𝟒𝟕. Libellula

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"Fa davvero male quando i tuoi genitori non riescono ad accettarti per come sei"

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JIMIN



|Circa 4 anni e 1 mese prima|


L'aria profumava di paste appena sfornate. Inspirai a pieni polmoni per annusarne meglio la fragranza. Biscotti.

Ritornai coi piedi per terra quando qualcuno spalancò la porta di fronte a me. Mi stavo quasi per dimenticare il motivo per cui fossi giunto fino a qui.

«Pancake?» sorrisi mettendo in mostra il sacchetto con all'interno una confezione di pancake appena sfornati.

Taehyung inarcò un sopracciglio. Non avevo avvisato del mio arrivo e lui sembrava pronto per andarsene via di casa.

«Perché sei qui? Non dovresti essere con Yoongi all'università per l'orientamento?»

Ridacchiai affrettandomi a rispondere.

«Università? Scherzi vero?»

Taehyung corrugò le sopracciglia confuso, stando per chiudersi la porta alle spalle.

«Credevo che-»

«Nah» Scossi la testa interrompendolo sul nascere della frase, «Io e gli studi siamo due poli opposti. Lascio il ruolo di studente a te e Yoongi, vi si addice di più»

Annuii in conferma alle mie parole, vedendo Taehyung fare lo stesso. C'era qualcosa di strano. Era così teso e silenzioso, troppo silenzioso. Non aveva una bella cera.

«Taehyung, stai bene?»

«Come?» sgranò appena gli occhi, come se non si aspettasse una domanda simile. Davvero molto strano. «Oh si, si. Io sto bene.»

«Sei sicuro?»

«Si»

Ci guardammo negli occhi per i successivi secondi, anche se parvero durare un'eternità. Sentivo una tensione tra di noi che prima d'ora mai e poi mai avevo conosciuto. Taehyung mi stava nascondendo qualcosa, forse. Non ero abituato a questa pesantezza, questi muri invisibili che però percepivo costantemente tra me e Taehyung.

«Taehyu-»

«Devo andare o farò tardi, scusami»

Non mi diede nemmeno il tempo di fare altre domande. Mi sorpassò velocemente dirigendosi verso la macchina. Lo seguii con lo sguardo, restando impalato davanti casa sua. Dovevo preoccuparmi?

Quando la macchina di Tae non fu più visibile, abbassai gli occhi sul sacchetto che tenevo ancora in mano. Sollevai le spalle decidendomi sul da farsi. Sooyun sarà a casa, no?
Mi voltai di nuovo verso la porta d'entrata. Questo avrebbe significato fare colazione soltanto con Sooyun, mentre con Taehyung ci avrei parlato più tardi. Non mi tornava affatto quel suo comportamento misterioso, era troppo sospetto.

Suonai al citofono in attesa che Sooyun aprisse. Avevo comprato i suoi dolci preferiti, oltre ai pancake. Le avrebbe fatto sicuramente piacere.

Passarono almeno dieci minuti prima che quella ragazzina si decidesse ad aprirmi.

«Jimin?»

Ma che avevano tutti? Il volto di Sooyun era buio, spento. Delle leggere occhiaie le contornavano gli occhioni scuri, le labbra erano piatte in un'espressione insolita. Cercai di non mostrare la mia perplessità, sfoderando un grande sorriso.

«Ciao Sooyun! Ho portato qualcosa da mangiare insieme a colazione! Purtroppo Taehyung è corso via, sembrava essere di fretta...» Borbottai incerto. Sooyun mi guardava in modo molto strano. Sembrava stanca ed era diventata persino più taciturna di suo fratello. «Ma non fa niente!» Scossi la testa imbarazzato da tutto quel silenzio da parte sua, «Sarà per una prossima volta. Possiamo conservare la parte di Taehyung oppure mangiarcela tutta noi»

«Senti, Jimin...» Sooyun storse la bocca in una smorfia insicura. Non sembrava tanto felice della mia presenza. O forse mi stavo semplicemente facendo troppe paranoie. «È davvero carino da parte tua, davvero ma... non ho tanta voglia di fare colazione questa mattina e poi...» Tentennava parecchio nel proseguire il discorso, tirando fuori giustificazioni plausibili, ma comunque ambigue. Sooyun non aveva mai rifiutato la colazione che le portavo a casa. «...Si, ecco, diciamo che non ho dormito molto questa notte e ho tanto da studiare e-»

