𝟐𝟑. Il suo nome è Jungkook
SOOYUN
Sabato 20 Marzo 2021, ore 18:33
Ormai pensavo di essere infallibile nel cucinare dolci, ma dovetti ricredermi nel momento in cui assaggiai l'impasto della cheesecake con l'indice; il sapore c'era, era la consistenza che non andava affatto bene. Sbuffai delusa dal risultato ottenuto dopo tutte quelle ore passate a girare e impastare. Persino la forma è venuta male, che fallimento.
«Che cos'è?»
Sobbalzai sul posto e mi girai verso l'entrata della cucina, trovando mio fratello in piedi che mi guardava incuriosito.
«Tutto fuorché una torta» borbottai fulminando il dolce come se davanti a me avessi un nemico. La cheesecake... non avevo mai sopportato cucinarla, dato che veniva sempre male, e non era neanche uno dei miei dolci preferiti. Però, di mio fratello si.
«Hai comprato tu tutte queste cose?» mi chiese da dietro l'anta del frigorifero, lanciando poi un'occhiata alle altre varie confezioni e pacchi lasciati sulla credenza.
«Si, sono passata al supermercato questa mattina.» ovviamente non mi ero limitata a comprare gli ingredienti necessari per realizzare tutti i dolci che avevo in mente di fare, ho approfittato per fare la spesa prendendo ciò che ci mancava in casa, evitando così di costringere Taehyung a farlo. Dopo aver udito un mugugno di apprezzamento da parte sua, sentii una leggera vibrazione provenire direttamente dal mio cellulare che avevo lasciato sul tavolo. Lo afferrai curiosa di sapere chi fosse il mittente del messaggio e non riuscii a trattenere un piccolo sorriso sulle labbra quando vidi il nome di Jungkook.
Jungkook Ci sei questa sera?
Io Dove?
Jungkook Stesso posto dell'altra volta, alle 19.
Capii immediatamente a quale posto si riferisse. Gli scrissi subito che ci sarei stata e, dopo aver constatato che mancasse poco all'orario stabilito, lasciai la cucina senza preoccuparmi di rimettere a posto, recuperai la mia borsetta dal divano e ringraziai me stessa per aver indossato un grembiule sopra ai vestiti per evitare di sporcarmi durante la lavorazione della torta.
«Devo andare, torno più tardi.» dissi a Taehyung mentre lo vedevo tirare fuori dal frigo della carne già scongelata per la cena.
«Non mangi prima qualcosa?» mi domandò con uno sguardo accigliato.
«No, tranquillo non ho fame.» risposi velocemente raggiungendo poi la porta d'entrata spinta dalla fretta e dalla voglia di non tardare per nessun motivo all'appuntamento. Aspetta, non è un appuntamento.
Non mi ero nemmeno accorta della presenza di Taehyung, che ovviamente mi aveva seguita fino all'ingresso.
«Dove devi andare di così tanta fretta a quest'ora?» non c'era alcun fastidio nel tono di voce mentre mi poneva quella semplice e pura domanda che qualunque fratello maggiore avrebbe fatto. Era soltanto curioso.
«Emh...» mi voltai trovandomelo alle spalle e non avendo la minima idea di cosa rispondere. Era strano. Sentire di non avere la solita scusa pronta da usare come ero solita fare quando uscivo per incontrare gente anche poco raccomandabile, come Yeosang, era strano. Che cos'era che mi bloccava?
Non avevo più idee? Avevo terminato la riserva di cazzate da dire a mio fratello?
No, non era questo.
«Metti le tue paure infondate da una parte, Sooyun.» disse d'un tratto riuscendo incredibilmente a fermare in tempo lo sfociare di un'improvvisa e devastante agitazione dentro di me. Infondate?
«Sono sicura che, nel profondo del tuo cuore, hai già la risposta, solo che devi scavare fino infondo per poterla decifrare e capire finalmente cosa fare.»
Negai debolmente con la testa, cominciando a sentire di nuovo un nodo stringermi alla gola. «Ma anche quando troverò la risposta, come faccio a sapere cosa fare? Come faccio a capire se ciò che deciderò di fare sarà giusto?»
