[Capitolo 41]

Ignorasti le domande curiose delle assillanti ragazze della Lega, chiudendoti nella camera in fondo al corridoio e scivolando lentamente contro la superficie della porta in legno.

Stringesti le gambe al petto, lasciando uscire un verso frustrato.

Sotterrasti la testa fra le ginocchia, non lasciando neanche il più piccolo spiraglio di luce dentro la gabbia che avevi formato con le braccia.

"Com'è andata?" aveva chiesto più volte quella Akumi, già aspettandosi un fallimento da parte tua.

Ed effettivamente, era stato un fallimento.

Non tanto per la missione assegnatati da Tomura, ma da quella che ti eri imposta da sola.

Non avere più a che fare con Katsuki.

Cioè sì, ti sentivi male anche per il solo essere stata presente e partecipe alla distruzione di Shizuoka, sebbene tu ti fossi limitata a sederti sulla spalla di un Nomu, però...

Probabilmente ti eri fatta una promessa impossibile da mantenere, però avevi voluto pensare di essere in grado di stargli lontana.

Forse saresti pure riuscita nel tuo intento, ma ormai lo avevi visto.

Sì, lo avevi visto, e ora ti era definitivamente impossibile fingere che nulla fosse accaduto.

Fingere che la permanenza alla Yuuei fosse stata tutta un sogno, come le amicizie che avevi stretto lì e l'amore che avevi maturato con il tempo.

Non ti eri impegnata abbastanza? Abbastanza per poter dimenticare tutto?

No, non era così.

Semplicemente, quei ricordi felici che eri riuscita a costruirti in quei pochi mesi si erano radicati nella tua testa, rendendoti impossibile lasciarli alle spalle.

Come gli spaventosi trascorsi che avevano segnato la tua infanzia, d'altronde.

Non riesco a smettere di pensare.

Pensare a quello che è successo.

Quello che ho lasciato, forse perso per sempre.

Forse Katsuki.

Katsuki...

Quando ho visto l'espressione che avevi in volto... che avevi quando mi hai vista... quegli occhi...

Eri spaventato? Scioccato? Inorridito? 

Deluso?

Perdonami.

Anzi, non farlo, non me lo merito.

Sarebbe stato molto meglio non incontrarci.

Ti avrei risparmiato tutte queste inutili sofferenze, e forse ne avrei risparmiata qualcuna anche a me.

-

"SA UNA COSA SENSEI?! ME NE FOTTO!" esclamò Katsuki, alzandosi dalla sedia e sbattendo i palmi delle mani sul suo banco.

I capelli verdi di Izuku si rizzarono sulla sua testa per lo spavento, ma neanche troppo sotto sotto lo capiva.

Capiva esattamente come il suo compagno si sentiva.

Ogni persona lì si sentiva impotente, ma Katsuki più di tutti.

"Bakugo, siediti e datti una calmata" lo richiamò con freddezza impressionante l'uomo corvino, ma il suo studente non gli diede retta.

"COL CAZZO CHE MI CALMO!"

"Sensei, ma cos'è successo?" alzò timidamente la mano Yaomomo, attirando l'attenzione del professore, ma prima che lui potesse risponderle "nulla che debba interessarvi" il biondo cenere lo precedette.

"C'E' CHE IN TUTTO QUESTO FOTTUTISSIMO TEMPO DI [T/C] NON ABBIAMO AVUTO NOTIZIE, E ORA CHE FINALMENTE SAPPIAMO CON CHI SI TROVI QUESTI EROI DI MERDA NON MI LASCIANO ANDARE A SPACCARE IL CULO A QUEI BASTARDI!" ringhiò il ragazzo, mettendo un piede sul tavolo per mostrare ulteriormente quanto fosse infuriato.

Quindi molto, molto, ma molto infuriato.

Se solo Aizawa non fosse stato così pacato, egli avrebbe già mandato quel Bakugo in presidenza.

Ma dopotutto, gli altri riuscivano ad immaginare cosa potesse frullare nella testa della... testa calda della loro classe.

Anche loro desideravano ardentemente poter andare al tuo soccorso, ma era bastata un'occhiataccia da parte del loro responsabile per scacciare tale idea dalla loro mente.

In fondo, se le persone coinvolte nel salvataggio a Kamino non erano state espulse era solo grazie al ritiro di All Might.

Era sempre un "lasciate fare ai professionisti" qui e un "non siete ancora pronti" là.

