo» bofonchiai assottigliando lo sguardo nel vedere Yoongi, Seokjin e Jimin beati e tranquilli accomodati sul mio divano.

«Sbaglio o sei arrabbiata per la nostra presenza?» domandò Yoongi con un sopracciglio inarcato, non comprendendo probabilmente il motivo per cui avessi quell'espressione innervosita sulla faccia.

Tutti e tre, mia madre compresa, mi analizzarono per intero come se fissandomi in quel modo avrebbero potuto capire cosa mi fosse preso di punto in bianco. Fu proprio quando videro anche Jungkook raggiungerci dalle scale che vidi i loro occhi illuminarsi e guardarmi di nuovo con una strana luce nello sguardo.

E ora che avevano da guardare così?

«Ti abbiamo interrotto la scopata?» Spalancai la bocca e gli occhi in un'espressione a dir poco indignata dai termini schietti che Yoongi aveva appena deciso deliberatamente di usare. Per di più di fronte a mia mamma!

Vidi con la coda dell'occhio Seokjin schiaffeggiarsi con una mano la faccia, mentre Jimin non attese molto tempo prima di scoppiare in una fragorosa risata.

Sentii l'imbarazzo salire alle stelle, mentre orecchie e viso mi andarono letteralmente a fuoco. Jungkook, diversamente da me, rimase impassibile alla domanda del ragazzo dai capelli mori. Certo, a lui non faceva né caldo né freddo perché era persino peggio di Yoongi stesso quando voleva. Non provavano un minimo di vergogna in niente, quasi li invidiavo.

«T-Tu sei veramente-» mi morsi la lingua per impedirmi di insultarlo pesantemente, «Invece di fare l'idiota, dato che siete sopraggiunti con largo anticipo in casa mia, renditi utile e vieni a darmi una mano in cucina!» mi girai dall'altra parte per fuggire alle loro prese in giro e le continue risatine, fiondandomi dentro la cucina come se questa fosse la mia unica salvezza.

«Guarda che potete continuare eh! Noi vi aspettiamo qui!» Gridò dal salotto Jimin facendo ridere ancora di più gli altri. In risposta non potei fare a meno di stringere le mani sul cucchiaio che presi a muovere con fin troppa velocità dentro la ciotola con l'impasto ancora liquido.

Idioti.

[...]

Alla fine quegli idioti mi aiutarono per davvero in cucina e, grazie alla loro manodopera, riuscii a preparare ogni cosa prima del previsto. Passammo il resto della giornata scherzando e ridendo come dei bambini, a volte il discorso si spostò su quanto fossi stata brava a esporre la mia tesina d'esame per poi ritornare l'attimo dopo sul altre questioni completamente diverse.

Ci divertimmo molto tutti insieme e ciò che mi rese più felice fu vedere mia madre parlare e sorridere assieme ai ragazzi proprio come facevano una volta, quando c'era anche Taehyung. Quando, ancora una volta, l'immagine di mio fratello si proiettò nella mia mente il mio sorriso si spense appena. Non lo facevo di proposito, anzi avevo sempre cercato con tutte le mie forze di non pensare a lui e, quando inevitabilmente capitava, di farmi forza e non smettere di sorridere. Anche se con scarsa riuscita.

Era troppo difficile per me dimenticare ogni cosa e fare come Hoseok mi aveva suggerito: lasciarmi ogni cosa alle spalle. Ce l'avrei fatta un giorno, forse. Prima o poi sarei riuscita una volta per tutte a lasciare tutto quanto dietro di me, ma non per dimenticare. Era necessario quel poco che bastava anche solo per non rischiare di piangere ogni volta che il ricordo di Taehyung si insinuava nella mia testa.

I miei occhi vennero catturati da un movimento rapido e fluttuante fuori dalla finestra. Ero sicura di aver appena visto qualcosa di lucente librare nell'aria in quel cielo blu e colmo di puntini luminosi. Che fosse una stella cadente?

«Ehi Jungkook, l'hai vista anche tu?» chiesi al ragazzo che vidi con la coda dell'occhio avvicinarsi come me alla finestra.

«Si» rispose con voce fioca.

