𝟐𝟒. Non ti manca niente

SOOYUN

Domenica 21 Marzo 2021, ore 7:45

Stavo tirando fuori dal forno gli ultimi cookies appena sfornati quando, guardando l'orologio appeso al muro della cucina, mi resi conto che non mancasse molto all'arrivo di Jungkook. Mi velocizzai a pulire e riordinare tutto, assicurandomi che tutto ciò che avevo preparato fosse ben esposto sul tavolo come me lo ero immaginato nella mia testa. Sentii in lontananza dei passi avvicinarsi, ma ero troppo concentrata a posizionare nel miglior ordine possibile i vari dolcetti e le bevande che ero solita bere di mattina. Dato che non conoscevo ancora molto bene cosa preferisse Jungkook, avevo deciso di offrirgli una vasta scelta tra il latte e le varie bustine di tè che, fortunatamente, avevo conservato in una delle dispense in alto.

«Per chi è tutta questa roba?» Sentii la voce bassa e assonnata di mio fratello provenire dall'entrata della cucina, lo vidi con la coda dell'occhio osservare ciò che avevo preparato.

«Tra poco arriva Jungkook per aiutarmi a studiare e ho pensato di accoglierlo con alcune cose da mangiare per fare colazione insieme.»

Taehyung aggrottò le sopracciglia guardandomi come se stesse guardando una persona estranea. «Non so cosa è stato più strano sentire tra "aiutarmi a studiare" e "fare colazione insieme".»

Inclinai la testa tirando leggermente in fuori il labbro inferiore. «Cosa ci sarebbe di strano?» Fu una domanda sincera la mia. Era davvero così raro vedermi fare qualcosa di produttivo per una volta?

Mio fratello sbatté più volte le palpebre chiedendomi con il solo sguardo se facessi sul serio. «Perché hai preparato così tanti dolci? I tuoi cookies non bastavano?» mi chiese poi sorvolando sulla questione precedente ed avvicinandosi al tavolo per poter afferrare un biscotto. «Cazzo!- Scotta!» imprecò a bassa voce mollandolo in un nanosecondo e, perciò, facendolo cadere a terra.

«Potresti non sporcare il pavimento prima ancora che Jungkook arrivi?» Mi avvicinai ai fornelli per spegnere il fuoco e portare la moka sul tavolo vicino al latte fresco e alla teiera già provvista di acqua calda. «Comunque non so cosa mangia Jungkook a colazione, quindi ho pensato di fare un po' di tutto.»

«E se non gli piacesse il dolce?» mi voltai verso di lui e lo osservai raccogliere da terra il biscotto ormai spezzato.

A Jungkook che non piace il dolce? Impossibile. «Perché non dovrebbe piacergli il dolce?» chiesi a mia volta.

«Che ne so... Magari mangia altro la mattina. Ad esempio zuppe o pasti a base di carne e pesce, non ci hai pensato?»

Aggrottai le sopracciglia riflettendo su ciò che stava cercando di dirmi Taehyung. Sapevo che la tipica colazione coreana non fosse come quella a cui eravamo abituati noi, non mi è mai piaciuto imboccarmi con pasti così pesanti appena sveglia di prima mattina; piuttosto sono sempre stata dell'idea che cominciare la giornata con una colazione a base di dolci fosse decisamente mille volte meglio.

Mi appoggiai con la schiena al ripiano della cucina, incrociai le braccia al petto e scossi un paio di volte la testa convinta che, conoscendolo un minimo, anche Jungkook la pensasse come me. «Nahh.» Vidi Taehyung aprire bocca per poter ribattere, ma il citofono di casa glielo impedì. «Uh- questo deve essere Jungkook.» Camminai tranquillamente verso la porta di casa e senza neanche guardare attraverso lo spioncino della porta, sicura di trovarci Jungkook dietro di essa, mi ritrovai a sbarrare gli occhi pietrificata non appena questa venne completamente aperta da me.

Gli occhi con cui mi scontrai non erano affatto quelli a cerbiatto di Jungkook e i capelli non erano neri come la pece, bensì di un colore giallo tendente al platino. Scrutai il viso del ragazzo, che certamente non mi aspettavo di trovarmi sotto casa, per secondi che parvero non finire più, fino a quando non fu proprio lui stesso a rompere quella frazione di tempo breve ma agghiacciante.

«Sooyun, per fortuna ci sei! Hai un momento per favore?»

«Che diamine ci fai qui, Jihoon?» Jihoon è uno dei migliori amici di Namjoon, le uniche volte che ci vedevamo erano quando lo trovavo per i corridoi della scuola a ridere e scherzare con il loro gruppo, oppure tra i cespugli dietro la scuola a farsi di cocaina prima di entrare a scuola. Mai una parola, mai un saluto, neanche un cenno. C'erano solo sguardi d'intesa tra di noi, essendo la droga l'unica cosa a legarci indirettamente. Ero certa che anche lui sapesse fossi io a rifornire Namjoon quando ne aveva bisogno, lo avevo capito dalle occhiate che mi lanciava quando i nostri occhi si incrociavano per quei pochi secondi.

«Ho bisogno di parlarti, è importante.» Parlò con espressione leggermente agitata, preoccupata. O meglio, direi preoccupante. Se ti ritrovi uno Jihoon preoccupato sotto casa con la necessità di parlarti alle 8 del mattino c'era molto da preoccuparsi.

«E dovevi venire per forza fino a casa mia per parlarmi? Non potevi aspettare domani a scuola?»

«Te l'ho detto. È importante.» ribadì serio senza distogliere mai lo sguardo dal mio, permettendomi di percepire della seria preoccupazione nei suoi occhi scuri.

«È lui Jungkook?» sentii la voce di Taehyung da dietro le spalle, la quale mi spinse a girarmi appena verso di lui, mormorargli un "No, non è lui. Torno tra un attimo" per poi chiudermi la porta alle spalle e spostarmi sul vialetto di casa insieme a Jihoon. «Allora? Parla, cosa vuoi dirmi di tanto urgente?»