Nonostante ormai tutti fossero dotati di licenza provvisoria, erano ugualmente impossibilitati dal prendere parte alla missione di soccorso.

"Se mai quei deficienti degli Heroes riusciranno a concludere qualcosa di buono" ad aggiunta di Katsuki.

La 1-A si scambiò occhiate preoccupate e sconvolte, mentre i tre che avevano avuto modo d'incontrarti di nuovo tacquero.

Aizawa sospirò, schiarendosi la gola per riportare il silenzio nell'aula.

"Silenzio. Ora v'illustrerò il programma di questo mese" annunciò, voltandosi verso la lavagna per riportare le informazioni che copiava da una fotocopia.

Todoroki girò la testa leggermente a sinistra, posando gli occhi sulla chioma esplosiva del biondo con cui aveva condiviso il periodo di tirocinio da Endeavor.

Pareva essersi realmente calmato, tuttavia il bicolore sapeva che presto avrebbe di nuovo perso il controllo.

In realtà, tutti lo sapevano.

Se lo sentivano nelle ossa.

Katsuki Bakugo, lo studente dalla dubbia sessualità, stava per disobbedire agli ordini.

Ancora una volta.

-

Ti svegliasti di colpo, annaspando alla ricerca di ossigeno.

Avevi fatto un altro incubo.

Che fosse stata opera di Akumi o meno, quello era stato di certo anche più spaventoso di tutti quelli che avevi fatto prima d'ora.

Ti eri ritrovata in una pozza di sangue, sangue che non poteva appartenere ad una sola persona.

Ti eri ritrovata a stringere le teste di diverse bambole di pezza in una mano.

Teste ormai non più attaccate ai loro corpi.

Era stato terrificante.

Le figure tutt'intorno erano offuscate, ma lasciavano comunque capire cosa fosse successo.

Cosa avevi fatto, proprio e solo tu.

Come alzasti il pugno destro, osservasti come i rivoli di sangue colavano dalle dita fino a rigarti gli avambracci.

E poco prima di svegliarti ricordavi di aver visto, anche se solo per poche frazioni di secondo, il corpo di Katsuki.

Il suo corpo immobile.

I suoi occhi spenti.

I suoi abiti macchiati del suo stesso sangue.

Anche se si era trattato solo di un sogno, ti aveva fatto saltare il cuore in gola.

Lentamente ti alzasti dalla fredda e dura superficie del pavimento, sul quale ti eri addormentata non troppe ore prima.

Con la punta del pollice e la nocca dell'indice ti stropicciasti gli occhi, setacciando con l'altra mano la maniglia della porta mentre brancolavi nel buio.

Dopo averla mancata un paio di volte, riuscisti finalmente a trovare l'uscita, girando piano piano il pomello per non fare rumore.

L'oscurità aleggiava anche nel corridoio, ma dal bar al piano inferiore riuscivi a vedere una luce fioca e tenue, quella che Kurogiri lasciava sempre accesa.

Con passo felpato attraversasti il lungo e stretto passaggio, scendendo la rampa di scale talmente silenziosamente da poter udire il tuo stesso respiro.

Arrancasti fino al bancone, avvertendo un lieve giramento di testa arrivarti al cervello.

I polpastrelli delle tue dita scivolarono sulla superficie marmorea del grande tavolo, percorrendolo tutto fino al punto dove si apriva lo spazio del barista, dove usualmente stava l'uomo nube.

Rovistasti tra le varie bottiglie, cercando qualcosa da poter bere.

"Oh, andiamo Tomura!".

Istintivamente ti accucciasti dietro il bancone, spaventata dall'arrivo improvviso di una voce.

Hideki?!

Stringesti con forza le mani intorno al collo del fiasco che ti era capitato sotto mano pochi istanti prima, lo stesso su cui ti eri interrogata sul liquido che in esso era contenuto.

Ma ora non t'importava più di tanto se era acqua o meno.

Hideki?! Lo hanno liberato?! Perché?! E perché ha chiamato quella testa di cazzo?!

"Ti ho già detto di no. Voglio distruggerlo con le mie stesse mani quello, perciò non pensare di svignartela di nascosto per andare in quel fottutissimo liceo a-" fece l'azzurro con voce rabbiosa, ma l'altro lo interruppe.

"Uffa, non ci si diverte mai con te!" bofonchiò con tono stranamente capriccioso tuo fratello.