«Studiare?» Sollevai le sopracciglia sorpreso e confuso allo stesso tempo. Si era appena scavata la fossa da sola. «Sooyun, ma è estate» ridacchiai, «La scuola è finita»

«E quindi? Ho i compiti per le vacanze da fare» Parlò ovvia, incrociando le braccia al petto. Avevo come l'impressione di averla fatta arrabbiare.

Sbuffai una piccola risata divertita, ignorando quell'aria ancora più tesa di prima, ribattendo subito a quelle sue inusitate uscite. Erano tutti così strani questa mattina, mi stavano sicuramente nascondendo qualcosa altrimenti non si spiegava.

«Compiti per le vacanze? Tu non hai mai fatto i compiti per le vacanze» Precisai senza usare alcun tono di accusa. Non volevo contraddirla e darle contro, semplicemente volli constatare un dato di fatto. «O meglio, li hai sempre fatti, si... Ma due giorni prima che iniziasse la scuola»

Dalla reazione di Sooyun capii che, nonostante il mio tono scherzoso, non fosse molto in vena di battute. Tornai serio in un battibaleno, guardando stupito Sooyun retrocedere verso l'interno dell'abitazione e chiudermi la porta in faccia.

Okay.

Presi il telefono contattando la prima persona che mi venne in mente potesse capirci meglio di me in tutta questa bizzarra faccenda. O forse dovrei meglio definirla "preoccupante faccenda".

«Che cosa vuoi?»

«Buongiorno anche a te! Io sto bene, grazie e tu?»

Sentii il ragazzo sbuffare dall'altra parte della chiamata. Mi dimenticavo sempre quanto Yoongi fosse facilmente irritabile per una semplice telefonata.

«Perché mi hai chiamato? Lo sai che sono impegnato con l'orientamento universitario»

«Oh sei ancora lì? Ti facevo meno resistente! Avevo scommesso che non saresti durato più di sei minuti-»

«Sto per riattaccare»

«No, aspetta!» Mutai in fretta il tono di voce richiamandolo agitato, facendogli capire che lo avessi chiamato per una questione serie. «Sai per caso se è successo qualcosa a Taehyung e Sooyun?»

«Cosa gli sarebbe dovuto succedere?»

«Beh non lo so, per questo te lo sto chiedendo... Tu vedi Sooyun molto più spesso di quanto la veda io» Risposi sospirando pesantemente e calciando un sassolino sull'asfalto «Ero venuto qui con l'idea di fare colazione tutti insieme, non è la prima volta che porto qualcosa di buono ai fratelli Kim, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti»

«Non hanno apprezzato l'idea questa volta?»

«Il punto è questo: Taehyung è corso via come se fosse in ritardo per qualcosa, anche se mi ha dato molto l'impressione di star cercando di evitarmi e Sooyun...» lasciai in sospeso la frase, non sapendo neanche come descrivere la reazione di Sooyun, «Sono strani tutti e due, molto strani.»

«Magari è solo una giornata no» biascicò le parole facendo uscire un grande sbadiglio. «Oppure semplicemente non avevano fame. Ma Taehyung dove doveva andare con così tanta fretta?»

«Non me l'ha voluto dire, è scappato via senza darmi neanche il tempo di domandarglielo»

Yoongi mugugnò senza aggiungere altro. Forse anche a lui adesso la situazione sembrava leggermente sospetta.

«Prova a ripassare più tardi e vedi com'è la situazione. Se continuano a comportarsi nello stesso modo allora ci deve essere qualcosa sotto che non ci hanno detto, anche se non riesco davvero a immaginare che cosa gli possa essere successo così all'improvviso»

«E se la situazione fosse più grave? Taehyung l'altra volta ci ha detto che suo padre è andato ad abitare da un'altra parte, non sembrava esserne felice, ma non ha specificato dove e con chi»

«Forse perché nemmeno lui lo sa»

«O forse perché vuole fare finta di non saperlo» ribattei.

