𝟑𝟓. Tu puoi tutto
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"Tu eri la mia luce quando l'unica cosa che vedevo era l'oscurità"
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SOOYUN
C'era un fievole venticello che entrava dal finestrino e che continuava a soffiare tra i miei lunghi capelli neri. Era una sensazione piacevole di cui mi stavo beando da ormai una buona manciata di minuti. Continuavo a tenere gli occhi puntati fuori dalla macchina, guardando il paesaggio che scorreva veloce al lato della strada, mentre la musica soave della radio riempiva l'abitacolo in cui mi trovavo insieme a Jungkook.
Dopo aver fatto colazione Taehyung aveva iniziato a comportarsi in modo strano, dicendoci che era l'ora di andare e che avremmo fatto tardi se non ci fossimo dati una mossa.
Ma darci una mossa per cosa poi? Non capivo di cosa stesse parlando, dal momento che non avevo in programma niente da fare e non aveva neanche risposto alla mia domanda quando gli avevo chiesto per cosa avremmo fatto tardi. Ci aveva letteralmente spinti fuori casa, dandomi giusto il tempo di lavarmi faccia e denti e di vestirmi. Jungkook aveva tenuto un ricambio in macchina come se tutto fosse stato programmato. Avevo la sensazione di essere l'unica a non sapere dove dovessimo andare.
Avevo provato allora a rivolgere le mie domande a Jungkook, proprio perché dava l'aria di chi avesse idea di cosa stesse succedendo, ma nemmeno lui si era degnato di rispondermi, limitandosi a fare spallucce.
E va bene allora, tenetevi pure i vostri segreti.
«Siamo diretti a Seoul?» Corrugai le sopracciglia quando Jungkook prese l'uscita nella direzione che il cartello stradale indicava per raggiungere la Capitale. «Perché?»
«Voglio portarti a fare un giro per la città.» Jungkook continuava a tenere l'attenzione sulla strada, aveva i muscoli del viso rilassati e quasi mi incantai a guardarlo. Sotto la luce calda del sole che splendeva in cielo potei ammirare ancora meglio la bellezza leggiadra di questo ragazzo. «Oggi è davvero una bella giornata per fare una bella gita a Seoul, non trovi?» Mi lanciò una veloce ma profonda occhiata prima di svoltare a destra, facendo così contrarre i muscoli delle braccia durante i movimenti con cui girò lo sterzo. «Che cosa c'è? Perché mi guardi così?»
«È che ho la sensazione che tu e Taehyung foste entrambi d'accordo su questa "gita".» ricalcai bene sull'ultima parola prima di continuare con ciò che volevo dire. «Io invece sembro essere l'unica a non aver capito il vero motivo per il quale stiamo andando a Seoul.»
«Non vuoi andarci?» mi domandò con le palpebre superiori sollevate più del necessario, facendomi percepire della trepidazione nella sua voce.
«Non ho detto questo, è che...» sospirai non sapendo come proseguire il discorso, avendo paura di esternare i miei reali pensieri. L'ultimo ricordo che avevo di Seoul era rimasto molto vivido dentro di me, molto di più di tanti altri ricordi.
«Sooyun, di cosa ti stai preoccupando?» Il tono di Jungkook si addolcì nel momento in cui capii avesse notato una certa titubanza da parte mia. «Volevo portarti solo a fare un giro in uno dei tuoi posti preferiti per passare una giornata insieme, però se non ti va possiamo tornare a casa.»
Storsi la bocca in una smorfia indecisa, Jungkook non poteva ovviamente essere a conoscenza di quello che mi era successo e, di conseguenza, non poteva immaginare quanto potesse tormentarmi l'idea di ripercorrere i miei passi in quella città. Poi però parvi rendermi conto improvvisamente di cosa avesse appena detto.
«Come fai a sapere che è uno dei miei posti preferiti?» Gli domandai palesando la mia sorpresa.
Jungkook sorrise e io persi un battito. Ha un sorriso mozzafiato. Tossii imbarazzata, voltandomi dall'altra parte per non tentare di nascondergli dei pensieri che lui nemmeno poteva sentire. Eppure a me sembrava che potesse sentirli eccome. Jungkook riusciva sempre a sentire e percepire tutto, riusciva a leggermi dentro come nessuno era mai stato in grado di fare. Mi faceva sentire smascherata e dannatamente spoglia davanti a quei suoi occhi da cerbiatto.
«Segreto.» pronunciò quell'unica parola con un compiacimento che mi fece sollevare le sopracciglia.
«Che sbruffone» borbottai sottovoce ma con l'intento di farmi comunque sentire da lui. Jungkook rise divertito, mettendo in mostra i suoi denti bianchi e ben allineati in una forma che mi faceva pensare a quelli dei coniglietti.
«Okay, siamo arrivati.» parcheggiò l'auto lungo un marciapiede, per poi scendere e andare a pagare il ticket. «Non scendi?» Si sporse verso il cruscotto della macchina, mettendo il ticket che dimostrava avessimo pagato il parcheggio in bella mostra. Chiuse di nuovo la portiera e lo vidi portarsi poi le mani ai fianchi, guardandosi attorno come se non avesse mai visto qualcosa di tanto bello. Mi venne automaticamente da sorridere, recuperai la borsa con i miei averi e anche io uscii dalla macchina, per poi ammirare solo una piccolissima parte di ciò che era Seoul. Era bellissima, proprio come la ricordavo.
«Penso che ci toccherà usare il navigatore se non vogliamo perderci.» rifletté ad alta voce facendomi ridacchiare.
«Non sei mai stato a Seoul?»
«No..?» La sua risposta uscì più sotto forma di domanda, motivo per cui inarcai un sopracciglio confusa ma con il sorriso ancora presente sul mio volto.
«Sarò io il tuo navigatore per oggi.» lo presi per mano senza preavviso, trascinandolo con me nella direzione che sapevo ci avrebbe portati verso il centro città e lui me lo lasciò fare senza protestare. Inaspettatamente strinse a sua volta la mia mano nella sua, accarezzandone delicatamente il dorso con un pollice e facendo propagare un piacevole calore all'altezza del mio petto, dove potei sentire il mio cuore battere più forte.
Inutile dire che Jungkook era ancora un mistero per me, in tutto e per tutto. Era piombato nella mia vita da un momento all'altro parlandomi e guardandomi come se sapesse già ogni cosa di me. Per quanto all'inizio fossi piuttosto diffidente nei suoi confronti, quel ragazzo aveva avuto l'incredibile capacità di trasmettermi sensazioni che mai avevo provato prima.
