[Capitolo 39]
"Spero per te che tu sia stata davvero rapita, perché altrimenti io-" partì subito Itsuka una volta che la richiamasti.
Furono appena due squilli, ma lei rispose subito.
"Scusami Itsuka, mi era morta la batteria..." dicesti solamente, neanche provando a calmare la tua amica.
Non riuscivi a levarti dalla testa Katsuki.
Beh, non che fosse una novità.
Ma la voce con cui ti aveva chiesto se poteva salire...
Le sue chiamate che avevi perso...
Quel messaggio, che ora avevi letto...
Non volevi vederlo.
Non volevi parlargli.
Non volevi più avere nulla a che fare con lui.
Ma allo stesso tempo, non potevi farne a meno.
Fare a meno dei suoi insulti.
Delle sue espressioni rabbiose che ti facevano sbellicare dal ridere.
Dei suoi sorrisi.
Di lui.
Mh, quanta incoerenza.
Cos'avresti dovuto fare?
Non ne avevi la benché minima idea.
Nella tua testa era tutto un 'non lo so'.
"[T/n]? Va tutto bene?" chiese l'arancione dall'altro capo del telefono.
Che la risposta di prima fosse uscita anche peggio di quello che ti eri aspettata?
Davvero, non ne potevi proprio più di tutta quell'assurda situazione!
Che era, una stupida storiella di struggente amore?!
"Itsu, ne riparliamo un'altra volta, non sono dell'umore..." rispondesti velocemente, chiudendole la chiamata in faccia e buttandoti su letto.
Ti scoppiava la testa.
Forse presto avresti ricominciato a piangere.
Anzi, poco ma sicuro.
Accendesti le casse, sperando che un po' di musica potesse sovrastare la voce del biondo che rimbombava nella tua mente come un disco rotto.
Rimanesti immobile, come se morta sul materasso.
Non accennasti neanche a muoverti, concentrandoti solo sul testo.
Ti abbandonasti al ritmo lento e rilassante della canzone, mimando le parole senza far altro.
Troppo stanca per pronunciare qualcosa.
Troppo stanca per alzarti e fare qualcosa di produttivo.
Troppo stanca per andare a chiarire le cose.
Troppo stanca di tutto.
Le canzoni si seguivano sotto l'ordine casuale della playlist impostata, ed erano tutte tristi.
Sembravano essere la melodia del tuo cuore.
Sembravano esprimere tutto quello che stavi provando.
Quanto tempo era passato?
Gli occhi iniziavano a farsi pesanti, desiderosi di dormire e sognare, nella speranza di potersi allontanare da tutto...quello.
Poi la voce uscì, quasi in un soffio.
"I just wanna make you feel okay.
But all you do is look the other way..."
C'era casino nella stanza. Tanto casino.
"...I can't tell you how much I wish I didn't wanna stay.
I just kinda wish you were ga-"
Non facesti neanche in tempo a terminare il ritornello che qualcuno bussò, minacciando di far sparire quel poco di tranquillità che avevi.
Non ti scomodasti neanche di chiedere chi fosse, anche perché se lo avessi fatto sarebbe uscito un "chi cazzo è che mi rompe?!".
Ti trascinasti a forza fino alla porta, dondolando come uno zombie o un impiegato che non dorme da giorni.
Chissà come, dopo aver visto e sentito Katsuki, le tue forze si erano improvvisamente esaurite.
Abbassasti la maniglia con velocità fulminea, sempre senza preoccuparti di quanto pietosa tu potessi apparire.
I vestiti di ore prima, tutti spiegazzati e un po' sporchi.
I capelli tremendamente arruffati.
Il volto esausto e rigato dal leggero pianto che neanche ti eri accorta di aver lasciato uscire.
Sbattesti le palpebre più volte, pensando di non aver visto bene o di essere confusa.
O di essere entrambi.
Le tue iridi vagarono lungo tutta la sua figura, volendo credere che ti fossi già addormentata e che lui non fosse realmente lì.
Che si trattasse tutto della creazione di un lungo sogno.
Che tutto fosse stato frutto della tua immaginazione.