«Non potrai saperlo, lo scoprirai solo una volta che avrai deciso ed avrai, conseguentemente, agito. Nessuno di noi può sapere se sono giuste o meno le decisioni che prendiamo, Sooyun.»
Minjee... Ha ragione.
Basta con le bugie.
«Devo vedermi con un amico in un posto.» mi parve quasi di vederlo particolarmente sorpreso dalla mia risposta. Come biasimarlo, persino io lo ero. Eppure, in quel momento, non feci a meno di domandarmi se era sorpreso dalla risposta di per sé o dalla sincerità con cui gli avevo parlato.
«È lo stesso con cui ti scrivevi sempre..?»
Scossi la testa in negazione. «È una persona che conosco da poco in realtà... mi trovo bene con lui.» le parole mi uscirono impacciate, con un tono quasi bambinesco. Mi sentivo in imbarazzo a tirare fuori ciò che sentivo, le sensazioni che avevo sempre cercato di tenere nascoste.
Taehyung sollevò le sopracciglia in un'espressione meravigliata. «E... posso sapere come si chiama questo tuo amico?» mi tremò il cuore nell'udire tanta insicurezza da parte sua per pormi una domanda tanto semplice e lecita. Aveva paura che io gli rispondessi male, che cercassi ancora di innalzare muri tra di noi per allontanarmici.
Io non volevo più tutto questo. Non volevo più distaccarmi da lui, come non volevo più mentirgli. Taehyung non si meritava questo trattamento da parte mia, un ragazzo come lui meritava soltanto amore, sincerità e fiducia. Ed io ero solo stata in grado di negargliela.
Posai una mano sulla maniglia, aprendo la porta e, prima di oltrepassare la soglia per poter uscire di casa, feci formare sulle mie labbra uno dei sorrisi più sinceri che avessi tirato fuori in tutta la mia vita. Anche sorridere ormai era strano, mi ero dimenticata quanto fosse piacevole vivere con serenità, senza rancore o rabbia. Avevo dimenticato cosa significasse vivere.
«Jungkook.» mormorai dolcemente, «Il suo nome è Jungkook.»
[...]
Ero stata abbastanza veloce a raggiungere il parco, pedalando faticosamente lungo la salita della collinetta dove non passava praticamente mai nessuno. Lasciai la bicicletta a terra tra l'erba prima di inoltrarmi nel buio desertico del nostro luogo di incontro. Sollevai lo sguardo verso la cima della piccola ruota panoramica, sulla quale vi trovai già Jungkook ad attendermi. La sua testa era leggermente inclinata verso l'alto, la sua attenzione era completamente rivolta al cielo.
Mi arrampicai esattamente come la scorsa volta sulla struttura ferrosa di quell'attrazione abbandonata, fino a raggiungere la postazione del ragazzo che non smetteva di guardare la luminosità di quelle stelle che, a differenza nostra, avevano ancora la forza di brillare. Rimasi in silenzio ad osservare i lineamenti rilassati del suo viso, notando però qualcosa di diverso nel suo sguardo rispetto all'ultima volta che l'avevo visto. Corrucciai le sopracciglia, consapevole che si fosse ovviamente reso conto del mio arrivo, e mi sentii inspiegabilmente dispiaciuta nel non aver ricevuto il suo solito sorriso. Sembrava... triste.
Avevo comunque un'idea per tirargli un po' su il morale. Aprii il sacchetto bianco per poter prendere il bubble tea sigillato insieme alla cannuccia che avevo appositamente comprato per lui quando sono passata di fronte allo stesso locale in cui ci eravamo fermati la sera della fiera. Allungai il braccio nella sua direzione portando Jungkook ad abbassare di quel poco che bastava la testa per poter posare i suoi occhi spenti su ciò che gli stavo porgendo.
«È alla nocciola.» parlai a bassa voce, conscia che fosse il suo gusto preferito e speranzosa che avrebbe accettato. Del resto perché non avrebbe dovuto farlo?
Un angolo delle mie labbra si sollevò appena verso l'alto quando lo vidi afferrare un po' titubante la bevanda. «Non avresti dovuto.»
