𝟐𝟔. Non hai paura, Kim?
SOOYUN
Lunedì 22 Marzo 2021
Il baccano creato dagli studenti, nonostante si ampliasse a causa dell'eco, non sembrò minimamente toccarmi. Neanche quel tavolo vuoto dove mi ero seduta per mangiare non mi toccò minimamente.
O, forse, fingevo che non mi sfiorasse il senso di malinconia nel vedermi da sola, lontana da tutti gli altri ragazzi e ragazze raggruppati per mangiare, parlare e divertirsi insieme. Loro ridevano, io no. Loro scherzavano, io no. Loro mangiavano con gusto, io neanche quello facevo.
Non seppi da quanto tempo stessi disgustosamente guardando quel muffin fatto male messo ad una distanza di sicurezza da me. Era terribile di aspetto e certamente non eccelleva nel sapore. Sapeva di marcio, proprio come la persona che si sedette poco dopo davanti a me. Non mi servì sollevare lo sguardo per capire che fosse Jihoon colui che si era preso la briga di scostare rumorosamente la sedia per poi caderci sopra quasi con fastidio, come se stesse odiando il solo fatto di farlo ma, allo stesso tempo, ne sentisse il bisogno.
«La sai l'ultima?»
«Dovresti sapere che mi disinteresso di ogni forma o specie di novità e avvenimenti di questa scuola.» parlai con un tono di sufficienza, sollevai gli occhi sulla sua figura appoggiata sullo schienale della sedia. I suoi occhi erano affilati, posati su di me con uno strano luccichio nello sguardo che non riuscii ad interpretare. I suoi lineamenti, il suo taglio di occhi, mi erano familiari, ma ero troppo stanca anche solo per capire chi mi ricordasse.
«Due macchine della polizia sono appostate fuori dalla scuola.» Che cosa? «Sta girando voce che entreranno una volta finita la pausa pranzo per fare domande a giro per l'istituto.» Se ciò che mi stava dicendo era vero, allora tutto quello su cui mi stavo tormentando tanto stava cominciando a diventare concreto. La mia paura più grande si avvicinava sempre di più alla realtà. Una realtà che non volevo assolutamente conoscere.
Le indagini per cercare Namjoon erano appena iniziate, e io già me la stavo facendo sotto dalla paura. Questo Jihoon sembrò percepirlo. Fu probabilmente per tale motivo che riuscì ad avere il coraggio di curvare le sue labbra sottili in un ghigno per niente amichevole, come se mi stesse provocando o anche solo facendo beffe di me. Forse entrambe le cose.
«Che lo facciano. Del resto è il loro lavoro.» cercai di mostrarmi il più indifferente possibile e, sentendo già una gran voglia di scappare, mi alzai dal mio posto afferrando il vassoio, pronta a lasciare tutto da una parte e a ritornare in classe. Solitamente andavo via dalla mensa in anticipo o qualche minuto più tardi, a seconda di come mi girava. Il mio stato d'animo influenzava qualsiasi cosa facessi, anche la più banale.
«Non hai paura, Kim?» sbuffai interiormente quando mi resi conto di essere seguita da quel rompiscatole di Jihoon e puntai sull'opzione più semplice: non rispondergli. Magari ignorandolo mi avrebbe lasciata in pace. «Che cosa farai quando ti chiederanno ciò che sai riguardo a Namjoon? Per quanto tempo resisterai a mentire prima di essere scoperta, mh?» con uno scatto nervoso mi voltai verso di lui, nel bel mezzo del corridoio, assicurandomi che nessuno stesse prestando attenzione a noi prima di parlare.
«Smettila di tormentarmi con le tue lagne. Nessuno scoprirà niente se tieni quella boccaccia chiusa.» mi girai dall'altra parte riprendendo a camminare per la mia strada. «Riusciranno a trovarlo anche senza il mio aiuto, vedrai.»
