𝟓𝟓. Ne varrà sempre la pena
In fondo al capitolo trovate una spiegazione della storia in riferimento al personaggio di Jungkook non tanto irrilevante, non dimenticate perciò di leggere l'angolo autrice. Vi auguro buona lettura ♥
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"Non so davvero perché sto ancora sperando"
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JUNGKOOK
Lunedì 19 Aprile 2021
«Ti amo»
Ti amo
Mi ama. Sooyun ha detto di amarmi.
Quelle due piccole paroline continuarono a ripetersi in continuazione nella mia testa, mentre preparavo la colazione ai fornelli. Mi era sempre piaciuto cucinare, anche se non ero mai stato molto tendente a farlo per me stesso. Questa volta, però, la situazione era diversa, perché c'era anche Sooyun con me, quindi mi sarei impegnato che cucinarle un'ottima e sostanziosa colazione.
Sapevo quanto amasse i dolci, quindi mi ero fornita di zucchero e farina per fare tanti dorayaki e pancake con panna e fragola. Mi ero svegliato molto presto quella mattina, nonostante la notte di fuoco passata assieme alla corvina. Mi aveva fatto spaventare parecchio quando l'ho sentita lamentarsi e persino gridare di paura nel sonno. Nel momento in cui Sooyun aveva iniziato a piangere nel sonno ero ancora sveglio. Non mi ero tolto i vestiti e tanto meno messo a letto per dormire, in quanto avevo troppi pensieri per la testa; così mi ero seduto alla scrivania di Taehyung per scrivere qualche appunto in un block notes che tenevo spesso appresso. Al suo interno buttavo giù ogni idea e pensiero, quando questi erano troppo oppressivi per la mia mente, arrivando a tormentarmi l'anima. Scrivere mi aiutava a liberare la testa dai problemi e dai pensieri troppo intrusivi, troppo pesanti.
Spensi il gas e apparecchiai la tavola. Lanciai un'occhiata all'orario e mi venne in mente un'idea. Sistemai perciò tutto su un vassoio, camminando verso le scale che portavano al piano di sopra. Avremmo avuto ancora un po' di tempo prima del funerale... Non avevo detto niente a Sooyun, ma avevo organizzato ogni cosa io insieme a sua madre. Ci avevamo pensato noi, perché entrambi non volevamo aggiungerle ulteriore stress e cose da fare. Però già sapevo che Yunhee non si sarebbe presentata, non in presenza di Sooyun. Anche se io, in fondo, non ero d'accordo con questa sua scelta, non potevo certamente costringerla a venire.
Entrai piano dentro la sua cameretta, vedendola sonnecchiare teneramente sotto le lenzuola gettate alla rinfusa. Sorrisi inevitabilmente a tale visione e poggiai il vassoio sopra la sua scrivania, per poi avvicinarmi al corpo nudo di Sooyun, scoperto a metà dalle coperte. Mi chinai verso il basso, stampando un lungo e morbido bacio sulla sua guancia.
La sentii farfugliare parole senza senso, per poi strofinarsi gli occhi con fare assonnato. Faticò a sollevare le palpebre a causa della luce che filtrava nella stanza attraverso la finestra, perciò ci mise alcuni secondi prima di aprirli del tutto.
«Buongiorno» la salutai con un dolce sorriso, rimanendo piegato sulle gambe al fianco del letto.
«Buongiorno... Che ore sono?» mi chiese con un tenero broncio.
«L'ora di alzarsi e fare colazione» parlai alzandomi in piedi e domandandomi se fosse il momento adatto per avvisarla del funerale. Sarebbe stato questa mattina stessa, ma non ero sicuro che fosse pronta per affrontare l'ultimo definitivo saluto che avrebbe potuto dare a suo fratello. Forse era troppo per lei in queste circostanze, però non potevamo fare altrimenti. Non sarebbe più stato possibile rimandare la cerimonia tanto a lungo, motivo per cui sarebbe stato inevitabile.
Le porsi una mano, decidendo comunque di rimandare l'argomento a più tardi. Gliene avrei parlato con calma davanti a un piatto di dorayaki caldi. Mi afferrò la mano per mettersi seduta sul materasso e, continuando a reggere l'estremità del lenzuolo per coprirsi, i suoi occhi si direzionarono proprio sul vassoio che avevo lasciato da parte.
«Li hai preparati tu?» chiese con un pizzico di curiosità e sorpresa.
«Si, ne ho fatti tanti. Puoi mangiarne quanti ne vuoi»
«Sei sicuro che possa mangiarli? Insomma, mi sono svegliata da pochi giorni dal coma, non so quanto possano essere indicati» disse insicura.
Sollevai le spalle pensando che non ci sarebbe stato niente di male in un piccolo assaggio, inoltre ricordavo quanto le cure dei medici avessero avuto un effetto positivo sul corpo di Sooyun. Il dottore aveva detto che stava bene e che, piano piano, avrebbe potuto riprendere a mangiare ciò che desiderava.
Recuperai un piatto con qualche dorayaki sopra e lo porsi a Sooyun, la quale non attese un solo secondo in più per accettarlo.
«Mangiane soltanto uno se preferisci, ma puoi stare tranquilla. Non ti accadrà niente se assumi un po' di zuccheri» Sooyun annuì prima di dare i primi morsi al dolce tenendolo con una mano.
Decisi di mangiarne qualcuno insieme a lei, così ne presi uno anche per me e mi sedetti a gambe incrociate di fronte a lei. In quel momento, la sua concentrazione era rivolta unicamente sul suo dorayaki, motivo per cui non si accorse minimamente di come la stessi osservando profondamente da diversi minuti. Era così bella da togliere il fiato anche di prima mattina appena sveglia; i capelli in disordine, le gote rosse e le labbra ancora gonfie per i numerosi baci che ci eravamo scambiati mentre facevamo l'amore.