Mugugnai in disaccordo con la sua affermazione. «L'altra volta sei stato tu ad offrirmelo, non volevo sentirmi in debito con te.» dissi come se il mio fosse stato un gesto di dovere nei suoi confronti, anche se non era affatto così. Volevo solo essere gentile, offrirgli qualcosa che di sicuro gli sarebbe piaciuto, perché io volevo farlo e non perché dovevo. Volevo farlo perché Jungkook era mio amico.
Incredibilmente sorrise flebilmente alle mie parole e percepii che in realtà anche lui ormai sapesse benissimo che la mia era solo una maschera per coprire quella gentilezza che nascondevo dentro di me da anni. Una gentilezza che lui stesso era riuscito a tirare fuori da me; chissà se era consapevole di esserne l'artefice.
Così come era comparso, però, vidi scemare quell'accenno di sorriso e lasciare completamente le sue sottili e rosee labbra. Non capisco, perché fa così? Ero sul serio tentata dal chiedergli cosa avesse tutt'un tratto, ma come se non ne avessi neanche il coraggio mi limitai ad osservarlo bucare la pellicola con la cannuccia e bere un lungo sorso da essa.
«È buono.» scosse leggermente il grande bicchiere che conteneva il bubble tea per evidenziare il fatto che si riferisse a quello, «Ti ringrazio.»
Storsi le labbra, un po' delusa dal non vederlo come me lo ero immaginata prima di raggiungerlo. Speravo di vedere il suo sorriso almeno nel bere ciò che più amava come farebbe un bambino, proprio come lo avevo visto quella notte, ma non fu così. Ero così dannatamente curiosa di sapere cosa gli fosse successo, ma allo stesso tempo preoccupata poiché, per quanto potesse sembrare assurdo, mai mi sarei aspettata di poter svelare anche un lato simile di Jungkook; un lato triste, spento.
«Perché però non ne sembri felice? Di solito tu ami la nocciola, non è così?» la mia domanda velata di curiosità lo spinse a girarsi verso di me, dandomi l'impressione di essere sorpreso da quella domanda. Non si aspettava che io potessi chiederglielo o semplicemente non immaginava che potessi accorgermi della totale assenza di allegria che ero abituata a vedergli dipinta sul volto?
«No- Si, si mi piace tanto la nocciola.» borbottò abbassando lo sguardo sui piedi.
«Allora cosa c'è che non va?» chiesi con cautela, non tanto sicura di chiederglielo. Non volevo pensasse che io volessi ficcare il naso nei suoi problemi, l'unica cosa che desideravo era aiutarlo, proprio come lui stava facendo con me.
Jungkook scosse la testa. «Tranquilla, nulla che abbia davvero importanza.»
Mi morsi la guancia interna, sicura che non fosse così, poi mi ricordai di ciò che mi disse quella stessa sera su questa ruota panoramica e decisi di tentare la prima cosa che mi veniva in mente per potergli tirare fuori da quella testolina qualsiasi cosa lo stesse facendo dannare.
«È per la città?» Jungkook mi rivolse un'occhiata confusa. «Vuoi andartene via da qui.» la mia sembrò più un'affermazione anziché di una domanda. Vidi le sue labbra schiudersi, i suoi occhi puntarsi di lato in un punto imprecisato e le sue sopracciglia alzarsi come se non si aspettasse tirassi fuori quel discorso. Aveva capito a cosa io mi riferissi.
«Non capisco» sussurrai «Perché uno come te dovrebbe pensarla così?»
Come poteva una persona all'apparenza tanto solare e gioviale avere simili pensieri per la testa? Era estremamente contraddittorio, non aveva senso. Era stato praticamente lui a dirmi di sorridere, a rinfacciarmi la tristezza dipinta sul mio volto. Allora perché quelle parole lo avevano improvvisamente reso così triste? Cosa mi ero fatta sfuggire?
«Ho sempre desiderato andarmene da questa città, Sooyun.»
«Se ti riferisci a ciò che ti dissi quella sera, no.» Sbuffò scocciato, «Ascoltami Sooyun, possiamo non parlarne proprio ora?»
«Se non vuoi parlare, allora perché mi hai chiesto di venire?» gli domandai anche io un po' scocciata dalla sua richiesta. Di me si poteva parlare, ma di lui no?