Gli lanciai una rapida occhiata, guardando di sbieco i suoi occhi puntati al di là del vetro che ci separava dall'aria esterna.

«E hai espresso un desiderio?»

«Si... e tu?»

Sorrisi dolcemente nel percepire quel velo di imbarazzo che cercava inutilmente di nascondere, annuendo poi alla sua domanda.

«Spero che questa volta possa avverarsi»

«Ci riuscirai» replicò con fermezza, facendomi voltare verso di lui. Si girò guardandomi a sua volta ed esprimendo una sincerità e sicurezza tale da farmi venire voglia di baciarlo di nuovo. «Anzi, ci riusciremo. Io e te, insieme»

Strinsi il labbro inferiore pur di trattenere anche solo il formarsi delle lacrime nei miei occhi, ruotando il corpo su se stesso in modo che potessi guardare gli altri. Non si erano neanche accorti di noi, troppo concentrati a scherzare tra di loro. Mi lasciai scappare una piccola risata quando sentii una strana battuta di Jimin sui gabbiani e gli uccelli vari, ma decisi di lasciare perdere nonostante l'assoluto controsenso di ciò che aveva detto.

«Un giorno mi piacerebbe aprire una pasticceria tutta mia» rivelai.

«È un'idea stupenda» mi rispose il corvino, facendo aumentare il mio sorriso. «Sai già come la vorresti chiamare?»

Feci una smorfia pensierosa, riflettendo per la prima volta seriamente su quale nome potrei dare alla mia ipotetica e futura pasticcera... Poi, come se si fosse appena accesa una lampadina, mi venne in mente qualcosa. Voltai la testa per rivolgere il mio sguardo in quello di Jungkook, che scoprii fosse già posato sul mio volto. Da quanto tempo mi stava guardando?

«Forse un nome ce lo avrei, però guai a te se provi a ridere» mi raccomandai assottigliando li occhi per minacciarlo giocosamente.

«Non riderò» Jungkook annuì e attese con notevole curiosità che io gli rivelassi il tanto misterioso nome.

«Taeskookie» mormorai con tono di voce soffuso.

Socchiusi gli occhi convinta che Jungkook scoppiasse a ridere da un momento all'altro, ma il silenzio che venne a crearsi in seguito mi fece corrugare le sopracciglia confusa. Così risollevai le palpebre cosicché i nostri occhi potessero nuovamente incatenarsi gli uni con gli altri, e mai prima d'ora avevo visto così tanta serietà, meraviglia e dolcezza riuniti in un unico sguardo.

«Suona bene, è un nome molto originale»

Sentii del calore propagarsi sul mio viso, sorridendogli senza alcun contenimento come una bambina.

Taeskookie... Si, lo avrei chiamato così.


[...]

La mattina seguente ci eravamo svegliati tutti un po' tardi, avendo passato mezza nottata a festeggiare. Jimin mi aveva detto di come Seokjin fosse stato costretto a svegliarsi dopo neanche quattro ore di sonno, poiché vi era una riunione di docenti che, purtroppo, non poteva permettersi di saltare. Mi sentivo un po' in colpa, per questo mi ero preoccupata di inviargli un messaggio di scuse, aggiungendo che se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa, anche solo di un caffè, ci avrei pensato io.
Lui mi aveva risposto che non dovevo farmi problemi al riguardo, perché si era divertito ed era stato molto bene con lui, inoltre non sarebbe stato un problema affrontare la riunione pur con qualche ora di dormita in meno.

Facendo attenzione a non svegliare Jungkook, ancora nel mondo dei sogni, presi dei vestiti puliti dall'armadio e mi avviai verso il bagno per farmi una doccia. Cercai di fare velocemente, poiché a pranzo avevo promesso a mia mamma che saremmo andate a mangiare insieme fuori. Insieme a noi, naturalmente, sarebbe venuto anche Jungkook.

Una volta pronta, scesi di sotto assicurandomi di prendere le chiavi di casa. Sentii delle zampette picchiettare sul parquet di casa e mi voltai per vedere Yeontan avvicinarsi ai miei piedi. Il cucciolo mi guardò dal basso con degli occhioni dolci che avrebbero potuto intenerire chiunque.