Lui non era mai stato un tipo da lagne, anzi, lui era sempre stato quasi un mistero ai tuoi occhi.

Sapevi poco o nulla di Hideki, pur essendo cresciuti insieme.

"Col cazzo che ti faccio tornare da Midoriya!" sbottò l'attuale capo dell'organizzazione.

Perdesti un battito quando udisti quel nome.

Izuku?! Tornare?! Eh?!

"Ma-"

"Ma nulla!" sibilò il ragazzo dagli occhi rossi al bruno. "Ricorda che posso ridurti in bricioline anche adesso..."

"Tsé, sai anche tu che sono insostituibile. Sarei una grande perdita!" fece spallucce Hideki, buttandosi su una delle sedie girevoli davanti all'angolo bar.

Ti portasti fulmineamente la mano alla bocca, così da impedire a qualunque minimo suono di trapelare.

Era tutto troppo strano.

Troppo.

Cos'era tutta quella spavalderia nella sua voce?

La sua voce così gentile?

Dov'era?

Dov'era l'Hideki che conoscevi?

Non era strano.

Era sbagliato.

"Allora potrei disintegrarti semplicemente la bocca, che ne dici?" ghignò l'azzurro.

"Guarda che la bocca mi serve..."

"Ah, fanculo a te ed a tutti gli altri, inutile scassacoglioni!"

"Ti voglio bene anch'io, eh."

E' tutto sbagliato.

Vi prego, ditemi cosa sta succedendo perché non ci sto capendo nulla!

A cosa gli serve Hideki?

Cosa gli è successo?

Cosa ci sta succedendo?!

-

Erano le cinque di mattina passate.

Da quella breve conversazione tra Hideki e Tomura non eri più riuscita a chiudere occhio.

Per diverso tempo eri pure rimasta immobile in quel buio antro dell'angolo bar, incapace di muovere un singolo muscolo.

Le loro parole ti avevano spiazzato.

Hideki.

Per svariati minuti avevi riflettuto.

"A cosa gli serve?" era la domanda che ti si ripeteva continuamente in testa.

Eri uscita dal covo per schiarirti le idee, o forse solo per non dover pensare a nulla.

Tutto ciò era diventato ancora più stressante di quanto già non fosse stato.

Camminavi silenziosamente per le strade deserte, sorseggiando di tanto intanto dalla bottiglia che, quando l'avevi afferrata, avevi identificato come una bottiglia d'acqua.

Era vodka.

Ad ogni sorso le regalavi un'espressione disgustata, ma non avevi nient'altro da bere in quel momento.

Il nuovo covo della Lega era in realtà proprio sotto il naso degli eroi.

Una scelta azzardata, molto azzardata, ma chi componeva quell'organizzazione non era di certo stupido.

Specialmente colui che era attualmente al comando.

Per lui, il luogo più sicuro era quello più rischioso.

"Quegli sciocchi degl'Heroes non penserebbero mai di trovarci proprio a casa loro. Questo è il posto più impensabile, e proprio per questo staremo qui! " così aveva detto.

Per questo, i membri principali della Lega dimoravano in un piccolo Bed & Breakfast tra la periferia ed il centro città, sotto le mentite spoglie di un localino modesto e verso la banca rotta.

Certamente Kurogiri doveva educatamente negare l'alloggio a chi necessitava di un letto, ma di tanto in tanto fruttava onestamente qualche soldino con i suoi deliziosi caffè e cocktail...

Apparentemente, non sembrava esserci nessuno in quella fredda mattina di gennaio, se non qualche gatto randagio che camminava lungo i muretti.

Il sole cominciava a salire sulla città di Musutafu, rischiarando gentilmente tutt'intorno.

Il cielo iniziava a prendere un colorito più chiaro, spingendo lentamente via la notte.

I sospiri del vento s'infrangevano sul tuo viso, solleticandoti le guance.

Soffi gentili e delicati che profumavano di mattina.

Tenevi le labbra appena sopra la bocca della bottiglia, desiderosa di dissetarti ma bloccata con quella roba che invece di arrecare sollievo alla gola, te la faceva bruciare.

Con uno schiocco irritato della lingua, gettasti il fiasco di vetro blu in un cassonetto tra due palazzi, riprendendo a camminare con le mani nelle tasche di una felpa troppo grande.

Le luci dei condomini da spente divenivano accese.