"Puoi fidarti di me". Questo era ciò che gli sentivo dirmi con gli occhi dal primo istante in cui li aveva incrociati con i miei. Era ironico da parte mia ascoltare le persone e fidarmi di loro, soprattutto al primo incontro. Ma Jungkook era diverso da tutti gli altri. Lui era diventato l'eccezione, la mia eccezione.
Forse non mi sarei mai potuta fidare di quello che dicevano gli altri, ma ero certa di potermi fidare di quello che diceva il mio cuore. In lui potevo confidare, perché era sempre stato l'unico a sussurrarmi la verità quando ero immersa in un mare colmo di bugie. Un mare dentro cui io stessa avevo deciso di immettermi, perché mentre il mio cervello mi diceva di farlo, di recludere ogni mio sentimento e ogni mia emozione, il cuore mi proferiva di non farlo, cercando inutilmente di fermarmi. Mi aveva gridato e pregato tante di quelle volte di non prendere le decisioni sbagliate, di smetterla di farlo soffrire così tanto.
Mi aveva supplicato di abbracciare Taehyung quando per la prima volta lo vidi piangere davanti ai miei occhi. Mi aveva disperatamente chiesto di smetterla di rifilare continue menzogne alle persone che amavo. Continuava a dirmi di affrontare la vita a testa alta, di aprirmi con chi avrebbe potuto aiutarmi e che, diversamente da quanto volessi credere, le cose sarebbero state più semplici se solo una volta avessi fatto la cosa giusta.
Ma io mai lo avevo ascoltato. Non quando restai immobile nel vedere Taehyung lasciarmi da sola in camera mia dopo che gli avevo gridato di andarsene via e, certamente, non quando mi ero lasciata prendere per mano da Yeosang permettendogli di tirarmi verso di lui, verso l'oscurità più profonda che il mio animo avrebbe mai potuto conoscere.
Avevo deciso di zittirlo, tappargli la bocca sigillandolo all'interno di una gabbia di ghiaccio, non volendolo più sentire.
Il cuore è la voce della verità, mi dissero una volta, e io avevo ne avevo dannatamente paura.
Perché accettare la verità sarebbe equivalso ad accettare la separazione dei miei genitori, la rovina della mia famiglia ma, soprattutto, accettare che per mio padre non ero più così tanto importante come mi aveva invece fatto credere. A lui non servivo io, non serviva Taehyung e non serviva mia madre per essere felice. Sapere che per mio padre non non ci fosse un valido motivo per includermi nella sua vita mi aveva fatto male, ma realizzarlo e accettarlo mi avrebbe distrutta.
Fu così che decisi di fingere, di mostrare quanto poco mi importasse di tutto questo. Credevo che, a lungo andare, convincendo le persone che non mi importasse e non mi avesse ferita quello che era successo, forse, avrei convinto anche me stessa.
Mi sbagliavo.
«Ti va di mangiare qualcosa in quel bar?» indicai a Jungkook il piccolo baretto che mi era saltato all'occhio trasmettendomi subito una buona impressione.
«Abbiamo mangiato neanche un'ora fa, hai già fame?»
«Perché, tu no?» sollevai le sopracciglia sfidandolo a dirmi che non avesse anche lui una certa acquolina in bocca nel sentire il profumo di dolci appena sfornati proveniente da quei dannati locali posizionati appositamente l'uno al fianco dell'altro.
«Okay si, andiamo.»
Scoppiai a ridere, per poi seguire subito i suoi veloci passi diretti verso il grazioso bar. Ordinammo vari dolci per ciascuno e una bevanda fresca da accompagnamento, decidendo di prendere cose diverse per avere la possibilità di assaggiare il piatto dell'altro. Io ovviamente avevo scelto per prima cosa una fetta di torta al cioccolato, con un particolare strato di marmellata alla fragola e qualche altro ingrediente nel mezzo che non riuscivo però a riconoscere. Era comunque buonissimo.
Spostai per qualche secondo la mia attenzione sul città fuori dalle finestre mentre addentavo l'ennesimo boccone di torta. Quella giornata, proprio come aveva già detto Jungkook, era davvero molto bella: il sole illuminava l'intera città, sovrastandola con la sua luminosa energia e non c'era traccia di nuvole in cielo, se non qualche leggera sfumatura di bianco. Non faceva caldo, ma grazie alla primavera non faceva nemmeno più freddo come prima. Si stava piacevolmente bene.
Non appena entrambi finimmo di mangiare, senza risparmiare ai presenti seduti vicino a noi le nostre battute infantili, decidemmo di continuare a passeggiare in pieno centro, immergendoci nell'infinita marea di persone. Entrammo in alcuni negozi, uno dei quali era pieno di peluche che trovai tenerissimi e avevo dovuto costringere Jungkook per farmi accompagnare al suo interno. Continuava a chiedermi come facessero a piacermi quei pupazzi, perché a suo parere erano orribili.
«Guarda che bello questo!» Presi tra le braccia un coniglietto tutto rosa e alquanto buffo. Lo mostrai a Jungkook, ma lui non sembrava essere d'accordo con il mio commento in merito al pupazzo. «Ti assomiglia.» Il corvino sbuffò contrariato, senza però riuscire a nascondere un piccolo sorriso.
«Non sono così brutto.» Risi nonostante avesse appena messo in discussione i miei gusti, definendo brutto il peluche che invece io trovavo stupendo.
«Dai, è così carino.» sporsi il labbruccio come una bambina di cinque anni, porgendo il pupazzo verso Jungkook e spingendolo a tenerlo tra le mani. Era piuttosto grande come pupazzo e non riuscii a non ridere quando la faccia e metà busto del ragazzo scomparve totalmente dietro di esso, lasciando in mostra solo le sue lunghe e snelle gambe. Ma la mia risata venne interrotta quando all'improvviso quello stesso peluche mi arrivò dritto in faccia. Lo presi al volo e guardai Jungkook sgranando gli occhi, ma le labbra erano schiuse con gli angoli della bocca ancora tirati verso l'alto. «Mi hai appena lanciato addosso Cooky?»
«Cooky? Ma che nome è?»
«Jungkook, Kook, Cooky.» Dissi ovvia, guadagnandomi subito una sua faccia disgustata.
«Dio, che schifo di nome.» non lo disse con il vero intento di offendere, ma semplicemente per il gusto di provocarmi. Assottigliai gli occhi e lo colpii in testa con il pupazzo, cercando comunque di non fargli male. Senza che potessimo rendercene subito conto, cominciò un'estenuante lotta di pupazzi, lanciandoci addosso tutti i pupazzi che trovavamo nei dintorni e fregandocene completamente degli sguardi sbigottiti delle persone. Non passò molto tempo prima di essere notati da un dipendente del negozio ed essere sbattuti fuori letteralmente a calci.
