𝐄𝐏𝐈𝐋𝐎𝐆𝐎
WATTPAD POTREBBE AVER SCAMBIATO L'ORDINE DELL'EPILOGO CON IL CAPITOLO 59 (METTENDO PRIMA L'EPILOGO DEL 59 E SCOMPIGLIANDO QUINDI L'ORDINE NARRATIVO), PER SICUREZZA INVITO A CONTROLLARE L'INDICE PER ASSICURARVI DI AVER LETTO PRIMA IL CAPITOLO 59 DI QUESTA PARTE. Mi scuso per il disagio, buona lettura! ♥
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" 𝐘𝐨𝐮 𝐚𝐫𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐞𝐮𝐩𝐡𝐨𝐫𝐢𝐚."
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4 ANNI DOPO
Paradisiaco.
Fu l'unica cosa che pensai non appena i miei occhi vennero colpiti dalle prime luci dell'alba. I fiochi raggi solari uscirono allo scoperto dall'orizzonte, al di là del mare. Le onde si scontravano con energia verso la riva, espandendosi sulla sabbia fino a raggiungere i miei piedi scalzi. Il vento colpiva dolcemente le mie gambe scoperte, mentre spostava alcune ciocche dei miei capelli all'indietro, carezzandomi le guance calde.
Il mio respiro era calmo, l'aria profumata di acqua salina riempiva le mie narici e i miei polmoni. Sentivo in lontananza alcuni versi degli uccellini che svolazzavano in alto nel cielo.
Era tutto così equilibrato che mi parve di essere nel bel mezzo di un sogno. Un leggero sorriso si dipinse sulle mie labbra quando percepii la presenza di qualcuno avvicinarsi al mio corpo seduto comodamente sulla sabbia.
«Sapevo che ti avrei trovata qui.»
La sua voce soave raggiunse le mie orecchie come una dolce sinfonia, portando il mio sorriso ad ampliarsi. Lui sapeva sempre dove trovarmi. Questo luogo, dopo la grande distesa di erba e grano, era il preferito di Taehyung. Era proprio qui che veniva durante l'estate, quando desiderava prendersi dei giorni di stacco dalla scuola, dalla nostra città e... a un certo punto, anche dai nostri genitori.
Non era molto lontana da casa nostra, servivano giusto due orette di viaggio. Io e Jungkook avevamo deciso di passare una settimana di vacanza qui, sommersi dalle acque marine e la sabbia calda.
«Non volevo svegliarti, stavi dormendo così bene.» Dissi.
Vidi con la coda dell'occhio il corpo di Jungkook abbassarsi accanto al mio, prendendo posto proprio come avevo fatto io: gambe piegate, braccia allacciate sopra gli stinchi e testa rivolta verso l'orizzonte.
Dopo pochissimi secondi Jungkook mi schioccò un tenero bacio sulla guancia, spingendomi a voltarmi per lasciargliene un altro a stampo sulle sue rosee labbra morbide.
«È così bello qui, dovremmo venirci più spesso.» parlò con tono soffuso, ammirando il mare calmo e il cielo striato dei colori dell'alba.
«Si...» soffiai, inebriata di quel panorama e quei profumi estivi.
«Avrei tanto voluto che ci potesse venire anche Jiho. Sono sicuro che gli piacerebbe da impazzire.»
«Chi è Jiho?» chiesi corrugando le sopracciglia, incuriosita nel sentire per la prima volta quel nome a me sconosciuto.
«È un bambino di cui mi sono preso cura in ospedale. È stato ricoverato in ospedale per combattere contro una malattia al cuore.»
Gli angoli della bocca si incurvarono verso il basso, mentre un senso di agrodolce tristezza si propagò dentro di me. Jungkook aveva deciso di dedicarsi al volontariato per sollevare l'umore dei bambini ricoverati in ospedale a causa di malattie più o meno gravi. Avevo apprezzato moltissimo la sua decisione e quando mi aveva spiegato il motivo per cui ci tenesse tanto ad aiutare a stare bene quei bambini mi si era scaldato così tanto il cuore da scioglierlo del tutto.
"Vorrei tanto poter aiutare un minimo tutti quei bambini che si sentono soli e tristi come non sono riuscito a fare con mio fratello." mi disse un giorno.