«Forse semplicemente non gli interessa saperlo»

«O forse-»

«Jimin smettila con questi forse!» Mi zittì stizzito. «Ascolta, io non ho idea di cosa Taehyung sappia o non sappia, nemmeno tu lo sai. È inutile stare qui a fare inutili supposizioni che non ci porteranno da nessuna parte»

«Hai ragione» Sospirai abbassando lo sguardo a terra. «Farò come hai detto tu. Passerò più tardi, poi ti aggiorno»


[...]



«Okay, respira Jimin» mormorai tra me e me, il dito pronto a citofonare, «Perché cavolo sei così tanto agitato? Stai per bussare alla casa del tuo migliore amico, non alla Casa Bianca»

«Ma cosa stai facendo?»

Balzai in aria rischiando di far cadere le scatole di cartone che tenevo tra le mani. «Ma che cazzo! Taehyung!» ansimai spaventato, «Ti diverti a farmi venire gli infarti? Quante volte ti ho detto di-» Mi bloccai per un attimo, notando solo in quel momento il rossore che colorava i suoi occhi. Il cappuccio della felpa gli copriva metà occhi, nascondendolo da sguardi indesiderati. «Che hai?»

«Niente»

«Sei tornato solo ora a casa? Dove sei stato per tutto questo tempo?»

«A fare un giro»

«A fare un giro?» Ripetei incredulo, «A fare un giro dalle otto del mattino alle otto di sera? Sul serio?»

Taehyung non rispose. Si limitò a sospirare e a distogliere lo sguardo, incapace di reggere il mio.

Okay, mi ero stufato. Non avrei seguito il piano di Yoongi, non riuscivo a resistere alla tentazione di fare domande e capire cosa diamine stesse accadendo al mio migliore amico.

«Si può sapere che cosa è successo?»

«Te l'ho già detto: Non è successo niente» Fu molto più duro nel parlare questa volta. Non si era mai rivolto a me con tanto astio, sembrava arrabbiato persino con me.

Non mi diede il tempo di aggiungere altro, mi sorpassò esattamente come aveva fatto questa mattina e fu pronto a lasciarmi nuovamente lì fuori da solo, impalato come un imbecille.

Mi voltai di scatto e sbottai innervosito ancora prima che lui potesse chiudersi la porta alle spalle e lasciarmi fuori casa.

«La smetti di evitarmi? È tutto il giorno che lo fai»

Taehyung si bloccò completamente, con una mano ferma sul pomello e l'altra nascosta nella tasca della felpa.

«Non ti sto evitando» ribatté annoiato.

«Ah no? E quindi di preciso cosa staresti facendo in questo istante?»

«Entrando in casa?»

«Ah ah, spiritoso. Ho portato le pizze. Se mi facessi entrare, potrei preparare la tavola. Così mangiamo e parliamo»

«Non voglio parlare, Jimin» parlò con tono duro. Si girò nella mia direzione, con il volto stravolto dalla stanchezza. «Voglio solo mettermi a letto e dormire»

Mi presi del tempo per osservarlo attentamente. Taehyung sembrava essere davvero tanto, ma tanto stanco. Stanco da qualcosa a me sconosciuto. Delle violacee occhiaie erano evidenti sotto i suoi occhi, la pelle era pallida e gli occhi spenti come quelli di sua sorella. Eppure ricordavo bene come l'ultima volta che avevamo parlato non stesse così tanto male, o almeno non lo dava a vedere, nonostante i suoi genitori non ci fossero in casa da ormai diverse settimane.

Ci pensai un po' prima di parlare, decidendo di tirare fuori Sooyun per tentare di smuoverlo un po'. Forse, se il discorso si fosse spostato da se stesso a sua sorella, lui avrebbe parlato.

«Sooyun mi sembrava triste questa mattina»

Taehyung mi guardò confuso, non capendo giustamente il motivo per cui avessi appena citato Sooyun. Apparve tanto sorpreso quanto spaventato.

«Avete parlato?» mi suonò parecchio agitato dal tenore di voce che usò nel chiedermelo.