«Troveranno un cadavere.»
I miei piedi si bloccarono senza che me ne rendessi conto e il mio cuore con essi. Il solo suono di quella parola ripercosse il mio intero corpo, il mio respiro si era improvvisamente dimezzato, come se i polmoni non riuscissero improvvisamente a funzionare come si deve. Se non avessi avuto pieno controllo di me stessa in quel momento, ero certa che avrei avuto un serio attacco di panico. Namjoon morto? No... Non volevo nemmeno pensarci.
Non era sicuramente uno dei ragazzi più amichevoli e gentili della scuola, ma questo non significava che volessi vederlo morto. Sarebbe arrivato davvero a tanto? Yeosang sarebbe capace di farlo? Continuavo a chiedermelo ancora e ancora, ma non volevo neanche arrivare alla risposta. Avevo paura di conoscerla.
Feci finta di non essere turbata a causa delle sue parole e, come se queste fossero entrate in un'orecchio e uscite dall'altro, ripresi a camminare lungo il corridoio, allontanandomi finalmente dalle zanne di quel ragazzo impiccione. Raggiunsi la mia classe con il viso più pallido di un cencio, la testa che faceva male e un'assurda voglia di vomitare quel poco che avevo mangiato a mensa. Quando presi posto al mio bianco cercai di assumere l'espressione più apatica che riuscissi a fare, presi il libro per la prossima lezione ed ignorai gli sguardi straniti dei miei compagni. Poco dopo l'arrivo della professoressa e l'inizio della lezione sentii il mio cellulare vibrarmi nella tasca della felpa. Lo tirai fuori tenendolo sopra la mia coscia, ignorai le varie notifiche di messaggi provenienti dal gruppo classe e mi soffermai su quelli che attirarono maggiormente la mia attenzione.
➤Jimin Come stai piccola? Ne hai parlato con Taehyung?
➤Taehyung Nel fine settimana hai impegni?
➤Jungkook Com'è andata la verifica?
Corrugai le sopracciglia nel leggere la domanda di mio fratello e, curiosa dal motivo di tale, decisi di rispondere prima a lui.
Taehyung Nel fine settimana hai impegni?
Io Non credo, perché?
Uscii dalla chat per poter entrare in quella Jimin, stetti per digitare qualcosa, ma mi bloccai. Non sapevo se dirgli la verità o meno. La prima domanda potevo anche ignorarla e far finta di nulla, così avrei evitato di mentire dicendo che stessi bene, ma per la seconda invece era tutt'altra storia. Se avessi detto di sì, il rischio che ne parlasse direttamente con lui era alto. Jimin e Taehyung parlavano sempre di me, era prevedibile. Se però avessi risposto sinceramente, ovvero che non ne avevo ovviamente ancora parlato con Taehyung, avrei deluso Jimin ed era l'ultima cosa che volevo. Mi aveva fatto promettere di provare a parlargli, io all'inizio avevo anche accettato data la sua insistenza, ma non era così semplice come sembrava. Avrei praticamente ammesso che era per causa sua se avevo litigato con Jisoo e l'ultima cosa che volevo fare era addossargli l'ennesimo peso. Si sarebbe sicuramente sentito in colpa, non volevo succedesse. Gliene avrei parlato, avevo giurato a me stessa che lo avrei fatto, ma non subito. Non ora, non con tutti questi problemi e faccende ancora da risolvere.
Jimin Come stai piccola? Ne hai parlato con Taehyung?
Io Ancora no, non è il momento adatto.
Per finire, cliccai sulla chat di Jungkook non facendo a meno di sorridere. Intrappolai con i denti il labbro inferiore, mentre digitavo una risposta con la soddisfazione che cresceva sempre di più dentro di me. Ero fiera di me stessa, sperai lo sarebbe stato anche lui.
Jungkook Com'è andata la verifica?