Sorrisi al ricordo di quegli attimi intensi, ma presto il mio sorriso fu destinato a spegnersi nel ricordarmi di cosa avrei dovuto dirle e di quello che avremmo dovuto fare quella mattina stessa. Mi dispiaceva informarla di qualcosa di tanto triste e doloroso, qualcosa che sicuramente lei cercava di evitare in ogni modo pur di placare anche solo di pochissimo tutta quella sofferenza, ma non potevo continuare a rimandare all'infinito.
«Ascolta, Sooyun» ruppi il silenzio, attendendo che mi facesse capire in qualche modo che mi stesse ascoltando prima di proseguire. Si limitò a mugugnare, con le guance piene e la bocca che si muoveva durante la masticazione. «Più tardi ci recheremo alla cerimonia funebre per tuo fratello» dissi incerto, notando immediatamente un cambio repentino di umore da parte sua e, anche se con un po' di timore, finii comunque di parlare. «Ci saranno anche tutti gli altri, naturalmente, e se ti va possiamo andare a comprare dei fiori insieme»
«Mh..» Sooyun mugugnò in pensiero, lanciandomi una veloce e indecifrabile occhiata, mentre abbassò la mano con cui teneva il dolce. Aveva uno sguardo stranamente indifferente, ma forse si trattò di una mia impressione. «A che ora è il funerale?»
«Puoi fare con calma, mancano ancora due ore» dissi alzandomi dal letto, così da poter prendere dal vassoio il bicchiere di latte alla fragola che avevo appositamente preparato per lei. «Vado un attimo a sistemare in cucina, torno subito» Sgusciai fuori dalla camera, non prima di aver ricevuto un cenno di assenso da parte sua, per poi rifugiarmi dentro la stanza di Taehyung e prendere in mano il telefono.
Scrissi un veloce messaggio a Jimin, avvisandolo del fatto che Sooyun fosse a conoscenza del funerale e che saremmo passati dal fioraio per compare un po' di fiori per la cerimonia. Evitai di accennargli del comportamento inconsueto della corvina, pensando che fosse normale reagire così. Stavamo pur sempre parlando di un funerale che, purtroppo, riguardava suo fratello. Di certo non potevo aspettarmi reazioni diverse, però...
«Posso entrare?» i miei fugaci pensieri furono interrotti dalla voce di Sooyun e dal suo bussare alla porta che avevo chiuso.
«Certo»
Misi il telefono nella tasca nell'esatto istante in cui fece capolino il corpo della ragazza dalla soglia d'entrata, la quale continuò a chiedermi con lo sguardo il permesso di entrare come se avesse timore di potermi disturbare.
«Stavo pensando di indossare il suo vestito»
Le sue parole mormorate mi fecero tremare il cuore; appariva così fragile da farmi pensare che potesse rompersi anche solo sfiorandola con un dito. Non capii però subito di quale vestito parlasse.
«Il suo vestito?» domandai confuso.
«Quello viola... Si, sai..» borbottò insicura, faticando a continuare la frase. «Il vestito che mi ha regalato per il compleanno, lo stesso che ho indossato al ballo primaverile»
Un veloce bagliore mi trapassò la mente, facendomi immediatamente ricordare le varie immagini di quel giorno. Stava parlando dello stesso vestito per il quale mi ero preso cura nel lavarlo e conservarlo. Ma certo, Sooyun stava semplicemente dicendo di voler indossare una delle poche cose, una delle più preziose, che Taehyung le aveva lasciato. Non era difficile notare l'ottima qualità di un vestito che sicuramente gli sarà costato non pochi soldi. Taehyung doveva aver lavorato tanto in quel periodo proprio anche per racimolare denaro e usarlo per fare un regalo a sua sorella.
Incurvai le sopracciglia verso il basso, facendo comparire sul mio volto un'espressione di rammarico. Era doloroso affrontare tutto questo, senza contare come mi portasse tristemente alla mente gli ultimi momenti passati insieme a mio fratello Seojoon. Il giorno del suo funerale c'ero soltanto io, oltre a qualche conoscente e mai fino ad allora mi ero sentito così tanto solo.
«Non vedo dove sia il problema» annuii, faticando tuttavia a sorriderle. «È il funera di tuo fratello, hai tutto il diritto di decidere come mostrarti per salutarlo»
Sooyun mi sorrise leggermente, anche se le sue labbra parvero incurvarsi di più in una smorfia sofferente.
«Vado a prepararmi subito per la cerimonia, così dopo non dobbiamo tornare di nuovo a casa» disse dandomi le spalle e sgusciando fuori dalla stanza di suo fratello, quasi avesse paura a restarci anche soltanto un secondo in più.
Io rimasi fermo nella stessa posizione, seguii con gli occhi la sua figura muoversi fino a quando non scomparve nel corridoio. Ispirai a pieni polmoni dal naso, buttando poi fuori l'aria come se potessi sputare dal mio animo interiore ogni malessere, angoscia e tremore esistente. Avrei mentito se avessi anche solo pensato di sapere cosa aspettarmi da quel funerale. Sapevo che nessuno fosse pronto. Non lo erano gli amici di Taehyung, non lo era Sooyun e non lo ero nemmeno io.
Ma, del resto, chi mai avrebbe potuto sentirsi pronto per vedere il corpo del proprio migliore amico, del proprio fratello e del proprio figlio venir chiuso in una bara, per poi essere sepolto metri sotto terra?
Nessuno.
SOOYUN
"Per essere felici bisogna eliminare due cose: il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato".