«Vuoi venire con me?» gli domandai a bassa voce, notando divertita come tirò fuori la lingua nell'inclinare la testolina. Lo presi per un sì.

Passeggiamo per diversi minuti, per fortuna il parco distava pochi metri da casa nostra. Superai i cancelletti verdi e arrugginiti e, non appena mi addentrai nella vietta tra gli alberi cespugliosi, vidi Yoongi allenarsi con il suo skateboard. Sentii improvvisamente un vuoto allo stomaco e un gran senso di nostalgia pervadermi.
Fui colpita da fari flashback della piccola me, che passava interi pomeriggi assieme a Yoongi solo per vederlo fare quei numeri strani con quello skate. Era sempre la stessa tavoletta, stesso colore, stesse ruote ormai consumate. Capii che ci dovesse essere in qualche modo affezionato.

Mi avvicinai al ragazzo con Yeontan che stava tranquillamente al mio passo, annusando con il nasino l'aria profumata di fiori. Era proprio una bella giornata. Il sole picchiava forte, però il parco era in parte ombreggiato grazie alle tantissime foglie che adornavano gli alberi al mio fianco. Non vi era troppa umidità, nonostante avesse piovuto giusto due giorni prima, e i vestiti non si appiccicavano alla pelle grazie al venticello fresco. Per me era la temperatura perfetta.

«Ciao Yoongi»

Il corvini frenò di colpo lo skate, alzando lo sguardo sulla mia figura. Parve molto sorpreso vedermi lì, sperai però di non averlo disturbato.

«Ehi, fai una passeggiata?»

Scossi in aria il guinzaglio del cagnolino, vedendolo con la coda dell'occhio sollevare la testolina nel sentirsi richiamato.

«Si, avevo voglia di camminare e ho deciso di portare con me anche Yeontan» annuii pensierosa, «Tu invece? So che la sessione inizierà a breve»

Yoongi alla fine aveva continuato a dare alcuni esami, passandoli con successo. Mi aveva resa molto felice vederlo studiare con tutta quella motivazione che precedentemente sembrava essere svanita nel nulla. Frequentava la stessa università di Eleonor, però gli indirizzi erano leggermente differenti. Li vedevo molto bene insieme, sembravano felici.

«Si, ho un esame da dare tra qualche settimana, però sto affrontando il tutto con serenità. Diciamo che me la cavo»

Annuii ancora, non sapendo come continuare la conversazione. In quel momento, mentre ci guardavano negli occhi, mi resi conto di come non avessimo più affrontato la questione di suo cugino. Avevo naturalmente partecipato al funerale di Jihoon, ma non mi ero comunque permessa di dire neanche una sola parola. Avevo paura che qualsiasi cosa detta avrebbe potuto farlo arrabbiare, spingendolo a rinfacciarmi il dolore che avevo causato a tutti quanti loro. Yoongi stesso, d'altro canto, aveva sempre evitato di parlarne. Era come se anche lui avesse il timore di parlarne.

«Avevi ragione tu» le parole mi rotolarono fuori prima ancora che potessi impedirlo e me ne pentii subito.

Yoongi corrugò le sopracciglia, guardandomi con un'espressione a dir poco confusa. Passarono diversi secondi prima che uno dei due parlasse, ma vidi quasi subito come una lampadina si riaccese nella sua mente. Aveva capito a cosa mi riferissi.

«Non voglio che tu ripensi a quello che è accaduto l'anno scorso, Sooyun. Non voglio nemmeno che tu ti senta in colpa, in verità» Yoongi parlò con un tono di voce notevolmente calmo, puntando gli occhi sulla tavoletta di legno che teneva sotto a un piede. Lo osservai riflettere bene su quali parole usare, per poi vederlo annuire ai suoi stessi pensieri. «Ognuno di noi ha fatto degli errori, avremmo potuto evitare molte cose agendo in modo diverso, è vero, però non tutto avviene sempre secondo i piani. Non possiamo avere il controllo per ogni situazione e persona, spero che tu abbia capito almeno questo»

«Si però...» chiusi gli occhi sospirando pesantemente dalle narici quando sentii la mia voce spezzarsi. Yoongi, sentendo la fragilità nel mio tono, riportò subito l'attenzione sul mio viso. Mi guardò con rammarico e apprensione, senza dire comunque nulla e aspettando con pazienza che io continuassi a parlare. «Avrei potuto evitare che lui venisse coinvolto. E avrei potuto evitare anche-»