Io La verifica più soddisfacente della mia vita
Io Sapevo tutte le risposte! Ho risposto a tutto Jungkook!
Ma ancora più soddisfacente fu vedere Jungkook visualizzare e rispondere quasi subito al mio messaggio.
Jungkook Davvero??
Io Dubitavi?
Jungkook No, anzi! Ero certo sarebbe andata bene, che ti avevo detto?
Sorrisi al ricordo delle sue parole e di quanto fossero state di supporto per me. Jungkook aveva risposto piena fiducia in me e, per la prima volta dopo tanto tempo, ero riuscita a non deludere qualcuno. Non ero mai stata così tanto felice in vita mia, finalmente dopo tanti anni sapevo cosa significasse rendere fiero dei miei successi qualcuno a cui volevo bene. Avevo sempre vissuto tutto ciò da lontano, messa in disparte nell'angolino di casa mia. Avevo sempre continuato a fingere di non importarmene e che fosse tutto normale, mentre vedevo mio padre elogiare continuamente mio fratello maggiore per i suoi ottimi risultati scolastici. Prima di essere iscritta al mio primo anno scolastico mi ero ripromessa di essere come lui, volevo conoscere la soddisfazione che vedevo stampata sul volto di Taehyung ogniqualvolta rientrava a casa con l'ennesimo bel voto, venendo poco dopo accolto dai complimenti e sorrisi dei miei genitori. Desideravo sapere cosa significasse essere qualcuno, avere un valore. Bramavo fin da piccola la sensazione che si prova nel sentirsi fieri di se stessi e poter vedere anche l'orgoglio negli occhi dei miei genitori. Tante di quelle volte mi ero immaginata di tornare a casa con delle novità e di ricevere quegli sguardi colmi di fierezza da parte di mamma e papà proprio come quelli che riceveva Taehyung.
Ma non ci ero mai riuscita.
Fin dall'inizio ero stata un fallimento per me, per i miei genitori e per le mie stesse insegnanti. I litigi in casa aumentavano giorno dopo giorno, le grida di mio padre non facevano che rimbombare nelle mie orecchie, mentre le lacrime e i singhiozzi di mia madre risuonavano dentro di me, nella mia mente. Concentrarmi su ciò che dovevo fare era diventato sempre più difficile, dormire quasi impossibile e quelle poche volte in cui ci riuscivo finivo con il fare dei brutti sogni che mi portavano dritta tra le braccia di mio fratello. Avevo perso il conto delle volte in cui l'avevo svegliato nel cuore della notte, inconsapevole del fatto che nemmeno lui fosse nel pieno delle energie per colpa mia, per colpa dei miei genitori e per colpa degli studi. Ero diventata un peso, del resto, solo che non me ne rendevo conto. Forse lui mi odiava per questo.
«Ma che cavolo-» venni sorpresa da una cartaccia appallottolata lanciatemi in faccia da chissà dove. La guardai cadere sul tavolo tanto confusa quanto seccata, non essendo per niente in vena di scherzi in quel momento. Mi guardai attorno cercando un volto colpevole tra i miei compagni di classe seduti davanti a me, osservai attentamente i movimenti delle amiche di Jisoo dato che quasi sicuramente doveva trattarsi di loro, ma nessuno sembrava esserne il responsabile. Tutti erano girati e attenti verso la professoressa che spiegava la lezione alla lavagna; non notai neanche un'espressione guardinga o un'occhiata sospettosa rivolta nei miei confronti.
Lasciai perdere e mi limitai così ad aprire quel foglietto, cercando di stirarlo al meglio per togliere le pieghe. Giurai per un attimo di aver sentito il mio cuore fermarsi, il respiro insieme ad esso e il sangue gelare in ogni parte del mio corpo. Non capivo, non riuscivo a capire.