«Non certamente per discutere di quali siano le cose che rendono la mia vita un inferno.» sbottò irato, lasciandomi di sasso per quella sua rabbia improvvisa. Avrei mentito se avessi detto di non esserci rimasta male del modo in cui mi aveva appena risposto. Jungkook sembrò rendersene conto, cosa che lo portò a tossire a disagio e ricomporsi sul sedile vecchio e malconcio. «Semplicemente non volevo stare da solo.» sussurrò facendomi scaldare il cuore, mi sentii quasi in colpa per averlo costretto a dirmi qualcosa che forse non avrebbe voluto dire. Il suo disagio mi contagi, facendomi zittire e voltare la testa dall'altra parte verso le luci della città che risplendevano dal basso.
Poi, improvvisamente, mi venne in mente un'idea che sperai gli potesse far piacere. Le parole di Minjee tornarono a galla e, insieme ad esse, anche l'immagine di Taehyung comparse tra i miei pensieri.
«Senti ma... come te la cavavi a scuola?»
Jungkook si voltò verso di me con un'espressione a dir poco confusa per quella mia improvvisa domanda. «Dipende dalla materia, perché?»
«A filosofia?»
«Ero il migliore a filosofia.» Chissà perché non ne sono tanto sorpresa.
«Lunedì ho una verifica scritta su William Blake, spero che tu sia disposto ad aiutarmi per permettermi di prendere un voto abbastanza alto da poter capovolgere la mia situazione scolastica.»
«Ma William Blake è un poeta, non un filosofo. Dovrebbe essere argomento di letteratura inglese.» borbottò confuso.
«Il professore ci ha fatto comprare un piccolo libro dedicato interamente a lui. Dice che anche una persona come William Blake avesse una sua filosofia.»
Jungkook sembrò riflettere sulle mie parole, annuendo poi come se nella sua testa non stesse dando torto all'idea che Seokjin aveva al riguardo. «Mi stai quindi chiedendo una mano per farti studiare?» mi chiese con tono non tanto convinto.
«Non vuoi?» sollevai le sopracciglia facendo un piccolo broncio deluso nel caso avesse rifiutato e mettendo in atto uno sguardo da cucciolo bastonato.
«No no, certo che voglio-» tenne subito a precisare, «Ma perché lo stai chiedendo a me?»
«A scuola faccio schifo, filosofia in particolar modo, e tu mi sembri la persona più adatta per svolgere questo compito.» dissi facendo spallucce.
«E il mio compito sarebbe quello di farti prendere un bel voto?»
«Si e chi lo sa, magari anche più di uno.» sollevai le sopracciglia alludendo a come probabilmente gli avrei chiesto più volte di aiutarmi.
Jungkook sbuffò una risata incredulo. «Se vuoi che ti aiuti anche per le prossime verifiche, non dovresti pagarmi?»
«Vorresti essere pagato?» sollevai un sopracciglio, certa che non gliene importasse in realtà nulla di avere dei soldi da me. Lo guardai sollevare lo sguardo verso l'alto e inscenare un'espressione estremamente tenera come se davvero ci stesse pensando su.
«Nah, non mi interessa.» si girò con tutto il corpo verso di me, rivolgendomi un piccolo sorriso presuntuoso. «Mi basterà essere ripagato con il tuo successo. Vedrai, prenderai il voto più bello della tua vita.»
Sbuffai una piccola risata divertita da quanta spavalderia nascondesse dietro quella maschera da coniglietto innocente. «Lo spero per te.» parlai alzandomi e sorpassando con una gamba la sbarra di sicurezza, ormai tutta arrugginita, posta ai lato dei sedili.
«Dove stai andando?» mi chiese mentre cercavo di scendere da quell'altezza senza tremare.
«A casa, devo prendere e portare il mio cane a spasso prima che si faccia troppo tardi.»
«Non può portarlo tuo fratello?»
«Mio fratello ha già troppo a cui pensare, non voglio lasciare ogni cosa nelle sue mani.»
«E mi lasci qui da solo?»
Bloccai ogni movimento e sollevai la testa verso Jungkook, scontrandomi con la sua espressione affranta. Sospirai appena e mi diedi della stupida nel rendermi conto quanto mi facesse sentire in colpa essere guardata con lo stesso trucchetto che utilizzavo anche io per ottenere qualcosa da qualcuno.