Che non si fosse trattata di una sciocca cotta a senso unico.
Che lui non fosse sempre stato così bello da farti svenire sul posto.
Che lui si fosse fidato delle tue parole.
Ma invece lui era lì, che ti fissava come spaventato dal parlare.
"Che vuoi?" sibilasti, visibilmente non in vena.
Un sabato davvero pieno d'emozioni, eh?
E non era mica finita lì.
Certo che no.
"Scusarmi" fu la sua risposta.
Ti appoggiasti col braccio allo stipite della porta.
"Mi...dispiace, okay?!" iniziò, quasi come se dire quelle due parole gli avesse arrecato una fatica immensa.
E conoscendolo non era neanche troppo strano.
"Io... Io..." si guardò le mani che tremavano.
E fu allora che realizzasti che lui non era messo meglio di te.
Ma ciò non bastò a calmarti.
"Perché l'hai fatto?" gli chiedesti. "Perché l'hai fatto?!"
Di lì a poco saresti scoppiata, già lo sapevi.
Ma lui ti aveva preceduta, naturalmente.
Le sue mani, ora strette in due pugni, fremevano.
"Non credi di dover essere la prima a dovermi delle spiegazioni?!" ti puntò un dito contro.
Sì. Era così di sicuro, ma il tuo stupido orgoglio decise di non dargli ragione.
Cioè, si stava scusando!
"No, non credo. Ora, se non ti dispiace ora torno sul mio letto a cantare canzoni depresse." lo liquidasti, facendo per rientrare e richiudere la porta.
Non ci fu però nessuno 'sbam!' da classica porta che viene chiusa con violenza, solo un basso ringhio.
Ti girasti di nuovo, scoprendo che quel dannato biondo aveva bloccato la tua azione appoggiando la sua mano sullo stipite, impedendoti quindi di sbattergli la porta in faccia.
"Certo che me le devi! Insomma, perché cazzo non riesci a fidarti di me?!"
"Non è che io non mi fidi di te!" sbottasti, spalancando di nuovo quel pezzo di legno che vi separava.
"E ALLORA?!" alzò la voce.
"E' SOLO... E' SOLO CHE NON POSSO DIRTELO!"
"HAH?! MA CHE CAZZO STAI DICENDO ORA?!"
"NON LO SO, OKAY?!"
"TI SEMBRA CHE POSSA ESSERE ANCHE LONTANAMENTE 'OKAY'?!"
"E STA' ZITTO! NON CI VOGLIO PARLARE CON TE ORA!"
"BEH, SI DA' IL CASO CHE IO LO VOGLIA. E PERCHE' STRACAZZO NON POTRESTI DIRMELO?!"
Ti massaggiasti l'osso del naso, già immaginandoti come quell'amichevole conversazione sarebbe andata a finire.
"Senti, ora non ho voglia di litigare, quindi-" provasti a dire, parando pure le mani davanti al petto come per dire "coso, stai calmo".
"A giudicare da come mi guardi, sembra che tu stia per tirarmi una sedia addosso" commentò, non rendendoti più semplice ritrovare la calma.
'Pace interiore' [T/n]. Fa' che gl'insegnamenti di Maestro Shifu non siano stati del tutto inutili!
"TI soffermi troppo sui dettagli tu. Vai via e fammi dormire-"
Ancora una volta t'interruppe, e anche più bruscamente.
Con il tuo polso stretto nella sua grande mano, avvertisti come i suoi occhi rossi ti stavano perforando solo dall'intensità con cui ti fissavano.
"Non ti farò dormire. Rispondimi!" esordì con tono minaccioso.
OH MIO DIO, SMETTI DI PENSARE A COME SI POSSA RIGIRARE LA COSA! SMETTILA DI FARE CERTI PENSIERI NEI MOMENTI PEGGIORI!
Ti agitasti, tentando di liberarti dalla sua presa, ma fu tutto inutile.
Allora usasti l'altra mano, spiattellandogliela in pieno volto così che non potesse vedere come il tuo di volto si era colorato di rosso.
Ah, quella notte passata a chiacchierare con Mina aveva macchiato per sempre la tua anima, indubbiamente.