Erano queste le parole che Seokjin aveva scritto in fondo alla lettera datami il giorno del mio compleanno, assieme al libro che mi aveva regalato. Era una citazione di Seneca, uno dei suoi filosofi preferiti. Ironico fu come frase più azzeccata di quella non potesse giungermi in un momento del genere. Seneca mi stava chiaramente dicendo l'esatto opposto di ciò che stavo facendo: continuavo a soffrire per le mie azioni passate e riflettevo tale sofferenza in maniera ancora più amplificata sulla mia immagine futura.
Immaginarmi una vita senza avere Taehyung accanto era qualcosa di troppo irreale per me, qualcosa che mi faceva sentire soffocare da dentro. Ogniqualvolta che il volto di mio fratello maggiore compariva nei miei pensieri, un forte nodo si formava all'altezza della gola e dello stomaco, attorcigliando e stringendo con tanta forza da farmi annaspare.
Ed era proprio nel momento in cui il respiro veniva meno che, girandomi e incontrando gli occhi dolci di Jungkook, potevo tornare a prendere una boccata d'aria fresca. Questo ragazzo neanche se ne rendeva conto, ma era diventato il mio unico salvagente in grado di farmi tornare in superficie, di farmi respirare normalmente. Certo, le lacrime non smettevano di scorrermi sul viso, ma potevo comunque percepire quella minuscola scintilla di fuoco e speranza riaccendersi dentro di me grazie a lui.
Per merito di Jungkook, forse, sarei riuscita a ritrovare la strada per tornare a casa. Per merito suo sarei riuscita a vivere per davvero, questa volta. Quanto avrei voluto che Taehyung potesse essere qui con me e vedermi finalmente fare la cosa giusta: stare assieme alle persone che amiamo.
Esattamente ciò che stavo facendo in questo momento. Con la testa china e gli occhi puntati sul nome di Kim Taehyung inciso sulla lapide, ero circondata da tutti loro: Minjee, Seokjin, Yoongi, Eleonor e Jimin. Erano tutti qui riuniti per lui, per noi. Anche Jungkook. Quest'ultimo si trovava al mio fianco, con un braccio che circondava la mia vita e la mano che mi stringeva a sé per confortarmi e trasmettermi tutto il supporto di cui necessitavo.
Le parole del prete neanche raggiunsero le mie orecchie, perché ero troppo impegnata a ricordare ogni singolo momento della mia vita che ricordavo di aver passato insieme a Taehyung, cercando di imprimerlo nella testa per paura di poter dimenticare.
Temevo che una volta uscita da questo cimitero, ogni prezioso ricordo condiviso potesse restare sepolto qui con lui e non era ciò che volevo. Io non volevo dimenticare.
Come se mi avesse letto nella mente, Jungkook mi strinse maggiormente al suo corpo e mi stampò un soffice bacio sulla guancia bagnata dalle lacrime che, ovviamente, non riuscivo a trattenere.
«Avevi ragione» parlai finalmente soltanto una volta che il rituale fosse giunto a termine. Adesso eravamo rimasti soltanto io e Jungkook di fronte alla lapide con sopra situata una foto che ritraeva il suo volto sorridente, circondato da tanti mazzi di fiori.
«Come?» vidi con la coda dell'occhio Jungkook voltarsi verso di me con fare confuso.
Lanciai una veloce occhiata agli altri ragazzi, rimasti in disparte a parlare tra loro con espressioni nostalgiche e afflitte. Rivolsi poi la mia attenzione su Jungkook, mandando giù il groppo che avevo alla gola.
«Quando mi dicesti che il tempo non è mai abbastanza. Avevi ragione» gli angoli della mia bocca si sollevarono di poco. Mi girai completamente verso il corvino, guardandolo dal basso con un sorriso amaro stampato sulla faccia e gli occhi che bruciavano.
Lo sguardo di Jungkook si fece più intenso, mentre la sua espressione addolorata mi colpì in pieno petto. Aveva capito a cosa io mi riferissi e sembrava cercare le parole da rivolgermi in modo da non farmi stare ancora peggio di quanto già non stessi.
«Tu probabilmente pensi di avere abbastanza tempo prima che tutto questo finisca, tutti voi credete che non sarà mai troppo tardi dato che avete davanti una vita intera per agire-» mi voltai leggermente verso di lui, guardandolo scuotere quasi impercettibilmente la testa. «Ma la verità è che il tempo non è mai abbastanza. Non lo è per nessuno.»
«Sooyun-»
«Non devi dirmi niente» scossi la testa, tirando su con il naso. «Non c'è bisogno che tu dica niente, Jungkook. Però voglio che tu mi prometta solo una cosa» dissi con voce nasale, senza preoccuparmi di mostrare quanta disperazione io avessi attualmente in corpo.
«Che cosa?»
«Non mi lasciare mai» gli chiesi con un filo di voce e Jungkook parve sorpreso dalle mie parole. «Qualsiasi cosa accada, anche quando ti pregherò di andartene via, tu non lo fare. Anche se ti griderò contro, scongiurandoti di sparire dalla mia vista, non mi lasciare da sola, va bene?»
Non appena un'altra lacrima cadde dalle mie ciglia, Jungkook si fiondò su di me per avvolgermi tra le sue braccia e stringermi in un abbraccio che valse mille parole non dette. Si scostò di poco per schioccare un casto e profondo bacio sulle labbra, per poi guardarmi negli occhi e dirmi:
«Non ti lascerò mai da sola» pronunciò con tono più serio che mai, «Mai.»
La sua risposta, o meglio, la sicurezza con la quale mi rispose bastò per alleggerire di un po' quel mio cuore che ormai pesava tonnellate. Sentii persino maggiore necessità di piangere per la rassicurazione che Jungkook non aveva esitato a darmi. Poi intrecciò le dita alle mie, guardandomi con quei suoi occhi profondi ed estremamente dolci, tenendomi per mano mentre mi accompagnava assieme a tutti gli altri verso la macchina.
«Che ne dite di trovarci tutti a casa mia?» Propose Jimin.
