𝟏𝟕. Mi ricorda tanto te


SOOYUN

19 Marzo 2021, ore 01:22

Avevo perso il conto delle volte in cui mi ero rigirata da una parte all'altra del letto con l'unico intento di trovare una posizione comoda per addormentarmi; una posizione che ovviamente non riuscii a reperire, motivo per cui mi ritrovai a sedermi sul materasso emettendo uno sbuffo seccato.

Ciò che più mi diede fastidio era il modo con cui il tessuto del maglione si stava appiccicando alla mia pelle ricoperta, senza alcun apparente motivo, da un leggero strato di sudore. Stavo sudando, stavo sudando freddo. Decisi di alzarmi e di andare verso il termosifone posizionato ad un angolo della mia camera per poterne abbassare un po' la temperatura, conscia comunque di come il calore che esso emanava non c'entrasse assolutamente niente con la reazione involontaria prodotta dal mio stesso organismo. Erano ormai ore che cercavo di dormire, di bearmi del silenzio aleggiante all'interno della casa Kim, la quale sarebbe del tutto vuota se non fosse per la mia presenza.

Taehyung non era giustamente ancora tornato a casa, mi aspettavo avrebbe fatto tardi e non potevo certamente biasimarlo; ogni tanto si meritava anche lui qualche serata di sfogo con i suoi amici. Speravo tanto che, al contrario di me, si stesse divertendo. Speravo non pensasse a me e che i suoi due migliori amici riuscissero a fargli dimenticare tutte le preoccupazioni e problematiche che acutizzavano il suo stress, sia fisico che psicologico.

Passai una mano sulla fronte per sbarazzarmi di quelle piccole goccioline che tempestavano la mia pelle fin troppo accaldata, mi avvicinai al comodino e, sedendomi sul bordo del letto, presi il cellulare per controllare eventuali notifiche non lette. Cercai con tutta me stessa di ignorare tutti i messaggi del gruppo classe, pienamente consapevole del discorso che stavano affrontando dalla mattina precedente, ma non appena il mio occhio cadde sul nome di Namjoon citato da qualche mio compagno non potei farne a meno. Cliccai quasi automaticamente sulla chat di gruppo, cominciando a leggere i vari messaggi che la riempivano senza sosta, partendo da quelli in cui discutevano su quello specifico caso.

GRUPPO CLASSE

Minjoon Secondo voi le voci che girano su Namjoon sono vere?

Beomseok Che voci?

Minjoon Come, non lo sai?

Eunhui Basta parlare di questa storia...

Minjoon Dicono che sia scomparso.

Beomseok Cosa? Stai scherzando, spero.

Eunhui Sono solo voci.

Minjoon Intanto nessuno ha ancora visto Namjoon in giro per scuola.

Eunhui E questo cosa significa, scusa? Magari avrà solo l'influenza e qualcuno si è inventato questa storiella per spaventarci.

Beomseok Stiamo parlando di quel Namjoon? Quello popolare dell'ultimo anno?

Minjoon Proprio lui.

Sbuffai divertita e trattenni una risata nel rendermi conto di quanto fosse eccessiva la considerazione che regalavano ad un ragazzo che, per quanto mi riguardava, non valeva nulla. Namjoon poteva essere tutto, fuorché un modello da seguire.

Chunghee "Popolare" è un parolone.

Eunhui Neghi l'evidenza?

Minjoon Non fare l'invidioso Chunghino.

Chunghee Dovrei davvero essere invidioso di un tossico simile?

Beomseok AHAHAHAHAH effettivamente non ha tutti i torti.

Minjoon Andiamo ragazzi, starete scherzando. Kim Namjoon è un figo assurdo.

Chunghee Ti sei innamorato per caso?

Minjoon No. Mi dispiace per te, ma mi piace la fica.

Chunghee Sicuro? Ero convinto fossi attratto dal cazzo.

Eunhui Quanto siete volgari voi ragazzi...

