𝟒𝟎. La mia unica ragione di vita
____________________________________________
"Vorrei che tu potessi sentire tutte le parole che ho troppa paura di dire"
____________________________________________
JUNGKOOK
Lunedì 29 Marzo 2021, ore 9:12
Il sapore sapido del succo esotico che stavo bevendo mi inondò le papille gustative e la sua dolcezza riuscì incredibilmente ad allietarmi. Jimin stava pulendo alcune tazze restando fisso dietro il bancone, mentre Yoongi si stava occupando dei tavoli.
Una cosa che adoravo di questo bar era la sua duplicità. Gli orari erano molto flessibili, permettendo loro di stare aperti dalla mattina fino alla tarda serata e rendendo questo posto un qualcosa di più di un semplice bar. La mattina si mostrava come un qualunque bar dove fermarsi per una colazione, mentre la sera si trasformava del tutto, divenendo un vero e proprio locale notturno.
«Terrore per la centrale di polizia non appena giunge loro l'allarme di un'esplosione attuata da parte di un ragazzo della zona più malfamata di Suwon, ferendo-»
Spostai gli occhi sulla televisione posta nell'angolo in alto alla mia sinistra, ascoltando curioso la notizia che stavano dando al telegiornale. Da quanto avevo capito, qualcuno aveva fatto saltare in aria le macchine della polizia e ferito gravemente alcuni agenti che si erano recati lì per catturare un criminale di cui non si sapeva quasi niente. L' identità della persona che aveva provocato tutto questo non venne svelata per il semplice motivo che nemmeno loro sapevano veramente con precisione di chi si trattasse. Molti testimoni presenti lì, ovvero i poliziotti stessi, erano stati portati d'urgenza in ospedale, ma non tutti ce l'avevano fatta. Inoltre, quello che capii si trattasse del comandante sembrava avesse perso del tutto i sensi, impedendogli perciò di fare rapporto della situazione. Forse, si stava parlando addirittura di un coma, ma erano ancora molti gli accertamenti da fare al riguardo.
«Ma cosa cavolo metti in televisione, diamine-» Lo schermo proiettò d'un tratto un canale diverso dal precedente, lasciandoci la visione di cuccioli di leoni che venivano addomesticati. «Già il lunedì mattina mi fa venire il voltastomaco di suo, figurati se ascolto queste cose.»
Mi voltai per guardare la faccia scocciata di Yoongi mentre posava il telecomando, al suo fianco Jimin si limitò a ruotare gli occhi al cielo.
«Guarda che non ha importanza quello che preferisci tu, i clienti vogliono sentire le notizie della mattina e non assistere alle immagini di leoncini spelacchiati che giocano a palla» Jimin sbuffò lasciando il panno, che aveva usato per asciugare le stoviglie, sul davanzale.
«Beh, mi dispiace per loro ma si dovranno adattare alle mie esigenze se vogliono essere serviti senza incorrere a eventuali pericoli.»
Ridacchiai ritornando a bere il succo che mi aveva preparato appositamente Jimin. Ultimamente frequentavo sempre più spesso il Dragonfly solo per avere la loro compagnia, era divertente vederli bisticciare. Da quando Yoongi lavorava qui Jimin era più incline alle piccole discussioni causate dai suoi lamenti e, per quanto possa sembrare brutto da pensare, le loro litigate infantili ed esilaranti mi mettevano di buon umore.
Sentii la porta d'entrata aprirsi e gli occhi di Jimin si posarono subito sul cliente appena arrivato. Mi accigliai quando vidi quegli stessi occhi però spalancarsi sorpresi nel vedere la persona alle mie spalle.
«Non dovresti essere a lavoro?»
«Mi sono preso delle ferie» Taehyung. È la voce di Taehyung.
Mi voltai verso di lui nell'esatto momento in cui prese posto sullo sgabello vicino al mio. Fissai il suo profilo per diversi secondi prima di riporre la mia attenzione sulle mie mani, che reggevano ancora il bicchiere colmo di succo.