«E cadere nel disordine di casa tua rischiando di finire all'ospedale?» Domandò Yoongi con sarcasmo, venendo subito fulminato dal moro. «No, grazie»
«Facciamo a casa tua allora?» gli chiese di rimando con tono strafottente, «Sicuramente sarebbe affascinante poter inciampare su uno dei tanti skateboard che hai, per poi scivolare giù dalle scale»
Il battibecco a cui diedero vita i due ragazzi ebbe il potere di alleggerirmi, anche se di poco, di tutto il peso che mi schiacciava dalle spalle, facendomi sorridere appena. Feci però fatica a sollevare gli angoli della bocca, ebbi quasi la sensazione di non essere neanche più in grado di sorridere come una persona normale.
«Vi sembra il momento di litigare?» li rimproverò Minjee, incenerendo entrambi con lo sguardo. «Fate decidere a Sooyun il posto in cui radunarci, è giusto che la decisione spetti a lei»
Gli occhi di tutti furono su di me. In realtà, io non avevo intenzione di fa niente di tutto ciò, in quanto desideravo solo rifugiarmi in casa lontana dalle attenzioni di qualunque persona esistente. Ma compresi quanto fosse importante passare del tempo insieme, facendoci forza l'un l'altro adesso più che mai, così risposi che sarebbero potuti venire tutti da me senza problemi.
Prima di separarci ed entrare nelle nostre rispettive macchine, dissi a Yoongi che poteva tranquillamente riportarmi Yeontan e che mi sarei presa cura io del cucciolo d'ora in avanti. Eleonor fu quasi dispiaciuta della mia richiesta, essendosi probabilmente affezionata a quel cagnolino. A quel punto mi chiesi quante volte alla settimana quei due ragazzi si vedessero, rendendomi conto per la prima volta dell'intimità con la quale si guardavano, si toccavano e si parlavano. Mi dovevo essere persa chissà quante novità in quel lungo lasso di tempo, mentre ero preoccupata semplicemente sui miei problemi senza neanche rendermi conto che anche loro avessero le loro vite. Mi sentii un po' egoista al pensiero di aver causato tanti problemi anche a loro.
«Stai bene? Ti vedo molto pensierosa» la voce di Jungkook mi dissestò, facendomi mugugnare in risposta.
«Si, si... È tutto okay» mentii.
«È stata una domanda stupida la mia, scusami» disse sorridendo in modo imbarazzato.
«Cosa? No, non è vero. Tu non fai mai domande stupide e poi... Sono felice che ti preoccupi per me» rivelai con voce sottile e timida, tenendo gli occhi puntati fuori dal finestrino. Giurai di sentirlo sorridere per le mie parole.
Appena tornammo a casa, Jungkook mi disse che avrebbe pensato lui a preparare ogni cosa. Non volevo lasciargli in carico tutto il lavoro, così decisi di andare velocemente in camera mia a svestirmi per poi aiutarlo con le faccende. Quando, però, capitai di fronte allo specchio mi bloccai sul posto. Fissai il mio riflesso sulla superficie rettangolare e lucida, la stessa che Taehyung anni prima mi aveva posizionato vicino all'angolo della camera. Numerosi brividi mi percorsero la schiena nel vedere il bellissimo vestito viola che aveva comprato per me e che in quel momento stavo indossando. Era così bello.
Al funerale fui l'unica a risaltare all'occhio di tutto, proprio perché mentre tutti indossavano i classici vestiti neri da funerale, io ero in mezzo a tutti loro con addosso uno splendido ed elegante vestito di colore viola. Speravo tanto che in tutta quella oscurità Taehyung potesse vedere la flebile luce che avevo deciso con determinazione e molta forza di far riflettere su di me. Desideravo che lui mi avesse vista e che sapesse che io fossi lì, per lui.
Ci ripensai e, alla fine, non tolsi il vestito. Non lo avrei tolto per nessuna ragione, perché incredibilmente era come sentire una parte di Taehyung assieme a me proprio grazie a quell'abito. Se avessi potuto, l'avrei indossato per tutta la vita, giorno e notte, ma sapevo che non fosse possibile purtroppo.
Scesi di sotto, con la gonna del vestito che ricadeva morbidamente sulle mie gambe in movimento, e corsi in aiuto del ragazzo, il quale sembrava aver difficoltà nel cercare qualcosa tra i mobili.
«Se cerchi i biscotti, sono sulla dispensa in alto» dissi, sorprendendolo per il mio improvviso arrivo.
«E io che continuavo a cercare nei mobili in basso» borbottò facendomi ridacchiare leggermente.
Grazie Jungkook, grazie davvero per essere qui con me. Non so che cosa farei senza di te.
«Quella collana chi te l'ha regalata?» mi domandò d'un tratto, portandomi inconsciamente a toccare con le dita la piccola libellula che tenevo al collo.
«Jimin» risposi, mentre posizionai alcune bevande sul tavolo, pensando che i ragazzi sicuramente avrebbero avuto sete una volta arrivati qui. Ci avevano avvisato per messaggio che avrebbero fatto un salto al supermercato per fare la spesa, anche se non ne capii appieno il motivo. Arrivai persino a pensare che avessero deciso alle mie spalle di comprare le cose al posto mio, magari temendo che io con le mie sole gambe non mi sarei più mossa di casa, finendo così per avere il frigorifero completamente vuoto per giorni interi. E, forse, avevano ragione.
«È molto bella» Jungkook commentò la collana, facendomi sorridere.
Per il resto del tempo restai in silenzio, non avendo molta voglia di parlare. In realtà, mi sentivo strana mentre mi muovevo avanti e indietro per posizionare qualche bevanda o leccornia sul tavolo. Il mio corpo si muoveva a comando, i miei occhi passavano in rassegna da un oggetto a un altro senza fare davvero attenzione a ciò che vedevo e toccavo; era come se la mia mente fosse distaccata dal corpo e ogni singolo movimento fosse compiuto in automatico.