Minjoon Almeno io ho abbastanza pudore da non fissare costantemente il pacco di Doyoon.

Eunhui Ma cosa cavolo spari?!

Beomseok AHAHAHAHAHAH

Chunghee Non vorrei fare la parte dello schizzinoso, ma devo davvero ricordarti che anche Doyoon fa parte di questo gruppo?

Minjoon Si e allora? Tanto se ne era accorto anche lui.

Eunhui Giuro che se dici un'altra parola, domani ti stacco il cazzo Minjoon.

Minjoon Minchia e poi eravamo noi ragazzi quelli volgari.

Beomseok Mi fate morire ragazzi, siete esilaranti.

Doyoon Cosa sta succedendo?

Minjoon Oh ciao Doyoon, stavamo parlando del tuo pacco.

Doyoon Eh??

Beomseok AHAHAHAHAHAH

Chunghee ...

Seohyeon Ragazzi avete fatto scappare Eunhui.

Tirai un sospiro di sollievo quando notai il centro della discussione spostarsi finalmente dal caso Namjoon. Scattai poi con la testa verso la porta socchiusa di camera mia nell'istante in cui dei rumori sospetti, provenienti dal piano terra, attirarono la mia attenzione.

Lasciai il cellulare spento sul comò per raggiungere mio fratello, che a quanto pare doveva essere appena tornato a casa. Sollevai però le sopracciglia quando, una volta scese le scale, mi ritrovai davanti una scena che mai mi sarei immaginata di vedere: Taehyung, che a malapena si reggeva in piedi, barcollava con la testa a penzoloni, gli occhi semichiusi, un tenero broncio stampato sul viso e le braccia posizionate sulle spalle di Yoongi da un lato e su quelle di Jimin dall'altro. Avevo inteso volesse lasciarsi andare per una sera, ma non credevo che si sarebbe lasciato andare così tanto.

Taehyung era ubriaco marcio.

«Oh Sooyun, spero non ti sia svegliata per colpa nostra.» parlò a bassa voce Jimin, mentre Taehyung borbottava parole sconnesse.

Mi affrettai a scuotere la testa e rassicurarlo che non fosse colpa loro.

«Emh... Se non ti dispiace, noi lo portiamo in camera sua.» mormorò chiedendomi implicitamente il permesso di salire al piano di sopra.

«Cosa gli è successo?» domandai, lanciando un'occhiata preoccupata a mio fratello.

«Diciamo che questa serata non è stata proprio una buona serata.» mi rispose Yoongi guadagnandosi in cambio un'occhiataccia fulminea da parte del moro come sorta di ammonimento. «Che c'è?» gli chiese infatti confuso tanto quanto me.

In che senso non era stata una buona serata? Taehyung si era sentito male?

Jimin però non rispose all'amico e con uno sbuffo si incamminò verso le scale, in modo da poter portare, con l'aiuto del maggiore, Taehyung in camera sua. Seguii i due fino al corridoio del piano di sopra, limitandomi poi a guardarli dalla porta cambiargli i vestiti e posizionare il più comodamente possibile il corpo di mio fratello sotto le soffici e calde coperte.

Accompagnai i due all'uscita e, dopo averli salutati, attesi qualche secondo con la testa china davanti alla porta ora chiusa a chiave, prima di risalire e camminare lentamente verso la figura probabilmente già addormentata di Taehyung. Restai in piedi, davanti al bordo del letto, ed osservai attentamente il suo volto rilassato, soffermandomi sulle palpebre dolcemente abbassate, poi sulle labbra schiuse, dalle quali fuoriuscivano dei profondi e flebili respiri.

Corrugai le sopracciglia quando lo sentii borbottare sottovoce, senza però capire le parole che cercava invano di pronunciare. Mi avvicinai quindi a lui, inginocchiandomi per allineare la testa con la sua poggiata sul cuscino e riuscendo a sentire così ciò che biascicò successivamente.

«Sooyun...»

«Sono qui.» sussurrai dolcemente.

«Soo..yun...»