Ero consapevole di essere rimasta poco tempo qui con lui, ma sapevo anche di non voler più lasciare mio fratello da solo a casa. Sapevo bene cosa significasse rimanere soli in quella casa, quindi come potevo fare lo stesso con Taehyung?
Ma Jungkook? Lui come passava il suo tempo?
Taehyung sarebbe andato a lavoro e avrebbe nuovamente passato intere giornate nel suo ufficio, mentre io sarei andata a scuola, per poi tornare a casa ed essere salutata solo dal mio cane. Jungkook invece? Come trascorreva le sue giornate? Lavorava? Studiava? Viveva con la sua famiglia o da solo? Aveva fratelli? Sorelle?
Jungkook aveva qualcuno con lui?
Perché mi sembrava così tremendamente solo? Una persona che ha qualcuno da amare, avrebbe motivo di andarsene dalla propria stessa casa? Io non credo proprio.
Chi avrei dovuto scegliere? Taehyung o Jungkook? Mio fratello o un ragazzo appena conosciuto?
Ma avrei davvero dovuto scegliere? Chi ero io per poterlo fare?
«Perché non vieni con me?» La mia richiesta parve assurda persino alle mie stesse orecchie. Jungkook, forse, era anche più sorpreso di me.
«Cosa?»
«Si- beh-» Meglio se stai zitta Sooyun. Da quella tua bocca non esce mai nulla di buono. «Potresti accompagnarmi a portare Yeontan a giro e poi rimani a dormire da me. Tanto domani mattina dovresti comunque venire per aiutarmi a studiare, dato che la verifica ce l'ho dopodomani, quindi perché no?»
«E tuo fratello cosa ne pensa?» mi domandò guardandomi come farebbe una pecorella spaventata da un lupo. Cosa aveva da temere? Mio fratello è l'ultima persona di cui bisogna avere paura, non capivo come mai tanto timore.
«Che dovrebbe pensare?» chiesi di rimando ridacchiando appena.
«E se non gli va bene che io dorma da voi?»
Rotai gli occhi sbuffando incredula da una tale insinuazione. «Ma certo che gli andrà bene. Anzi, sarà contento di averti tra noi quando verrà a sapere che mi aiuterai per studiare.» dissi certa delle mie parole, riprendendo a scendere di un passo verso il basso. «In caso contrario dovrà farselo andare bene.» Poi, però, Jungkook mi porse la domanda seguente con una tale serietà da spingermi a fermarmi e a riportare lo sguardo nel suo più serio che mai.
«Sei sicura?»
Corrugai leggermente le sopracciglia verso il basso, osservando dal basso ogni parte del suo viso oscurato dal buio. «Si, Jungkook, sono sicura.» risposi con fermezza. Ottenni il suo flebile annuire successivamente, sentendolo poi muoversi per potermi finalmente seguire.
Ma cosa stava succedendo?
[...]
«Benvenuto nella mia umile dimora.» parlai come se fossi una guida turistica dopo aver fatto entrare Jungkook in casa mia e aver chiuso la porta a chiave. Venimmo ovviamente entrambi accolti dal caloroso arrivo di Yeontan; era sempre buffo e adorabile vedere il cucciolo correre nella mia direzione ogni volta che tornavo a casa.
«È lui Yeontan?» sentii Jungkook chiedere alle mie spalle, mentre mi abbassavo sulle ginocchia per poter coccolare il cagnolino.
«Si, è lui.» udii alcuni passi e una presenza abbassarsi alla mia altezza accanto a me, poi una mano più grande della mia entrò nel mio campo visivo, fermai la mia ed osservai quasi incantata la sua accarezzare affettuosamente il pelo morbido di Yeontan. Diedi un colpo di tosse finto e mi alzai in piedi per poi camminare verso il salotto, convinta di trovarci Taehyung seduto sul divano mentre si guardava la TV; ma non fu così.
C'era il vuoto assoluto. Anche nelle stanze del piano superiore non c'era alcuna traccia di mio fratello. È sul serio già tornato a lavoro? A quest'ora della notte poi?