«Sooyun» mi richiamò interrompendomi, ma io scossi preventivamente la testa perché già sapevo cosa avrebbe detto. «Tu non-»

«Ti chiedo scusa Yoongi» parlai con un filo di voce. Tossii per schiarirmi la voce, ricacciando le lacrime indietro e facendomi forza per continuare a parlare con maggiore sicurezza. «Avrei dovuto darti ascolto. Non c'è bisogno che tu mi dica niente, davvero, so bene che non vuoi farmi sentire in colpa per ciò che è successo e lo apprezzo, però io non riesco a perdonarmi per quello che ti ho fatto. Spero, egoisticamente, che possa farlo tu al posto mio»

Fu così rapido che non feci nemmeno in tempo a rendermene conto. Con un movimento fluido e istintivo, Yoongi lasciò andare lo skateboard da sotto il piede per catapultarsi su di me e stringermi tra le sue possenti braccia. Il mio viso venne schiacciato contro il suo petto e non attesi un secondo in più a ricambiare quell'abbraccio colmo di significato.

«Non c'è mai stato nulla da farti perdonare, speravo che l'avessi capito»

«Dovresti odiarmi» Dissi stringendo il tessuto della sua t-shirt nera tra le dita.

«Non potrei mai odiarti»

«La tua famiglia però sì... Ho visto come mi guardava al suo funerale»

«Sooyun ascoltami» si staccò dall'abbraccio solo per avere la possibilità di guardarmi dritta negli occhi, afferrandomi per le spalle. «La mia famiglia e, soprattutto, quella di Jihoon è l'ultima che può avere voce in capitolo. Non hanno mai avuto considerazione di quel ragazzo, sono stati solamente in grado di lamentarsene, invece che preoccuparsi delle sue condizioni e aiutarlo quando aveva bisogno di loro. Tu non c'entri assolutamente niente con Jihoon, ha deciso di sua spontanea volontà di agire senza avvisare o chiedere aiuto agli adulti e, purtroppo, è andato incontro a una fine a dir poco tragica» mormorò debolmente, raddrizzando la schiena e stringendo le mani in due pugni. «Anche io, in parte, ho le mie colpe. Non sei l'unica ad aver commesso degli errori e sto facendo di tutto pur di non rimuginare su quante cose avrei potuto fare pur di aiutarti»

«È per questo motivo che vieni ancora più spesso qui al parco?»

«Si» ammise mentre recuperava lo skateboard. «Mi aiuta a non pensare»

Incurvai le sopracciglia verso il basso in un'espressione addolorata, non avendo mai immaginato quanto anche lui potesse sentirsi responsabile per ciò che ci è accaduto. Con un po' di titubanza presi la sua mano con la mia, portandolo a risollevare lo sguardo sorpreso su di me. Strinsi delicatamente le sue dita, sperando di riuscire a trasmettergli un minimo di sollievo, e gli sorrisi con dolcezza.

«Ti va di passeggiare insieme a me e Yeontan?» gli chiesi con una nota nostalgica nella voce. «Ricordo che quando ero piccola lo facevamo sempre insieme a Taehyung»

Yoongi si prese qualche secondo per guardarmi sorpreso, vedendo tramutare la sua espressione in qualcosa di triste, ma anche profondamente felice. Sembrò davvero contento della mia richiesta, fu come fare un tuffo nel passato.
Acconsentì senza neanche pensarci due volte e, reggendo il suo vecchio e affezionato skateboard sotto al braccio, mi seguii lungo il viale restando al fianco mio e di Yeontan.

Cominciammo a parlare di molte cose, tra queste mi sfuggì anche l'idea relativa all'apertura di una mia futura pasticceria. Potei percepire quanto lui fosse fiero di me e delle mie idee, apprezzando notevolmente anche il nome che avevo in mente. Gli dissi che sarebbe potuto venire tutte le volte che avrebbe voluto e che gli avrei offerto la colazione ogni mattina. Yoongi ridacchiò divertito alla mia offerta, scuotendo la testa contrariato. "È giusto che ti paghi" mi disse, impuntandosi energicamente anche dopo che provai a insistere e sostenere l'opposto.