Nonostante la sgridata arrabbiata di un dipendente giustamente arrabbiato per il casino che avevamo combinato, non smettemmo più di riderci su, nemmeno quando prendemmo a camminare verso una meta imprecisata.
«Hai seriamente lanciato quel pupazzo contro quell'impiegato?» Parlai non riuscendo a trattenere neanche più le lacrime da quanto stessi ridendo.
«Non l'ho fatto apposta! Mi aveva spaventato con il suo vocione!» Si giustificò facendo ricadere subito ogni responsabilità su quel povero lavoratore che sicuramente avrebbe dovuto rimettere apposto tutti i pupazzi che avevamo fatto volare in aria. «Cavolo, si sta già facendo buio.» constatò poi volgendo lo sguardo verso il cielo che lentamente si stava inscurendo, avvisandoci che quindi presto la luna avrebbe sostituito il sole già basso.
Il tempo era volato e ci eravamo persino dimenticati di pranzare, forse anche per colpa di tutti i dolci che ci eravamo mangiati al nostro arrivo. Diedi un'occhiata all'orologio e mancavano meno di quattro ore all'ora di cena.
«Che cosa facciamo adesso?» Domandai con un'allegria che certamente non mi si addiceva e Jungkook in tutta risposta osservò ogni minimo particolare del mio viso, per poi sorridere quasi come se fosse rasserenato per qualcosa. «Che cosa c'é?»
Jungkook fece spallucce, senza staccare gli occhi dai miei. Ero così felice in quel momento, così tanto felice da essermi dimenticata di tutti i problemi. C'eravamo solo io e Jungkook adesso, tutto il resto era sparito nel nulla.
«Sei davvero bella quando sorridi.» rivelò genuinamente, facendomi sollevare entrambe le sopracciglia non aspettandomi quelle parole in quel momento. Abbassai lo sguardo non riuscendo a sostenere il suo, ma Jungkook parve contrario al voler interrompere quella intensa connessione che nasceva ogniqualvolta ci guardassimo l'uno negli occhi dell'altra. Mi prese delicatamente il mento tra le dita, portandomi a risollevare la testa verso di lui. Inevitabilmente arrossii quando dovetti scontrarmi con la profondità dei suoi occhi scuri e magnetici, facendomi deglutire ipnotizzata. «Voglio portarti in un posto.»
Ebbi un déjà-vu. Non era la prima volta che Jungkook mi diceva di volermi portare in un posto e quando era successo si trattava sempre di un posto intimo, importante, oserei dire quasi segreto. Il primo era stato il parco abbandonato. Poi il cimitero, dove era sepolto suo fratello. Ma venne spontaneo chiedermi questa volta di cosa potesse trattarsi, dato che lui stesso aveva affermato di non essere mai venuto a Seoul. Non poteva essere un posto che conosceva lui, non avrebbe avuto senso.
Lo seguii in silenzio fino alla macchina, capendo che doveva trattarsi quindi di un posto lontano rispetto a dove ci trovavamo noi. Il viaggio fu silenzioso, avevo quasi timore a parlare e non ne capii neanche io il motivo. Forse perché la strada in cui aveva appena svoltato mi era familiare e anche la successiva manovra che fece per giungere a destinazione mi fece intuire immediatamente dove volesse portarmi.
Non è possibile... Doveva esserci lo zampino di Taehyung.
Mi voltai verso Jungkook, mentre ero ancora seduta sul lato del passeggero, e gli rivolsi uno sguardo a dir poco insicura e ansiosa. Lui però parve volermi rassicurare, dicendomi con il solo sguardo di non preoccuparmi. Poi scese dalla macchina, raggiunse la mia portiera per aprirla, porgendomi la mano che, pur titubante, afferrai. Mi tenne per mano durante tutto il tragitto che facemmo per raggiungere la nostra meta. Un'immensa distesa di petali rosa ricopriva tutto il viale affiancato da un'infinita fila di alberi di ciliegio. Mi trovai a indietreggiare di un passo, senza però lasciare mai la mano del ragazzo rimasto fermo ad ammirare il paesaggio. C'erano altre persone che camminavano lungo quella via e io non mi sentivo in grado di affrontarle. Non avevo il coraggio di immergermi in tutti quei ricordi. Ero bloccata e non mi ero nemmeno subito accorta di star tremando.
«Non posso.» soffiai come se avessi appena perso la voce. «Non ce la faccio.»
Jungkook strinse maggiormente la mia mano nella sua nel sentirmi parlare. Si parò di fronte alla mia figura, guardandomi dritto negli occhi come a volermi passare un po' del suo coraggio.
«Si che puoi. Tu puoi tutto.» Mi stampò un dolce bacio sulla fronte e a quel contatto mi sciolsi. «Qualcuno mi ha detto che andavi pazza per questo posto e che ti divertivi a correre su e giù con i fiori di ciliegio che cadevano dagli alberi.» Sorrisi già consapevole di chi fosse la persona che glielo avesse riferito. Proprio come aveva detto Jungkook, da piccola adoravo correre lungo questo viale, i miei genitori mi ci portavano spesso insieme a Taehyung. Eravamo così felici.
L'ultimo momento che passammo insieme, con i sorrisi ancora vividi prima di essere infranti dalle vicende successive, fu proprio qui, in questo meraviglioso luogo.
«Taehyung, vieni anche tu!! Corri con me!»
«Sooyun, se continui così ti ammalerai di nuovo!»
Mia mamma mi rimproverava qualche volta, perché tornavo sempre tutta sudata dalla testa ai piedi da quanto correvo, rischiando di ammalarmi per colpa dell'aria fredda serale. Una volta mi trovai costretta a casa per una settimana con il mal di gola e la febbre a trentotto. Il mio sistema immunitario era parecchio fragile purtroppo.
«Andiamo?»
La voce di Jungkook mi ridestò dai miei ricordi, portandomi ad annuire per poi camminare con tutta la calma possibile accanto a lui. Incredibile come il cuore mi batteva all'impazzata già solo per il fatto che mi tenesse per mano. D'un tratto tutta la paura, la malinconia che provavo nel rivedere questa città erano spariti. Con Jungkook funzionava così e, ormai, mi ci stavo abituando. Bastava una sua parola, una sua carezza o un suo semplice sguardo per far passare tutto in secondo piano.