«"Parlato" per modo di dire. Si è chiusa in casa sbattendomi la porta in faccia» Scossi la testa guardandolo dritto negli occhi. «Se mi fai entrare ora potremmo mangiare le pizze ancora calde» sussurrai dolcemente, mettendo in mostra le tre scatole fumanti.

Taehyung guardò prima le pizze, successivamente si soffermò sul mio viso come per cercare di intercettare ogni mio pensiero velato.

Mi fece segno di seguirlo e io in risposta non potei fare a meno di sorridere. Non vidi nemmeno l'ombra di Sooyun, in compenso però Yeontan mi corse contro come un forsennato. L'odore di pizza faceva questo effetto a tutti, persino ai cani. Peccato che non gliene avremmo potuto dare un assaggio, meglio non rischiare di farlo stare male.

«Chiama pure tua sorella, qui è tutto pronto» dissi dopo aver finito di apparecchiare.

Taehyung annuì con espressione persa nel vuoto, sembrava essere in un mondo tutto suo.
Ci sedemmo tutti a tavola, restando in religioso silenzio. Ci pensai io a rompere il ghiaccio, non ero mai stato un tipo tollerabile a tutta questa tensione.

«Ho preso le vostre preferite, quando voglio ho una memoria di ferro» sorrisi senza staccare gli occhi dalla mia pizza. Avevo una fame che stavo per crepare. «Salame piccante per Taehyung e prosciutto e funghi per Sooyun! Poi non venite a dirmi che non sono un amico fantastico» dissi con fierezza.

Nessuno dei due rispose alle mie parole, nessuno dei due toccò cibo. Il mio sorriso si spense in men che non si dica, non riuscivo a mantenere a lungo quella falsa espressione spensierata quando davanti a me si presentavano due anime perse, tristi. L'ansia e la curiosità messe insieme mi stavano logorando dall'interno.

«Cazzo ragazzi, mi state facendo salire la depressione» Gli occhi di entrambi finirono su di me, facendomi sentire improvvisamente a disagio. «Preferivate il sushi?»

«Non ho fame»

«Ma hai mangiato qualcosa oggi, Sooyun? Sei deperita»

«Non sono-»

Sooyun si interruppe da sola, la sua attenzione fu attirata da un movimento tanto impercettibile quanto capace di fermarla. Taehyung uscì fuori dalla sua forma di statua, afferrando le posate per tagliare le prime fette di pizza. Inarcai un sopracciglio, analizzandolo come si fa con una strana sostanza chimica colma di bollicine, dandomi la sensazione di star per esplodere fuori dal suo contenuto.

Sooyun lo guardò in modo vago, oserei dire deluso. Si alzò dalla sedia senza finire di dire ciò che avrebbe detto un attimo prima, se non si fosse imbambolata a guardare suo fratello iniziare d'un tratto a mangiare.
Restammo solamente io e Taehyung a tavola, da soli.

All'improvviso la fame era passata anche a me.

«Sono andato a cercare lavoro»

«Eh?» corrugai le sopracciglia sperando di aver sentito male.

«Forse come dipendente di qualche testata giornalistica fuori da Suwon posso avere maggiore fortuna e trovare posto.»

Non stavo capendo niente. Dipendente? Fuori Suwon? Doveva essere impazzito.

«Ma di cosa stai parlando?» Lo guardai confuso, spaventato. Non lo riconoscevo più ed entrambi sapevamo bene che non fossero mai stati questi i suoi piani per il suo futuro.

«Sto parlando del mio futuro Jimin» mi rispose scocciato e con fare ovvio, lanciandomi un'occhiata nervosa.

«Il tuo futuro?» Ripetei con un sorriso per nulla divertito. «Non era questo il futuro che desideravi. Tu volevi andare all'università e diventare un giornalista professionista di cronaca nera. Questo è il tuo futuro»

«Non più ormai»

«Perché?»

«Ho cambiato idea»

«Ma era sempre stato il tuo sogno»

«Non posso!» sussultai sul posto per il suo improvviso scatto d'ira. Aveva gli occhi spalancati, umidi. Tuttavia si sforzò di ritornare apatico e indecifrabile, e questo mi fece male al cuore.