Era come se il mio sistema nervoso avesse improvvisamente smesso di funzionare. Era così improvviso e inverosimile per me ricevere un messaggio del genere che arrivai a pensare di avere le allucinazioni. Feci scorrere tante, tantissime volte gli occhi lungo quelle lettere che formavano in modo disordinato la parola 'Assassina', come se cercassi di recepire il vero messaggio scritto su quel foglio strappato arrivato dal nulla. Non solo non riuscivo a capire, io non volevo capirlo.
Mi sentii mancare il fiato, il respiro divenne affaticato a causa del battito irregolare del mio cuore. In quel momento ogni cosa attorno a me sparì, cominciai a sentirmi soffocata dai miei stessi polmoni, mentre l'unica cosa che cominciai a percepire fu il mio respiro pesante, la gola farsi secca e le goccioline di sudore formarsi sulla mia fronte. Rialzai la testa per cercare ancora una volta di capire chi diamine fosse stato. Chi aveva potuto lanciarmi un messaggio tanto accusatorio e pesante?
Le parole di Jihoon mi tornarono improvvisamente in mente come un flash puntato sugli occhi. E se non fosse l'unico a puntare il dito su di me? Se anche altri mi ritenessero responsabile della scomparsa di Namjoon? C'era qualcun altro che sospettava di me, qualcuno che era legato a Namjoon e sapeva della situazione, ma chi era?
«Che cosa farai quando ti chiederanno ciò che sai riguardo a Namjoon? Per quanto tempo resisterai a mentire prima di essere scoperta, mh?»
Io non ho fatto niente. Non sono stata io, è stato Yeosang.
«Troveranno un cadavere.»
No.
Mi alzai di scatto dal banco facendo cadere rovinosamente la sedia sul pavimento. La professoressa saltò sul posto per lo spavento interrompendo la sua lezione, mentre tutti gli altri si girarono verso di me per capire cosa fosse successo. Dopo pochi secondi di realizzazione, presi le mie cose ed uscii dalla classe ignorando totalmente i vari richiami della prof.
Non mi importava di cosa avrebbero pensato gli altri vedendomi scappare in quel modo, cosa avrebbe pensato chiunque pensasse fosse colpa mia.
Ma era colpa mia.
No, io non avevo colpe.
Yeosang se la sta prendendo con chi mi sta vicino per causa mia.
Fermai temporaneamente i mille pensieri annodati nella mia mente bloccandomi sull'uscio dell'entrata principale dell'istituto quando vidi in lontananza una macchina nera parcheggiata proprio fuori dal cancello scolastico. Solitamente non facevo molto caso a queste cose, tutto quello che mi circondava non aveva mai attirato particolarmente il mio interesse, però quella volta sentii come un allarme scattarmi nella testa. La macchina in questione era completamente nera, persino i finestrini erano oscurati, motivo per cui mi fu impossibile capire chi ci fosse al suo interno. Non sapevo perché, ma sentii crescere in me una brutta sensazione e questa sensazione era causata proprio dalla vista di quella macchina. Avevo la netta sensazione che qualcuno mi stesse guardando, proprio da lì dentro, dietro quell'oscurità totale. Avevo paura.
Ma cosa mi stava prendendo? Scossi la testa per cacciare qualsiasi tipo di pensiero negativo cercasse di tormentarmi. Cercai di convincermi che fossi solo io a provocare tutto questo terrore a me stessa, così ripresi a camminare verso l'uscita, avvicinandomi sempre più a quella macchina che mi costrinsi in tutti modi a non guardare. Se io non l'avessi guardata sarebbe stato più facile sorpassarla. Io non guardavo lei, lei di conseguenza non guardava me.
Mi fu lo stesso impossibile rallentare la corsa del mio cuore impazzito al solo pensiero di chi potesse esserci dentro quella macchina. Proseguii lungo il marciapiede, continuando a ripetermi che non c'era nessuno dentro quella macchina e che il problema fosse dovuto a tutti quei film d'azione e thriller che mi guardavo la sera insieme a Yeontan prima di andare a dormire. Mi allontanai sempre di più dalla macchina nera e tirai finalmente un sospiro di sollievo interiore appena mi voltai per vedere niente meno che un puntino nero troppo lontano per essere messo a fuoco.