"N-NON ESISTE! NON POSSO DIRLO ANCHE A TE!"
"COME 'ANCHE A TE'?! CHI CAZZO LO SA?! E PERCHE' IO NON LO SAPEVO?!"
"MICA SEI LA PERSONA PIU' IMPORTANTE, SAI?!"
Hah, balle.
"E COMUNQUE, A TE NON LO POSSO CERTO DIRE!" aggiungesti, facendolo infuriare ancora di più.
"E PERCHE', SENTIAMO."
"NO, NON 'SENTIAMO' NULLA!"
"MA QUALI CAZZO DI PROBLEMI CI SONO?! QUANTI ALTRI SEGRETI PUOI AVERE OLTRE A... BEH, QUELLO CHE MI... CI HAI NASCOSTO FINORA?!"
Si era corretto, ma quel 'mi' lo avevi sentito benissimo.
Ci era rimasto davvero così male?
"PERCHE' LO VUOI TANTO SAPERE?! E' PERCHE' IMPROVVISAMENTE SONO DIVENTATA LA TUA MIGLIORE AMICA?!" riuscisti finalmente a liberarti, spingendolo di poco non riuscendo a sopportare la vicinanza fra di voi. "COM'E' CHE SOLTANTO ORA CHE SCOPRI CHE NON ERO QUELLO CHE PENSAVI T'INTERESSI A ME?! PERCHE'?!" esplodesti, e stavolta per davvero.
Il biondo di fronte a te contorse il viso in una smorfia che non cogliesti. Smorfia che smentiva l'ultima frase.
"PERCHE' NON POTEVI LASCIARMI COSI', CON LA MEZZA IDEA CHE IN FONDO POTEVAMO ANCORA ESSERE AMICI?! E CHE IN FONDO, IO POTEVO ANCHE PIACERTI?!".
Le parole ti scapparono dalla bocca, e te ne accorgesti troppo tardi.
Ma era anche vero che queste non erano ancora finite, e la tua forza di volontà non sarebbe bastata a serrare i denti per farti smettere di parlare più del dovuto.
"PERCHE'?! PERCHE' NON HAI CONTINUATO A FARTI I FATTI TUOI, COME SEMPRE?! PERCHE' NON HAI CONTINUATO A FREGARTENE DI TUTTO E TUTTI, COME SEMPRE?! PERCHE' NON MI HAI LASCIATA CREDERE IN UNA SCIOCCA STORIA D'AMORE CHE NON SAREI MAI RIUSCITA NEANCHE AD INSEGUIRE?! PERCHE' NON MI HAI LASCIATO ESSERE UNA STUPIDA RAGAZZA INNAMORATA DEL COGLIONE DI TURNO?!" continuasti, senza riuscire a mettere freno alla tua lingua.
Gli occhi ti pizzicavano, facendosi lucidi ed appannandoti la vista.
Eppure, non ti servì vedere per capire cosa accadde non appena riprendesti fiato per urlargli contro.
Eri praticamente sul punto di gridare che sarebbe stato meglio non innamorarti di lui quando venisti zittita.
Dal più enorme cliché mai visto in fatto di confessioni urlate in preda ad una crisi emotiva.
Le sue labbra premettero sulle tue con feroce insistenza, ma allo stesso tempo con l'insicurezza di qualcuno che si rendeva conto di non avere la minima idea di cosa stesse facendo.
Un bacio sognato e risognato, inatteso e totalmente diverso da come ti eri immaginata.
E un bacio sognato e risognato, aspettato con impazienza ed immensamente peggio di come si era aspettato di fare Katsuki.
I tuoi occhi erano sbarrati, increduli e ormai piangenti, colmi di lacrime accumulate dopo quei pochi minuti passati a litigare.
Le tue mani erano aperte, ferme a mezz'aria e incapaci di muoversi.
Il tuo corpo era rigido, ma le tue gambe minacciavano di trasformarsi in gelatina da un momento all'altro.
Il tuo viso invece stava andando in fiamme.
Forse non era il bacio da sogno di cui una ragazza poteva vantarsi.