Decisi di non pensare troppo all'assenza di Taehyung ed entrai nella stanza personale di Yeontan per poter prendere il guinzaglio. Riscesi le scale andando subito dopo verso la cucina per vedere se Taehyung avesse lasciato qualcosa prima di sparire nel nulla. Mi avvicinai al tavolo, trovandoci un piatto coperto e accanto un bigliettino scritto sicuramente da lui.
Quando tornerai non ci sarò, sono stato chiamato dal mio capo per sistemare delle cose in ufficio, ha bisogno di me. Non aspettarmi sveglia, farò tardi.
Scusami, ti voglio bene.
-Taehyung
Non mi resi conto di star fissando quel pezzo di carta da diversi minuti fino a quando non sentii Jungkook richiamarmi dalla soglia della cucina.
«Tutto ok?»
«Si, tutto ok.» presi il foglietto e lo accartocciai nella mano per poi buttarlo nel cestino. «Andiamo.»
«Ma tuo fratello?»
Non risposi alla domanda di Jungkook, lo sorpassai senza guardarlo, raggiunsi Yeontan e legai il guinzaglio al suo collare.
«Non c'è nessuno in casa?»
«Già, ma ci sono abituata.» risposi senza nessun sentimento nella voce, «Forza, andiamo Yeontan.» mi rivolsi poi al cane, ottenendo il suo abbaiare, mentre ci dirigevamo nuovamente fuori casa seguiti anche da Jungkook, il quale non disse più una parola in seguito alla mia risposta.
Le vie erano silenziose, non si sentivano suoni o rumori oltre ai nostri passi, a quelli di Yeontan tra l'ebra e all'abituale fruscio delle foglie causato dal venticello o da piccole creature che vivevano beatamente nella natura. Sicuramente loro stavano meglio di me.
«Ti fa arrabbiare?» L'improvvisa domanda da parte di Jungkook, dopo tutti quei minuti passati nel silenzio più totale, mi ridestò completamente dai miei continui e infiniti pensieri, portandomi a corrugare le sopracciglia spaesata.
«Che cosa?»
«Che tu rimanga quasi sempre sola in casa. Ti fa arrabbiare?»
Ingoiai la saliva, riflettendo seriamente su ciò che mi stava chiedendo e su che risposta dare. Mi faceva arrabbiare? No.
Allora cosa era quel continuo bruciore all'altezza del cuore?
«No, non credo.»
«Non credi?»
Sospirai pesantemente dal naso. «Perché dovrebbe farmi arrabbiare? Non c'è quasi mai perché deve lavorare, non lo fa certamente per sua scelta.» borbottai incamminandomi lungo il marciapiede e guardando sembra dalla parte opposta in cui si trovava Jungkook.
«E i tuoi genitori? Anche loro lo fanno per questioni di lavoro?»
Sbuffai senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso amaro. «Non ho dei genitori.»
«Oh... mi dispiace.» sussurrò sinceramente dispiaciuto.
«Non devi dispiacerti, io sono contenta così.» parlai senza pensare, prima di girarmi indietro per poter fare la strada di ritorno una volta assicuratami che Yeontan avesse finito con i suoi bisogni.
«Sei contenta di non avere genitori?» percepii dello scetticismo nel suo tono, come se non potessero essere vere le mie parole.
«Una volta li avevo, poi se ne sono andati ed è meglio così.» dissi dura, accorgendomi tardi di aver di nuovo creato un buco tra di noi, non per nulla l'intero percorso verso casa lo passeggiammo in completo silenzio. Sapevo di non aver usato un tono proprio dolce e amichevole, ma non mi piaceva parlare della mia famiglia. Quando mi venivano poste domande sui miei genitori sentivo sempre i nervi a fior di pelle; mi si rivoltava lo stomaco dalla nausea.
Poco dopo che aprii la porta di casa con le chiavi per poter rientrare, venni fermata dalla voce rauca e bassa di Jungkook.
«Scusami, non penso che potrò restare per questa notte.»
Incurvai le sopracciglia verso il basso e mi voltai verso di lui confusa da quell'improvvisa decisione. «Come mai?»