Mi chiesi solo se tutto questo sarebbe mai potuto finire un giorno ed era proprio quando tale pensiero mi trapassava la testa che la paura ritornava. Avevo permesso al mio cuore di guidarmi per una sola volta verso dove desiderava lui e il timore che potessi uscirne più distrutta di prima, se mai anche Jungkook si sarebbe allontanato da me, mi attanagliava l'anima.
Raggiungemmo la piccola piazza che permetteva di sedersi sulle panchine per ammirare la vista della città dall'altra parte del fiume. Senza dire nulla Jungkook mi portò verso una di quelle panchine, superandole e arrivando fino al parapetto.
Passammo interi secondi a osservare in lontananza la città illuminata sotto al cielo notturno, perdendoci ad ammirarne l'immensa bellezza. Abbassai poi lo sguardo sul mio corpo e poi su quello di Jungkook, notando come rispetto a me lui fosse vestito decisamente più elegante. Per colpa della fretta che mi aveva messo Taehyung avevo indossato i primi vestiti trovati nell'armadio: una tuta nera che mi copriva le gambe fino alle caviglie e una maglia infantile di chissà quanti anni che per fortuna non si poteva intravedere grazie al mio giubbotto viola. Riportai gli occhi sui vestiti di Jungkook e mi incantai di nuovo nel guardarlo. Non erano colori particolarmente sgargianti, ma riuscivano ugualmente a far risaltare la sua alta e snella corporatura. Jungkook era davvero un bel ragazzo... Era dolce, profondo, simpatico e così... unico. In confronto a lui io sfiguravo.
«Perché mi hai portata qui?» Mi permisi di chiedere ancora una volta, sinceramente curiosa del motivo per cui avesse deciso di passare un'intera giornata con me a Seoul. Non volevo risultare insistente e pesante, però qualcosa dentro di me mi stava dicendo che niente fosse dovuto al caso ed ero estremamente curiosa di capire le vere finalità nascoste dietro ai suoi gesti.
«Non avrei dovuto?» mi chiese di rimando, sollevando di poco un angolo della bocca.
«Ma-» Il viso di Jungkook si trovò a una spanna dal mio, facendomi spalancare gli occhi presa alla sprovvista. Il suo sguardo scrutava le mie labbra schiuse e incapaci di continuare a emettere suoni. Ero bloccata. Mi ritrovai a deglutire assoggettata da quei suoi occhi fulgidi quando questi si concatenarono ai miei come se fossero corde intrecciate e aggrovigliate più volte tra loro. Uno strano formicolio mi stuzzicò la bocca dello stomaco e giurai di poter sentire un piacevole fervore espandersi all'altezza del petto, partendo proprio dal mio cuore che prese a battere sempre più veloce e agitato.
«Ma..?»
«M-Ma perché proprio oggi? Sembrava quasi qualcosa di organizzato, anzi sicuramente lo è.» Cercai di concentrarmi su ciò che volevo dire, ripensando al comportamento di Taehyung di questa mattina e alla reazione per niente sorpresa di Jungkook. Mi avevano fatto ben intendere di essere l'unica lì in mezzo a non sapere che Jungkook oggi mi avrebbe portata a Seoul.
In quel momento il corvino parve ricordarsi di qualcosa, spalancando gli occhi e controllando velocemente qualcosa al cellulare.
«Dobbiamo andare, non ci rimane molto tempo.» Ma che? «Che ne dici di cenare al Cherry Blossom Restaurant?»
«Jungk-»
«È a due minuti da qui e dicono che sia buonissimo!» Mi afferrò la mano portandomi con sé verso la strada che ci avrebbe condotto in un ristorante che in realtà già conoscevo. Ricordavo di averci mangiato diversi anni fa con la mia famiglia e sì, so molto bene quanto sia buono.
Restai in silenzio camminando al suo fianco per quei pochi metri che ci distanziavano dal ristorante dove avremmo cenato insieme, nonostante la miriade di pensieri e domande che non smettevano di svolazzare liberi e assillanti nella mia testa. C'era qualcosa sotto che mi puzzava e diamine ero curiosa! Sapevo che tanto non avrei ottenuto risposte se avessi continuato a fargli le solite domande, per questo motivo decisi di assecondarlo e aspettare che le risposte arrivassero da sé.
[...]
Durante tutto il tragitto di ritorno ero sprofondata nelle paranoie più assurde e pessimiste che avessi mai potuto avere. Cominciai a cercare un nesso a tutto quello che era successo, al motivo per cui Jungkook ci tenesse così tanto a passare un giorno intero in mia compagnia e quasi strutturai mentalmente una di quelle scene dei film che finiscono sempre male per entrambi i protagonisti.
Arrivai a pensare che potesse trattarsi persino di un addio. Per cosa? Non ne avevo idea, però era la spiegazione più sensata in merito all'insolita fretta di Taehyung. E, a dirla tutta, anche Jungkook non era da meno. Per quanto cercasse di mostrarsi calmo, riuscivo a leggere una certa agitazione in tutti i suoi movimenti.
Okay, ora stavo iniziando ad agitarmi anche io.
Anche quando arrivammo di fronte casa mia, con le luci al suo interno completamente spente, segno quindi che Taehyung stesse già dormendo, Jungkook si prese del tempo prima di scendere dalla macchina e incitarmi di fare lo stesso. Si fermò di fronte alla porta d'entrata, in attesa che prendessi le chiavi per aprirla. Inserii la chiave nella toppa, ma prima di poterla sbloccare mi voltai a guardare con timore Jungkook. Lui semplicemente mi sorrise, ma io questa volta non riuscii a ricambiare.
Aprii la porta, immergendomi per prima nell'oscurità della casa. Mi spostai di lato per far passare anche Jungkook, il quale si chiuse la porta alle spalle. Poggiai la borsa e il giubbino sull'attaccapanni accanto all'entrata e non appena accesi la luce del soggiorno per non rischiare di inciampare sui miei stessi piedi mi ritrovai a sobbalzare letteralmente fino al soffitto e urlare dallo spavento.
«SORPRESA!!!»
Guardai la bocca e gli occhi spalancati le persone che mi avevano quasi causato un arresto cardiaco, guardando i presenti uno per uno non riuscendo ancora a capire cosa diamine stesse succedendo.
C'erano letteralmente tutti! Erano tutti qui e sembravano esserci proprio per la sottoscritta. Taehyung, Jimin, Yoongi, Seokjin e Minjee. Erano tutti qui e mi guardavano sorridenti venendo ricambiati però da nient'altro che confusione e altrettanto stupore.
Sorpresa?
Guardai velocemente la data segnata sotto l'ora sul display del mio cellulare e quasi ebbi un mancamento. Non riuscivo a crederci.
