Torna da me

Claudio's pov

Mia amata Alice,
ci ho provato ma tu hai capito prima di me che forse sarebbe stato un errore.
Sapevo che non sarei diventato direttore: Malcomess, da vero amico, me lo aveva confidato giorni fa.
Così ho accettato un incarico negli Stati Uniti, non a Baltimora, stai tranquilla, alla larga da Scanner.
Sii felice e impegnati per diventare un bravo medico legale.
Anche se non te l'ho mai detto, sei stata la migliore allieva che potessi incontrare.
Mi dispiace non poter vedere la tua faccia quando leggerai queste righe, ma sarò già in volo... Lontano da te.

Risuona.
Il dolore cupo, sottinteso nelle mie parole, intendo.
Come una musica lenta, lontana, ovattata, capace di comunicare con una sola nota.
O forse è quel sottofondo di accordi che giunge qui, nella sala specializzandi, a farmi pensare. Sembra la colonna sonora di un film, che accompagna scene donandogli sentimento.

Mi mancherai mia piccola Sacrofano. Questo è certo...

Ora o mai più. Se non me ne vado ora sento che mi tradirò da solo.
Una ventata d'aria gelida colpisce il mio volto.

Divertiti Alice. Fallo per sempre.

Perché io, senza di te, tornerò ad essere Conforti e forse Claudio non esisterà mai più.

Alice's Pov

"Il professor...ehm scusate la professoressa..."

Professoressa?

"Andrea Manes"

E chi cavolo è ora questa!?
E perché diavolo di motivo merita quel posto più di Claudio?

Claudio.

Dove sei?

Hanno sbagliato CC, quest'istituto è il tuo istituto.

La musica riparte e se non fosse per la Wally che cade tra le braccia di Anceschi, sembrerebbe non cambiato niente.

Nel tuo ufficio. Sei sicuramente lì.

Ma quando apro la porta e quella stanza sempre in perfetto ordine, ma stracolma di fascicoli, mi appare vuota come mai lo è stata, penso perfino d'aver sbagliato ufficio.

Claudio che fine hai fatto?

"Io ho preso delle decisioni importanti, e prima che io e te facciamo un errore, penso che sarebbe meglio parlarne"

Cosa volevi dirmi Claudio?

Dirmi che avevi ricevuto una proposta? Dirmi che saresti partito?
O dirmi che se te l'avessi chiesto, saresti rimasto?

Una scatolina rossa.
Mi soffermo a guardarla.

Dimmi che è tua Claudio. Dimmi che sei stato tu a posizionarla lì, lì dove tante volte ho pianto, lì dove forse si è svolta parte della mia vita.

Una lettera. La apro tanto velocemente che credo di farmi addirittura male.
Claudio.
È lui che l'ha scritta.
Parte.
Forse l'ha già fatto.

Aspettami Claudio, ti giuro che è tutto un grandissimo equivoco.

Claudio's pov

"Claudio"
Non sono io.
A chiamare un mio omonimo è una bambina di circa cinque anni, aggrappata con la piccola mano al cappotto del padre e per la prima volta in vita mia sento che mi piacerebbe che uno scricciolo mi chiamasse 'papà'.
La mia valigia passa attraverso il controllo bagagli.
Pochi minuti e sarà tutto finito.

Pochi minuti e svaniranno le possibilità di vederti, Alice.

Sposto lo sguardo dall'amabile scenetta, richiamato dallo squillo insistente del mio telefono.

Magari sei tu che mi chiedi di restare.

"Claudio?"

"Pronto Paul, hai bisogno?"

"Sei atteso per una perizia in ospedale, c'è stato un incidente. So che stai partendo ma credo che tu voglia essere qui."

"Okay. Arrivo."

Forse aspettavo solo che qualcuno mi chiedesse di rinviare.

È per lavoro, Claudio. Hanno richiesto il tuo aiuto, non puoi rifiutati.