«Ho delle faccende da sbrigare...» mormorò con un'espressione avvilita sul volto, mentre calciava la polvere sul marciapiede. «Ti ringrazio davvero per avermi fatto compagnia e avermi offerto di dormire da te, ma preferisco venire direttamente domani mattina.» parlò provocando inconsciamente una piccola crepa di delusione dentro di me. Speravo restasse con me questa notte, speravo non mi lasciasse sola anche lui, ma a quanto pare avrei dovuto farne a meno e sopportare altre lunghe ore di sonno in solitudine. Sempre se Taehyung non fosse tornato prima del dovuto, ma chissà perché avevo i miei dubbi sul sentirlo rincasare presto. «Spero che non ti dispiaccia troppo.»
«Eh?» negai con la testa inscenando un'espressione falsamente indifferente. «No no, non ti preoccupare. Insomma- l'importante è che domani tu sia puntuale per aiutarmi, ok?» la mia voce assunse una strana sfumatura di più emozioni mescolate insieme mentre parlavo e il non capire cosa mi provocasse tutto ciò mi faceva impazzire. Stavo goffamente superando la soglia d'entrata insieme al cucciolo mentre camminavo all'indietro poiché ancora rivolta verso Jungkook, mentre lui mi guardava leggermente dispiaciuto, ma forse anche divertito dal mio comportamento. «Allora... ci vediamo domani.»
Giurai di sentire il mio stomaco fare una capriola alla vista del dolce sorriso che prese forma sulle sue labbra. «Si, ci vediamo domani.» sussurrò confermando le mie parole e portandomi a ingoiare la mia stessa saliva.
«E non fare colazione, ti preparerò io qualcosa e sarà tutto pronto per il tuo arrivo.» gli imposi subito mentre lo osservavo allontanarsi piano piano da me.
«In tal caso non vedo l'ora.» affermò con un sorriso sempre più amplio, un sorriso che riuscì a contagiarmi in un battibaleno.
«Vedrai, sarà la colazione più deliziosa e intrigante della tua vita!» Alzai di poco la voce per farmi sentire, o forse semplicemente per esternare la mia euforia del momento. Mi sarei assicurata di impostare una sveglia presto prima di andare a dormire, in modo da essere pronta per il mattino seguente e preparare una delle colazioni più gustose mai viste prima. Jungkook sollevò un braccio sventolando una mano in segno di saluto e continuando a camminare sempre più lontano da me.
«Ne sono certo!»
Io, invece, non ero più tanto certa che avrei dormito quella notte.
JUNGKOOK
Mi era dispiaciuto rifiutare il suo invito all'ultimo, proprio prima di rientrare nuovamente a casa sua. I sensi di colpa sono aumentati quando mi sono imbattuto nel suo sguardo deluso, triste. Alla fine non ero poi tanto diverso dalle persone che le hanno fatto del male. Proprio come tutti loro, anche io l'avevo lasciata sola quando era evidente avesse bisogno di stare con qualcuno, nonostante non lo desse a vedere.
Tenendo lo sguardo costantemente basso sul marciapiede e le mani dentro le tasche dei jeans, lasciai che le mie gambe mi portassero dovunque avrebbero voluto portarmi. Quando, però, le mie scarpe calpestarono dell'erba che partiva dalla soglia di un grande cancello ferroso, capii che era stato più il mio cervello a trascinarmi lì; o forse era stato il cuore. Un cuore marcio come il mio per quanto tempo avrebbe potuto ancora battere?
Rallentai il passo, sorpassai l'entrata del cimitero e scrutai ogni particolare di quel posto come se fosse solo la prima volta che ci venivo. Camminai seguendo un preciso percorso sul terreno sterrato e presto arrivai nello stesso e identico punto in cui mi ero ritrovato proprio il giorno prima. Mi inginocchiai di fronte alla tomba di Jeon Seojoon. Mio fratello.
Allungai le dita di una mano verso il suo nome inciso sulla pietra, accarezzandone l'incisione e immaginandomi quasi di star accarezzando la pelle morbida e liscia de suo viso, anziché la superficie ruvida e vecchia di una roccia. Una pelle troppo giovane per divenire fredda e incolore come il ghiaccio.