Si trattava solo di un bacio a stampo.
Ma erano le labbra di Katsuki.
Le sue, e quelle di nessun altro.
E stavano accarezzando le tue, facendo quasi collassare il tuo povero cuoricino impazzito.
Ti fermasti un attimo a pensare.
Che... che dovrei fare ora?! Cosa fanno le ragazze di solito, in momenti come questi?! Dovrei... c-cingergli il collo? A-approfondire il bacio? Oddio... PANICO!
Notasti come lui aveva gli occhi socchiusi, anzi no, premuti.
Non potevi saperne il motivo, e decidesti quindi di imitarlo, godendoti quel breve istante che sembrò durare decenni.
Per entrambi.
Katsuki aveva agito d'istinto.
Dopo quella dichiarazione sputata tra le tue grida furiose non era più riuscito a contenersi.
Già aveva dovuto nascondere quel suo deglutire imbarazzato, una volta dopo essersi trovato davanti alla tua figura sorprendentemente trasandata.
Possibile che tu avessi fascino in ogni aspetto?! O forse erano solo i suoi occhi a giocargli brutti scherzi?!
Beh, di certo dopo aver visto come la maglietta si era spostata, rivelando un po' della tua spalla, non furono solo gli occhi a giocare con la sua sanità mentale.
Ah, dannata la sua immaginazione improvvisa dalla tempistica discutibile!
Aveva chiuso gli occhi per la paura di vedere l'espressione sconvolta che avresti potuto fare, ma non lo respingesti, portandolo a bearsi delle tue labbra per ancora un po'.
Come aveva immaginato erano morbide morbide.
Chissà che sapore avevano...
...però forse quello era un po' troppo.
Decise finalmente di staccarsi, lasciando finalmente ai tuoi polmoni la possibilità di riprendere fiato.
Per un attimo pensasti di soffocare sulla sua bocca.
Un lampo di speranza, seguito da molti altri, ti fece pensare che forse la possibilità c'era.
Che forse ti aveva perdonata.
Che forse si poteva andare oltre.
Che forse potevate fare la coppia felice e zuccherosa in stile telenovela.
Ma il forse è un'incertezza.
Cambia per ogni persona.
C'è per chi sta più 'probabilmente' e per chi sta più per 'probabilmente no'.
E per la vostra storia, era sicuramente un 'probabilmente no'.
"Scusami, non volevo. Non so cosa mi sia preso..." disse, creando più distanza tra i vostri corpi e spezzando il tuo cuore in mille pezzi.
Come il più fragile bicchiere di vetro.
Come se fossi stata la persona più fragile del mondo.
E tu non eri la persona più fragile del mondo.
Ma forse...
...in quel momento...
...a quelle parole...
...tra quei pensieri...
...e quel falso sorriso...
...beh, quella volta il forse ti aveva graziata, rivelandosi l'altro tipo di forse.
Era un 'probabilmente'.
No, di più.
Sicuramente, quel giorno eri tu.
"Ah, non ti preoccupare..." abbozzasti un sorriso.
Il più falso di tutti.
Un'altra menzogna da aggiungere all'accozzaglia creata dal tuo finto mondo.
Quello che avevi creato per proteggerti, anche se alla fine non era servito a nulla.
Era stato tutto inutile.
Ma dopotutto, doveva essere così.
Quel bacio, per quanto bello...
Cos'era? Cos'era stato per lui?
Heh, probabilmente solo un modo per farti stare zitta.
Stupida te che finisci sempre col parlare a vanvera...
Non doveva esserci stato amore in quel bacio.
Lui non aveva sentito quello che avevi sentito tu.
Lui non mi ama.
Tirasti su con il naso davanti alla sua espressione pentita.
"...non fa nulla, capisco." dicesti, chiudendo lentamente la porta.
Lo lasciasti così, solo in quel corridoio.
Rimase fermo ad ascoltare il tuo pianto, nascosto quasi completamente dalla musica sparata a palla dalle casse.
Quel giorno eri tu la persona più fragile.
E ti eri appena spezzata.
Completamente.