Avrei mentito se avessi detto di non aver immaginato proprio Yeosang dietro a quei finestrini oscuri mentre mi osservava minuziosamente da capo a piedi. Che dire, quella mattinata a scuola mi aveva fatto davvero male, era soprattutto per colpa di Jihoon se adesso venivo divorata viva dalle mie stesse paranoie. Era stato lui a mettermi in testa l'immagine di un Namjoon morto- No, basta. Namjoon era vivo, non dovevo neanche minimamente pensarci ad una cosa del genere. Ma allora perché il pensiero che potesse anche solo essere ferito continuava a tormentarmi l'anima?
Quell'uomo era diventato il mio incubo peggiore, questo era poco ma sicuro. Quando tempo fa si era presentato come mio angelo custode non pensavo certamente a cosa sarei andata incontro fidandomi di uno sconosciuto. Ero instabile mentalmente, abbandonata a me stessa e senza più un briciolo di speranza nel poter rivedere la luce. Più passava il tempo però e più il suo lato da pazzo maniaco usciva allo scoperto. Stavo seriamente cominciando a temere per la mia incolumità e, in particolar modo, per quella di Namjoon. Non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa, era come se avesse una sorta di attaccamento nei miei confronti. Eppure, nonostante sia sempre sembrato propenso a scaturirmi interesse nei suoi confronti con gesti e parole gentili, certe volte dava l'impressione di volermi mettere persino i bastoni tra le ruote ogni volta che cercassi di allontanarmene. Non avevo tutti quei soldi, ma ne possedevo almeno la metà della metà... Meglio di niente, giusto? Data l'impossibilità di Namjoon di pagare, ovviamente, questa volta ci avrei dovuto pensare io. Il problema era trovare l'altra metà dei soldi.
Se avessi saputo prima che quell'idiota non poteva permettersi una tale somma, ci avrei pensato prima invece di offrire una cifra doppia per cercare di allontanarmi momentaneamente dalle grinfie di Yeosang. Volevo calmare le acque e cercare perlomeno di tenerlo a bada per un po', ma non avevo fatto altro che peggiorare la situazione. E adesso Namjoon era in pericolo per colpa mia.
Proprio qualche giorno fa, al parco dove portavo sempre Yeontan, avevo incontrato una delle ragazze che avevo conosciuto tramite Yeosang insieme al suo gruppo di amici. Scontrandomi sul suo cammino ho finito per parlarci ed è grazie a lei se ho scoperto cosa avesse fatto cambiare improvvisamente i piani di Yeosang.
Yeosang non era il vero capo in mezzo a quel giro, ma seguiva gli ordini di qualcun altro; i prezzi erano aumentati di tanto e Yeosang era collegato ad un'altra organizzazione che gli procurava la merce. Nonostante l'abbondanza di soldi, questa persona che stava al vertice non era qualcuno che si potesse definire paziente, anzi tutt'altro.
Era più cinico di Yeosang stesso, testardo, avaro e, soprattutto, pieno di potere. Voleva che tutto venisse fatto a modo suo, ogni cosa doveva svolgersi come lui la pianificava o avrebbe perso il controllo. Non mi sono minimamente preoccupata di chiederle cosa intendesse di preciso con "perdere il controllo".
Alla fine non mi sono neanche disturbata di chiedere il nome della ragazza che, ovviamente, mi ero dimenticata appena feci la sua conoscenza per la prima volta; ero troppo fatta quando me lo disse. Non ricordavo nemmeno come fossi riuscita a tornare a casa quel giorno.