«Auguri Sooyun» Jungkook raggiunse il mio fianco con la sua soave voce, facendomi risollevare lo sguardo su di lui senza parole. Lo guardai in modo indecifrabile, ero tanto sconcertata da non sapere come reagire, cosa poter dire.
Era il mio compleanno. Oggi era il giorno del mio compleanno e loro erano qui per me.
«Augurii Sooyuuuuuuun~» Il tono smielato di Jimin mi fece portare l'attenzione sul suo corpo ora molto più vicino al mio e arrossii a dismisura quando prese a stritolarmi in un forte ed esageratamente affettuoso abbraccio. La ciliegina sulla torta fu il bacio forse troppo duraturo che mi stampò sulla guancia, portando il mio viso ad assumere un colore sempre più tendente al viola.
Alcuni notarono la mia reazione e non fecero a meno di ridere, ma presto nessuno di loro riuscì a resistere e tutti loro imitarono il moro, raggiungendoci e riunendosi all'abbraccio a cui Jimin aveva dato vita dandomi. Tutti a eccezione di Taehyung e Yoongi.
Mentre le braccia di Minjee e Seokjin mi stavano comprimendo amorevolmente contro i loro petti guardai prima mio fratello e subito dopo Yoongi. Mantenevano una certa distanza l'uno dall'altro, quasi come se entrambi non sapessero come comportarsi, trasmettendomi quella loro incertezza tramite gli sfuggenti e continui sguardi che si riserbavano. Assottigliai di poco gli occhi, ma non lo feci assolutamente con un'espressione sospetta né tantomeno provocatoria. Stavo solo cercando di capire cosa potesse essere successo tra loro due da portarli a comportarsi in quel modo.
Taehyung ricambiò la mia occhiata stranita con una dolce e premurosa. Spostai la mia attenzione su Yoongi, il quale non fu da meno. Le sue perle scure trapelavano affetto sincero, oserei dire fraterno.
«Va bene.» Il moro scosse la testa sospirando stancamente. «Non ti chiederò ora cosa stai combinando e cosa hai intenzione di fare per risolvere la faccenda, ma... Questo te lo devo chiedere: lo sai che per qualsiasi cosa non devi esitare a chiedere aiuto, vero?» Mi sentii sciogliere nel sentire quelle parole. Vedere i suoi occhi addolcirsi tutto d'un tratto e guardarmi preoccupato pregandomi di non isolarmi ancora e di capire che non ero sola fece ancora più male. Non quanto riuscirono a farlo le lacrime di Taehyung, causate dalla sottoscritta, però comunque fece molto male. «Io non voglio che tu ti metta in pericolo, così come non lo vorrebbero Taehyung e tutti gli altri. Se sei in pericolo Sooyun, anzi, anche solo se hai paura di qualcosa, qualsiasi cosa, non devi costringerti a fare tutto da sola. Hai tuo fratello e tutti noi che staremo sempre dalla tua parte. So che senti di dover risolvere i tuoi casini con le tue sole forze, ma non sempre agire per conto proprio senza un supporto esterno è la scelta migliore.» disse affettuosamente cambiando totalmente i toni duri di poco prima in qualcosa di più dolce. «Non voglio che tu pensi che io sia arrabbiato con te. In verità lo ero, ma perché sono preoccupato per te e mi innervosiva l'idea di aver scoperto certe cose da qualcuno che non fossi tu.» Ammise senza alcun ripensamento, facendomi percepire quanto fossero sincere le sue parole. «Io ti voglio bene, Sooyun. Anche se non sempre riesco a dimostrarlo concretamente, ti voglio davvero tanto bene e te ne vorrò sempre qualsiasi sarà la decisione che prenderai.»
Strinsi maggiormente le braccia attorno al collo di Minjee alla ricerca disperata di rassicurazione, abbassando il viso con l' intento di nascondere l'umidità che presto inondò i miei occhi e feci giusto in tempo per vedere Taehyung guardare con circospezione sia me che Yoongi. Parvero essere gli unici notare le mie lacrime, fortunatamente. Anche se sperai comunque che pensassero fossero dovute alla sorpresa e alla felicità e non alla mia profonda, estrema mestizia.
«Allora festeggiata!» Jimin si fece spazio tra Minjee e Seokjin, spostandoli lateralmente con un sorriso che sprizzava energia e letizia ovunque. «Cosa ne dici di andare in cucina e cominciare a scartare i tuoi primi regali?»
«Ma i regali vanno scartati dopo aver mangiato la torta.» ribatté Seokjin ottenendo un'occhiataccia fulminea da parte dell'amico.
«Come sei pignolo! Va bene, allora significa che aspetteremo il momento della torta!» alzò gli occhi al cielo pur mostrando la sua contrarietà. Sembrava più eccitato di me nel vedermi scartare i regali.
Regali? Mi avevano fatto anche dei regali?
«Mi avete fatto dei regali? Perché?» corrugai le sopracciglia. Non volevo dei regali, non da parte loro. Non era necessario.
«Tesoro, un compleanno che si rispetti deve sempre essere festeggiato con dei regali! Sennò che compleanno è?» Mi rispose Jimin con quella stessa voce con cui mi parlava quando da piccola facevo delle osservazioni stupide.
«Vedrai che ti piaceranno!» Il sorriso di Minjee rispecchiava quello di Seokjin, anche lui mi guardava come per chiedermi che razza di domanda avessi appena fatto.
«Si, soprattutto il mio!» Aggiunse Jimin facendoli ridere. Io però non risi, al contrario, incurvai gli angoli della bocca verso il basso, sembrando quasi triste. Ma, per quanto potesse sembrare incoerente da dire, non ero davvero triste.
«Non li voglio i regali, non avreste dovuto farli...» Le mie parole spensero in un battibaleno i sorrisi di tutti i presenti, presto sostituiti da espressioni dubbiose e incerte. Taehyung mi lanciò un'occhiata stranita da lontano, mentre Yoongi si mostrò tuttavia impassibile alle mie parole, ma io riuscii a scorgere della netta confusione anche sul suo volto.
«Ma cosa stai dicendo-»
«La vostra presenza per me è già un enorme regalo» Le mie parole riuscirono a bloccare quelle di Jimin. Vidi i muscoli di tutti rilassarsi d'un tratto nell'udire ciò che avevo appena detto, facendo piombare la stanza in un religioso silenzio. I lineamenti del viso di mio fratello mutarono nel guardarmi prima stupito e poi sull'orlo delle lacrime.