Sentire le nostre risate mi fece bene all'anima. Venni pervasa da una potente ondata di sinfonia, percependo ogni insicurezza e senso di colpa svanire nel nulla. Di fronte a me vidi pararsi l'immagine sorridente di Taehyung, ma questa volta fu diversa dalle altre.

Non provai alcuna angoscia o malessere interiore. Nessuna emozione negativa prese il sopravvento questa volta. Il mio cuore batteva a un ritmo regolare, ero incredibilmente calma, serena. Anche quando raggiungemmo Jungkook e mia madre al ristorante continuavo a sentirmi a mio agio e non fuori posto come ero abituata solitamente.

Mi domandai, a quel punto, se Taehyung fosse fiero di me. In verità, erano state tantissime le volte in cui me lo ero chiesta. Sapevo di essere ripetitiva e un tormento per questo motivo, ma quando si trattava di avere delle sicurezze avevo ancora molta difficoltà. A pensarci bene, in quell'anno avevo evitato di affrontare discorsi troppo pesanti anche con mia mamma. Spesso fingevo di vedere la situazione come se fosse normale, come se non esistessero incomprensioni o problemi passati da risolvere.

Forse mi sbagliavo io. Forse, non era poi così scontato avere una seconda possibilità. Forse, era stato Taehyung stesso a permettermi di riaggiustare tutto. Certo, con l'assenza di mio padre e la sua totale assenza non sarebbe stato esattamente tutto come prima. Ma andava bene così.
Le cose potevano essere migliori anche senza di lui.

«Mamma» la richiamai con un tono di voce notevolmente basso, tanto che pensai non mi avesse neanche sentita.
Tuttavia vidi come la sua attenzione ricadde immediatamente su di me. Questo mi fece sorridere.

«Si?»

«Grazie per esserci»

Mamma mi guardò con un'espressione sorpresa, quasi sospetta. Era come se avesse paura di esprimere le proprie emozioni di fronte a me. O magari quella che intravedevo ero semplice e pura felicità.

Vidi i suoi occhi essere ricoperti da un sottilissimo strato umido, le sue labbra rosse incurvarsi verso l'alto in una smorfia di materna amorevolezza.

«Grazie a te per avermi permesso di esserci, amore mio» tirò su con il naso, accarezzandomi la mano posata sul tavolo. «Ti prometto che non ti lascerò mai più da sola. Farò di tutto per non perdere la seconda occasione che la vita ha deciso di donarmi e che tu hai voluto concedermi, nonostante le giuste motivazioni che avresti avuto per rifiutarti»

«Se non fosse stato per te, molto probabilmente, non avrei mai conosciuto un ragazzo come Jungkook. Almeno questo te lo devo»

«Tu non mi devi proprio niente, Sooyun» mamma scosse la testa con genuina premurosità. «Devi ogni cosa che hai a te stessa. Devi essere molto fiera di ciò che sei diventata»

Storsi la bocca poco convinta di quelle parole, perché come al solito ci doveva essere qualcosa dentro di me a farmi credere il contrario.

«Spero tanto che lo sia anche Taehyung» soffiai con un filo di voce, sentendo moltissimo la sua mancanza.
Avevano ragione quando dicevano che nessuno avrebbe mai potuto reggere davvero la perdita di una persona cara. Potevano passare anche ventenni, ma l'assenza di lei, di lui, di loro, mai e poi mai avrebbe smesso di farsi sentire.

Mi sarei portata Taehyung dentro al mio cuore per sempre. In quel momento capii che l'obiettivo non doveva essere fare in modo di dimenticare, bensì ricordare. Se avessi dimenticato ogni cosa, allora tutto ciò che avevamo passato non sarebbe servito a niente e l'esistenza di quelle persone sarebbe stata vanificata. E io non volevo questo.
Non volevo dimenticare.
La sofferenza è parte integrante dell'essere umano, non si può cancellare in alcun modo.
Provare emozioni voleva dire avere una coscienza, un'anima.
E se ero in grado di soffrire, allora significava che potevo essere in grado anche di essere felice.