«Ti mancavamo, eh?» Parlò Jimin scherzosamente.
«Per niente.» Sbuffò divertito, per poi guardare me. «Ehi Jungkook, tu vieni qui spesso il mattino?»
Annuii pensieroso, guardandolo a mia volta.
«Come fai a sopportare questo qui ogni mattina? Io avrei già dato di matto» Disse serio, indicando con il pollice il suo migliore amico.
«Ehi!» Jimin inscenò una faccia offesa, mentre preparava il caffè. «"Questo qui" è la persona migliore che tu potessi mai conoscere»
«Stai parlando di te?» Yoongi comparve di nuovo dalle nostre spalle subito dopo aver preso altre ordinazioni, raggiungendo il moro dietro al bancone per lasciargli delle stoviglie sporche. «No, perché io avrei molto da ridire al riguardo»
«Qualche volta potresti metterti a lavare qualcosa anche tu, Yoongi. Vieni pagato anche per questo, lo sai?» Lo rimbeccò Jimin, ignorando palesemente la sua battuta.
Yoongi sbuffò una piccola risata, guardandolo come se Jimin avesse appena detto qualcosa di estremamente stupido.
«Non sono adatto per fare il lavapiatti, tu invece sembri molto più afferrato e professionale di me in queste cose.»
Jimin rispose solamente a una delle tante altre battute provocatorie che susseguirono dopo, provocando l'ennesimo battibecco con Yoongi. Io continuai a bere il mio succo tranquillo, fino a finirlo del tutto, mentre assistevo divertito alla scena davanti a me. Non mi ero però accorto che, mentre la mia attenzione era totalmente riposta su Yoongi e Jimin, Taehyung mi stesse osservando dall'inizio fino a quando non fu lui stesso a parlarmi.
«Sembri stare bene qui.»
«Mh?» girai la testa con gli occhi leggermente sgranati, non avendo effettivamente capito cosa intendesse.
«Qui, con loro. Passi molto tempo al Dragonfly perché ti fa stare bene, giusto?»
Non risposi subito, mi limitai a riflettere sulle sue parole e Taehyung non distolse un solo secondo gli occhi dai miei. Mi guardava come qualcuno che sapeva perfettamente cosa dicesse e cosa io provassi.
Era questo che facevo? Venivo quasi ogni giorno qui perché non sapevo come altro passare il tempo, oppure semplicemente perché non trovavo un altro modo come questo per avere un minimo spiraglio di sollievo? Quasi sicuramente era la seconda risposta, la stessa che avrebbe confermato le supposizioni di Taehyung. Ma se da un lato sapevo molto bene quale fosse la verità, dall'altro mi era comunque difficile ammetterlo.
Inutile dire come, da quando Sooyun aveva preso le distanze da me, mi sentissi maggiormente spinto a cercare compagnia al Dragonfly. Non erano passati neanche due giorni, eppure per me pareva di star aspettando anche solo un suo cenno da un'eternità.
Accettare la verità faceva male, realizzare quello che mi stava capitando ancora di più. Essere da anni consapevole di un futuro che oramai era stato già scritto e segnato da un destino egoista era ciò che più procurava dolore.
«Si... è così» risposi distogliendo lo sguardo.
«In un certo senso, posso comprenderti. Anche io mi sento un'altra persona quando sono con loro»
Ripuntai gli occhi sulla figura di Taehyung, mentre lui adesso osservava con uno sguardo malinconico i suoi due migliori amici bisticciare.
«È come se i problemi spariscano nel nulla durante tutto il lasso di tempo che passo con i miei unici amici.» I nostri occhi si intrecciarono di nuovo e i suoi brillavano di una strana luce a me familiare, ma che non riuscii a decifrare in quel frangente di secondi. Un impercettibile sorriso spuntò sulle sue labbra e, senza che ne sapessi il vero motivo, sembrava trasmettere tutto fuorché felicità.