Mi piacerebbe credere che sia così.

"Claudio, sei sicuro di riuscire a guidare?"

"Certo, perché mai non dovrei riuscirci?"

"Perché coinvolta nell'incidente c'è anche Alice."

Il telefono precipita a terra, chiudendo automaticamente la chiamata, complice un giramento di testa.

L'ospedale, Claudio. Vai in ospedale.

Ho infranto il codice stradale più volte. Rischio di farmi togliere la patente. Ha ragione Paul: non ero in grado di guidare.

"Claudio eccoti" la voce di Paul mi accoglie "la donna su cui devi fare la perizia..."
Già non l'ascolto più.

"Alice" ho la forza di sussurrare.
"Dov'è Alice?" non è sorpreso dalla mia domanda.

"Terzo corridoio, seconda stanza a destra. La stanno operando. Claudio, ha perso molto sangue..."

Terzo corridoio... Eccolo. Seconda stanza a destra... Eccola. La sala operatoria. Respira, Claudio. Respira.

Mi manca l'aria. O forse la terra sotto i piedi. Non lo so più. So solo che se non mi arreggessi con tutta la forza che ho ad una sedia, rischierei di cadere.
Nonna Amalia, cinta tra le braccia di Marco, singhiozza rumorosamente. I genitori di Alice hanno l'aria affannata e frastornata, adornata da lacrime. Lara e Paolone si scrutano a vicenda, tesi. Nessuno sembra essersi accorto di me.
Vorrei poterla vedere, ma la domanda mi sorge spontanea.

Chi sono io per te?

Non sono un parente. Non sono un amico, non sono più un fidanzato.
Sono solo un tuo collega. Solo un collega.
Vorrei piangere. Ma non posso.

Non davanti a chi per te è davvero qualcosa.

"Dottore, dottore sta bene? Sembra stia per svenire..." un'infermiera mi guarda preoccupata.
Annuisco, incapace di fare altro.
No, non sto bene.

Non sto bene al pensiero di non rivederti più, Alice.

Inspiro, espiro. Mentre tutto l'odio che ho creduto di provare per lei in questi giorni svanisce, come non fosse mai esistito. È ritornato Arthur in pianta stabile, e con lui il mio carico di gelosia e paura. Perché lui, con i suoi modi dolci e gentili, teneri e da favola, è l'opposto di me. Io sono stronzo, cinico, narcisista, alle volte eccessivo.

Ma ti amo alla follia, Alice. E non ho nemmeno avuto il coraggio di dirtelo. Mentre ora rischio che te ne vada senza nemmeno che tu lo sappia.

Ho bisogno di aria. Non potrei sopportare di stare un attimo di più in questa sala carica di dolore. La porta che dà sulle scale d'emergenza mi sembra l'unica via d'uscita.
Stringo con forza la ringhiera, mentre dilatando le narici, incanalo più aria possibile, ma sembra non voler arrivare ai polmoni, che bruciano disperati, alla ricerca del più piccolo sollievo.
La bocca leggermente aperta, nello sforzo di non piangere.
E poi succede.
Una lacrima birichina si fa strada nel mio volto, ricalcando il profilo di rughe inesistenti, scavate dal dolore. Mentre altre più copiose giocano a rincorrersi sulle mie guance, facendo alla più veloce e cadono, senza voler smettere, sul mio completo.

Se ci fossi tu qui, sfioreresti le mie labbra, facendo diventare il nostro bacio un intreccio salato.

Se ci fossi tu qui, io sarei l'uomo più felice del mondo.

"Claudio?" una voce fin troppo familiare giunge alle mie spalle.

Mi giro e con forza mi tuffo nelle sue braccia, in un abbraccio che ho sempre negato.

Rosaria's pov

La voce di Paul mi è giunta a tratti, forse a causa di un tasto cliccato male.

"C'è stato un'incidente"

"Claudio?" il cuore in tumulto.