Dopo aver atteso per una quindicina di minuti il loro arrivo, in un attimo il mio salotto si riempì delle loro voci, mentre citavano aneddoti e ricordi in memoria di Taehyung. Io restai per tutto il tempo ad ascoltare in disparte, con la schiena appoggiata al muro e un bicchiere di vodka alla fragola in mano. Quello non era il primo bicchiere e, fortunatamente o sfortunatamente, nessuno se n'era accorto.
A volte Minjee mi lanciava delle veloci occhiate quando mi notava raggiungere la cucina, ma quasi sicuramente si era convinta che stessi bevendo del semplice succo di frutta. La vodka l'aveva procurata Jimin, ovviamente.
«Quando Jimin cominciava a ridere, da ubriaco marcio, Taehyung lo seguiva sempre a ruota assieme a Jin. Mi sembrava di avere davanti i tre alieni di Toy Story» disse Yoongi, facendo ridere nostalgici un po' tutti quanti.
Jimin, con gli occhi lucidi, raccontò tante altre scene divertenti che riguardavano mio fratello. I miei occhi erano fissi in un punto nel vuoto, mentre ascoltavo le loro parole e i loro ricordi passati in compagnia di Taehyung. Bevvi l'ennesimo sorso di alcol, sentendo un forte capogiro che fece vorticare l'intera stanza attorno a me. Alzai ancora una volta il gomito, ma, nel poggiare le labbra sul bordo del bicchiere, mi accorsi che fosse finito. Così scollai la schiena dal muro, pronta a riempire un'altra volta il mio bicchiere con un altro po' di vodka alla fragola, dato che era l'unica che stavo apprezzando.
«Sooyun, che fai?» Minjee mi fermò proprio quando il mio piede finì dall'altra parte della soglia della cucina, spingendomi a voltarmi nella sua direzione. Giurai di sentire gli occhi incrociarsi quando lo feci, ma mi costrinsi a non dar a vedere quanto mi girasse la testa.
«Vado a prendere da bere» biascicai attirando l'attenzione anche degli altri ragazzi. «Voi continuate pure, torno subito» dissi per poi fuggire dai loro sguardi straniti.
Grazie al cielo, le loro voci ripresero quasi subito a riempire la casa, facendomi pensare di essere riuscita a non dare troppo nell'occhio. Ma mi sbagliavo.
«Cosa stai facendo?» mi venne strappata di mano la bottiglia dalla quale stavo già versando la Vodka nel bicchiere, facendomi sussultare appena per lo spavento preso.
Tentai di riprenderla, ma Minjee fu più veloce di me ad allontanarla dalle mie grinfie. Il suo sguardo severo mi trafisse in pieno e, o per la paura o per la sbronza, mi scappò un singhiozzo dalla bocca.
«Quanto cavolo hai bevuto? Non mi dire che fino ad ora ti sei riempita solo di Vodka!»
«Volevo soltanto assaggiarla» mormorai con un tono innocente. Se non altro, la feci arrabbiare ancora di più.
«Sooyun dannazione, ti fa male bere così tanto alcol! Ma cosa ti passa per la testa?»
In realtà mi sta facendo sentire l'esatto opposto...
E stetti persino per pronunciare quel pensiero ad alta voce, ma qualcosa mi disse che fosse meglio tenere la bocca chiusa. Feci spallucce come se non mi importasse niente di ciò che stava dicendo e i suoi occhi si spalancarono. Ignorai completamente i suoi richiami, scappando alla sua tentata presa sul mio braccio e ritornando in salotto alla velocità della luce.
Vidi che erano ancora tutti riuniti nel centro della stanza: Yoongi era seduto sul divano accanto a Eleonor. Jungkook restava in piedi vicino a Jimin, mentre Seokjin si trovava sulla poltrona dalla parte opposta del tavolo che lo separava dai primi due. Marciai verso di loro, posizionandomi davanti alle loro figure confuse quando si accorsero del mio arrivo. Non seppi che aspetto avessi in quel momento, ma sicuramente non dovevo star facendo una bella figura. Non mi ero mai ubriacata prima d'ora; sentivo le palpebre pesanti e il corpo che frizzava ovunque, sbandando nel vuoto come se non riuscissi più a trovare il senso dell'equilibrio.
Minjee uscii dalla cucina dopo di me, raggiunse Seokjin e incrociò le braccia al petto, guardandomi con fare preoccupato nell'esatto istante in cui aprii bocca.
«Voglio dire una cosa» strascicai le parole, ma non mi importò granché. Vidi Jungkook cercare di avvicinarsi alla sottoscritta, ma fui proprio io a impedirglielo chiedendogli di stare fermo dov'era. Non avevo bisogno di aiuto, avevo solo bisogno di parlare e di dire sinceramente ciò che pensavo e che, altrimenti, mi avrebbe tormentata a vita.
«I-Io sono- Io sono...» ingoiai la mia stessa saliva, sentendo un'immensa fatica nell'esprimermi e ringraziai mentalmente tutti loro, perché non osarono mettermi alcuna fretta o pressione. Anzi, rimasero fermi e in silenzio ad aspettare i miei tempi, pur guardandomi in maniera molto preoccupata a causa dello stato in cui ero. «Sono molto felice.. di avervi tutti qui. Anche Taehyung sarebbe molto felice di avervi qui»
Non riuscii a capire se avesse un senso ciò che stavo dicendo, ma nel mio cervello, in quel momento, niente lo aveva per davvero.
«Non ho mai avuto... il coraggio di esprimermi. Sono sempre stata una grande codarda e, nonostante questo, v-voi non mi disprezzate e continuate a starmi accanto..»