Sospirai leggermente ed appoggiai le mani sulle cosce per darmi supporto e rialzarmi in piedi. Tolsi le ciabatte per potermi infilare sotto le coperte accanto a Taehyung e feci attenzione a non muovermi troppo nel posizionarmi vicino a lui. Ora i nostri visi erano perfettamente allineati, uno di fronte all'altro, e mi parve quasi incredibile quanto mi facesse strano guardarlo da quella prospettiva. Mossi un braccio sotto all'enorme e pesante coperta alla ricerca della mano di Taehyung, trovandola facilmente con la mia. Posai quest'ultima su quella calda di mio fratello e la strinsi appena tra le mie dita.

Fu piacevole. Sentii il petto riempirsi di un calore che davo ormai per disperso da anni. Una dolce presenza all'altezza del cuore riuscì a scaldarmi come non succedeva da tanto, troppo tempo. Quello era il calore di Taehyung, di mio fratello. Un calore che non meritavo.

«Sei sveglio?» chiesi sempre in sussurro, come se potesse davvero sentirmi.

Ma contro ogni mia aspettativa, nonostante non ci contassi molto, Taehyung doveva trovarsi invece in una specie di dormiveglia poichè, in seguito alla mia domanda, parve rispondere con un lieve e dolce mugugno.

«È andata bene l'uscita?» decisi di continuare a porgergli quelle domande, che per qualcun altro sarebbero potute sembrare stupide e senza senso, ma che in realtà io trovai essenziali.

Erano le tipiche domande alle quali magari si conosceva già la risposta, anche perché, da ciò che aveva detto Yoongi e dallo stato in cui Taehyung era tornato a casa, non doveva essere andata proprio benissimo. Eppure io, in quel momento, decisi di fare finta di non sapere nulla, di intraprendere una conversazione con una persona che era sul punto di crollare letteralmente sul letto a causa dell'eccesso di alcol in circolo nel suo corpo. Ad insaputa di Taehyung, decisi di parlare.

Lo so, poteva sembrare davvero stupido da parte mia, una scena alquanto ridicola, ma quante altre possibilità come quella avrei avuto dopo quella notte? Quando avrei ritrovato il coraggio di infilarmi sotto le coperte per stare vicino a mio fratello, proprio come facevo un tempo da piccola? Quando avrei trovato di nuovo l'occasione per sentirmi libera di parlare come desideravo con lui?

«Mhh...» mugugnò di nuovo e anche lì decisi di prenderla come una risposta affermativa.

«Sono contenta per te.» sussurrai, facendolo mugugnare ancora.

Seguirono alcuni minuti silenziosi prima che io riprendessi a parlare ancora. Non distolsi mai, per nemmeno un attimo, le mie mie pupille scure dal suo volto. Finsi di avere un Taehyung cosciente di fronte a me, e non uno incapace anche solo di sentirmi.

«Ho conosciuto un ragazzo... Mi piacerebbe fartelo conoscere.» silenzio. «Sono sicura che ti piacerebbe. È davvero una brava persona ed è... è così dolce con me.» Taehyung mugugnò. «Mi ricorda tanto te, lo sai?» la voce mi si spezzò appena sulle ultime parole, «Forse è per questo che mi piace tanto.» Ingoiai la mia stessa saliva, per poter alleviare un minimo di quel dolore causato dal nodo formatosi all'altezza della mia gola.

C'era una cosa che non sopportavo di me e, forse, era proprio il particolare che più stavo odiando in quest'ultimo periodo: Non facevo altro che piangere.

Ma quella volta non sarebbe successo, non quando finalmente mi stavo impegnando nel parlare a cuore aperto con mio fratello, anche se lui non poteva sentirmi, o per lo meno, non poteva recepire ciò che gli dicevo in quello stato.

Mi venne in mente un vecchio ricordo di diversi anni fa e decisi subito di tirarlo fuori come per smorzare una tensione che, in fin dei conti, stava schiacciando solo e soltanto me, mentre Taehyung era inconscio ti ogni cosa avesse intorno.