La gente iniziava a svegliarsi, ma ancora non t'importava.

Non t'importava di nulla ora.

Avevi solo bisogno di pensare, di stare da sola.

Fare una passeggiata, senza venir disturbata da nessuno.

Ma queste cose, sui copioni non ci stanno mai.

Non sono interessanti.

-

"Te l'ho già detto! So cosa vuoi fare! E sono qui per aiutarti!".

Katsuki fece una smorfia, corrugando la fronte infastidito dall'espressione determinata dell'altro.

"Il tuo aiuto non lo voglio. Non mi serve." sbuffò il biondo, preparandosi per tirargli un altro pugno che tuttavia il verde bloccò prontamente.

"Ma non puoi affrontarli tutti insieme!" fece Izuku, continuando a tenere salda la difesa mentre il compagno non smetteva di colpirlo. "Tsé, l'ultima volta ho fatto il culo a sei di loro, e sono ancora qui senza neanche un graffio!".

Anche quello era vero.

Poi, il più grande dei due di fermò, sedendosi sulla terra polverosa del parchetto.

Osservò per qualche istante il verde, studiando la sua espressione confusa.

"Tu sapevi" parlò poi, facendolo spaventare.

"Sapevo cosa?" biascicò quello, guardando nervosamente altrove anche se effettivamente non aveva capito a cosa Katsuki si riferisse.

"Tu lo sapevi. Sapevi che [T/c] è una ragazza, non è vero?" ringhiò il biondo cenere.

Si sentiva ferito.

Ferito nell'orgoglio e nei sentimenti.

Pensava di essere importante.

Il più importante per te.

"Lo sapevi. L'hai chiamata per nome, il suo vero nome. Quella volta, nello spogliatoio, non provasti nemmeno a chiedermi cosa fosse successo. Avevi provato pure a fermare la situazione. Tu sapevi tutto."

Izuku deglutì, visibilmente a disagio.

Non gli ci era voluto molto per capire i sentimenti che il suo amico aveva sviluppato in neanche troppo tempo.

Dopotutto, lui aveva fatto lo stesso.

"Uuuuh... già..." mormorò il verde.

"Come l'hai scoperto?" gli domandò, con voce spaventosamente calma.

Il riccioluto si soffermò un attimo a guardarlo: il suo respiro si stava facendo sempre più irregolare, ma non riusciva più a distinguere se per lo sforzo fisico o emotivo. Le sue guance erano arrossate, e ancora non riusciva a capire se per l'allenamento mattutino o per la rabbia che stava provando.

Perché era rabbia, giusto?

Il ragazzo interrogato si prese un secondo per fingere di scavare nella sua memoria.

"Eeeeeh..." fece, dicendosi che non poteva confessare di essere entrato mentre ti cambiavi. "...se l'è lasciato scappare..."

A Katsuki, sinceramente, non era affatto parso convincente, ma ora non gl'interessava già più.

La sua testa era già bella che partita, e faceva fatica a concentrarsi su un singolo oggetto da un bel po'.

Ormai, tutta la sua attenzione era rivolta ad una certa ragazza dai capelli [c/c], nascosti sotto un berretto mal messo.

Sul ciglio della stradina di fronte a quel parchetto, tu eri immobile, con gli occhi sbarrati di fronte alla vista dei due.

"Oh merda-" ti dicesti in un sussurro quando il biondo si apprestò ad avvicinartisi, con grandi falcate.

Anche adesso il suo sguardo era indecifrabile.

La cosa che più s'avvicinava alla sua espressione era probabilmente la rabbia, ma le sue braccia erano larghe ed aperte.

Come se fossero intenzionate ad abbracciarti, con desiderio e disperazione.

Indietreggiasti di un passo spaventata, perdendo però l'equilibrio.

Emettesti un piccolo grido per lo spavento, ma lui ti prese al volo.

Il suo tocco caldo e confortevole contro il tuo corpo freddo ed intorpidito ti fece sussultare, spingendoti a parare le mani in avanti così che non potesse cingerti a sé.

Eri felice.

Felice di vedere che stava bene.

Che stavano bene.

Ma non potevate essere felici insieme.

Non era così che era stato deciso.

Non potrai mai essere felice con me.

"No... ti prego..." mormorasti con la voce incrinata.

"[T/n]...?" fece lui.

Ha detto il mio nome...?

Sul suo viso.

Sul suo viso leggevi ora preoccupazione, e ti faceva estremamente male.