Far nascere sui loro faccini il sorriso, farli ridere e divertire era tutto ciò che Jungkook desiderava. Passava molto tempo in ospedale con loro e, allo stesso modo, mi aiutava anche in pasticceria.
Nella mia pasticceria.
All'inizio non era stato per niente facile avviare l'attività, poi però grazie all'aiuto di mia mamma e di Jungkook ce l'avevo fatta. Con il passare del tempo avevo cominciato a fruttare sempre di più e attualmente le cose stavano andando a gonfie vele.
Ogni fine settimana, inoltre, andavo a fare visita a mio fratello, Jihoon e Namjoon. Qualche volta incontravo anche Jisoo davanti la tomba di quest'ultimo, così ne approfittavo per scambiarci qualche parola. Portavo loro sempre tantissimi fiori profumati, raccontando a mio fratello come stessero andando le mie giornate e come Jungkook riuscisse ogni giorno a rendermi sempre più felice, diventando una parte essenzialmente importante della mia vita.
Stavamo davvero bene insieme, Jungkook stava mantenendo la sua promessa: non mi aveva mai lasciata sola, neanche un solo istante. Quando la notte facevo gli incubi, lui era accanto a me. Quando i sensi di colpa ritornavano a galla, suscitando in me la voglia di piangere, lui era proprio lì al mio fianco pronto ad asciugarmi le lacrime.
Purtroppo, pur essendosi affievoliti con il passare dei mesi e degli anni, quei sensi di colpa non erano mai spariti del tutto. Tuttavia, mi impegnavo al massimo pur di perdonare me stessa e i miei errori passati. Lo facevo prima di tutto per me stessa, ma anche per tutti coloro che mi stavano attorno e che non volevo far soffrire a causa delle mie debolezze.
«A Jiho piace il mare?» chiesi dolcemente.
«Mi ha detto che lo ama da impazzire e che, quando i suoi genitori stavano ancora insieme, lo portavano sempre al mare durante le vacanze estive. Il mare, probabilmente, gli faceva tornare alla mente i bei ricordi passati assieme alla sua famiglia ancora unita.»
«Quanti anni ha?»
Annuii pensierosa, sperando tanto che un giorno Jiho potesse tornare di nuovo al mare come sognava di fare. Conoscevo molto bene la nostalgia interiore dovuta ai ricordi di una famiglia unita, fatta poi a pezzi senza alcun preavviso. Jiho era un bambino che meritava di vivere felicemente con la sua mamma e il suo papà, eppure il destino ha voluto spezzare quel loro legame e, come se non bastasse, lo aveva costretto a lottare per la sua stessa vita.
Seguirono lunghi secondi di silenzio, durante i quali osservai attentamente lo sguardo rilassato di Jungkook puntato verso il mare e il sole a poco a poco sempre più alto.
Decisi di attendere la sua risposta senza fiatare, percependo una strana sensazione all'altezza dello stomaco. Poi, quasi con fatica, decise di parlare.
«Aveva nove anni. Lui ora non c'è più.» sussurrò.
Sentii il cuore spezzarsi, la gola stringersi a causa di quella triste notizia e gli occhi farsi leggermente umidi. Non era giusto.
«Scusami-» mi guardò rivolgendomi un piccolo sorriso colpevole, «Non volevo renderti triste, parliamo di altro.»
Scossi la testa sorridendogli con premura e volendo fargli capire quanto fosse impossibile da parte sua rendermi triste. Mi feci forza nel ricacciare le lacrime indietro, poggiando la testa sopra la sua spalla e riportando l'attenzione su quelle onde calme.
«Mi dispiace tanto. Sono sicura che per tutto il poco tempo passato insieme, Jiho ti abbia voluto un bene dell'anima. Tutti i bambini con cui giochi in ospedale te ne vogliono, riesci sempre a renderli felici e ad alleggerire il peso che le malattie fanno gravare sulle loro spalle. Sei il loro eroe.»
«I medici che riescono a guarirli sono i veri eroi, io purtroppo faccio ben poco.»
«Non è affatto vero, tu fai tantissimo per loro.» replicai con fermezza.