Inconsapevolmente arrivai a domandarmi cosa di preciso io fossi per lui, cosa rappresentassi. Un conoscente, un amico o solamente l'ennesimo motivo di sofferenza per Sooyun? Stetti per chiederglielo ad alta voce, ma fortunatamente mi trattenni.
«Si, hai ragione» mi limitai a dire.
Ci analizzammo a vicenda per una frazione di secondi che parve durare più del dovuto. Ne approfittai per studiare tutti i suoi lineamenti, dagli occhi alle labbra, dal piccolo neo presente sulla punta del suo naso arrivando poi alla sua mascella definita. In molti suoi tratti riuscii a cogliere particolari somiglianze che potevano facilmente associarlo a Sooyun.
Ma gli occhi... I suoi occhi erano completamente diversi da quelli di sua sorella. Completamente diversi.
«Perché vi state guardando come una coppia di innamorati?»
La voce limpida di Jimin interruppe lo scambio di sguardi tra me e Taehyung, facendomi ridacchiare per quella sua improvvisa e stupida uscita. Yoongi, restando fermo al fianco di Jimin, ci guardava con un velo di curiosità negli occhi.
«Jungkook non starai tradendo Sooyun per suo fratello vero?»
«Ma cosa dici, idiota» Sbottò Taehyung fulminandolo con lo sguardo. Jimin in risposta non fece a meno di ridere.
Mentre i tre ricominciarono a lanciarsi battute e provocazioni a doppio senso degne di un ragazzino quattordicenne, la mia mente si catapultò senza neanche accorgersi su un'unica persona: Sooyun. Ero dispiaciuto per non essere riuscito ad ottenere neanche una risposta da parte sua, si era limitata a visualizzare i miei messaggi. Ci tenevo a rimediare a ciò che era successo, dovevo darle un minimo di spiegazioni, ma non credevo che me lo avrebbe permesso tanto facilmente.
Non avrei mai dimenticato la delusione impressa nei suoi occhi mentre mi guardava, dopo aver scoperto dei contatti che avevo con sua madre e, di conseguenza, di come la conoscessi ancora prima che lei conoscesse me. Non era mai stata mia intenzione, ma le avevo fatto inconsciamente del male mentendole così spudoratamente.
L'avevo ferita.
[...]
La primavera era a dir poco meravigliosa. Il leggero venticello, che scuoteva le foglie degli alberi, mi permetteva di sentire il profumi dei fiori che sbocciavano e gli uccellini, cantando dal mattino, riuscivano a infondermi un'incredibile senso di armonia.
«A cosa stai pensando?»
Scostai per un attimo gli occhi dalla finestra per vedere Yunhee fissarmi con un piccolo cipiglio in fronte. Poi riportai la mia totale attenzione sulle persone che entravano e uscivano dall'ospedale.
«A niente»
«A Sooyun?»
«Ho detto che non sto pensando a niente» ribattei serio.
«Bugiardo» la voce dolce e soave di Yunhee cantilenò nelle mie orecchie, facendo ricordare quella di Sooyun. Avevano un timbro di voce particolarmente simile. Oggi ogni cosa sembrava volermi ricordare di quella ragazza e di quanto mi mancasse. La rivedevo in tutto, ogni singola cosa o persona che casualmente mi ritrovassi accanto: da Taehyung a sua madre, dalle panchine lungo il viale d'entrata dell'ospedale al profumo della cioccolata calda fumante lasciata dall'infermiera sul comodino accanto al letto. A tratti la vedevo persino rispecchiata nel mio riflesso su quella dannata finestra attraverso la quale guardavo l'ambiente fuori.
«Non sto mentendo»
«Vedrai che riuscirai a risolvere con Sooyun»
«Cosa te lo fa credere?» chiesi scettico guardandola a mia volta.
«Allora avevo ragione, stavi davvero pensando a mia figlia» sorrise furbamente, con un velo di malizia nello sguardo.