Seokjin lanciò una rapida occhiata a Minjee per chiederle spiegazioni, ma lei non se ne rese conto, poiché troppo presa da quello che stavo dicendo. Continuava a tenere le braccia incrociate sotto al seno, le labbra schiuse e le sopracciglia abbassate in un'espressione di dispiacere. Chissà quanta pena dovevano star provando tutti loro nel vedermi. Tanta, tantissima pena.
«Cavolo, si vede che-» singhiozzai per l'alcol, «non ho preparato un discorso scritto, vero?» risi da sola alla mia stessa battuta, ma non contagiai nessuno. Nemmeno ci feci molto caso a come fossi l'unica che stava ridendo l'i dentro, perciò continuai a dire quel che pensavo senza filtri o vergogna. «Ciò che voglio dire è- O meglio, ciò che sento di dover dire è che non ho più intenzione di... avere dei rimorsi in futuro. So che pensate di saperlo, però io non so se voi lo sapete, non so neanche se Taehyung lo sapesse...» aggrottai le sopracciglia confusa più di loro dei miei giri di parole.
«Sooyun-»
«Aspetta, fammi finire.. di parlare!» esclamai esasperata, bloccando Jungkook con una mano interposta in mezzo a noi. «Vi voglio bene, per tutto quello che fate per me, vi ho sempre voluto bene, anche se dimostr- dimostravo spesso il cont-trario.» traballai appena, rischiando di inciampare sui miei stessi piedi, ma fortunatamente riuscii a reggermi in piedi da sola. «Non odiatemi per le bugie che vi ho detto, per favore-» venni interrotta improvvisamente da un impulso che provenne direttamente dallo stomaco che mi spinse a lanciarmi verso un vaso che trovai proprio vicino a me, rigettando così qualsiasi cosa avessi mangiato, o meglio, bevuto.
I ragazzi scattarono subito verso di me, ma primo fra tutti fu proprio Jungkook, il quale mi raccolse i capelli per non rischiare che li sporcassi. Una sua mano si posò sulla mia schiena, accarezzandomi dolcemente da sopra il tessuto del vestito per cercare di allievare il dolore e il fastidio che provavo assieme.
«Cavolo, Sooyun... Non avresti dovuto bere così tanto» udii il tono di Jimin in un misto di shock e rimprovero. Volli rispondergli a tono per dirgli che lui non fosse migliore di me da quel punto di vista, ma un altro conato mi costrinse a tenere la testa dentro quel vaso, facendomi rimettere anche l'anima.
«Va tutto bene, Sooyun. Stai calma.. Ci sono io con te» La melodiosa voce di Jungkook, sussurrata al mio orecchio, riuscì in un battibaleno a farmi sentire già meglio, quasi almeno.
Qualcuno mi passò un tovagliolo per pulirmi, mentre Jungkook si preoccupò di reggermi da un fianco per non farmi accasciare al suolo. Ridacchiai divertita come se ciò che fosse appena successo facesse davvero ridere, inclinando la testa sulla spalla del ragazzo che cercava di portarmi via da lì.
«Okay, forse è meglio se ti porto in camera, mh?»
«Ma io voglio finire di fare il mio discorso..!» mi lamentai, trascinando i pieni sul pavimento e sentendo ogni muscolo delle gambe tremare come budino.
Sentii i ragazzi dirci qualcosa che però, purtroppo, non capii, prima che Jungkook mi portasse di peso fino alle scale e poi verso la mia camera da letto.
«Perché mi hai portata qui? Io devo ancora dire alcune cose...» borbottai non appena mi fece sedere sul bordo del letto, andando a recuperare qualcosa dal mio armadio.
«Le potrai dire domani dopo una bella dormita. Che ne dici?» mi propose senza usare un tono brusco, ma anzi, molto dolce e tenero. Sembrava che stesse parlando con una bambina. Sorrisi involontariamente e, quando Jungkook mi raggiunse con degli indumenti puliti, mi lasciai cadere di schiena sul materasso.
«Dico che non voglio dormire» risposi con voce infantile come se fossi una figlia costretta dai genitori ad andare a letto presto, poi però la mia attenzione ricadde su Jungkook che cercava con fatica a togliermi il vestito viola. Lo trovai molto buffo, ma comunque decisi di aiutarlo a sganciarlo. Dopo diversi tentativi, incastrandomi varie volte da sola, riuscimmo insieme a sfilare il vestito via dal mio corpo e in men che non si dica mi ritrovai sdraiata sul letto, con le gambe piegate a penzoloni sul bordo e con addosso semplicemente l'intimo a coprirmi.
Jungkook cercò di non accollare per troppo tempo gli occhi sul mio corpo, sulle mie forme, ma io mi accorsi comunque degli sguardi fugaci che mi lanciava. Sistemò il vestito da una parte, tornando quasi subito da me per mettermi il pigiama. Prese la maglia e si chinò su di me per infilarmela dalla testa, ma lo colsi completamente di sorpresa quando allacciai le braccia attorno al suo collo per avvicinarlo maggiormente a me. Cominciai a sghignazzare divertita, mentre Jungkook cercava invano di convincermi a smetterla perché non potevo restare senza vestiti e che ormai fosse ora di dormire. Ma io continuai a ribellarmi e, come se non bastasse, avvolsi le gambe sui suoi fianchi, agganciandomi a lui come un fastidioso koala.
«Maledizione, Sooyun! Cosa stai facen-»
«Voglio fare sesso» affermai continuando a ridere, inconsapevole di come il giorno dopo mi sarei fortemente imbarazzata e pentita del mio comportamento. «Dai, facciamo sesso-»
«Non credo che sia il momento adatt- Ahi!» Scoppiai a ridere dopo aver mordicchiato il lobo del suo orecchio con forse troppa forza.