-
Aizawa controllò l'orologio appeso nella sala insegnanti, il quale segnava mezzanotte passata.
Un'altra notte passata a controllare e ricontrollare le carte.
A discutere con i colleghi di come fortificare maggiormente l'istituto.
A pensare come fossi messa tu.
Mh, a quanto pare eri il pensiero principale di parecchie persone ultimamente...
L'uomo aveva notato come nell'ultimo periodo eri giù, in maniera particolare negli ultimi giorni.
Di sicuro c'entrava quell'idiota di Bakugo.
Sempre quelli più problematici dovevano toccargli, eh?
Il corvino raccolse le sue cose, brandendo il mazzolino di chiavi per chiudere, essendo l'ultimo insegnante rimasto in quella stanza.
Spense le luci, assicurandosi di non aver lasciato alcuna finestra aperta.
Quasi certamente non c'era più nessuno del corpo docenti nella scuola.
Sospirò, uscendo dall'edificio principale della U.A. e dirigendosi verso il complesso di dormitori della classe di cui era responsabile.
La 1-A.
Una classe del genere doveva dirlo, non l'aveva mai incontrata.
Era sempre piena di... come dire... sorprese.
Brulicante di giovani talenti.
C'era chi già manifestava i segni di qualcuno che sarebbe diventato un grandissimo eroe, ma anche quelli alle prime armi non scherzavano.
E poi c'era lui.
O meglio, lei.
O meglio ancora, tu.
Tu eri la studentessa più problematica che Aizawa avesse mai avuto.
Certo, se mai tu avessi deciso di rivelare il tuo passato saresti stata l'Hero che avrebbe rivoluzionato l'intera storia.
Ma probabilmente sarebbe passato molto tempo prima di tale avvenimento.
Sempre nel caso in cui sarebbe avvenuto.
Lui sbuffò, scocciato dall'idea di dover pure fare una piccola ispezione per verificare che gli studenti fossero nelle proprie camere.
Doveva sempre farne una la domenica.
Beh, anche se ormai era già lunedì.
L'ultima volta aveva dovuto persino bussare alla porta di Kaminari perché stava dando un pigiama party, e si era ritrovato davanti una camera praticamente disastrata.
Era poco ma sicuro che non avrebbe mai più messo piede nella stanza di quello studente.
L'uomo si fece prima una camomilla, non trovando niente di meglio nella dispensa.
Quel rompiballe di Hizashi gli aveva parlato, no, urlato nelle orecchie per tutto il tempo, raccontandogli battute orrende.
Probabilmente sarebbe diventato grande amico di quell'altra rompiballe, Joke...
Passò prima nell'ala delle ragazze, sperando che per quella notte Ashido avesse deciso di starsene tranquilla.
Per sua fortuna, dal terzo al quinto piano dell'ala destra non si sentiva chiasso.
Dunque era ora il turno dell'ala sinistra.
"Fate sì che Bakugo non stia guardando di nuovo quei dannati venezuelani canterini..." pregò, salendo le scale per il quarto piano dopo aver constatato che non c'era nulla di strano ai piani inferiori.
Con sorpresa scoprì che non stava neanche guardando, non sentendo nulla una volta accostato l'orecchio alla sua porta.
E con ancora più sorpresa lo ritrovò seduto alla fine del corridoio dell'ultimo piano, con la schiena contro la porta che riportava al suo fianco '[T/c]' e la testa appoggiata allo stipite verde.
Il ragazzo dormiva profondamente, con il capo racchiuso tra le gambe e le mani che si stringevano con forza i capelli biondi.
L'uomo rimase lì per qualche istante, fissando il suo studente e sorseggiando la bevanda calda mentre l'altro mormorava nel sonno cose come "...sono un vero idiota..." e "...avrei dovuto dirle quello che provo, invece di cercare un stupida scusa...".
Il tutto con la voce impastata dal sonno, che faceva sembrare tutto un terribile film romantico.
Di quelli che comprava sempre Joke.
Con i suoi soldi.
Infatti l'appartamento dove viveva prima era sommerso di quei DVD, a detta di Aizawa un vero spreco.