Ruotai gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Questa donna era terribile, quando voleva ottenere qualcosa non demordeva mai. La sua tenacia e quella sua assurda intuizione, con le quali non si risparmiava dal cercare di leggere dentro le persone, mi portarono a pensare a Taehyung. Il suo atteggiamento da indagatore silenzioso gli era stato sicuramente passato da sua madre, senza ombra di dubbio.
«Non ha nemmeno risposto ai miei messaggi...» Mormorai affranto. «Non sembra avere intenzione di parlarmi»
Diedi le spalle alla finestra, camminai fino alla sedia posta al fianco del letto, dove stava seduta Yunhee, e ci presi posto. Vidi i suoi occhi addolcirsi mentre mi osservava in silenzio con una certa nota amara nello sguardo. Sembrava quasi comprendere come io mi sentissi in quel momento, forse perché anche lei credeva che sua figlia non avesse più intenzione di parlare con lei da quando aveva fallito nel suo ruolo di madre. O almeno era questo ciò che lei diceva di se stessa.
«Ho fallito come madre. Questo è stato l'errore più grande che potessi mai fare in vita mia e me lo trascinerò con me fino alla tomba.»
Le parole che mi rivolse tempo fa tornarono a galla come una vecchia melodia che, spesso e volentieri, il mio cervello decideva di ricordarmi. Quelle furono le parole che mi rivolse quando persi mio fratello. Le stesse parole che, ogniqualvolta sentivo di star per arrendermi, mi ripetevo in automatico come se, il loro ricordo, potessero darmi la forza di non farlo.
«Il mio più grande sbaglio è stato quello di arrendermi, di dirmi che non avesse più senso continuare e che per me, ormai, non ci fosse più niente che valesse davvero. Ho lasciato da parte ogni cosa che veramente contasse, dimenticandomi completamente del bene che volevo ai miei figli, sono stata debole e sono affondata così tanto in basso da non sentire neanche più un briciolo di razionalità umana dentro di me. Sono stata egoista, ingenua e incredibilmente debole. Così facendo, ho portato a fondo anche i miei figli. Rovinando me stessa, sono finita per rovinare anche loro e, diamine Jungkook, ogni mattina mi sveglio con lo stesso pensiero che mi tormenta e mi pento continuamente ogni secondo che passa. Nell'attimo in cui ho capito di aver perso mio marito, ho permesso al mio egoismo e alla mia acquiescenza di convincermi che fosse tutto perduto e che niente avesse più un senso. Mi sono permessa di dimenticarmi cosa significasse davvero vivere e, a causa di questa mia dimenticanza, non ho pensato alle conseguenze dell'autoinfliggermi dolore fisico e mentale.»
«Jungkook.» La voce di Yunhee arrivò ovattata alle mie orecchie, non feci nemmeno caso ai suoi richiami. Avevo lo sguardo perso nel vuoto e i pensieri da tutt'altra parte. Era come se mi sentissi improvvisamente invisibile agli occhi di tutti.
«Non fare il mio stesso errore, Jungkook. Non permettere che la perdita di tuo fratello ti faccia cadere nell'oblio, non permettere a nessuno di farti del male com'è successo a me. Il dolore degli altri non deve minimamente insinuarsi dentro di te, lo devi fermare, perché poi se lo fai tuo, se gli permetti di influenzarti tanto da arrivare a pensare di meritarlo, poi non riesci più a fermarti. Mio marito non aveva più bisogno di me e, inconsapevolmente, ero giunta a credere che per questo motivo allora nessun altro avesse realmente più bisogno di me, né Taehyung, né Sooyun e tantomeno io stessa.»
«I-Io sono-» singhiozzai guardando il pavimento ai miei piedi, lasciando le lacrime cadere dalle mie ciglia umide. «S-Sono rimasto solo, Yunhee. Non ho più n-nessuno, non ho più una ragione di vita-»
«Ti sbagli. Tu stesso sei la ragione per cui devi vivere, Jungkook»
«Tu hai i tuoi figli, è facile parlare per te! Ma io? I miei genitori non ci sono mai e mio fratello è morto!»