«Si tratta di Namjoon.» mi pietrificai sul posto, già consapevole di dove volesse andare a parare, ma tentai di non darlo a vedere. «Credo sia nei guai.» Beh, in un certo senso è così.

Namjoon era diventato letteralmente un ostaggio nelle mani di Yeosang, non avevo la minima idea di dove lo tenesse e cosa volesse farne. Una cosa era certa, se non cercherò di trovare una situazione il più presto possibile, se non riuscirò a convincere Yeosang di lasciare stare Namjoon e di risolverla tra noi in un modo pacifico, sarebbe finita male; molto male.

Ma cosa avrei potuto fare io? Come avrei potuto sistemare le cose? Ero debole, indifesa, ma soprattutto colpevole. Non era certamente colpa di Namjoon se quel pazzo dispotico aveva deciso tutto d'un tratto di rendermi le cose difficili. Negli ultimi giorni avevo ricevuto così tanti messaggi da parte sua che mi sentivo impazzire, ero quasi sul punto di bloccarlo e distruggere il telefono in mille pezzi, in modo da non lasciare alcuna traccia. Ma non potevo.

Non potevo permettermi di farlo incazzare ancora di più. Non ero stupida, avevo capito ormai i ragionamenti che la sua mente malata tirava fuori da quei suoi neuroni malfunzionanti. "Piccola, dove sono i soldi che mi spettano?", "So che la somma va oltre le tue possibilità, però ricordati che esistono metodi alternativi per pagarmi.", "Perché non chiedi una mano a tuo fratello? Se le persone che dovrebbero amarti non sono disposte ad aiutarti allora non ti meritano. Dovresti allontanartene.", "Ti stanno sfruttando tutti, Sooyun. Perché non te ne liberi e vieni da me? Vedrai, ti permetterò di vivere un futuro migliore." ed erano altri e tanti altri ancora i suoi futili tentativi nel cercare di... effettivamente fare cosa? Separarmi dalle persone che amo? Convincermi nell'andare da lui e restare al suo fianco?

C'era davvero una ragione per tentare così tanto disperatamente di strapparmi dalle braccia di coloro che mi vogliono bene? Conoscevo Yeosang da ormai quasi quattro anni, avevo lavorato per lui in cambio di soldi, lo avevo sfruttato dal primo momento in cui mi aveva stretto la mano proprio come stava facendo lui con me. Potevo quindi supporre che non fosse necessario un motivo dietro a simili azioni e comportamenti. Più volte avevo pensato fosse affetto da qualche disturbo psichico legato alle interazioni sociali. Come mi guardava, il modo in cui si rivolgeva a me, i suoi sbalzi d'umore e cambiamenti improvvisi nel prendere delle decisioni; non lo dava molto a vedere, certe volte nemmeno me ne rendevo conto, ma se ci prestavo particolare attenzione tutto questo suonava così tanto strano da avere quasi senso. Cominciava ad avere senso la sua voglia improvvisa di rendermi difficile la vita, non che fosse la prima volta. La sua voglia di infastidirmi, provocarmi e minacciare le persone che mi stavano vicine.

Il fatto di averlo incontrato in uno dei miei momenti più bui mi aveva influenzata e trascinata ancora più in fondo di quanto avessi immaginato. Sentire di avere il potere di decidere cosa farne della mia vita, percepire il rispetto che mi portavano tutti coloro che venivano da me per avere un po' di misera droga, l'importanza che mi dava una persona come Yeosang... tutto questo mi faceva sentire meno debole di quanto in realtà fossi. Non fraintendetemi, ero cosciente di come fosse pura e mera fantasia la mia, perché mentre Yeosang mi permetteva di avere soldi che neanche Taehyung riusciva a guadagnare, rendendomi indipendente ai miei stessi occhi, mentre mi faceva sentire falsamente una persona importante facendo finta di importarsene di me, il resto delle persone non esitava a fare il contrario. Tutti quelli che mi circondavano, dal primo all'ultimo, ad eccezione di coloro che erano a conoscenza di cosa facevo, non avevano mai smesso di giudicarmi con il solo sguardo.

E anche ora, che sentivo parlare di un ragazzo scomparso a causa mia, non potevo far altro che capire quanto in realtà non avessi nulla di cui io ero convinta. Nessun potere, perché era sempre e solamente Yeosang quello ad averlo nei miei confronti. Nessuna indipendenza, perché era Taehyung che mi permetteva di avere cibo e un tetto sotto cui dormire. Nessuna importanza, perché nessuno mi guardava come se valessi davvero qualcosa. Nessun rispetto, nessun amore, nessuna considerazione, niente di niente.

«Sooyun» la voce di Jihoon mi ridestò dai miei pensieri, portandomi a riportare l'attenzione su di lui. «Dobbiamo fare qualcosa, noi dobbiamo-»

«No.» scossi debolmente la testa, vedendo in un secondo l'espressione di Jihoon tramutare da speranzosa a delusa. «Non c'è nulla che dobbiamo o possiamo fare.» Se non trovare un modo per guadagnare tutti i soldi che Yeosang vuole per poter liberare Namjoon. Ma come?

Per il momento non potevo fare altro che aspettare, aspettare che la scuola e la polizia si rendessero conto di quanto seria fosse la faccenda e lasciare tutto nelle loro mani. Sperando che ovviamente risolvessero il tutto il più presto possibile senza coinvolgere nessuno, senza coinvolgere me. Non sarei rimasta sorpresa di trovare un agente entrare dentro il nostro istituto scolastico, sapevo già che prima o poi sarebbe successo. Ma i genitori di Namjoon? In quel momento che stavano facendo? Erano passati diversi giorni dalla sua scomparsa, si erano sicuramente già mossi in qualche modo.

Qualcosa mi diceva che presto sarebbe successo un casino, anche se una piccola parte di me sperava vivamente si trattasse soltanto del lato pessimista del mio cervello a dirmelo.

«Ma- Sooyun, Namjoon è un tuo amico. E si sarà sicuramente cacciato in qualche casino per colpa della droga che gli-» non volli ascoltare un'altra sola parola, lo fermai bruscamente con una mano parata davanti al suo viso e lo guardai con lo sguardo più gelido che potessi mai avere.