«Ti ricordi di quando da piccola venivo sempre da te la notte dopo aver fatto un incubo?» gli domandai, sforzandomi persino di sorridere. «Era il periodo in cui mamma e papà litigavano, per questo mi capitava spesso di avere brutti sogni...» mormorai mordendomi il labbro al solo ricordo, «Una notte corsi da te piangendo e tu allora mi permettesti di dormire con te, dicendomi che riparata sotto la coperta, tra le tue braccia, la paura sarebbe scappata via.» ridacchiai leggermente in un vano tentativo di cancellare quelle lacrime che avevano già preso a riempirmi gli occhi. «Mi dicevi che con te e-ero al sicuro e che non mi sarebbe mai potuto succedere nulla di brutto ed io-» mi bloccai e strinsi appena la grande mano di Taehyung, «Io stavo meglio. Mi sentivo al sicuro.»

«E mi dispiace così tanto se io non posso fare lo stesso con te, Tae-» soffiai con voce incrinata, «Mi dispiace davvero non poter farti sentire al sicuro come tu hai sempre fatto con me, di non poterti promettere che tutto andrà bene-» ingoiai di nuovo l'ennesimo magone a stringermi la laringe, impedendomi di respirare correttamente.

«Forse non te l'ho mai detto, ma-» aumentai ancora di più la stretta sulla sua mano, «Ho paura, Taehyung.» rivelai rimanendo sorpresa ma, allo stesso tempo, delusa di me stessa. Ero sorpresa per essere riuscita ad esprimere finalmente a parole ciò che veramente provavo, ma ero anche delusa perché lo avevo fatto nel momento in cui lui e nessun'altro avrebbe potuto sentirmi. Ero consapevole di essere una codarda, di risultare una ragazza spaventata anche dalla sua stessa ombra, ma già solo il fatto che lo avessi ammesso ad alta voce, per me, era un grande passo importante.

Per tutti quegli anni non avevo fatto altro che mostrarmi con una facciata che non mi apparteneva; avevo ripetuto più volte a Taehyung di come tutta quella situazione su di me non avesse avuto alcun effetto, che a me non importava niente dei miei genitori e dei pensieri delle persone che mi circondavano. Lui mi spronava a fare amicizie, ad uscire con i miei coetanei, ma io mi rifiutavo sempre, rispondendogli che delle attenzioni degli altri non me ne poteva importare di meno.

La verità era che mi importava eccome. Quando vado a scuola sono quella stessa ragazza che rimane all'angolino della classe durante l'intervallo, che non si apre con nessuno, che fa ritardo a lezione per non essere costretta ad affrontare di prima mattina i corridoio colmi di studenti e che prende brutti voti una continuazione. Nei corridoi cammino a testa alta e fingo di non sentirmi gli occhi di tutti che mi squadrano dalla testa ai piedi, borbottando tra di loro e chiedendosi se fossi davvero io la figlia abbandonata da una madre tossico-dipendente e da un padre infedele.

Fingevo di fregarmene, di essere forte, e forse Taehyung in fondo già lo sapeva. O forse no, non lo sapeva e non si immaginava minimamente tutti i pensieri che mi tormentano dalla mattina alla sera, mentre mantenevo la tanto e conosciuta espressione impassibile che ero bravissima a dipingermi sulla faccia.

«Ho paura di perderti Taehyung.» tremai, «Ho paura di perdere te, Yoongi e Jimin.» continuai, prendendo un profondo respiro. «Ho paura di perdere anche Jungkook-» scossi la testa, «Ho paura di rimanere da sola.» increspai le labbra, per poi schiuderle di nuovo, convinta che tanto, di tutta quella conversazione, non si sarebbe ricordato di nulla. «So che può sembrare egoista da parte mia, ma potresti non lasciarmi mai?»