Per la prima volta quelle che vidi nei suoi occhi non furono lacrime di delusione, rabbia, rammarico. Erano lacrime causate dall'emozione che le mie parole gli avevano appena scaturito e me lo confermò il fatto che fu il primo tra tutti a muoversi. Nessuno, di fronte alla mia preoccupante sincerità riuscì a fare un passo avanti, a parte Taehyung. E subito capii il motivo.
Tutti lo avevano capito.
Il rumore che le scarpe di Taehyung producevano nel fare alcuni passi avanti fu l'unico che tutti noi udimmo in quella casa che nient'altro che silenzio aveva conosciuto per così tanto tempo. La figura di mio fratello si avvicinava sempre di più a ogni passo che faceva verso di me, i suoi occhi erano fissi nei miei e le labbra schiuse come se volessero parlare, ma non riuscissero a farlo. Si fermò a pochi centimetri da me e dovetti inclinare di poco la testa per poter continuare a guardarlo. Con una lentezza disarmante si abbassò con la testa quanto bastasse per allineare i nostri occhi, poggiando le mani sulle mie spalle con una stretta forte, rassicurante.
«Io-» iniziò a parlare mostrando quasi paura sul non essere in grado di esprimere i propri pensieri. Gli sguardi di tutti erano su di noi, percepii dietro di me gli occhi di Jungkook bruciare sulla mia schiena. «Noi ti amiamo Sooyun, tu sei stata il più bel regalo che la vita potesse darmi e mai, non pensare mai neanche lontanamente che tu possa essere un peso per noi. Non lo sei, non lo sei mai stata e mai lo sarai.»
«Ho paura di perdervi.» Tremai nel parlare, la mia voce si incrinò proprio sull'ultima parola.
Sapevo già molto bene cosa si provasse a perdere qualcuno a cui tengo, era un trauma indelebile dentro di me che nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Ogni mattina mi svegliavo con la paura di aprire gli occhi e di trovarmi sola, senza Yeontan e senza Taehyung. Senza tutti loro.
«Perché dici così?» Taehyung quasi sussurrò nel pormi quella domanda, sembrava stesse di cercando di trattenere le lacrime.
«Perché n-non ho fatto altro che c-causarvi problemi» tirai su con il naso, percependo le prime lacrime scorrermi lungo le guance. Alla loro vista il viso di Taehyung si impallidì, mostrando pura sofferenza nel vedere quelle maledette lacrime salate bagnarmi il viso. «Sono solo fonte di malessere, non vi merito-»
«No, questo non è vero e tu lo sai bene.» Mostrò una sorta di rabbia nel parlarmi, come se fosse realmente infastidito da ciò che avevo detto. Strinse la presa sulle mie spalle, avvicinando ulteriormente il viso al mio e scavandomi dentro in una disperata ricerca di un'anima che ormai era andata perduta: la mia. «Guardami, Sooyun. Guardaci tutti. Siamo tutti qui per te e staremo per sempre con te. Non ti lasceremo mai.» Spostai lo sguardo alle spalle di Taehyung, guardando ognuno di loro e imbattendomi nella loro completa conferma. Minjee mi annuì con rassicurazione, dicendomi silenziosamente che quella era la pura e semplice verità. Seokjin e Jimin sorrisero premurosamente, Yoongi si limitò a guardarmi come per dirmi che dovevo credere alle parole di Taehyung. «Ti avevo fatto una promessa quel giorno e ho intenzione di mantenerla.»
Scattai con lo sguardo su Taehyung, il quale mi stava guardando con estrema serietà. Un preciso ricordo piombò tra i miei pensieri e non fece altro che aumentare le mie lacrime. Se lo ricordava, si è sempre ricordato.
«Non pensare troppo a quello che ha detto, Sooyun.» parlò dolcemente rivolgendomi un piccolo sorriso rassicurante «Papà non diceva sul serio. È solo stanco per via del lavoro. Vedrai che, quando si sarà schiarito le idee, verrà subito da te per abbracciarti e chiederti scusa.»
Lo guardai con occhi pieni di lacrime di cui non mi preoccupai più nemmeno di trattenere, lasciandole libero accesso sulle mie guance. Tirai su con il naso, passando poi le mani sul viso per scacciarle via.
«Dici davvero?» chiesi con voce rotta ed insicura, ma leggermente sollevata alle sue parole.
«Certo!» esclamò mostrando estrema sicurezza in ciò che stava dicendo «Perché ora non puliamo insieme questo casino? Se vuoi possiamo provare a farne un'altra.»
E come sempre, mio fratello riuscì a risollevarmi subito l'umore, portandomi ad esclamare una risposta affermativa ed entusiasta della proposta.
«Taehyung, me lo prometti?» chiesi ad un certo punto, mentre mettevamo in ordine insieme per preparare un'altra torta al cioccolato, la mia preferita.
«Cosa?» domandò confuso senza distogliere l'attenzione dal pavimento, sul quale stava passando uno straccio bagnato per poter togliere le macchie di cioccolato lasciate prima dal dolce caduto.
«Che staremo per sempre insieme,» risposi ovvia «che non mi lascerai mai da sola. Me lo prometti?»
La mia richiesta portò Taehyung a bloccare i suoi movimenti e voltarsi verso di me. Mi fermai anche io, puntando il mio sguardo speranzoso nel suo. Lo osservai alzarsi e dirigersi nella mia direzione, per poi inginocchiarsi di nuovo di fronte a me.
Tirò fuori il mignolo proprio come eravamo soliti fare per le promesse, rivolgendomi il suo bellissimo sorriso quadrato. Non esitai a ricambiare il gesto, intrecciando subito il mio mignolino con il suo.
«Promesso»
Scossi la testa come a voler negare e cancellare quella reminiscenza. Era uno dei pochi ricordi che ancora conservavo, ricordi impossibili da ripudiare in un cassetto nascosto del mio cervello e questo forse perché io stessa non volevo farlo. Per quanto dolore mi procurasse ricordare le circostanze di quei trascorsi, era lì che spesso cercavo la sicurezza necessaria per continuare a crederci. Per riuscire a credere alle parole di Taehyung, alle parole di tutti loro e, soprattutto, alle parole del mio cuore. Era proprio perché sapevo quanto loro mi amassero che avevo paura di perderli.
Li avrei feriti. Presto, non sapevo bene quando, ma sentivo che li avrei feriti e avrei fatto tramutare il loro amore in puro odio nei miei confronti. Era questo ciò che più temevo. Non si trattava più solamente di temere la solitudine, ma di temere un vero e proprio squarcio dentro di loro che avrebbe disintegrato quel loro puro amore che, incredibilmente, provavano nei miei confronti.