"No, Alice, una specializzanda. Rosaria, io credo che abbia bisogno di te. Siamo all'ospedale"

Le chiavi della macchina rubate a mio marito, che, come il figlio, la considera una dea. Le scale dell'ospedale fatte a perdifiato, le indicazioni di Paul seguite di corsa. E arrivare in una sala d'attesa oppressa di paura.

Dove sei, Claudio?

È la porta di emergenza ad attirare la mia attenzione.

Sei sicuramente al di là di quella, piccolo. Per poterti calmare. Per non fare sapere agli altri che sei fragile.

La sua possente figura mi assicura che ho ragione. Stringe, fino a fare sbiancare le nocche della mano, la ringhiera, come se questa potesse dargli una forza che ora non ha.

"Claudio?" lo chiamo.

Ed è il suo volto distrutto che mi fa capire che deve esser successo veramente qualcosa di grave.

Piange.

Piange, come mai l'ho visto fare nemmeno da bambino.

Sta male. E nei suoi occhi, oltre che dolore scorgo anche una punta di pentimento.

Alice, chiunque tu sia, devi essere davvero importante...

Lo accolgo nelle mie braccia e la potenza con cui mi cinge, mi ricorda che non è più il mio piccolo prodigio bello e timido.

"Ti voglio bene, mamma" mi si stringe il cuore a sentirglielo dire.

Claudio è il mio più piccolo figlio, minore di Giacomo, suo fratello maggiore, solo di pochi anni.

Quasi uguali di aspetto hanno un carattere completamente opposto: Giacomo è, ed è sempre stato, un ribelle. Intelligente e poco disposto a studiare a scuola si accontentava del sei, e passava la sua vita a pianificare modi per poter salvare il mondo. Adesso è un medico missionario, e vive in un perenne stato di incertezza.
Claudio invece è l'opposto del fratello, a scuola non era contento se aveva meno di nove, e passava tutto il tempo a leggere qualsiasi libro gli si fosse dato. All'età di dieci anni aveva già una notevole cultura.

È una sua lacrima a riportami alla realtà.

"Ehi! Ehi... Non fare così, mimmo.
Hai voglia di raccontarmi cos'è successo?"

Scuote la testa e del resto non mi aspettavo altro. Preferisce girare lo sguardo verso la porta, scacciare le lacrime dal viso e fare la sua entrata in sala d'aspetto per chiedere notizie.

Alice's pov

È un odore nauseante a farmi svegliare e mi ci vuole poco per riconoscerlo: disinfettante.

La mente mi riporta a quando, un paio di anni fa, passavo la giornata a studiare nella facoltà di medicina intrisa dello stesso odore.

"Sacrofano?" per quanto mi sforzi non riesco ad aprire gli occhi, anche se non ne ho bisogno per capire chi ho davanti.

"Ehi, Sacrofano, svegliati!"

Sono sveglia, Claudio. Non riesco a fartelo capire ma sono qui!

"Sono un cretino, non dovevo partire, avevo frainteso tutto!"

Già, ma non lo vuoi capire che Arthur non lo amo più?

"Sì però ora torna!"

Sono qui, Claudio! Perché non riesco a fartelo capire?

È il suo tono rotto che mi fa capire che sta piangendo.

No, no, no, amore mio. Sono qui! Sono qui!

"Alice! Alice ti prego torna da me!"

Riesco a percepire le sue labbra che si posano sulle mie.

"Torna ti prego. Io... Io..." sembra in difficoltà, come se avesse paura che qualcuno lo senta.

Dillo, Claudio. Dillo!

"Io... Io ti amo."

Si avvicina di nuovo alle mie labbra, e stavolta riesco a fargli capire che sono qua.

Con un piccolo bacio, che mi costa un enorme sforzo, gli rispondo e senza averlo pianificato mi ritrovo stretta in un abbraccio che sa di casa.

"Sì, Alice! Io ti amo, ti amo tantissimo!"

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