«Primo, Namjoon non è mio amico, non lo è mai stato.» tenni subito a precisare guadagnandomi una sua espressione maggiormente delusa, incredula. Di cosa si meravigliava? Avrebbe dovuto saperlo che tra me e Namjoon non ci fosse mai stato un vero legame ad unirci, se non quello creatosi grazie alla droga. Nulla di più. Era la droga a legarci, soltanto quella. «Secondo, non provare mai più ad addossarmi la colpa, perché ciò che fa o che gli accade non mi riguarda.» sibilai tentennando un po' nel mantenere il mio sguardo duro nel suo ora rotto, distrutto. «Non ti permettere mai più, soprattutto se ti trovi a pochi metri di distanza da casa mia, dove potrebbe sentirti chiunque.»

«Mi stai dicendo che non te ne frega niente se Namjoon si trova in pericolo?» domandò con una nota di ribrezzo nel tono di voce, preoccupandosi però di abbassarlo un minimo.

Sarei dovuta essere io quella schifata lì in mezzo.

Non mi aveva praticamente mai rivolto la parola e ora che il suo amichetto era nei guai aveva il coraggio di cercarmi e di fare cosa? Farmi sentire in colpa e magari convincermi ad avviare una spedizione verso un fallimento certo? Perché era ovvio il fatto che non avrei mai e poi mai potuto affrontare Yeosang da sola, certamente non con un idiota del genere al mio fianco, che avrebbe fatto più danni che altro.

«Non ho detto che non me ne importa, ma che non mi riguarda.» Indurii la mascella tendendo i muscoli del viso in automatico. «Qualsiasi cosa gli sia successa, saranno i professionisti ad aiutarlo e cercare di risolvere questa situazione.» Ripetei quasi come se fossi un disco rotto. Un disco rotto e spezzato dentro.

«Cosa- Ma ti senti quando parli?» Jihoon mi lanciò una veloce occhiata disgustata dalla testa ai piedi. «Non ti riguarda? Se Namjoon è finito in questa situazione è solamente colpa tua-»

«Adesso basta!» sbottai spazientita delle sue accuse infondate. Perché qualsiasi cosa succedesse la colpa ricadeva sempre su di me? Cosa c'entravo io in tutto questo? Sentii la gola bruciare e gli occhi inumidirsi per il nervoso. Non volevo piangere, non davanti a questo deficiente. Non ora che sarebbe arrivato Jungkook. «Tornatene a casa, Jihoon.» sibilai a denti stretti, rendendomi conto troppo tardi di aver alzato un po' troppo la voce e aver conseguentemente attirato l'attenzione dei passanti.

«Sooyun?» mi morsi quella maledetta lingua non appena udii di nuovo la voce di mio fratello raggiungermi dalla porta d'entrata di casa. Doveva avermi sentita gridare pure lui. «Va-Va tutto bene?» mi domandò e mi bastò quella domanda per percepire quanto fosse turbato e scosso da quel mio improvviso scatto d'ira.

Il peggio però arrivò quando vidi la figura di Jungkook raggiungerci lentamente e notai immediatamente quel piccolo cipiglio sul suo volto, facendomi quindi ben intendere che anche lui doveva avermi sentita urlare contro Jihoon, ma soprattutto vista quasi avventarmi su di lui per cacciarlo lontano da me e da casa mia.

Perfetto. Adesso cosa mi sarei dovuta inventare? Non volevo più mentire a mio fratello, a Jungkook, non volevo più farlo con nessuno. Eppure non riuscivo a fare a meno di sentirmi costretta nel doverlo fare, ero completamente schiacciata dal peso delle mie azioni e scelte passate ed ora ne stavo pagando le conseguenze. Non volevo attirare l'attenzione su di me o avrebbero potuto cominciare sul serio a sospettare qualcosa. Non volevo che collegassero Namjoon a me. Se avessero cominciato a cercarmi e farmi domande riguardo alla sua scomparsa, ci sarebbero finite in mezzo anche le persone che mi stavano vicine. Ci sarebbe finito in mezzo Taehyung, il mio Taehyung. No, non potevo permetterlo.

«Si, va tutto benissimo.» risposi senza però riuscire a rilassare i muscoli del corpo, «Jihoon se ne stava andando.» guardai il diretto interessato dritto negli occhi, intimandogli con il solo sguardo di fare proprio come avevo appena detto, ovvero sparire dalla mia vista.

Sia Taehyung che Jungkook rimasero in silenzio, osservando Jihoon ricambiare il mio sguardo per una manciata di secondi, prima di allontanarsi lentamente e lasciare finalmente il vialetto. Mi voltai senza dire una sola parola e percepii nitidamente gli occhi incerti di entrambi posati costantemente sulla mia figura, mentre rientravo dentro senza degnare di uno sguardo nessuno dei due ragazzi.

[...]

«Quindi... cosa stavi dicendo riguardo ai temi delle opere di Blake?»

Jungkook mi ripeté per la seconda volta la stessa domanda che neanche un minuto fa avevo sentito, ma non ascoltato o minimamente considerato.

«Sooyun?»

Rilasciai che un sospiro intriso di tensione e nervosismo si liberasse dritto dai miei polmoni, permettendo così a Jungkook di constatare la mia disattenzione per ciò che mi stava dicendo.

Anche Jungkook sospirò, posò il libro sulla mia scrivania davanti a sé per poi girarsi nella mia direzione. «Si può sapere cosa ti prende? Eri partita bene, ma ora ti stai perdendo.» Lanciai un'occhiata verso di lui, distogliendo in meno di un secondo lo sguardo nel vuoto. «Che c'è? Sei nervosa, hai paura di non farcela?»

Scossi la testa e puntai i miei occhi inespressivi nei suoi sinceramente preoccupati. «No- Cioè, si anche... ma non è quello il problema.»

«Allora qual è?»