«Cerco soltanto di fargli capire che non sono soli, mi piace tanto sentire le loro risate, dovresti vederli come si illuminano i loro occhi quando li faccio divertire.» mormorò con profonda e sincera dolcezza, «Jiho aveva un sorriso bellissimo, ma non sono riuscito a fare abbastanza per impedirgli di spegnersi.»
«Non è colpa tua.»
«Lo so... Lo so.» ripetè più a se stesso piuttosto che a me, quasi come se volesse autoconvincersi.
Passammo i minuti seguenti senza parlare, prendendoci del tempo per riflettere sui nostri pensieri mentre continuavamo ad ammirare i colori accesi del cielo e il riflesso dei raggi solari sopra le mosse acque trasparenti. Continuai a pensare a Jiho e a tutti i bambini che Jungkook amava tanto far sorridere, fino a quanto nella mia mente non comparve un'immagine di noi del tutto nuova, qualcosa a cui non avevo mai pensato prima d'ora.
Sollevai la schiena così da potermi rivolgere direttamente al ragazzo di cui ero dannatamente innamorata, l'unico che riusciva a riaccendere il fuoco dentro di me ogni giorno che mi svegliavo fino a quando chiudevo gli occhi per dormire. Il calore che riusciva a trasmettermi con un solo sguardo o un solo tocco era inspiegabilmente incredibile. Lui era stato il solo ragazzo che era riuscito a liberare il mio cuore da tutto il ghiaccio formatosi attorno negli anni, penetrandolo in profondità e sciogliendolo in acqua. Era stato il solo e unico ragazzo in grado di farmi battere il cuore così forte da permettermi di sentirlo rimbombare nelle orecchie.
E io, questo ragazzo, lo amavo così tanto, in una maniera che non credevo fosse neanche possibile.
Jungkook abbassò di poco la testa, ricambiando subito il mio sguardo con uno intenso, colmo di amore. Lo guardai negli occhi con il profondo desiderio di realizzare quel mio pensiero e poterlo rendere quindi realtà.
«Ti va di fare l'amore?»
Il corvino schiuse la bocca a quella mia richiesta sussurrata, guardandosi attorno incerto, forse a causa della possibilità che qualcuno potesse vederci.
«Qui? Sulla spiaggia?»
«È prestissimo e poi questo posto è molto desolato, difficilmente passa qualcuno.»
«Ma non ho portato i preservativi, li ho lasciati in albergo.» mi rispose dispiaciuto, portandomi a sorridere per niente preoccupata.
«Meglio così. Tanto avevo intenzione di farlo senza.»
«Come?» vidi le sue sopracciglia sollevarsi con sorpresa e le guance tingersi leggermente di rosa. «S-Sei sicura? Lo abbiamo fatto sempre con la protezione...»
«E se ti dicessi che mi piacerebbe provarci?»
Jungkook non parve capire subito a cosa io mi riferissi, motivo per cui mi guardò con un'espressione a dir poco confusa. D'altro canto, non ero stata diretta nell'esprimermi e la mia frase poteva risuonare ambigua, ma ci vollero pochi secondi prima che una lampadina si riaccese nella sua testa. Lo capii nel vedere i suoi occhi illuminarsi tutto d'un tratto, intuendo cosa volessi fare.
«Vuoi- Tu vuoi...» boccheggiò appena, sorridendo come un bambino pieno di emozioni ingarbugliate tra loro. «Vuoi avere un bambino? Con me?»
Annuii convinta, contenta nel vederlo così felice. Temevo che potesse essere contrario all'idea di fare un bambino con me essendo ancora molto giovani, eppure il modo in cui mi guardò dritta negli occhi con tutta quella determinazione mi fece capire quanto fosse anche un suo desiderio quello di costruire una famiglia con me.
In tutta risposta, forse non riuscendo neanche più a trovare le parole per esprimere la sua forte emozione, si fiondò sulle mie labbra con una passione ancora più accesa del solito. Continuò a baciarmi trasmettendomi con una facilità surreale tutto il sincero amore che provava nei miei confronti, accompagnandomi verso il basso nel fare aderire la mia schiena sulla sabbia soffice.
Il sole era ancora basso all'orizzonte, ma i raggi erano talmente accesi da riuscire a illuminare ogni cosa attorno a noi, accarezzando la nostra pelle ora del tutto scoperta. Mentre il rumore delle onde si infrangeva sulla riva della spiaggia e il vento soffiava sulle nuvole trasversalmente nel cielo, i nostri corpi si unirono in una cosa sola.