Yunhee lasciò che le mie grida addolorate echeggiassero per tutta la stanza d'ospedale, limitandosi a guardarmi estremamente sofferente. Quando ero venuto a sapere che mio fratello aveva già tentato il suicidio e che la persona a impedirglielo fosse stata questa donna avevo sentito così tanto male al petto che pensavo di poter avere un collasso del cuore da un momento all'altro. Non solo l'avevo conosciuta al funerale di Seojoon, scoprendo della sua esistenza mentre non riuscivo a smettere di fare altro che piangere, ma è stato proprio di fronte alla tomba che lei mi ha parlato per la prima volta, rivelandomi indirettamente di come, contrariamente da quanto pensassi, in realtà non sapevo assolutamente niente di mio fratello.
Era passato tanto tempo da allora, eppure io mi trovavo ancora lì: immobile come una statua. Mentre il tempo scorreva come un nastro davanti ai miei occhi e le persone continuavano a muoversi, a crescere, io rimanevo fermo e incapace di reagire. La mia vita era divenuta totalmente priva di consistenza, proprio come il mio petto in mezzo al quale era stato lasciato un immenso vuoto in concomitanza con la morte di mio fratello.
«La prima volta che chiamarono mio figlio per informarlo delle mie condizioni, lui non volle saperne ragioni. Ignorò le richieste dei medici e continuò a fare finta che io non esistessi per mesi.» Sospirò torturandosi le mani, mentre abbassava lo sguardo sul suo grembo con un piccolo sorriso malinconico. «Non voleva più vedermi, sembrava non importargli più di me.»
Corrugai le sopracciglia confuso, non capendo dove volesse andare a parare. Rimasi in silenzio, lasciai che le guance umide si asciugassero da sole e la guardai in attesa che continuasse a parlare.
«Poi, improvvisamente un giorno, si presentò in questa stanza. Cominciammo a parlare, anche se lui rimase sul vago. Prima di tornare a casa mi disse che aveva deciso di aiutarmi, ma a una condizione: una volta guarita e disintossicata del tutto, non sarei dovuta più tornare a casa.»
«Perché..?» chiesi aprendo finalmente bocca.
Yunhee alzò lo sguardo e lo puntò dritto nei miei occhi, perforandomi l'animo in modo straziante. Vidi un dolore tanto profondo riflesso in quelle perle scure da tentare di discostarmene spaventato, ma non ci riuscii. Di fronte a quella sofferenza, come sempre, mi pietrificai come se non avessi neanche più la capacità di muovermi.
«Perché non si fida più di me e ha paura che io possa ancora fare del male a lui e Sooyun. Soprattutto a Sooyun.»
«Perché sorridi?» Domandai nervoso. Non capivo come facesse a sorridere mentre raccontava tutto ciò. Non c'era niente per cui esserne felici, quindi proprio non capivo il suo comportamento.
«Perché penso che abbia ragione.» Rispose come se fosse la cosa più ovvia da dire. Se non altro, mi confuse ancora di più.
«Sapere di essere un male per la propria figlia ti fa sorridere?»
«No, mi fa sorridere sapere che Sooyun non è sola e che c'è qualcuno che sarà sempre pronto a proteggerla.»
«Jungkook!»
«Si?» Scattai con gli occhi sulla sua figura, trasalendo appena. Non mi ero accorto di essermi imbambolato nel fissare il vuoto, così come non avevo minimamente sentito Yunhee chiamarmi varie volte.
Yunhee scoppiò a ridere nel vedermi spaesato. Io, se possibile, mi sentii ancor più disorientato di prima.
«Ma che hai da ridere?»
«Pensavi ancora a mia figlia?» mi domandò con un dolce sorriso dipinto sul volto. Era bello vederla felice.
«No» risposi quasi offeso. No, forse imbarazzato era il termine corretto.
«Ah no?» mi schernì sollevando le sopracciglia, senza mai smettere di sorridere.