«È che-» ingoiai la saliva indecisa su cosa dire. Non ero sicura fosse una buona idea dire la verità. «E se domani al compito non ricordassi niente?» Domandai cercando di non far notare il fatto che stessi cambiando discorso e che non fosse per nulla ciò che in realtà mi stava letteralmente facendo scoppiare la testa. Ero ovviamente tesa per la verifica, non potevo negarlo, e avevo paura di arrivare in classe il giorno dopo con il buio totale di ciò che avevo studiato.

Solo che quello, al momento, era il problema minore.

«Non capisco.» Jungkook mi rivolse uno sguardo alquanto interdetto. «Perché non dovresti ricordarti niente? Se ti impegni e studi vedrai che le cose le saprai tirare fuori.»

«Non sono mai andata bene a scuola, non ho idea di cosa significhi impegnarsi per prendere un bel voto.» Lo dissi con il tono più impassibile e tranquillo che avessi mai utilizzato. Era vero, non sapevo cosa significasse studiare, ottenere dei bei risultati e poterli portare a casa con soddisfazione. Mio fratello si, però; lui sapeva molto bene cosa si provasse in simili situazioni.

Taehyung aveva sempre avuto capacità che, invece io, ho avuto la sfortuna di non possedere fin dalla nascita. Era proprio per questo motivo che lui veniva apprezzato dai nostri genitori, a differenza mia. Veniva lodato, premiato, incitato a fare sempre meglio... ma io? Io cosa avevo ottenuto dalla vita?

Niente.

A quanto pare Madre Natura aveva deciso di lasciare l'intelligenza e la caparbietà a mio fratello, pensando fin da subito che fosse inutile concederli a me. Che stronza.

«Non saprai cosa significa impegnarsi nello studio, ma sono convinto tu sappia bene che vuol dire farlo in altre cose.»

Inarcai un sopracciglio scettica. «Ad esempio?»

«Ad esempio... Beh-» Sembrò pensarci su veramente, vidi i suoi occhi illuminarsi dopo neanche dieci secondi, «Ti impegni nel fare dolci. Ci metti tutta te stessa quando devi preparare nuove ricette, soprattutto quando sai che saranno altre persone ad assaggiarle.» Disse con un piccolo sorriso, un sorriso che riuscì a scaldarmi il petto e, insieme ad esso, anche le gote.

«Wow- Incredibile davvero.» Inscenai una faccia sorpresa ed annuii alle mie stesse parole. Stavo pateticamente cercando di nascondere il mio imbarazzo, sperai solo che Jungkook non se ne accorgesse. «Mi stai prendendo in giro? Tutti saprebbero cucinare se ci mettessero d'impegno-»

«È proprio questo il punto.» Mi interruppe facendomi corrugare le sopracciglia verso il basso. Non capivo davvero a quale "punto" si riferisse sinceramente. «Ti sei appena risposta da sola, Sooyun.»

«Ti prego, smettila di girarci attorno e dimmi cosa intendi.» Sputai impaziente.

«Hai detto che tutti saprebbero cucinare se solo si impegnassero, giusto?» mi guardò chiedendomi conferma ed io assottigliai appena gli occhi ipotizzando, forse, cosa stesse cercando di dirmi. «Quindi vale la stessa cosa per lo studio. Se tutti si impegnassero, riuscirebbero anche loro a prendere un bel voto.»

«Si... ha senso.» Annuii d'accordo con le sue parole. «O almeno, lo avrebbe se io ne fossi capace.»

Jungkook ruotò gli occhi nel sentire la mia ennesima risposta contraddittoria e sarcastica. «Scommetto che dopo essertelo sentito dire da qualcuno anche tu te ne sei convinta, non è così?»

«Che cosa intendi?»

«Hai la memoria un po' corta Sooyun. Mi sembra di avertelo già detto una volta, o sbaglio?» continuò senza riuscire a scatenare in me alcun input che potesse aiutarmi a capire o ricordare a cosa si riferisse. Mi stava solo confondendo ancora di più le idee. «Guardi tutto in modo troppo limitato. Devi smetterla di autoimporre dei muri davanti a te, così finirai solo con l'andarci a sbattere e farti male.»

Fu come sentire una ventata d'aria fredda in viso o come se un fulmine mi avesse appena colpita alla testa, facendo inevitabilmente innescare dentro di me i ricordi del nostro primo incontro.

«Lo sai? Secondo me dovresti aprirti di più, guardi tutto in modo troppo limitato» disse con lo stesso tono che utilizzava il professore Kim quando mi stava per insegnare una delle sue lezioni di vita.

«Cosa intendi scusa?» corrucciai le sopracciglia, guardandolo in attesa di una risposta che non ci mise molto ad arrivare.

«Se ti autoconvinci che quella cosa non esiste, allora sicuramente non potrà mai esistere. Se ti limiti a vedere le cose così come sono, non riuscirai nemmeno lontanamente ad immaginare la meraviglia che esse nascondono. Se guardi oltre, scoprirai che in realtà dietro c'è molto di più»

Mi imbambolai a guardarlo ancora più confusa di prima; mi sembrava quasi di trovarmi davanti proprio lo stesso professore di filosofia, solo una versione più giovane, pimpante e allegra. Il prof Kim quando spiegava le sue lezioni in classe lo faceva in modo impeccabile, ma con una serietà impenetrabile. Jungkook ,invece, lo faceva con un tenero sorriso stampato costantemente sulla faccia, simile a quello di un coniglietto.

Mi ero quasi dimenticata di quelle parole.

In quel momento, tutto fu più chiaro, mentre riflettevo su ciò che Jungkook mi stava dicendo già per la seconda volta. Intendeva dire che ciò in cui credevo ed ero fermamente convinta, esisteva solo nella mia testa. I limiti se li stava creando il mio subconscio più tetro e nascosto, quello alimentato dalle cattiverie ricevute in passato dalle persone che non credevano in me. O meglio, da coloro che volessero fosse così. Ma era uguale per mio padre, quindi? Anche lui voleva che mi convincessi non fossi capace a fare nulla? Voleva davvero farmi credere di non poter fare niente di buono nella vita, continuando a paragonarmi a mia madre?