Riuscii a toccare con mano ogni pensiero, emozione e percezione di Jungkook e lui fece lo stesso con me. Non servirono le parole per capirci e dirci quanto ci amassimo, ci bastò unicamente guardarci negli occhi facendo l'amore ricoperti dalla sola brezza marina.
Non sapevo se saremmo riusciti a concepire subito un bambino, o se avremmo dovuto provarci altre volte. Ma questo non aveva importanza. Sarei stata disposta a provarci tutte le volte che servivano, pur di realizzare quel mio piccolo desiderio. Il nostro desiderio.
E, forse, sarebbe parso strano a chiunque, eppure in quel momento già pensavo ai possibili nomi che avrei potuto dare al nostro bambino o bambina. Se fosse stato un maschio, immaginai di chiamarlo Jiho. Jiho era un bellissimo nome. Promisi a me stessa che avrei portato quel bambino al mare ogni dannata estate. In quello stesso mare che Taehyung amava tanto ammirare per lasciare andare via i pensieri più bui. Lo stesso mare che Jiho avrebbe amato vedere assieme a Jungkook, se fosse stato ancora qui con noi.
Qualunque cosa sarebbe successa, io e Jungkook avremmo amato il nostro bambino con tutto il cuore, tutta l'anima e la mente possibile e immaginabile. Ero più che certa che Jungkook sarebbe stato in grado di farlo sorridere più che mai, di renderlo felice proprio come sapeva rendere felice me. Jungkook sarebbe stato un padre eccezionale, ne ero convinta.
Mi scappò dalle labbra un gemito più acuto degli altri quando Jungkook riuscì a toccare un punto in particolare dentro di me. Mi morsi il labbro inferiore, stringendo maggiormente le sue spalle large tra le mie mani e graffiandole appena con le unghie. Jungkook gemette a sua volta nel sentirsi graffiare la pelle, andando poi ad aumentare l'intensità delle spinte.
Le sue labbra lasciarono soffici e umidi baci su tutto il mio viso accaldato, aumentando in me la voglia di stringerlo ancora di più contro il mio corpo.
«Jungkook-» ansimai di colpo per la forte e profonda spinta con cui fece scontrare i nostri bacini. Non riuscii a concludere neanche la frase che fui colpita da delle forti scosse lungo le gambe, che mi fecero gemere immensamente dal tanto piacere provocatomi senza alcun preavviso nel sentire un caldo liquido riempire le mie pareti interne.
Eravamo appena venuti entrambi.
L'aria fu riempita unicamente dai nostri ansimi pesanti e, di sottofondo, dai cinguettii dei passerotti che si stavano risvegliando. Sentii una gocciolina di sudore scivolare lungo la mia fronte, mentre stringevo tra le mie braccia il corpo di Jungkook collassato sopra il mio. La guancia del ragazzo premeva sulla curvatura del mio seno, il suo caldo respiro si scontrava sulla mia pelle sudata, facendomi venire miriade di brividi per tutto il corpo.
I nostri petti si muovevano all'unisono e amavo il modo in cui le mani di Jungkook continuavano ad accarezzare le mie braccia nude.
Passarono alcuni secondi di puro silenzio, interrotto poi dal movimento improvviso da parte di Jungkook.
Lo vidi sollevarsi appena, cosicché potesse guardarmi dall'alto. Ci guardammo a vicenda negli occhi, cercando di scavare entrambi a fondo nel remoto dei nostri pensieri e riuscendo a trasmetterci con il solo sguardo un profondo e sincero affetto.
Ero talmente appagata da non riuscire per poco neanche a parlare, ma mi sforzai a tirare fuori la mia flebile voce pur di fargli sentire quel preciso pensiero e poter così trasfusare tutta quell'immensa intensità interiore in un'unica e sola parola. Una parola che era in grado di contenere ogni singola sfumatura di quella forte emozione che soltanto Jungkook era in grado di farmi provare.
Schiusi le labbra nell'esatto istante in cui vidi Jungkook fare lo stesso e, senza mai interrompere quel collegamento visivo creatosi semplicemente con i nostri sguardi, parlammo insieme, in contemporanea.
«Ti amo.»
«Ti amo.»
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