«Un giorno mi dicesti che eri preoccupata per Sooyun, perché Taehyung ti aveva riferito di come non avesse alcun amico e che si isolasse sempre di più, giorno dopo giorno.» Cambiai discorso spiazzandola. Il suo sorriso si spense e uno sguardo incredibilmente serio sostituì quello scherzoso che aveva avuto fino a un secondo prima. «Sapere che Sooyun si stesse allontanando anche dall'unica persona disposta a proteggerla ad ogni costo ti aveva resa triste. Era per questo motivo che ho deciso di avvicinarmi a lei, perché non volevo vederti triste.»
«Jungkook...»
«Quella volta che Taehyung si fece accompagnare da Sooyun qui in ospedale, io la vidi dalla finestra del corridoio, riconoscendola grazie alla foto che mi mostrassi tempo prima, e fu in quel preciso istante che feci la mia scelta. Scesi velocemente utilizzando le scale, incurante di un possibile incrocio con Taehyung dato che non avevo minimamente idea del suo aspetto, e mi avvicinai a lei con un unico obiettivo in testa: renderti felice.» ridacchiai tra me e me, ancora incredulo e sorpreso da qualcosa che avevo da poco realizzato e che, presto, avrei ammesso a voce alta di fronte alla persona che mi aveva salvato la vita. «Forse, sentivo di doverlo fare perché eri riuscita per un po' di tempo a salvare mio fratello e a placare i suoi tormenti, molto più di quanto potessi riuscirci io... Forse, mi sentivo in dovere di farlo, perché pensavo di essere in debito per tutto ciò che avevi fatto per me e mio fratello. Però...»
Strinsi i pugni sopra le mie gambe, sentendo le unghie graffiare la stoffa dei jeans. Yunhee allungò una mano per posarla sul dorso della mia e stringerla con affetto. Ingoiai il groppo che avevo in gola, percependo come se un macigno stesse scivolando al suo interno con estrema difficoltà, provocando un doloroso attrito tra le sue pareti. Mi sentivo soffocare.
«Mi sbagliavo, Yunhee.» sussurrai e la mia voce si spezzò nel pronunciare quelle poche parole. «È stato quando ho incrociato gli occhi di Sooyun che ogni certezza che sentivo di avere era crollata dentro di me. Ho visto tanta di quella sofferenza, tanta di quella solitudine semplicemente guardandola da essermi sentito quasi capito. Mi sentivo capito da una persona che neanche mi conosceva, eppure lei non aveva fatto niente. Le era bastato intrecciare lo sguardo con il mio per infiltrarsi nel mio animo. La sua solitudine era la stessa che percepivo io ogni giorno e la odiavo, cavolo se la odiavo.» Risi amaramente, alzandomi all'improvviso dalla sedia e rompendo così il contatto delle nostre mani. «Odiavo vederla così, perché era come guardarsi in uno specchio. Nei suoi occhi vedevo il riflesso dei miei. Erano talmente vuoti da farmi venire la nausea, diamine-»
«Jungkook-»
«Era così che ero diventato? Talmente vuoto e apatico da non rendermi nemmeno conto di quanto mi stessi distruggendo con le mie stesse male di fronte a un mondo che, tanto, non avrebbe fatto niente per evitarlo.» Alzai le braccia a mezz'aria, lasciandole poi cadere sui miei fianchi frustrato. «No, non volevo permetterlo. Non potevo permetterlo. Io dovevo salvarla, dovevo farlo perché nessun altro sarebbe stato in grado di farlo. Era questo ciò che provai la prima volta che le ho rivolto la parola. Ho pensato che, solamente salvando lei, mi sarei finalmente sentito vivo.» Ammisi più a me stesso che a Yunhee, annuendo finalmente consapevole di ciò che realmente provavo. «Ero pronto a farlo.»
Guardai Yunhee dritta negli occhi, sentendo ogni fibra del mio corpo fremere sotto al suo sguardo dolce, comprensivo. Aveva gli occhi lucidi, ma capii si stesse trattenendo dal piangere. Yunhee non aveva mai pianto davanti a me, fino a quel momento.