«Vedo che ci sei arrivata.» la voce pacata di Jungkook mi ridestò dai miei pensieri in continua lotta tra loro, portandomi a concentrare di nuovo la mia attenzione su di lui. «Te lo dice persino Blake in queste pagine: devi lasciarti guidare dall'istinto, dal desiderio di libertà e, soprattutto, non devi mai permettere a niente e nessuno di creare delle barriere che ti limitano mentalmente, ma anche fisicamente.» mi parlò con tutta la semplicità e serietà di questo mondo, riuscendo perfettamente nel suo intento. Il suo discorso fece breccia nella mia testa, ma anche nel mio cuore. Mi aveva profondamente colpita. «Hai capito, Sooyun?» Mi chiese pretendendo con il solo sguardo un cenno fermamente affermativo. Voleva che annuissi ed io così feci. «Tu ci riuscirai, perché sei perfettamente in grado di farlo. Non ti manca niente rispetto a tuo fratello e sei molto più matura e intraprendente di quello che vuoi far credere. Solo perché tuo padre ti diceva che non valevi nulla, non vuol dire che sia così. Smettila di dare retta a ciò che vogliono farti credere gli altri, intesi?»

Risi mentalmente nel rendermi conto di come già Minjee mi avesse più o meno rivolto le stesse parole. Davo inconsapevolmente troppa considerazione ai commenti e i pregiudizi degli altri, sembravano averlo capito sia Minjee che Jungkook meglio di me ormai. Nella mia testa mi ero sempre convinta di fregarmene dei pensieri altrui, ma non era mai stato così. Nel mio subconscio sapevo già bene di come nascondessi quel lato di me che tanto odiavo, facendo finta che non esistesse quando, invece, era sempre stato lì: fermo e silenzioso, mentre mi logorava dall'interno.

Reagivo impulsivamente quando mi sentivo attaccata, minacciata ingiustamente. Il giorno in cui diedi una testata a Jisoo, picchiandola davanti all'intera scuola in mezzo ai corridoi, e poi anche quello dopo, quando stavo per infilzarle uno spiedino nell'occhio sotto gli occhi dei presenti, era successo proprio ciò che non sarebbe accaduto se davvero fossi stata una ragazza a cui non importava niente di ciò che gli altri pensavano o dicevano di me. E se nel primo caso potevo giustificarmi con un semplice "Aveva osato mettere in mezzo mio fratello", perché lui non c'entrava effettivamente nulla e quella strega non doveva permettersi neanche di nominare il suo nome davanti a me, non potevo fare lo stesso per quanto riguarda invece il secondo caso. Quella sera, alla fiera, Jisoo aveva colpito me. Mi aveva colpita in pieno petto. Colpita e affondata.

«Stai zitta» mormorai minacciosa voltandomi verso di lei con uno sguardo omicida.

Ma questo non sembrò incuterle alcun timore, anzi continuò a provocarmi di proposito proprio davanti al corvino come se ci godesse a vedermi incazzata. Lei voleva la mia ira e non si preoccupava minimamente di cosa questa avrebbe potuto scatenare.

«Dì la verità-» sibilò guardandomi dritta negli occhi, con un coraggio che pensavo di averle strappato dopo averla praticamente aggredita davanti a tutta la scuola «-tu hai paura che anche lui ti abbandoni proprio come hanno fatto tutti»



Mi vergognavo, davvero. Provavo vergogna nel sentire tanta paura e timore al solo pensiero di perdere Taehyung, Jimin, Yoongi, Minjee, Seokjin. Avevo paura di poter essere abbandonata da tutti loro senza poterlo impedire. Avevo il terrore che mi abbandonasse anche Jungkook, una volta visto come fossi realmente. No, come in realtà mio padre, i professori e i miei compagni volevano farmi credere di essere: Una ragazza inutile. Una ragazza che combina sempre e solo guai. Una ragazza incapace di gestire da sola le situazioni. Una ragazza che, prima o poi, era stata abbandonata dai suoi stessi genitori. Probabilmente Taehyung, nelle teste delle altre persone, doveva essere davvero stupido se ancora si ostinava nel non lasciarmi sola, nel volermi stare accanto. All'inizio lo pensavo anche io, che Taehyung fosse stupido. Doveva esserlo. Aveva mollato tutto, a causa mia; chi avrebbe mai rinunciato ai propri sogni per una delle persone che più ti causa problemi?

«Sooyun?»

I miei occhi erano ancora fissi in quelli di Jungkook, mentre attendeva una mia qualsiasi risposta, un mio qualsiasi cenno. Rimembrai mentalmente le sue ultime parole, prima di aprire bocca e parlare.

«Solo perché tuo padre ti diceva che non valevi nulla, non vuol dire che sia così. Smettila di dare retta a ciò che vogliono farti credere gli altri, intesi?»

Quasi persi un battito di cuore, quando mi resi conto di un piccolo, ma non per questo insignificante, particolare. Avevo sentito bene?

«Cosa hai detto?» La domanda mi uscì in un sussurro che Jungkook a malapena riuscì a sentire.

Il corvino abbassò le sopracciglia guardandomi spaesato.

«Hai tirato fuori mio padre- Tu nemmeno li conosci i miei genitori, come fai a sapere quello che mi dicevano?»

Solo in quel momento Jungkook parve rendersi conto di ciò che forse non avrebbe dovuto dirmi. Aveva gli occhi leggermente spalancati, proprio come i miei, le labbra socchiuse e la lingua completamente immobilizzata insieme al suo intero corpo. Ci guardammo negli occhi per una manciata di minuti immensi, io alla ricerca di una risposta e lui, forse, di una via di fuga.

Gli ci volle un po' di tempo prima di ritornare in sé e ritrovare le parole per dirmi qualsiasi cosa avrebbe potuto giustificare ciò che, in teoria, non avrebbe dovuto sapere. Io non gli avevo detto nulla di me e dubitavo l'avesse fatto Taehyung, dato che era la prima volta che si vedevano. Se non ero stata io e nemmeno Taehyung... allora chi?