Con tutto quel denaro avrebbe potuto comprarsi altri sacchi a pelo.
O qualcosa a tema gatto.
O dei sacchi a pelo con sopra disegnati dei gatti.
O dei sacchi a pelo per gatti.
Beh, qualunque cosa era meglio di quei film dolci da far venir il diabete.
Ma almeno, quando li guardava non rideva.
Il che era già meglio, forse.
Stette là in piedi ancora per qualche secondo, prima di decidersi a prendere per la maglia il ragazzo e trascinarlo fino in camera sua, non volendo doversi ritrovare a discutere con qualcuno.
Che poi, cosa avrebbe dovuto dirgli, esattamente?
Se gli avesse dato un consiglio in fatto d'amore, probabilmente Bakugo si sarebbe ritrovato in quello stato per chissà quanti altri anni...
-
Katsuki sbadigliò sonoramente, sbattendo la testa sul banco.
Quella sera l'aveva passata a svegliarsi e riaddormentarsi di continuo, e ogni volta che chiudeva o riapriva occhio vedeva solo e soltanto l'immagine del tuo sorriso.
"Scusami, non volevo." aveva detto.
Ma quale grande, grandissima, immensa cazzata!
Eccome se lo aveva voluto, e si era anche goduto ogni millesimo di secondo di quel contatto.
"Non so cosa mi sia preso." aveva detto.
Ma quale altra fottutissima cazzata!
Gli era preso che gli piacevi da morire!
Che ti amava da morire!
E ancora una volta non era riuscito a dirtelo, da quale bravo coglione era.
Davvero.
Avrebbe potuto insultarsi per ore.
Spostò i suoi occhi rossi sul posto che occupavi solitamente, temendo d'incrociare il tuo sguardo ma comunque troppo tentato dal guardarti.
Aveva paura di vederti triste, ma anche di vedere un finto sorriso sulle tue labbra.
E invece nulla.
Il banco dietro quello di Kirishima era vuoto.
Ed era tardi.
E tu non eri mai in ritardo.
Una mano sbatté contro la superficie della grande porta, ma non era la tua.
Lo sguardo del biondo guizzò su quest'ultima, sperando di vedere la tua immagine.
Ma era solo Uraraka.
E lei era sempre l'ultima ad arrivare.
Sempre.
E la campana della prima ora era già suonata da un pezzo.
"Uraraka, sei in ritardo." la rimproverò Midnight, agitando la frusta in sua direzione.
"Ah, mi dispiace tantissimo!" si scusò lei, inchinandosi frettolosamente e scattando verso il suo posto.
Katsuki notò come la castana si sorprese della tua assenza.
"Ad ogni modo, qualcuno ha visto [T/c]?" chiese poi la corvina da dietro la cattedra.
Gli studenti scossero la testa, e questo fece allarmare il ragazzo.
"Strano. Neanche Recovery Girl dice di averlo visto... quelli del suo piano hanno notizie di lui? Ehm... Sato mi pare stia nella stanza accanto..." borbottò la donna, voltandosi verso quello appena citato.
Ma Sato scosse la testa in negazione di nuovo, dicendo di non averti incontrato mentre scendeva.
E gli altri concordarono con lui.
Nessuno ti aveva vista.
Il biondo cenere s'alzò dal suo posto, facendo sobbalzare i compagni intorno.
"K-Kacchan?! Per caso tu-" squittì il verde alle sue spalle, venendo malamente interrotto dalla risposta brusca e sbrigativa dell'amico d'infanzia.
"STA' ZITTO IZUKU!" sbraitò, correndo fuori dall'aula.
Tutti furono talmente sconvolti dalle sue parole che neanche provarono a fermarlo.
Si spinse anche con le sue esplosioni, ignorando il pericolo di poter danneggiare il territorio scolastico.
Come se avesse potuto importargliene.
Potevi anche essere in ritardo.
Potevi anche solo essere caduta dalle scale.
Potevi anche star solo dormendo.
Ma lui era preoccupatissimo.
Il suo battito cardiaco faceva a gara con le imprecazioni che sparava in quel momento.