«Ero disposto a salvare lei, per permettermi di salvare anche me stesso. Sooyun era appena diventata la mia unica ragione di vita»
SOOYUN
Ore 19:50
Mugugnai indecisa su cosa prendere, mentre i miei occhi continuavano a passare dal nome di un drink all'altro. Diversamente da Taehyung, che aveva già deciso cosa ordinare, io non sapevo se fosse meglio prenderne uno ai frutti rossi oppure quello al gusto di arancia.
Avrei preferito qualcosa alla fragola, ma purtroppo quel giorno non era disponibile.
«Hai deciso?» La voce di Taehyung mi distrasse dal menù, portandomi a sbuffare e alzare lo sguardo su di lui.
«No» schiusi le labbra stando per parlare ancora, ma qualcun altro decise di farlo al posto mio.
«Ma tu non dovresti essere già a dormire?»
Ruotai gli occhi al cielo infastidita, sentendo Taehyung ridere sotto i baffi.
«Jimin piantala di trattarmi come una bambina...» borbottai indispettita, riportando nuovamente gli occhi sull'elenco dei vari drink.
«Okay piccoletta» Jimin sorrise divertito, scompigliandomi i capelli. «Ti vedo indecisa- Oh! Hai sbagliato pagina..» La sua mano si interpose tra me e il menù, andando a sfogliarlo fino a quando non raggiunse le offerte speciali dedicate alle famiglie e ai bambini. «Quella era la pagina del menù dedicata ai più grandi, Sooyun»
Jimin e Taehyung scoppiarono a ridere quando, rossa fuoco in viso, fulminai la sua figura come se avessi potuto incenerirlo con il solo sguardo.
«Dai, smettila di infastidire mia sorella»
«Ti va davvero bene che beva un alcolico?» Gli chiese retorico con un sopracciglio alzato.
«Stavi guardando gli alcolici?» Domandò Taehyung accigliato, rivolgendosi a me.
«Vorrei solamente assaggiarne uno-»
«Non se ne parla, domani hai la scuola» disse serio.
«Uffa» feci un piccolo broncio, prima di sfogliare il menù per cercare qualcos'altro da prendere e, una volta deciso, rivolsi la mia richiesta direttamente a Jimin, il quale stava parlando con Taehyung mentre aspettavano me.
Prima che Jimin ci voltasse le spalle per tornare al bancone, una sedia del nostro tavolo venne rumorosamente spostata. Yoongi si lasciò fiaccamente cadere su di essa, sbuffando con un'espressione esausta.
«Che fai, ti siedi? Guarda che il tuo turno non è ancora finito» Lo riprese Jimin.
«Ti sbagli, è finito proprio...» sollevò il polso sul quale portava un orologio digitale. «In questo istante.»
Jimin, già stanco di ribattere, si limitò a scuotere la testa per poi allontanarsi. Avevo notato il corpo di Taehyung irrigidirsi appena, ma durò poco. I suoi muscoli si rilassarono quasi subito, mentre la sua attenzione era rivolta al più grande. Un silenzio imbarazzante si propagò proprio al nostro tavolo e, incerta sul da farsi come mai prima d'ora, passai lo sguardo da mio fratello al suo amico. Poi, improvvisamente, un'idea mi balenò in testa.
«Yoongi, perché non vieni anche tu al ballo primaverile della nostra scuola?»
«Cosa?» Dalle labbra di entrambi fuoriuscì la stessa domanda, guardandomi sorpresi. Il loro sguardo trapelava incertezza e quella per me fu la conferma che tra i due fosse successo qualcosa di cui non volevano parlarmi.
«Vieni anche tu!» Mi girai verso Jimin quando lo vidi raggiungerci già con le nostre bevande. «Ci saranno quasi sicuramente anche Seokjin e Minjee, così saremo al completo!» Feci entusiasta. I tre ragazzi si lanciarono sguardi insicuri, sembrava che stessero cercando di comunicare telepaticamente.