Mi portai una mano sul viso intenta a cacciare via tutte quelle lacrime che non ero riuscita a trattenere. Tirai sù con il naso e riportai la mia mano umida sotto le coperte, su quella calda di Taehyung. Mi venne voglia di piangere ancora più forte, senza un valido motivo, nell'istante in cui sentii la sua muoversi leggermente al mio tocco.

«T-Taehyung-» pronunciai il suo nome con un filo di voce talmente basso che faticai persino io a sentirmi, «Ti voglio bene.»

Circa 4 settimane dopo

Sabato 17 Aprile 2021, ore 23:45

Non esisteva cosa più angosciante del silenzio. Il vuoto assoluto, dentro e fuori, era divenuto il compagno più morboso e doloroso che potessi avere. Suonava assordante all'interno delle mie orecchie, mi permetteva di sentire il battito cardiaco che rimbombava tra quelle fragili pareti del mio corpo tremante; il battito di un cuore che, sinceramente, non capivo come potesse ancora essere funzionante.

Restavo immobile, inerme e vittima del silenzio, seduta su una sedia fredda tanto quanto quell'aria pesante che mi stava opprimendo con forza contro di essa da chissà quanto tempo. Il mio respiro era leggero, debole, quasi inesistente. Fissavo un punto indefinito davanti a me, guardavo il nulla assoluto; non avevo nemmeno la forza di voltarmi per rendermi effettivamente conto di trovarmi all'interno di una stanza degli interrogatori.

Le mie braccia erano abbandonate sul grembo e la pelle delle mie mani sembrava bollire al contatto con il tessuto fradicio del camice. Ero bagnata dalla testa ai piedi, i capelli erano appiccicati alla pelle del mio viso e le lacrime erano ormai seccate lungo le mie guance. Neanche la coperta di pile in cui ero stata avvolta riusciva a donarmi quel minimo di calore che cercavo, che speravo di rinvenire.

Non provai a voltarmi nemmeno nell'istante in cui sentii la porta alle mie spalle venire aperta dalla persona che mi aveva personalmente trascinata e portata fino a lì. Non volevo voltarmi, non ci riuscivo; come avrei potuto farlo?

Ancora non capivo dove trovassi la forza per pensare, dato che , arrivata a quel punto, non esisteva più niente che potesse darmela. Non più.

La mia visuale venne occupata dall'uomo che, con un grosso e stanco sospiro, prese posto sulla sedia di fronte a me, dall'altra parte del tavolo metallico. Rimasi tuttavia impassibile a tutto ciò che mi circondava, ignorando la sua presenza e lasciando che le mie liquide e lucide pupille rimanessero fisse nel vuoto.

L'uomo davanti a me, che riconobbi come l'agente che si era preso la briga di lasciarmi dentro quella stanza da sola per minuti che sembravano non finire più, unì le mani sul tavolo incrociando le dita tra loro e richiamò il mio nome in un sussurro familiare, irriconoscibile e quasi ripresi a piangere quando mi parve di sentire la sua di voce.

«Sooyun»

Mugolai debolmente, emettendo un debole e basso suono, quasi del tutto impercettibile persino alle mie orecchie.

Ma al secondo richiamo, purtroppo, constatai che quella non era affatto la sua voce.

«Sooyun»

Mi ritrovai costretta a sollevare il mio sguardo assente sul volto della persona davanti a me, dipinto da un'espressione preoccupata, dispiaciuta e tutt'altro che rassicurante. Riuscivo a vederla nei suoi occhi, quella sfumatura di pena e pietà che provava nei miei confronti solo guardandomi. Non era niente di nuovo che non avessi già visto.

«Come stai?» mi domandò come prima cosa, ottenendo da me nient'altro che il silenzio.

Come stavo? Anche quella domanda era programmata come tutte le altre con l'unico scopo di strapparmi fuori informazioni di cui, in fondo, neanche io ero in possesso?

Espirò rassegnato dalle narici del naso, quando capì che non gli avrei risposto. Prese in mano un fascicolo colmo di fogli e documenti che raccoglievano tutto ciò riguardante il caso su cui quel poliziotto stava lavorando. Il mio caso.