«Non posso più farlo, Jimin»

«Non capisco-»

«Papà non ci ha lasciato un soldo e adesso è chissà dove a costruirsi la sua nuova vita. L'aiuto di mamma invece semplicemente non è un'opzione che voglio tenere in considerazione e, anche se volessi, dubito che sarebbe in grado di darmi una mano» lasciò cadere le posate sul tavolo, incrociando le braccia al petto e facendo di tutto per non incrociare i suoi occhi con i miei. «Non c'è da preoccuparsi, me la caverò»

«Te la caverai... E come?» Deglutii restando inespressivo. Mi sentivo responsabile per non aver capito prima cosa stesse succedendo, per non averlo aiutato prima quando ne aveva bisogno, per aver fallito come amico.
Taehyung stava cercando disperatamente lavoro a giro per procurarsi soldi che non aveva, da solo, escludendoci da tutto.

«Lavorando immagino... non lo so» sbuffò stanco anche lui di pensare alle possibili soluzioni che avrebbero potuto mantenere se stesso e sua sorella con un tetto sulla testa.

Ecco perché cercava lavoro nella Capitale. Lì, se fosse riuscito a trovare posto in una delle redazioni migliori, sarebbe riuscito a ottenere più soldi.
Anche se niente più era ormai una certezza.

«Possiamo aiutarti»

«No, Jimin. Non ce n'è bisogno, ci penso io» sentenziò serio, alzandosi anche lui da tavola. «Grazie per la pizza e scusa se non riesco a mangiarla con te come vorresti, parlando e ridendo per delle cavolate come facevamo sempre, ma sono davvero stanco e l'unica cosa di cui sento necessità adesso è dormire»

Lasciai che Taehyung mi lasciasse solo in cucina, con le tre pizze ancora integre sui loro piatti. Sospirai uscendo dalla cucina e fermandomi in mezzo al salotto sentendomi spaesato, senza delle risposte e, soprattutto, senza idee. Mi guardai attorno, venendo pervaso da tanti ricordi passati e conservati in questa casa. Poi mi avviai verso il piano superiore alla ricerca di Sooyun. Dubitavo fortemente che stesse dormendo.

«Sooyun posso entrare?» La mia domanda rimase in sospeso nell'aria, senza ottenere alcuna risposta dall'altra parte della porta. «Okay, sto per entrare» abbassai la maniglia, inoltrando all'interno solo con la testa per vedere la situazione. La stanza era in perfetto ordine, intatta. All'angolo della camera notai un certo rilievo sotto le coperte del letto «Sooyun?

Mi avvicinai piano al letto, accarezzando il corpo raggomitolato di Sooyun che tentava invano di nascondersi.

«Sooyun?» La richiamai insistente. Un piccolo sorriso comparve sulle mie labbra quando finalmente intravidi gli occhi della più piccola, la cui testolina decise di sbucare fuori dalla tana.

«Mh?»

«Spero non ti dispiaccia, ma ho mangiato anche la tua pizza»

«Non mi dispiace»

«Ti va di parlare?»

«Questo invece mi dispiace»

La fulminai con gli occhi, trattenendo a stento un sorriso per il suo solito sarcasmo. Fortunatamente non era perduta del tutto, il suo lato dolce e scherzoso sembrava essersi salvato da tanta ingiustizia. Non doveva star passando un bel periodo, non potevo neanche immaginare cosa provasse in questo momento. Senza un padre, senza una madre e con un fratello distrutto quanto lo era lei.

«Beh, io parlerò lo stesso»

Sooyun ridacchiò da sotto le coperte, nascondendo così il suo sorriso. Mi bastò sentire il suono della sua risata per sentirmi già meglio.

«Taehyung ti ha detto qualcosa?»

«A proposito di cosa?» Mi guardò per qualche istante, capì quasi subito a cosa mi stessi riferendo. «Mi ha detto che non farà più l'università»

«E tu come l'hai presa?»

«Non lo so»

«Sooyun» la richiamai assottigliando gli occhi nello scorgere immediatamente la menzogna dietro tale risposta.