«Non lo so infatti. So soltanto che non sempre eri sostenuta dai tuoi genitori, in particolar modo tuo padre, che negli ultimi mesi prima di andarsene via di casa non si risparmiava nel criticarti sempre.» la sua voce era apparentemente calma, sicura e i suoi occhi sembravano sinceri. Non era agitato nel guardarmi in faccia mentre mi rispondeva. Era per questo motivo che fu difficile non credergli, se quella non era sincerità allora Jungkook doveva essere un attore provetto.

Storsi comunque le labbra in una smorfia non tanto convinta, c'erano ancora alcune domande che giravano nella mia testa e non avrei esitato a tirarle fuori. Non volevo mettere Jungkook in difficoltà, volevo solo capire.

Volevo la semplice e pura verità per una volta. Solo questo.

«Però io non ti ho mai detto nulla di me, quindi come-»

«È stato Jimin.» Ah. «Una sera sono andato da lui al Dragonfly per passare il tempo e, probabilmente senza farlo apposta, mi ha accennato solo ciò che ti ho già detto sulla tua famiglia. Niente di più, davvero. Inoltre, aveva bevuto e questo ha sicuramente influito sulla sua inconsapevolezza di aver parlato un po' troppo.»

Tirai internamente un sospiro di sollievo nel sapere che, nonostante il suo chiaro stato di ebbrezza, Jimin non gli avesse raccontato nulla su ciò che gli avevo detto fuori dal locale, dopo che Eleonor si era allontanata salendo su un autobus. Non importava che ora Jungkook fosse a conoscenza del rapporto a dir poco pacifico che ci è stato tra me e i miei genitori. Non mi importava niente, tanto prima o poi sarebbe comunque venuto a saperlo in un modo o nell'altro. Certo, avrei preferito parlargliene io personalmente un giorno, se ne avessi mai avuto il coraggio, ma Jimin mi aveva anticipata.

Almeno c'era molto altro da raccontargli, ma non era quello il momento più adatto. Mi fidavo di Jungkook, mi trasmetteva una sicurezza che a me mancava da tanto tempo e ora ne ero totalmente dipendente. Stavo diventando dipendente di Jungkook.

«Sei arrabbiata? Sooyun, davvero mi dispiace se-»

«No, ti prego non dire che ti dispiace.» Scossi immediatamente la testa. «Non è colpa tua. Jimin se lo è lasciato sfuggire senza rendersene conto, non sono arrabbiata per questo, né con te e né con Jimin.»

Ero arrabbiata, ma lo ero con me stessa. Mi odiavo perché non riuscivo ad eliminare quella paura costante di sentire per la seconda volta... no, per la terza volta l'abbandono di una persona a me cara. Jungkook era il mio unico e vero amico, in mezzo a quella marmaglia di spazzatura. Jimin, Yoongi, Seokjin e Minjee non contavano. Loro erano amici di Taehyung, non miei. Mi volevano bene perché me ne voleva Taehyung, era tutto un processo a catena.

Jungkook si ammutolì, rilassò tutti i muscoli del corpo che aveva mantenuto rigidi per tutta la durata della nostra breve discussione e diede l'aria di non voler continuare a parlare dell'argomento. L'aria intorno a noi cominciò a diventare colma di nervosismo e imbarazzo, quasi non riuscivo a respirare da quanto disagio mi stesse opprimendo. Quel silenzio agghiacciante stava durando troppo per i miei nervi sensoriali, così mi alzai dalla sedia con la scusa di andare a prendere da mangiare al piano di sotto. Quando passai davanti al soggiorno mi sentii quasi male nel vedere Taehyung seduto comodamente sul divano, mentre leggeva un quotidiano con Yeontan sulle gambe. Era troppo concentrato sulla lettura per potersi accorgere della mia figura che entrava come un fantasma nella cucina. Presi un piattino che riempii con due muffin allo yogurt insieme a qualche cioccolatino alle nocciole, certa che Jungkook avrebbe apprezzato. Una volta uscita dalla cucina stetti per risalire le scale, ma ciò che sentii provenire dal soggiorno mi fece bloccare e, allo stesso tempo, rizzare le orecchie. Era la voce di Taehyung e capii che stesse parlando con qualcuno al telefono.

«È scomparso uno studente dello stesso istituto che frequenta mia sorella? Caporedattore, lei è sicuro di ciò che sta dicendo?»

Sentii il sangue gelarmi nelle vene e il cuore fermarsi per un istante non appena compresi di quale studente stessero parlando. Possibile che le indagini per la sparizione improvvisa di Namjoon fossero già cominciate e che la voce si fosse sparsa così velocemente, tanto da arrivare alle orecchie dei giornalisti?

Non avrei dovuto sorprendermi della rapidità con la quale simili informazioni, per il momento ignote al pubblico, fossero giunte alle persone che si occupavano di farle circolare; avrei dovuto, piuttosto, preoccuparmi del fatto che ora Taehyung lo sapeva. Sperai soltanto che non mi avrebbe sottoposta ad alcuna domanda dopo per saperne di più.

Ciò che Taehyung, Jungkook e tutti gli altri dovevano sapere era solamente una: io e Namjoon non ci conoscevamo. Namjoon per me doveva essere un completo estraneo, uno sconosciuto, qualcuno di inesistente.

«Jongho... non so se è il caso-»

Scesi di uno scalino e voltai leggermente la testa nella direzione di mio fratello, cercando di non fare rumore. Chiunque stesse dall'altra parte della cornetta lo aveva appena interrotto.

«Ok... Va bene, ho capito.» un sospiro carico di stress fu l'ultima cosa che udii prima di riprendere a salire lentamente uno scalino per volta.

Camminai fino alla fine del corridoio, raggiungendo la mia camera, in cui trovai Jungkook con lo sguardo rivolto sul display del suo cellulare. Posai il piatto con i muffin e i cioccolatini sulla mia scrivania, accanto al corvino, ed attirai la sua attenzione non appena mi risedetti sulla sedia di fronte a lui.

«Oh... non mi ero accorto fossi entrata- È tutto ok?» mi domandò di punto in bianco guardandomi con preoccupazione. «Sei diventata pallida...»