«Io però non sono riuscita a mantenere la mia promessa.» piansi mentre parlavo, Taehyung però ci mise un po' prima di capire a cosa io mi riferissi. «Ti ho reso triste.» soffiai delusa da me stessa, portando mio fratello a scuotere la testa contrariato. «Hai perso il sorriso per colpa mia.»
Taehyung ridacchiò intenerito, accarezzandomi la testa affettuosamente «Ne sono certo, ma l'importante è che sia tu a mangiarlo. Mi basta rendere te felice, Sooyun. È questo che conta per me.»
«Ma tu mi rendi già felice» ribattei fermandomi davanti a lui «Non hai bisogno di comprarmi i miei dolci preferiti per farlo.»
Vidi mio fratello piegarsi sulle ginocchia in modo da arrivare alla mia altezza, i suoi occhi premurosi si incatenarono ai miei ed il suo dolce sorriso si ampliò maggiormente alle mie parole.
«A me invece basta vederti sorridere per essere felice» mormorò, provocandomi un'inspiegabile fitta la cuore.
Perchè sentii dell'amarezza nascosta in quelle parole? Perchè il suo sorriso, in quell'istante, sembrò essere quasi triste e in netto contrasto con ciò che diceva? Che cosa mi stava sfuggendo? Cos'era che non riuscivo a scorgere ad occhi nudi sotto quella facciata di felicità?
Perchè, nonostante percepii che qualcosa non andasse, continuavo a fare finta di nulla?
Perchè ero così ingenua?
«Dici davvero?» chiesi in sussurro, sorridendo poi leggermente al suo annuire, mentre prendevo le sue grandi mani tra le mie «Allora vorrà dire che sorriderò sempre» guardai le nostre mani unite «Te lo prometto-» riportai lo sguardo sul suo viso, puntando i miei occhi sinceri nei suoi limpidi e profondi come l'oceano «Se smettere di sorridere significa renderti triste, farò in modo che questo non accada mai.»
«Non mi hai mai reso triste.» disse subito con la paura che io davvero credessi a tutto quello che pensavo e dicevo. Poggiò una mano sulla mia guancia umida, accarezzandomela come se volesse cacciare via non soltanto le mie lacrime, ma anche quei miei pensieri negativi. «Cavolo Sooyun, tu non potresti mai rendermi triste e sai perché?» scossi appena la testa, guardandolo profondamente avvilita, ma curiosa comunque di sapere la risposta. «Perché sei tu il motivo per cui ho cominciato a essere davvero felice. Il mio sorriso non si è mai, e ripeto, mai spento a causa tua. Se io continuo a lottare, se continuo a stringere i denti e cercare di infondermi coraggio è solo grazie a te. Sei tu la persona che permette a questo cuore-» mi prese una mano portandomela all'altezza del suo petto. La adagiò leggermente a sinistra rispetto al centro, sfoderando uno dei sorrisi più sinceri che gli avevo visto. «-di battere. Io sono felice perché ci sei tu con me, mia sorella, e niente potrà mai cambiare questo fatto.»
Mi fiondai tra le braccia di Taehyung, mio fratello, che mi accolsero senza farselo ripetere due volte, stringendomi in uno degli abbracci più forti e più dolci che chiunque in quella stanza avesse mai visto. In un lampo, tra chi sorrideva trattenendo le lacrime e chi lasciò che queste prendessero il via libera, tutti decisero di prendere parte a quell'abbraccio. Minjee, Seokjin, Jimin, persino Yoongi. Tutti loro, con un po' di incertezza, dovuta alla paura di poter inoltrarsi in qualcosa di tanto intimo e privato, circondarono e rinchiusero il mio corpo e quello di Taehyung in una casa accogliente, sicura, come se volessero loro stessi proteggerci dal mondo intero.
«Sooyun» La voce di Jungkook ci fece ricordare improvvisamente anche della sua presenza. Lentamente sciogliemmo quel caloroso abbraccio, voltandoci verso il ragazzo che era rimasto in disparte dietro di me. «Avrei preferito dirtelo in un momento più appartato, quando avremmo potuto parlare da soli, ma...» si bloccò incerto, lanciando una veloce occhiata ai presenti come se avesse quasi il timore di esprimersi davanti a tutti loro. «Sento di doverlo dire qui, adesso.»
Mi girai completamente verso di lui con gli occhi ancora umidi e la mia completa attenzione ormai era su di lui. Corrugai le sopracciglia, curiosa di sapere cosa volesse dirmi di tanto importante e, forse, proibito da aver desiderato farlo di nascosto da terze persone. Gli occhi di tutti, i miei compresi, guardavano la figura tentennante di Jungkook in attesa che parlasse. Diedi una veloce occhiata a Taehyung, notando come lui sembrasse quello più incuriosito tra tutti.
«So che per te potrà sembrare stupido ma, diamine, tu sei una persona d'oro Sooyun e mi fa sentire arrabbiato vedere come non te ne renda nemmeno conto.» balbettò appena pronunciando le prime parole, facendomi percepire anche quanto fosse imbarazzato nel parlare così apertamente non solo di fronte a me, ma anche di fronte a persone che a malapena conosceva. «Sei la prima persona che mi fa sentire in questo modo, non saprei persino spiegarti come perché nemmeno io so di preciso cosa provo quando sto con te. Ogni volta che ti vedo, tutta la tristezza e la solitudine che incombe da sempre nel mio cuore è come se sparissero all'improvviso. Il solo pensiero di te mi rende felice, spensierato e cavolo, è i-imbarazzante dirlo qui davanti a tutti, ma non faccio altro che pensare a te ogni giorno e ogni istante lo passo a pensare a quanto non veda l'ora di vederti.»
Sollevai le sopracciglia estasiata dalle sue parole, come se queste avessero avuto l'incredibile potere di incantarmi. Nessuno mi aveva mai parlato in questo modo con tale sincerità. Jungkook era diventato il mio primo vero amico che dimostrava di essere tale. E proprio come lui aveva appena detto a me, anche per me era la prima persona che riuscisse a farmi sentire in quel medesimo modo ed era esilarante come, a quanto pare, entrambi non sapessimo bene come fosse possibile e quale ragione ci fosse dietro a tanta attrazione e affetto proveniente da due cuori che faticavano ancora a battere. Non da quando però io avevo conosciuto Jungkook, questo no. Quella fatica che sentivo ogni mattina anche solo nell'alzarmi dal letto era diminuita a dismisura, percependo una inspiegabile energia sovrastarmi giorno ogni volta che l'immagine del corvino si presentasse tra i miei pensieri.