Da allora decisi di non fare mai più uso di sostanze che potessero stordirmi tanto da non capirci più niente, non facevano per me. Mi limitai a venderle a chi sapevo o pensavo fosse interessato, partendo proprio da Namjoon. Fortunatamente, quella sola ed unica volta aveva in qualche modo impedito di crearmi una sorta di dipendenza. Era stato Yeosang ad offrirmi questo lavoro, per quanto potesse essere definito tale, e dovevo ammettere che i soldi guadagnati grazie a lui mi avevano anche fatto comodo; mi ero permessa lo sfizio di comprarmi alcune cose per me, come vestiti o borsette, finendo quasi tutti i soldi che mi ero guadagnata. Per fortuna Taehyung era talmente occupato da non rendersi nemmeno conto di come si fosse riempito il mio armadio. Non era comunque qualcosa che facevo spesso, svolgevo consegne raramente quando avevo voglia di tenermi occupata o anche solo per allontanarmi da casa. Era un mezzo per evadere dalla mia realtà, un metodo un po' contraddittorio e malsano ma era ugualmente qualcosa che riusciva in un qualche modo strano a farmi staccare da tutto ciò che vivevo in tempo reale. Ero accecata dall'illusione di avere dei miei soldi, di avere una sorta di potere su me stessa e, quindi, su tutto il resto. Poter comprare i vestiti che volevo, tutte le caramelle che desideravo e fare turni infiniti alla sala giochi senza dover chiedere il permesso a qualcuno di più grande era qualcosa che mi faceva sentire bene con me stessa. Mi ero resa indipendente, libera.
Poi, però, quando una mattina venni a sapere della morte di un ragazzo causata dalle pasticche che proprio io gli avevo procurato, quella mia euforia adolescenziale era sparita in un battibaleno, risucchiando con sé tutto ciò che di buono pensavo di avere. Non avevo mai immaginato a quanto dolore potesse procurarmi un tale avvenimento vissuto da così tanto vicino, il pensiero non mi aveva neanche sfiorato la mente fino a quando non era successo.
Era per questo motivo che volevo smettere, avevo deciso di farlo perché non volevo riaccadesse più.
Non per mano mia.
Non era bello sentire di avere sulla coscienza la morte di qualcuno, sconosciuto o meno che fosse. Per quanto potesse essere una sua scelta consapevole e consenziente, ero comunque stata io a permettere che ciò accadesse, non Yeosang o uno dei suoi uomini, io.
Ero stata io a permettergli di uccidersi.
Avevo perso il conto delle volte in cui mi ero ritrovata di notte a sognare la faccia di quel ragazzo, mi era rimasto impresso nella mente come uno stampo d'inchiostro indelebile. E faceva ancora male dopo tutti quei mesi passati, faceva male come se fosse successo appena il giorno prima. Persino cedere tutti i miei restanti soldi guadagnati con quella stessa merce alla famiglia della vittima non era stato sufficiente per alleviare il mio dolore.
Immaginai che quella sofferenza mi avrebbe accompagnata per il resto della mia vita e probabilmente era ciò che meritavo.
Sobbalzai letteralmente in aria quando il forte e violento clacson di una macchina rimbombò nelle mie orecchie. Corrucciai le sopracciglia confusa voltandomi alla mia destra e guardando la fila dietro alla macchina che aveva bussato. Mi ero così tanto persa tra i pensieri da non essermi accorta di star attraversando la strada con il rosso.
Chiesi scusa alla persona che doveva aver frenato all'improvviso per causa mia e velocizzai a raggiungere l'altro lato del marciapiede cercando di non essere investita anche dall'altra corsia. Appena sentii vibrare più e più volte il cellulare nella tasca, facendomi capire dell'arrivo di tanti messaggi scritti in successione. Mi velocizzai a prenderlo per la paura che potesse essere mio fratello. Magari aveva saputo della mia ennesima fuga da scuola.