Spalancò le porte, schizzando verso le scale dell'ala sinistra e superandole facilmente sempre con le sue esplosioni.
Raggiunse finalmente l'ultima porta, provando poi a mandarla giù con la forza.
Ma non ce la fece.
Era troppo robusta, rinforzata con chissà cosa.
"Kacchan!" lo chiamò Izuku, salendo frettolosamente l'ultima rampa di scale annaspando.
A seguirlo c'erano i suoi compagni e Midnight, che erano corsi loro dietro poco dopo.
"KACCHAN ASPETTA!" cercò di fermarlo, ma lui non ci pensò due volte ad abbattere quella stupida tavola verde con uno scoppio dai palmi delle mani.
Fumo.
Fumo ovunque.
La porta s'ammaccò tutta e Katsuki riuscì a buttarla giù con un semplice calcio, facendola cadere all'interno della stanza.
Poi il polverone si dissolse, e il ragazzo si sentì come se il mondo gli fosse appena caduto addosso, portandolo giù con lui.
Le ginocchia gli cedettero, facendolo cadere a terra mentre la sua mascella tremava.
I suoi occhi spalancati, non volendo credere a quello che stavano vedendo.
"BAKUGO!" esclamarono i suoi compagni, raggiungendolo ed aiutandolo a rialzarsi.
"Cos'hai visto?!" gli chiesero, voltando poi anche loro lo sguardo all'interno della camera.
E anche loro rimasero scioccati.
Izuku tremava.
I ragazzi erano spaventati.
Le ragazze terrorizzate.
Midnight cercava di allontanarli, contattando gli altri eroi.
E Bakugo...
...lui era tante cose, e questo già si sapeva.
Si rifiutò di seguire gli ordini della prof, entrando nella tua stanza con irruenza.
Posò gli occhi sulla mobilia, vedendo come era stata spostata come se trascinata da un punto.
Guardò come tutti gli oggetti sulla scrivania erano stati sballonzolati sulla superficie, cadendo sul pavimento.
Come i pupazzi e i libri avevano fatto la stessa fine, anche se molti di essi sembravano mancare.
Notò come ogni cosa all'interno di quella stanza sembrava esser stata come attratta, trascinata come se stesse convergendo in un punto.
E notò come parte della coperta era stata buttata a terra, ma ne mancava un grande pezzo.
Di essa ne era rimasta solo poca stoffa, così poca che avrebbe potuto sembrare un tovagliolo.
I cuscini dondolavano sul bordo del letto, minacciando di cadere di lì a poco.
Le mensole avevano perso le viti, rovesciando a terra la collezione che di peluches di cui tanto andavi fiera.
E ciò che era peggio stava vicino al pupazzo più grande.
Katsuki fece qualche passo in avanti, scavalcando la sedia e tutte le altre cose che si trovavano sul tappeto.
Lì, accanto al pupazzo con le sembianze del biondo cenere, si trovava un cumulo di cenere.
E nascosto in quello schifo sporgeva il bordo bianco di una foto.
Lui si chinò per prenderla, rimanendo scioccato da chi raffigurava.
Era quel bastardo di Shigaraki Tomura, che sorrideva mentre teneva quattro dita sulla testa di una bambina.
Una bambina che fingeva di essere felice.
Una bambina dagli occhi [c/o] e i capelli [c/c].
Eri tu.
C'era persino scritto qualcosa dietro.
Qualcosa che gli fece cadere la fotografia dalle dita.
"Sono tornata a casa."
E non c'era alcun dubbio.
Nessun mistero.
Nessun imbroglio e nulla su cui ragionare.
Perché quella era la tua calligrafia.
>EYCEE'S CORNER<
WHEEEEEEEY! Come va? Ed ecco finalmente il nuovo capitolo! Di certo questo non è stato come scrivere il 36°, ma è stato comunque una faticaccia. Per dire, non descrivo un bacio da non so quanto e anche se non volevo soffermarmici troppo, dato che voglio tenere i dettagli per 'quello' (il quale non so quando arriverà, lololol). E niente, spero vi sia piaciuto questo capitolo e grazie per aver letto!
|| Cee ||
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