«Mi dispiace per quello che è successo.» sfogliò la cartella, leggendo quelle poche righe stampate a inchiostro che tutti loro avevano la faccia tosta di chiamare informazioni; informazioni che, sempre secondo loro, li avrebbero portati a sapere.

La verità dei fatti era che nessuno sapeva e avrebbe mai saputo niente. Lì dentro, l'unica persona che poteva permettersi di dire di sapere sono solo ed unicamente io. Nessun'altro.

Eppure, all'interno di quella struttura, all'interno della scuola, in tutto il mondo le persone credevano di conoscere, di capire. Come potevano...? Come osavano averne anche solo la presunzione?

Mi ridestai dai miei ennesimi pensieri nel momento in cui l'agente appoggiò il fascicolo aperto sulla superficie metallica di fronte a sé, producendo un rumore sordo per tutta la stanza, e lo vidi guardarmi con sincero rammarico.

«So che può essere difficile e detesto chiedertelo ma, vedi Sooyun, ho bisogno che tu mi racconti per filo e per segno cosa è accaduto.»

Scossi la testa come per negare le sue stesse parole, parole che purtroppo non avevo potere di controbattere. «Dov'è?»

Il poliziotto mi rivolse un'occhiata indecifrabile e mai fece così male capire quanto potesse essere difficile, se non impossibile, rispondere a quella domanda anche per uno come lui.

«Sooyun-»

«Dov'è?» ripetei con tono più conciso e duro. Il dolore riuscì lo stesso a trapelare tramite la mia voce, che cercai invano di mantenere piatta e impassibile.

Come se non ne avessi versate già abbastanza, le lacrime ripresero a percorrermi il viso e non provai nemmeno a fermarle di fronte a quell'uomo che tentennava anche solo dal guardarmi fisso negli occhi; riuscivo a leggergli nello sguardo quella volontà e costrizione di mantenersi serio di fronte a me, impenetrabile. Ma anche lui fallì nel suo intento, permettendo alle sue sopracciglia di incurvarsi leggermente verso il basso e alle labbra di incresparsi, come per trattenere parole di conforto che mai avrebbero potuto attenuare quelle emozioni strazianti che non smettevano di attanagliarmi ogni singolo organo. Piansi silenziosamente, con un dolore acuto ad accompagnare costantemente quel poco che era rimasto del mio cuore, rendendomi conto di essere arrivata per davvero, questa volta, ad un punto di non ritorno. Quel dolore mi avrebbe perseguitata per il resto della mia vita e niente sarebbe riuscito ad alleviarlo.

«V-Voglio vederlo.»

«Non credo sia una buona idea-»

«Risponderò a tutte le vostre domande, ma prima voglio vederlo.» tenni a precisare, riuscendo forse ad ottenere finalmente la sua attenzione, particolare che notai nel repentino cambio di espressione sul suo volto in seguito alla mia semplice e innocente proposta.

«Per favore-» le mie parole uscirono in un flebile, tremante e disperato sussurro, «Permettetemi di vederlo almeno per l'ultima volta.»

𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

:D

*Confusione ON*

Okay, finalmente, non ne potevo più di trattenere questo capitolo. Giuro, stavo esplodendo dentro. Sono davvero felice di essere riuscita ad aggiornare❤ Volevo aggiornare ieri, per il mio compleanno, ma non ce l'ho fatta, scusatemi🥺

Ho cambiato banner (? aiutatemi non so nemmeno se si chiama così) che metto sempre a inizio capitolo, vi piace?🥺

Bhe che dire... non ho niente da dire. Lascio le parole a voi, sempre se ne avete.😂

Per quanto riguarda le date, già vi avevo avvisat* nello scorso capitolo, saranno presenti praticamente sempre d'ora in poi, essendo un dettaglio molto importante.

Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, non dimenticate di lasciare una stellina💜

Un grande abbraccio🤍

Carly

Instagram: _carlyarmy_

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