Mi meravigliai e tirai un sospiro di sollievo quando però questa volta non era Taehyung e tantomeno Seokjin. Era di nuovo Jimin.
Jimin Non sarà mai il momento adatto Sooyun.
Jimin Devi parlargliene, a lui farebbe anche piacere vederti aprire con lui come facevi una volta. È convinto che tu non lo voglia più tra i piedi.
Jimin Perché lo tratti così?
Jimin Eppure lo sappiamo tutti che in realtà tieni tanto a lui.
Io Yoongi non sembrava saperlo quando mi ha vista al locale...
Io A proposito, perché Yoongi lavora lì?
Jimin Mi ha detto che è stanco di far affidamento sui suoi genitori, vuole racimolare un po' di soldi per se stesso.
Io Ah, capito. Con quella ragazza, Eleonor... come va?
Jimin Sinceramente non so molto di loro due, quindi non so cosa è successo di preciso. Meglio se non ci intromettiamo.
Io Si, hai ragione. Comunque-
Bloccai i movimenti delle dita appena vidi una chiamata arrivare da parte di Seokjin. Ecco, dovevo aspettarmelo. Riattaccai senza pensarci due volte. Sicuramente stava cercando di contattarmi per dirmi che aveva saputo della mia scappatella e chiedermi quindi di ritornare prima che avvisassero mio fratello. Seokjin, come era solito fare, avrà chiesto ai suoi colleghi di non allarmarsi, dicendo che non c'era bisogno di contattare Taehyung perché ci avrebbe pensato lui a risolvere la situazione, come sempre. Sapevo quanto Seokjin si impegnasse per non far preoccupare troppo il suo amico, cercando in tutti i modi di non addossargli quella responsabilità che invece i miei genitori non avevano pensato due volte a scaraventargli addosso. Ma non era l'unico a farlo, anche Jimin e Yoongi si impegnavano per alleggerire anche solo un po' le spalle del loro migliore amico. Tutti loro tenevano alla salute mentale e fisica di mio fratello tanto quanto ci avrebbero dovuto tenere i suoi stessi genitori. Tanto quanto ci avrei dovuto tenere io, eppure sembrava che facessi di tutto soltanto per complicargli la vita.
Non era certamente la prima volta che trasgredivo alle regole, alle promesse, e non sarebbe stata sicuramente l'ultima. Questo io lo sapevo bene come lo sapevano Seokjin, Yoongi e Jimin.
Taehyung sembrava essere rimasto l'unico a non saperlo.
Io Si, hai ragione. Comunque ora passo al bar, vorrei parlarti.
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Penso di poter finalmente tirare un sospiro di sollievo adesso. Dopo tanto tempo sono tornata a respirare come una volta e con me anche le mie storie stanno ritornando, avevo paura che non sarebbe arrivato tanto presto questo momento.
Nonostante la mia inattività non ho smesso di vedere le notifiche e mi fa piacere di vedere quante persone abbiano continuato a leggere la mia storia, tanto da farla passare da mille e ben duemila letture!😭 Non so davvero come ringraziarvi, dico davvero.💜
Perdonate la mia assenza, chi mi conosce sa quello che è successo e cosa ne ha causato, spero non ce l'abbiate con me per questo🙏
Inizialmente il capitolo stava venendo molto più lungo, ma dato che ormai avevo superato le 3000 parole ho deciso di spezzarlo e di pubblicare almeno questa prima parte, cosicché non dovessi far attendere ancora oltre.
Ammetto mi fosse mancata un sacco questa storia🥺
Cosa pensate succederà prossimamente? Chi credete che sia stato ad aver lanciato quel biglietto a Sooyun in classe?👀 E Jihoon? Credete che se ne starà buono o...?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto💜Vi ricordo che potete trovarmi anche su IG se preferite per qualsiasi curiosità o per interagire, sono ritornata attiva anche lì. (Link in bio)
Al prossimo,
Carly
Instagram: _carlyarmy_
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