«Si.» Mi avvicinai alla scrivania riprendendo il libro tra le mani. «Per favore riprendiamo e finiamo il prima possibile.» Afferrai un muffin dandogli un piccolo morso «Sono già stanca, questa pacchia è durata fin troppo.»

Jungkook annuì senza insistere troppo nel domandarmi probabilmente cosa fosse quell'improvvisa aria di devastazione e tensione dipinta sul mio volto. Aveva capito non volessi parlare di altro se non di William Blake ormai, l'argomento centrale della verifica di domani.

Cercai di concentrarmi al meglio su ciò che avevo davanti, leggendo e impegnandomi a memorizzare le informazioni più importanti con l'aiuto di Jungkook. Non ebbi idea di che ore fossero o di quanto tempo fosse passato, poiché avevo lasciato il cellulare da qualche parte della stanza lontano da me. Non volevo distrazioni, più tempo perdevo e più ce ne mettevo per concludere ciò che stavo facendo. Fu proprio Taehyung ad interromperci dopo ore e ore di studio, sporgendosi dallo stipite della porta con la testa.

«Jungkook, rimani a pranzo o...?»

«No, tranquillo. Non voglio recare disturbo, tanto abbiamo quasi finito.»

Corrugai le sopracciglia, certa che per Taehyung non ci sarebbe stato alcun problema nel cucinare anche per lui. Ero quasi sicura che, anzi, gli avrebbe fatto molto piacere. Se Jungkook fosse rimasto a mangiare da noi, Taehyung avrebbe potuto parlarci, conoscerlo meglio. Riuscivo a palpare da quella distanza la felicità di mio fratello nel vedere qualcuno cercare di aiutarmi con la scuola. Erano anni che non portavo degli amici a casa e poi... avrebbe fatto piacere anche a me.

«Non sei di alcun disturbo, perché non rimani?» Jungkook si voltò verso di me, insicuro sul come rispondermi. Vidi con la coda dell'occhio un piccolo sorriso formarsi sulle labbra di Taehyung, in contrasto con quelle di Jungkook, che storse in una smorfia non molto convinta della mia richiesta.

«Se proprio ci tieni...» Esultai internamente, sentendo di sottofondo Taehyung avvisarci che sarebbe andato a cucinare e che ci avrebbe chiamato lui una volta pronto il tutto. «Che cos'è quel sorrisino?»

«Quale sorriso?» domandai innocentemente e consapevole di come gli angoli della mia bocca si fossero inevitabilmente sollevati verso l'alto. Jungkook assottigliò gli occhi, sbuffando divertito, per poi incitarmi a ripetere le ultime cinque pagine. Mi sembrava irreale il fatto di essere arrivata alla fine di tutte quelle paginate, non mi era mai successo prima. Solitamente, quando aprivo libro, raggiungevo al massimo il secondo rigo, o paragrafo se avevo voglia. Anche questa volta, se ero riuscita a terminare lo studio di un intero argomento dedito a Blake, era merito di Jungkook.

Taehyung ci richiamò dal piano terra poco dopo che noi avessimo chiuso tutti i libri scolastici e finito finalmente di studiare. Scendemmo di sotto insieme e sempre insieme raggiungemmo mio fratello in cucina, con il tavolo già apparecchiato e scodelle colme di cibo fumante. Ci sedemmo ai nostri posti con lo stomaco che brontolava e la saliva alla bocca. Jungkook prese posto vicino a me, posizionandosi di fronte a Taehyung.

«Serviti pure, Jungkook.» Il corvino ringraziò mio fratello e tutti e tre iniziammo a riempire i nostri piatti con ciò che più ci piaceva. La domenica Taehyung non lavorava, quindi poteva prendersi la briga di cucinare con più calma e cose più sostanziose. «Com'è andato lo studio?»

«Bene, abbiamo finito tutto e ci abbiamo messo meno tempo di quanto pensassi.» risposi io mentre acciuffavo con le bacchette i noodles piccanti.

«Ho sentito male o hai detto di aver finito di studiare?» Taehyung mi guardò come se me lo stesse davvero chiedendo. Non riuscivo quasi a crederci nemmeno io a ciò che poi andai a confermare annuendo soddisfatta, non potevo immaginare quindi lui. «Wow Jungkook, i miei complimenti, davvero. Da oggi avrai il mio totale rispetto.»

Giurai di vedere le guance di Jungkook scurirsi leggermente nell'udire quelle parole, stava arrossendo. «Ma n-no, figurati. Io in realtà ho fatto il minimo.» Balbettò lusingato dalle parole di lode da parte di mio fratello. «È a Sooyun che dovresti rivolgere i complimenti, il merito è soltanto suo.» Questa volta fui io ad arrossire imbarazzata, non ero abituata a ricevere così tanti elogi. Probabilmente poteva sembrare qualcosa di banale agli occhi di tutti, qualcosa a cui non dovrei dare peso, qualcosa di scontato.

Per me non lo era. Questo, per me, sperai sarebbe stato solo l'inizio di un nuovo capitolo. L'inizio di tutto.

«Spero solo di essere preparata per il compito di domani.» Mi intromisi tenendo lo sguardo basso sul mio piatto.

«Sei preparata.» Affermò con tono convinto Jungkook. Sollevai la testa e puntai gli occhi sul suo viso, analizzando ogni minuscolo particolare dei suoi lineamenti, della sua pelle e di quelle due sfere scure che non smettevano mai di rassicurarmi ogniqualvolta mi guardavano proprio come lo stavano facendo in quel momento. Come si guarderebbe una persona di cui ti fidi, una persona su cui sei pronto a scommettere. Proprio come io stavo scommettendo su di lui, Jungkook stava scommettendo su di me. Non sapevo ancora bene per cosa o per quale motivo, ma era il suo sguardo a parlare, i suoi occhi me lo avevano fatto comprendere. Ero certa fosse fiducia nei miei confronti ciò che leggevo stampata sulle sue pupille puntate sulla mia figura. «Vedrai che ce la farai.»