Jungkook continuò a lottare contro la mia presa mortale, finendo per mettere un ginocchio sul letto tra le mie gambe, ancora agganciate al suo busto, e un gomito vicino alla mia testa per non cadermi addosso di peso.
«Ragazzi, ho sentito degli strani rumori. Va tutto bene?» La figura di Jimin fece capolino dalla porta, che era stata chiusa appositamente da Jungkook. Il moro però si ritrovò a spalancare gli occhi non appena si accorse di ciò che stava vedendo, fraintendendo la situazione. «Oh cazzo- Scusatemi!»
«No, aspetta!-» Jungkook non fece in tempo a chiedere aiuto che subito Jimin scomparve dal nulla con una velocità assurda, richiudendoci dentro la stanza. «Cazzo»
«Gnam» mi passai la lingua sulle labbra, guadagnandomi uno sguardo sconvolto da parte di Jungkook, facendomi ridere ancora di più.
«Non avresti dovuto bere» mi rimproverò di nuovo, faticando a parlare a causa della mia stretta che si faceva sempre più forte. Poi, però, spostò le mani dalle mie braccia ai miei polsi allacciati dietro al suo collo, riuscendo in un mio attimo di distrazione a staccarli e accollarli sul materasso ai lati della mia testa.
La mia risata si placò di colpo, i miei occhi si inchiodarono in quelli di Jungkook, nei quali colsi un luccichio di desiderio latente. Percepii dopo infiniti secondi un rigonfiamento premere sopra la mia intimità coperta dalle mutandine, facendomi ansimare sommessamente contro la faccia del corvino, esageratamente vicina alla mia. Lo vidi deglutire e lottare internamente contro se stesso per non fare, o farmi, chissà che cosa.
«Ero seria quando ho detto di amarti» sussurrai, sentendo la gola secca e il basso ventre essere colpito da un forte e profondo calore.
Jungkook sfregò la punta del suo naso con quella del mio, socchiudendo gli occhi. Mi avvicinai a mia volta, arrivando a sfiorare di striscio le sue labbra con le mie. Volli baciarlo fino allo sfinimento e potevo percepire quanto lo volesse anche lui. I miei polsi erano ancora immobilizzati sul materasso sopra la mia testa per via della sua presa, mentre le gambe erano piegate e strette al suo bacino. La tensione sessuale divenne sempre più vivida nell'aria spezzata unicamente dai nostri respiri.
Ciò che fece perdere la pazienza a Jungkook fu il mio fugace gesto, che lo colse naturalmente alla sprovvista. Senza alcun preavviso strinsi maggiormente una mia gamba sulla parte bassa della sua schiena, facendo in tal modo scontrare i nostri bacini. Il gemito che emise il ragazzo aumentò a dismisura la mia eccitazione e, in un battibaleno, la bocca di Jungkook finì sulla mia, dando vita a un bacio peccaminoso a cui non avrei voluto più porre fine. Le sue labbra si mossero avidamente sulle mie e giusto in quell'istante mi ricordai come avessi vomitato a causa dell'eccesso di alcol solamente pochi minuti prima.
Se mi fossi ritrovata nella medesima situazione in un momento di completa sobrietà, probabilmente, mi sarei vergognata del sapore che Jungkook avrebbe potuto sentire baciandomi. Ma, diamine, in quel momento non me ne poteva fregare di meno e, riflettendoci un minimo, anche a lui non sembrava minimamente importare.
Ci spostammo verso il centro del letto, senza riuscire a staccarci l'uno dall'altra. Abbassai le mani per raggiungere la cintura del ragazzo di cui ero follemente innamorata, ma, proprio quando feci per abbassare la cerniera della patta, fu proprio lui stesso a fermarmi.
«Forse non dovremmo» annaspò in cerca di aria, approfittando di respirare a fondo dopo aver fermato non soltanto i miei movimenti, ma anche il nostro bacio. «Voglio dire, hai bevuto tanto e non voglio fare niente con te se non sei totalmente cosciente. Non voglio approfittarne e non voglio neanche che tu lo possa anche solo pensare»
«Ma io sono sobria» dissi convintissima, ottenendo subito una sua occhiataccia.
«Lo dubito» sbuffò come se fosse seccato da qualcosa che non colsi, ma le sue successive parole mi resero chiare le idee al riguardo. «Sono ancora arrabbiato con te, non avresti dovuto bere così tanto»
Sbuffai platealmente allontanandomi di poco da lui e, forse, quasi ci rimase male. Raggiunsi la tastiera del letto e feci cadere la testa sul cuscino, puntando poi gli occhi sul soffitto.
«Non è il modo giusto per sopprimere il dolore, Sooyun» mi disse ancora con tono di rimprovero, senza mai eliminare tuttavia quel sottile velo di dolcezza che tanto lo caratterizzava.
Sbuffai di nuovo, senza rivolgergli neppure uno sguardo.
«E tu cosa ne vuoi sapere?» chiesi senza pensarci, pentendomene l'istante dopo. Ero veramente una stupida.
Jungkook aveva perso suo fratello minore, era ovvio che sapesse cosa si provasse nel perdere una persona cara. Mi sentivo maledettamente, superlativamente stupida.
Chiusi gli occhi sospirando sommessamente, non volendo vedere la sua espressione dopo aver sentito ciò che avevo appena detto. Avevo bevuto tanto, però in quel momento riuscii a riacquistare parte della mia lucidità e percepire un forte disagio pervadermi. Soltanto in parte, però.
«Lasciami dormire» mi lamentai stendendomi su un fianco e dando le spalle a Jungkook.
Il corvino non spiccicò una sola parola, limitandosi ad avvicinarsi al mio corpo. Sentii un petto aderire alla mia schiena e un braccio avvolgermi il busto, gesto che comunque mi fece sbuffare scocciata. Non sapevo cosa mi stesse prendendo, probabilmente era colpa dell'alcol il mio essere tanto confusa, arrabbiata ed eccitata allo stesso tempo nei confronti di quel ragazzo.