Ingoiai con fatica il groppo che mi si era formato alla gola, buttai giù quello stretto nodo che stringeva con tanta forza anche il mio cuore, facendomi sentire un persistente dolore che speravo fosse affievolito con il tempo, ma che in realtà non aveva mai lasciato il mio petto neanche per un istante. Gli occhi cominciarono a bruciare e le lettere che componevano il nome del mio fratellino cominciarono a ondeggiare a causa dello strato di lacrime che si stava formando sugli occhi, impedendomi così di vedere correttamente.
Era strano. Di solito io non piangevo. Era da tanto tempo, ormai, che non versavo lacrime. L'ultima volta che avevo pianto era stata nel giorno della sua morte, il giorno in cui era cominciato l'inferno.
E tutto a causa mia.
Tirai su con il naso e mi sforzai di ritirare tutte le lacrime che cercavano di sfuggire al mio controllo, impedendole in tutti i modi di scendere lungo il mio viso. Ironicamente mi tornò in mente l'immagine di Sooyun che piangeva la sera della fiera, mentre io ero rimasto impalato a guardarla, senza avere la minima idea di cosa dirle per farla stare meglio. Non potevo, però, rimanere con le mani in mani e permettere che pensieri negativi come quelli che le giravano per la testa la portassero ad odiare anche se stessa, oltre al resto del mondo. E questo perché avevo fatto una promessa e non avrei permesso alla mia debolezza di deludere le sue aspettative. Le avevo promesso che ci avrei pensato io a riportare il sorriso sul volto di Sooyun.
Il motivo di tale decisione?
All'inizio credevo di farlo per Seojoon, ma adesso non ne ero più tanto sicuro. Volevo ricambiare il favore alla persona che, anche se per un breve periodo, gli aveva salvato la vita. La stessa che poco dopo aveva salvato anche me. Poi, però, con il passare del tempo mi sono reso conto che non era solo per ripagare un favore che volevo farlo; da quando avevo conosciuto Sooyun, avevo un obiettivo ben preciso in testa. Un obiettivo... non ne avevo mai avuto davvero uno nella mia vita fino a quel momento. E quell'obiettivo, per quanto banale o ridicolo potesse sembrare, riusciva in qualche modo a riempire le mie giornate, a colmare un minimo di quel vuoto che mi accompagnava costantemente dentro. Era importante avere un qualcosa di concreto da raggiungere nella propria vita; tutti noi ci aggrappiamo ad uno scopo che, spesso, chiamiamo disperatamente sogno. Avere dei sogni permette alle persone di realizzare progetti nel corso della loro noiosa esistenza, senza i quali non rimarrebbe altro che il vuoto assoluto. Proprio come quello che sentivo dentro di me da sempre. Un sogno da realizzare. Io avevo mai avuto un sogno?
Come poteva una persona come me, al limite delle speranze, avere un sogno?
Un sogno magari no, ma un obiettivo si. E ora ce lo avevo.
Fino a quando ne avrei avute le forze, fino a quando mi sarebbe stato possibile, fino allo scadere del tempo di cui Dio stesso mi aveva concesso, avrei fatto di tutto per rendere felice quella ragazza.
Prossimo Capitolo
«Ho bisogno di parlarti, è importante.»
«Non potevi aspettare domani a scuola?»
«Te l'ho detto. È importante.»
𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Ciao! Come va?
Scusatemi per l'orario... sono quasi le due di notte e so che probabilmente molti staranno dormendo ma mi ero messa in testa di aggiornare entro questa notte e così ho fatto.♥ Appena tornata a casa ho continuato a correggere per poterlo pubblicare il prima possibile.
Il capitolo è completamente incentrato su Sooyun e Jungkook per poi passare al pov di Jungkook stesso ^^ questa dovrebbe essere la prima volta che passa a lui la parola >^> Spero vi abbia fatto piacere 💜🙏
Ho deciso per questa volta di lasciare tre frasi in sospeso nel piccolo anticipo del prossimo capitolo, sappiate che la persona in merito non si è ancora vista precedentemente e deciderò più in là se fare di questo personaggio uno dei tanti che si vedrà più spesso oppure lasciarlo come una semplice comparsa.🙃 Si scoprirà come sempre solo continuando con la storia.
Pareri sulla parte finale del capitolo?
Spero tanto che vi sia piaciuto!💜
Un grande abbraccio virtuale,
Carly
Instagram: _carlyarmy_
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