Avevi perso il diritto di far preoccupare qualcuno come lui, o forse non lo avevi mai avuto.

Forse non avevi mai avuto il diritto di entrare a far parte della sua vita.

"Per favore, lasciami andare, Katsuki..." lo pregasti ancora, ma lui non sembrò intenzionato ad obbedire.

Schiuse le labbra per parlare, ma della sua voce non sentisti neanche un mormorio.

Nulla uscì dalla sua bocca, se non sospiri pesanti.

"Katsuki..." pronunciasti ancora.

...io non ti merito.

"...io-"

"Ti prego, resta."

Tre parole.

Solo tre parole, unite a quello sguardo triste ed implorante.

Solo loro bastarono a farti innamorare di lui, di nuovo e daccapo.

Sentisti gli angoli degli occhi iniziare ad inumidirsi.

Di poco poco, ma tanto ti saresti messa a piangere di nuovo tra poco.

Vorrei dirti di sì. Vorrei dire di sì a tutto quanto.

Sì, lo vorrei, e non sai neanche quanto.

"Katsuki, no..." gli rispondesti con estrema fatica, spingendolo via con entrambi i tuoi palmi premuti sul suo petto.

Fu come una pugnalata al petto, per tutti e due.

Faceva male, immensamente male.

"Perché? Perché?!" chiese lui, seguendoti con gli occhi mentre lentamente ti voltavi.

Perché non sopporterei...

"Perché non funzionerebbe."

Lui sentì il suo cuore spezzarsi, come un vetro crepato che cadeva rovinosamente in piccoli pezzi.

Un portale viola si materializzò dal nulla, insieme a Kurogiri che ti faceva cenno di seguirlo con espressione furiosa.

Lanciasti un'ultimo sguardo a Katsuki, pentendotene subito per come vedesti una lacrima solcargli la guancia.

Gli rivolgesti un sorriso affranto, accompagnato da un rapido gesto della mano in segno di saluto.

...non sopporterei di vederti soffrire per colpa mia.

Non funzionerebbe, anche se ti amo.

Dopo esser stata afferrata per il polso dall'uomo, venisti trascinata nel portale nebuloso sotto gli occhi dei due ragazzi.

Riappariste proprio nel corridoio che dava sull'uscita secondaria del Bed & Breakfast, dove i dintorni erano illuminati a tratti dalla lampada retrò a metà del tappeto.

Kurogiri ti ordinò di tornare nella tua stanza, ma in quel momento non avevi proprio voglia di sottostare al suo volere.

Gli desti un'occhiataccia ostile per mostrargli quanto tu ti fossi rotta di quella vita, marciando a passo spedito fino alla taverna.

Il resto sembrò tutto accadere in un attimo.

Il bicchiere di sangue che Toga aveva lasciato cadere a terra mentre mutava in Hideki, una volta accortasi della tua presenza.

Lo shock che ti aveva assalito.

La discussione di quella mattina.

I tasselli che andavano tutti al loro posto, incastonandosi tra loro per riempire le lacune d'incomprensioni.

Il corpo del finto Hideki, sbattuto contro la parete non appena avevi afferrato la bambola lasciata sul bancone la sera prima.

Il caos creatosi, insieme all'ordine d'immobilizzarti.

E l'esplosione.

Ora le cose iniziano ad avere senso.

>EYCEE'S CORNER<

Tanti auguri a @iwantmelizabeth! Tanti auguri figlia! ;-D
Chiedo umilmente perdono per questo mio vergognoso ritardo, lettrici mie, non credo di avere scuse per un mese e mezzo d'inattività. GIURO PERO' CHE TORNERO' AD ESSERE ATTIVA, GIURO.
Ad ogni modo, facendo calcoli qui e là, questo dovrebbe essere il terzultimo capitolo (credo) della storia principale, il che significa che ho quasi completato una storia! Yeee!
Naturalmente poi inserirò i dopostoria e roba varia, ma sapete che altro significa?

Sai che altro significa, _LadyAlys_?

SIGNIFICA CHE SONO TORNATA MADRE, E TU SEI ANCORA A SCRIVERE IL CAPITOLO TREDICI DA TRE MESI. HAH. VITTORIA.

Anyway, spero vivamente (because I'm dead inside) che anche questo capitolo vi sia piaciuto e grazie per averlo letto! Alla prossima! ^^

|| Cee ||

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