«Voglio stare da sola» biascicai con la faccia premuta contro il cuscino.
«Non ti lascio sola»
Il suo sussurro mi colpì l'orecchio, facendomi rabbrividire nel sentire il suo caldo respiro scontrarsi sulla mia pelle. Sorrisi senza volerlo, però allo stesso tempo volli lasciare andare le lacrime. Con alte probabilità, agli occhi di tutti, sarei apparsa come una stupida frignona con l'umore fortemente instabile. Ero arrabbiata, ma anche triste. Ero innamorata, ma anche spaventata. Sentivo di non meritarmi nulla di tutto ciò, eppure i sensi di colpa continuavano a bisbigliarmi il contrario. Volevo questo ragazzo accanto a me a ogni costo. Ma volevo anche allontanarlo, perché il terrore che potessi ferire anche lui era più forte del desiderio di stringerlo tra le mie braccia.
Non sapevo più cosa fosse giusto fare e cosa non lo fosse, ma del resto come avrei potuto saperlo?
«Non lo farò mai, te l'ho promesso» aggiunse quando capì che non gli avrei risposto.
Un singhiozzò fuggì al mio controllo e le lacrime, che non cercavo più di tanto di reprimere, riuscirono a scappare dai miei occhi. Mi girai su me stessa, ritrovandomi così faccia a faccia con Jungkook. I miei occhi umidi affogarono dentro quei due pozzi profondi e che al buio apparvero ancora più scuri. Appiattii le labbra in una smorfia sofferente, mordendomi con forza il labbro inferiore. Colsi la sorpresa nel suo sguardo, assieme alla preoccupazione nel vedere il mio volto stravolto da chissà quante emozioni. Stette per parlare, ma io lo precedetti.
«E se un g-giorno vorrai andartene via da me?» chiesi con un filo di voce. Jungkook scosse la testa e corrugò le sopracciglia, guardandomi in modo scioccato.
«Non potrei mai-»
«Non puoi saperlo» gli parlai sopra con tono duro, «Potresti stancarti di me, r-renderti conto che non valgo la pena e-» venni interrotta da un paio di labbra premute con forza sulle mie. Le sue labbra.
Non aspettandomi assolutamente questa sua reazione, rimasi per un paio di secondi pietrificata dal suo gesto. Con occhi spalancati guardavo quelli chiusi di Jungkook, mentre la sua bocca continuava a muoversi sulla mia con estrema dolcezza. In un gesto automatico accarezzai la guancia del ragazzo e abbassai finalmente le palpebre, lasciandomi coccolare finalmente dall'amore che mi stava trasmettendo e travolgendo attraverso un semplice, dolce e casto bacio.
Ripresi a respirare regolarmente, smisi di piangere prima ancora di rendermene conto e giurai che mi bastò tutto questo, soltanto questo, per sentirmi di nuovo felice.
«Vale la pena vivere il resto della mia vita insieme a te» disse subito dopo essersi staccato, rimanendo a un centimetro di distanza da me e guardandomi dritto negli occhi con una sincerità e una passione che pensai non potessero realmente esistere in questo mondo. «Finché potrò vedere le stelle brillare nei tuoi occhi, allora significa che ne varrà sempre la pena»
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
OKAY.
Sono qui per spiegare velocemente, nel caso qualcuno non avesse capito, il finale del capitolo: in realtà nulla di difficile o complesso, però ovviamente chi non ricorda il finale del capitolo 11 (in tal caso, consiglio vivamente di andare a rileggerlo) non può nemmeno capire che le due frasi, dette entrambe da Jungkook, siano strettamente correlate. Nel capitolo 11 Jungkook, ovviamente, non provava qualcosa per Sooyun. O meglio, si ne era incuriosito e la trovava carina, però si era avvicinato a lei soltanto per mantenere la promessa a Yunhee (la mamma di Sooyun) e, dentro di se, a suo fratello Seojoon, facendo ciò che non era riuscito a fare con lui per l'appunto: starle accanto. Sooyun era diventata più un "mezzo", un "obiettivo" per trovare un senso alla sua vita e prendersi cura di qualcuno a cui tenesse la stessa donna che aveva salvato (anche se per poco) suo fratello dal primo tentato suicidio, piuttosto che una ragazza a cui affezionarsi.
Ecco, spiegato questo ci tengo a far notare a tutti come all'inizio (rileggendo le parole di Jungkook nel capitolo 11) lui sia esplicitamente spinto a continuare a vivere non grazie a Sooyun in realtà, ma grazie a quel suo costante desiderio di vedere e rivedere le stelle brillare nel cielo. Le stelle sono un punto comunque fondamentale, perché sono tutto ciò che di luminoso ormai era rimasto nella vita di Jungkook, l'unica cosa che brillava e splendeva ogni notte, riuscendo a trasmettergli un senso di appagamento, pur lieve.
Adesso, invece, la situazione è cambiata: sono gli occhi di Sooyun a trasmettergli quello stesso senso di appagamento, anzi ancora maggiore del precedente. Per questo ciò che dice, ossia «Finché potrò vedere le stelle brillare nei tuoi occhi, allora significa che ne varrà sempre la pena», non è affatto casuale. Ciò che riempie le giornate e il cuore di Jungkook non sono più soltanto delle misere stelle luminose nel cielo blu, bensì la luce che vede di esse riflettersi negli occhi della ragazza di cui si è innamorato.
Spero di essermi spiegata T_T In caso contrario, non esitate a fare domande.
Ho un debole per Jungkook, per questa storia e tutto ciò che ne rappresenta. Spero davvero tanto che io in qualche modo stia riuscendo a farvi emozionare ♥
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Un grandissimo abbraccio,
Carly
Instagram: _carlyarmy_
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