Vidi Taehyung cercare inutilmente di nascondere un sorriso, come io tentai di nascondere le mie lacrime. Gli occhi mi bruciavano, percepii l'umidità coprirli e rendere l'immagine di ciò che avevo davanti poco nitida. Non seppi dire se Jungkook si fosse accorto dei miei occhi lucidi, poiché mi velocizzai a riabbassare la testa per riprendere a mangiare. Il silenzio divenne improvvisamente padrone di quella stanza, intorno a noi non si sentiva niente, persino Yeontan era particolarmente tranquillo quel giorno. Tutti e tre mangiammo le nostre rispettive porzioni di cibo, ma Taehyung dopo diversi minuti a sopportare quell'eccessiva quiete decise di rompere il ghiaccio tirando fuori un argomento completamente a caso per poterne parlare con Jungkook. Io mi limitai ad ascoltarli, mi concentrai sulle loro voci basse e sinceramente in sintonia. Era così bello vederli discutere pacificamente, a cuore aperto; era bello vedere Taehyung esporre così tranquillamente la sua linea di pensiero a Jungkook. Per la prima volta dopo tanto tempo, vidi mio fratello comunicare con qualcuno che non fossero Jimin, Seokjin e Yoongi, senza l'espressione di chi pativa tonnellate di preoccupazioni sulle spalle, di chi sopportava in silenzio senza opporre resistenza.

Nessuno dei due se ne rese conto. Entrambi erano troppo distratti dai loro discorsi per accorgersi di come li stessi ormai osservando da una manciata di minuti. Guardai gli occhi di Taehyung contornati da due borse violacee per la stanchezza e lo stress, i suoi capelli corvini leggermente mossi sulle punte che ricadevano sofficemente sulla fronte. Le sue labbra erano uguali a quelle di papà, forse un po' più carnose. La carnagione non era troppo chiara, ma nemmeno troppo scura. Il naso era una via di mezzo tra il mio, e quindi quello della mamma, e il naso di papà, rendendolo delicato ma, allo stesso tempo, virile. La sua testa annuiva in alternanza con le parole di Jungkook, la sua attenzione completamente rivolta verso quest'ultimo. La sua espressione era neutra, difficile da interpretare, ma così sinceramente matura. Era l'espressione di un uomo di ventuno anni che si era imbattuto in un mondo nuovo, un mondo che non poteva interamente conoscere ad un'età così giovane. Un ragazzo con una cinquantina di ostacoli da superare, centinaia di muri da scavalcare, migliaia problemi da affrontare ed una persona da gestire, ossia me.

Mossi poi la testa in direzione della seconda persona che stava rendendo la mia vita un po' più dolce giorno dopo giorno. Puntai le mie iridi sulle sue, rivolte però a Taehyung. Leggevo una profondità immensa dentro di lui guardandolo semplicemente negli occhi; percepivo vuoto, mistero, ma soprattutto umanità. Jungkook era diventata la sola ed unica via di scampo per me, un rifugio in cui cercare conforto e sicurezza nei momenti di difficoltà. Questo ragazzo sembrava conoscermi molto più di quanto potessi conoscermi io ed era proprio per via di questa sensazione che avevo deciso di affidarmi a lui e di permettergli di entrare nella mia vita e di esplorare, almeno in parte, ciò che ero. Per il momento, gli stavo involontariamente lasciando scoperto soltanto lo strato più superficiale del mio cuore, quello meno nascosto. Ero ancora piuttosto scettica nel mostrargli cosa ci fosse sotto quello strato esposto, ero spaventata all'idea di poterlo vedere pentirsi di essersi avvicinato a me.

Ero terrorizzata al solo pensiero di poter vedere anche lui allontanarsi da me.

Prima che potessi impedirlo, mi ero già affezionata a Jungkook nel momento stesso in cui mi aveva stretto la mano per poi chiedermi di lasciargli la possibilità di conoscermi. Io, in parte, avevo ceduto. Ero solo per ora riuscita a nascondergli quel lato di me legato a Namjoon, Jihoon e Yeosang, ma cosa potrebbe succedere se ne dovesse mai venire a conoscenza in futuro?

Il mio cuore sussultò nell'istante in cui gli occhi di Jungkook si posarono su di me, incontrando e connettendosi ai miei. Mi rivolse un sorriso appena accennato, un minuscolo sorriso che però conteneva l'inimmaginabile. Con gli occhi che bruciavano dalla voglia di lasciar andare le lacrime, gli sorrisi anche io.

Mi avrebbe ancora guardata con quegli stessi occhi?





𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

AAAHHHHH PERDONATE L'ATTESA😭

Questo capitolo penso sia uno dei più lunghi mai scritti in vita mia, composto da settemila e passa parole T^T È stato difficile trovare uno spazio di tempo sufficiente per correggerlo, considerando che in questi giorni ho ovviamente provveduto a scrivere la bozza di ciò che sarà il prossimo aggiornamento! Non è ancora completato, ma perché anche il capitolo 25 sta diventando lungo come questi ultimi.

Preparatevi perché la prossima volta vedremo qualcuno che forse non vi aspettavate di vedere. Non so però se sia una cosa positiva o negativa.

Cosa ne pensate di questo capitolo?

È completamente incentrato su Sooyun, Jungkook e Taehyung... finalmente tutti e tre riuniti insieme🥺Aspettavo da tanto questo momento Spero abbiate apprezzato💜

Non ci dimentichiamo di Jihoon! Un nuovo personaggio spuntato fuori dal nulla, amico di Namjoon e che Sooyun conosceva solo di vista.👀Quando hanno bussato alla porta vi aspettavate Jungkook o già immaginavate non fosse lui? Cosa ne pensate di Jihoon? Qualche strana aspettativa?

Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto🥺👉👈non dimenticate in tal caso di lasciare una stellina 🙏💜e se avete voglia anche un commento per dirmi cosa ne pensate💜

Questa volta nessun anticipo sul prossimo capitolo, perché appunto non è pronto😭😞Spero di poter aggiornare il prima possibile così da non farvi aspettare troppo! Se avete letto in bacheca sapete già quali sono le mie intenzioni😊😵

Un abbraccio grande a tutt* quant*!

Carly

Instagram: _carlyarmy_

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