«Ma sei sicura che possiamo venire?» Mi chiese Yoongi storcendo la bocca.
«Certo! È un evento aperto al pubblico, potete venire senza problemi.» Annuii sorridendo contenta all'idea di poter passare una serata insieme a tutti loro, guardandoli in attesa di una conferma.
Taehyung lanciò una veloce occhiata a Yoongi, mentre quest'ultimo aveva lo sguardo perso nel vuoto pensando a chissà che cosa. Passarono pochi secondi, fortunatamente, prima che Jimin parlasse per rompere quella strana tensione.
«Ma si, perché no?» fece spallucce ricambiando il mio sorriso. Poi si voltò verso i suoi due migliori amici, rimasti in silenzio. «Che ne dici Yoongi? Potresti farmi da cavaliere» Propose ghignando.
«Ma nemmeno per sogno» rispose stizzito con una faccia che ci fece scoppiare a ridere. «Preferirei passare l'intera serata da solo, piuttosto che ballare con te.»
«Perché non inviti Eleonor?» Si intromise Taehyung e, a quel punto, il silenzio tornò nuovamente sovrano.
Yoongi fissò i suoi occhi profondi e seri in quelli di mio fratello, che lo stava guardando con una insolita dolcezza nello sguardo che non riuscii a spiegarmi. Oltre a quella nota di dolcezza, percepivo ben altro nello sguardo di Taehyung, come se cercasse di chiedergli silenziosamente qualcosa, ma per me fu difficile interpretarlo subito. Al contrario, Yoongi parve perfettamente capire cosa stesse cercando di dirgli, o meglio, chiedergli.
«Si, potrebbe andare» mormorò Yoongi in risposta, senza smettere di guardarlo.
«Okay, bene!» Jimin esclamò sbattendo le mani tra loro. Sembrava più entusiasta di tutto noi messi insieme per questo ballo. «Allora è deciso, venerdì tutti a scuola di Sooyun a fare baldoria!»
Continuai a guardare Taehyung e Yoongi, mentre loro due si scambiarono strane occhiate di intesa. Corrugai le sopracciglia, quando gli occhi di Taehyung si spostarono sui miei, probabilmente percependo il mio sguardo insistente su di lui. Mi sorrise.
Conoscendolo bene, potevo dire che quello fosse il suo modo per chiedere scusa. Ma non a me, a Yoongi. Quindi avevo ragione, avevano davvero litigato.
Sorrisi anche io, serena di come qualsiasi cosa fosse successa ormai era stata risolta. Non mi importò neanche più sapere cosa fosse accaduto.
A me bastava vederli felici.
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Emh si, come sempre mi piace tanto mettere le frasi che trovo su pinterest =) Nel caso non si fosse ancora capito, le frasi a inizio capitolo fanno riferimento proprio ai post che carico a fine capitolo e che, come già detto, scarico da Pinterest.
Questo non è un capitolo qualsiasi, è IL capitolo. Finalmente si approfondisce un altro pezzo del passato di Jungkook, dandoci la possibilità di comprendere anche meglio i suoi pensieri, le sue azioni passate e tutto quel mistero che si celava dietro alla sua magica apparizione fuori dall'ospedale, proprio al fianco di Sooyun. Spero che vi sia piaciuto leggere il suo POV e che il suo punto di vista ora sia un po' più chiaro ♥
Il prossimo capitolo, vi avviso, non sarà tranquillo, per niente. Tutto questo, per quanto assurdo possa sembrare, è letteralmente la quiete prima della tempesta e, sinceramente, ho un po' paura anche io. Manca davvero poco poco alla fine della storia, ancora non so di preciso se si tratterà di cinque o dieci capitoli, ma su una cosa sono sicura: siamo agli sgoccioli.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così fatemi sapere cosa ne pensate con una stellina o un commento ❤
Ci vediamo al prossimo capitolo,
un abbraccio
Carly
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top