«Okay va bene, mi arrendo. Tanto so quanto puoi essere ostinato e che non mi lascerai in pace fino a quando non sputerò il rospo» spinse via le coperte, scoprendo metà busto. La testa era appoggiata al cuscino, gli occhi scuri puntati sul soffitto e le labbra serrate in una linea piatta. «Mi sento in colpa, Jimin»

«Perché? Non è colpa tua»

«Deve trovarsi in fretta un lavoro, prima che finiscano gli ultimi risparmi di mamma e papà, per mantenere me»

«Non per mantenere te Sooyun, ma per rimediare al vuoto che hanno lasciato i tuoi genitori» Dissi ottenendo da parte sua pura e innocente confusione. «Qui coloro che devono prendersi la colpa di ciò che sta accadendo sono tua madre e tuo padre. Né tu, né Taehyung siete responsabili di niente»

«Ma se io non ci fossi...»

«Non dirlo neanche per scherzo» La fermai dal finire ciò che stava per pronunciare. Non avrei resistito a sentire simili parole uscire dalla bocca di una ragazzina tanto dolce, quanto totalmente innocente. «La tua presenza non causa alcun problema a Taehyung, anzi, lo risolve»

«Cosa?» Sooyun scosse la testa, guardandomi con curiosità.

«Tu hai il potere di rasserenare l'animo funesto delle persone in crisi» Sorrisi.

Sooyun mi guardò più confusa di prima.

«Ora parli come Seokjin?»

Risi divertito dal riferimento del mio amico, consapevole dell'ondata filosofica in cui mi ero appena lasciato immergere. Magari Seokjin era veramente riuscito a influenzarmi con quella sua abbondante saggezza fuori dagli standard comuni.

«C'è un'alta probabilità che quel cavaliere intellettuale mi abbia contagiato con le sue ossessive ideologie filosofiche»

«Dai, Seokjin non è così ossessionato dalla filosofia. E poi dimentichi che è anche un grande appassionato della letteratura! Ama leggere e studiare. È una pura e semplice passione la sua»

«Si. Una passione ossessiva compulsiva» Borbottai riuscendo a strapparle una dolce risata.

«Comunque grazie» mormorò con un filo di voce. Un lieve rossore colorò le sue gote.

«Per cosa?»

«Per avermi detto queste cose belle»

«Ti ho detto solo la verità» Sorrisi sincero.

Trascorremmo i successivi istanti in silenzio, ognuno immerso nei nostri pensieri più vari e intrecciati, mentre era possibile sentire Taehyung russare dalla sua camera. Sospirai in trance, poi mi venne in mente una cosa.

«Sai qual è il significato della libellula?»

Sooyun mi rivolse uno sguardo confuso e incuriosito allo stesso tempo.

«Della libellula?»

«Si, dietro quel sottile e all'apparenza inutile esserino si nasconde un profondo significato»

«Qual è?» mi chiese interessata.

«Libertà e realizzazione di se stessi» Puntai gli occhi fuori dalla finestra, osservando il cielo ormai scuro, occupato da poche ma meravigliose stelle. «Si dice che la libellula sia simbolo di profondo cambiamento del proprio animo, il punto di un nuovo inizio»

Sulle labbra di Sooyun spuntò un impercettibile sorriso, capace però di esprimere più di quanto potesse fare un sorriso enorme ma privo di emozione e sincerità.

«È un bellissimo significato» mormorò.

«Ti donerò una piccola libellula quando sarà il tuo momento»

«Vuoi darmi una piccola libellula?» mi domandò in conferma, stranita ma anche felice delle mie parole.

«Si»

Sooyun ridacchiò divertita «Ohh e quando dovrebbe essere il mio momento per ricevere un dono tanto prezioso da parte tua?» mi chiese con un piccolo sorriso scherzoso.

Era bello vederla così. Sorridente, serena. Speravo tanto di riuscire a farla distrarre per un po' di tempo quanto bastasse prima che potessimo risolvere il casino in cui la loro famiglia li aveva incastrati.

«Non posso saperlo adesso. Potrebbe accadere quando meno te lo aspetti e, quando accadrà, avrai anche tu la tua piccola libellula»


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