«Taehyung è sempre stato fiero di te, me lo diceva sempre» sentii un tuffo al cuore al suono di quella rivelazione. «Non dimenticarlo mai: è proprio nelle piccole cose che spesso si riesce a trovare l'immensità e sei stata proprio tu a insegnarglielo. Tu, con i tuoi semplici gesti di cui sei dotata fin da piccola, gli hai dimostrato che basta davvero poco per essere veramente felici e questo è un fatto inequivocabile. Taehyung ha sempre creduto in te, anche quando tu stessa ti eri arresa. È giunto il momento che anche tu creda in te stessa»

Ascoltai con attenzione ogni singola parola pronunciata da mia madre nel silenzio più totale, mentre la mia mente cercava di riflettere profondamente su quello che mi aveva appena detto.

E fu allora che feci una promessa a me stessa. Promisi che ci avrei creduto per davvero. Promisi che avrei creduto a me, a Jungkook, a mia mamma e ai miei amici. Avrei creduto in tutti loro.

Avrei creduto nella mia felicità e nelle persone a me vicine, proprio come desiderava Taehyung.
Avrei tenuto l'infinito nel mio palmo di mano, l'avrei stretto con forza e non gli avrei mai più permesso di fuggirmi via.
Io e l'infinito saremmo diventati una cosa sola, perché d'ora in poi solo e soltanto io avrei avuto le redini stesse del mio destino.
Sarei diventata per tutti loro il granello di sabbia in cui poter vedere il mondo e il fiore selvatico in cui ammirare il cielo.

Non era troppo tardi. Io lo ero già stata e avrei continuato a esserlo. E sapete perché?

Perché era proprio così che gli occhi di Taehyung mi avevano sempre guardata. E sarebbero stati gli occhi di Jungkook, ora e per sempre, a continuare a farlo per lui.

𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

NOTE E PRECISAZIONE: Il nome "Taeskookie" l'ho inventato sul momento unendo in una sola cosa il nome di Taehyung, quello di Jungkook e possiamo dire anche la parola "biscotto" tradotta in inglese. Per pura curiosità ho digitato il nome su google traduttore e mi dice che in Estonia significa "Biscotto del cielo", poi non so quanto possa essere corretta come traduzione e, oltre a essere una buffa coincidenza, ho pensato che fosse azzeccato.
Altra cosa molto importante: QUESTO È L'ULTIMO CAPITOLO, NON L'EPILOGO. Ho intenzione di contrassegnare Infinity come COMPLETATA, in quanto la storia è effettivamente conclusa e anche perché non ho idea di quando pubblicherò l'epilogo per mettere un punto definitivo all'arco narrativo. Ma vi posso assicurare che sarà solo un modo per concludere al meglio la storia e salutare definitivamente i nostri due protagonisti.🍫🥺

Ammetto di essere un po' in ansia, la conclusione di questa storia è giunta quando meno me lo aspettavo e cavolo pensavo di essere pronta, ma mi sbagliavo. Non lo sono affatto.

Se ancora non lo sapete, potete trovare e leggere la mia nuova storia su Taehyung: Burn To Ash!❤️In questo periodo, con la sessione estiva, mi sarà difficile scrivere subito l'intero l'epilogo, quindi per non lasciare il vuoto potete provare a leggere la nuova storia🥰 Dovrei pubblicare un nuovo capitolo a breve❤️‍🔥

Premetto che NON mi sono soffermata sulla correzione, quindi eventuali errori e modifiche le sistemerò quando avrò più tempo per farlo😭 Purtroppo sono immersa di roba da fare, c'è tanto studio da affrontare e non soltanto💀 Ci tenevo ad aggiornare, e l'ho fatto per non farvi aspettare troppo, pur sapendo che ci sarebbero alcune cose da correggere... Perdonatemi🥺
Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di alleggerirlo il più possibile (anche se non sembra infatti, ha raggiunto le 6.4k parole), inserendo scenette varie. Considerate che è passato un anno dagli scorsi avvenimenti, quindi è tutto più tranquillo ormai (e finalmente aggiungerei).

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e, se vi va, anche un commento per dirmi cosa ne pensate!

Un grande abbraccio,

Carly

Instagram: _carlyarmy_

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