E realizzai come Jungkook fosse diventato il motivo per cui ogni giorno sentissi di dover continuare a ricercare quel sorriso, quella felicità e spensieratezza che io avevo permesso mi venissero portati via.
«Sooyun» Jungkook mi richiamò ancora una volta, ridestandomi dai miei pensieri. Mi sentivo emozionata e lo guardavo con degli occhi che non potei neanche descrivere. Era amore quello che stavo provando? Mi ero innamorata davvero di quel ragazzo? Come potevo capire di essere innamorata se mai mi era stato possibile farlo in passato? Chi mi avrebbe dato le risposte che cercavo a tutte quelle domande?
Continuavo a farmi le stesse domande, ancora e ancora, poi però improvvisamente tutto si fermò. Ciò che successivamente disse Jungkook mi fece capire che tutte le risposte che disperatamente cercavo le avevo proprio davanti a me.
«Devo ammetterlo, ho paura di poterti fare soffrire in futuro, esattamente come tu hai paura di far soffrire tutti loro. Ma anche io ti ho fatto una promessa e, proprio come Taehyung, ho intenzione di mantenerla.» Spalancai inevitabilmente gli occhi, schiusi le labbra boccheggiando e sentendo di poter scoppiare nuovamente a piangere come una bambina da un momento all'altro. «Un giorno ti renderò davvero, davvero felice come tu hai reso felice me e-»
Non diedi il tempo a nessuno di reagire, tantomeno a Jungkook di finire ciò che stava dicendo. Mi lanciai contro di lui, mi sollevai in automatico sulle punte e, prendendogli il viso tra le mani, premetti le mie labbra sulle sue sotto gli sguardi sbigottiti di tutti.
Inizialmente anche Jungkook aveva spalancato gli occhi in una reazione istintiva, non aspettandosi minimamente una simile iniziativa da parte mia, soprattutto dal momento che non eravamo per niente soli. Poi lo sentii sciogliersi leggermente, rilassando i muscoli e socchiudendo le palpebre. Portò la sua grande mano sulla mia guancia segnata dalle scie umide a causa delle precedenti lacrime e molto dolcemente, avendo quasi paura di toccarmi, accarezzò la mia pelle muovendo impercettibilmente il pollice. Spinse la testa contro la mia per approfondire il bacio, portandomi così a inclinarla leggermente di lato per dargli maggior accesso. Fu quando schiusi le labbra per riprendere fiato che approfittò di inoltrare la lingua nella mia cavità orale, andando subito a ricercare e accarezzare la mia. Fu un bacio dolce, assolutamente per niente lussurioso e colmo di un amore che credevo potesse esistere solo nelle favole che mia madre mi raccontava la sera prima di andare a dormire.
I nostri respiri erano affannati, diventati ormai un tutt'uno. Le nostre labbra si separarono con un leggerissimo schiocco e, mentre distanziavo il viso dal suo quanto bastasse per guardarlo negli occhi, risollevai lentamente le palpebre. Con la coda dell'occhio intravidi le facce esterrefatte degli altri e, in una situazione diversa, sarei sicuramente scoppiata a ridere soprattutto di fronte all'espressione basita di Jimin. Erano tutti meravigliati di cosa avessi appena fatto e dovetti ammettere di esserlo anche io di me stessa. Chi mai avrebbe potuto anche solo immaginarsi che un giorno la cupa, solitaria e fredda Sooyun avrebbe pubblicamente messo in atto una simile scena d'amore? Di certo non io, ma forse Jungkook si.
Jungkook credeva in me, credeva in quello che riusciva a vedere semplicemente nei miei occhi. Non aveva bisogno che io parlassi per cercare di capire a cosa pensassi, cosa volessi realmente dire. Non ne aveva mai avuto bisogno, è stato così fin dal principio. Non ha mai ascoltato le mie parole perché lui si è limitato ad ascoltare ciò che dicevano i miei occhi, per quanto essi provassero a mostrarsi indifferenti di fronte a tutti. Lui era stato la prima persona capace ad ascoltarmi realmente ed era questo che mi aveva fatto cedere tra le sue braccia. Lui mi aveva capita in pochi istanti più di quanto lo avessi fatto io in anni interi.
Prima avevo agito d'istinto, era stato un fortissimo impulso che mi aveva spinta verso Jungkook per poterlo baciare e in quel momento mi ero dimenticata davvero di tutto quello che mi circondava. Ogni cosa e problema attorno a me aveva perso la sua importanza, provocandomi un'estrema e profonda emozione interiore. Un'emozione che una volta avrei avuto paura di provare, ma che adesso speravo non sparisse mai più. E Jungkook ne era la principale causa, tutte quelle sensazioni positive che sentivo avevano iniziato proprio a emergere a partire dalla sua prima apparizione.
«Vedrai, riuscirò a renderti felice come non mai in vita tua e succederà molto presto» affermò all'improvviso, prendendomi in contropiede, e mi destabilizzò profondamente l'estrema sicurezza che aveva mostrato nel suo tono di voce.
Cosa?
Mi girai di nuovo nella sua direzione e lo guardai scettica, mentre lui invece mi rivolgeva un dolce e sincero sorriso.
«Sei un illuso» sbuffai divertita. «Non capisco cosa tu voglia da me di preciso, non ti conosco»
Guardai Jungkook dritto negli occhi, cercando di esprimere solo con quelli cosa io stessi provando grazie a lui e riuscii a notare il suo pomo d'Adamo muoversi nel deglutire.
«Tu mi hai resa già felice, Jungkook.»
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Ciao!
Come promesso, appena giunti al fine settimana, mi sono impegnata per correggere tutto il capitolo e aggiornare♥
Cosa pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto?
Vi aspettavate quello che è successo oppure no?
Spero tanto che abbiate apprezzato ogni momento tra Sooyun e Jungkook passato in questo capitolo, compresa l'ultima parte con tutti gli altri personaggi principali♥ Era da tanto tempo che mi immaginavo di scrivere e pubblicare questa parte di storia e ora sono felice di poterlo fare T^T
Come ultima cosa, ma non per importanza, spero anche che i sentimenti, i pensieri e tutte le preoccupazioni passate e presenti di Sooyun siano state rese ancora più comprensibili♥
Se il capitolo vi è piaciuto non dimenticatevi di lasciare una stellina e anche un commento nel caso, per farmi sapere cosa ne pensate ^^
Ci vediamo al prossimo aggiornamento e anticipo subito che non sarà qualcosa di tranquillo🤠
Un enorme abbraccio a tutti,
Carly
Instagram: _carlyarmy_
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