Narcisista, donnaiolo, ma che cosa sai di chi sono io?
NDA
allora, allora, qui abbiamo un cc completamente diverso da quello che conosciamo. Un cc con un rapporto tossico nei propri confronti e un immancabile bisogno d'aiuto.
Detto questo, niente spoiler, buona lettura.
Me lo lasciate un commentino per dirmi cosa ne pensate? 🥹
Narcisista, donnaiolo, ma che cosa sai di chi sono io?
Mi manca.
Chiusa nel buio di una stanza dove ho passato troppe notti in sua compagnia, quando l'aria frizzante e primaverile romana lambisce la mia pelle, mi rendo istintivamente conto che mi manca.
E finalmente, dopo mesi passati a crogiolarmi nel pensiero di aver preso la giusta decisione, la mente sembra voler razionalizzare che sì, è stato tutto sbagliato.
Mi sento vuota, oppressa da una vita che mi dà tanto ma che non mi regala niente che mi rimanga ancorato al cuore.
Con tristezza, ripenso a quando è stata l'ultima volta che il mio cuore ha fatto la capovolta e si è sentito talmente pieno da scoppiare, inevitabilmente e scioccamente mi viene in mente lui e il suo sorriso maledetto.
Ti ricordi, Alice, quando ti piaceva fermarmi le mani?
Sì, lo so, a qualcun altro parrebbe strano, ma non a te, Alice, non a noi.
Tu lo sapevi, lo sai, - o magari no, te lo sei dimenticata? - che le mie mani sono sempre in continuo movimento quando sono nervoso e l'indice schiocca con il pollice.
Tu lo capisci - o lo capivi? - quando sono nervoso, lo percepisci dal mio volto, dal mio respiro un po’ più affannato, ma soprattutto dalle mani, che si muovono frenetiche sulla pallina da tennis.
Sai, Alice, l'altra settimana è successa una cosa.
È tornato mio fratello Giacomo, dal Brasile.
No, tu non lo conosci e chissà come ti arrabbierai quando verrai a sapere che non te l'ho detto - ma lo verrai a sapere, vero?
Giacomo e io ci vogliamo bene, troppo bene e tu hai sperimentato sulla tua pelle cosa voglia dire con me.
Non me lo aspettavo, sai, Alice, che tornasse e mi ha fatto male, bene? Non so. So che mi ha fatto innervosire, però, perché le mie mani si sono mosse frenetiche e tu, Alice, non le hai fermate.
Ho pianto e lo so che non ci credi perché io non piango mai, ma te lo giuro, Alice, ho pianto.
Probabilmente un troppo pieno di emozioni indistinguibili.
Tu, però, una cosa non sai: quando sono triste, - e d'altronde come potresti saperlo se con te triste non lo sono stato mai - le mie mani si muovono ancora di più e più velocemente.
Ieri sera Giacomo è tornato più sbronzo del solito e mi ha rifilato una serie di accuse che adesso neanche ricordo. Ho mosso più volte il pollice e l'indice, schiacciandoli fra di loro fino a far male, perché ero triste e nervoso e Giacomo parlava, parlava e rideva della mia insulsa vita.
In bagno ho guardato il mio riflesso smunto, bagnato dalle lacrime, circondato di occhiaie e mi sono fatto schifo e lo sai, no, che quando si tratta di auto-torturarmi le mie mani sono sempre in movimento.
Ho tirato un pugno allo specchio.
E quando ho guardato la mia mano insanguinata ho pensato che non avevo mai tirato un pugno in vita mia, neanche da ragazzo.
Mi sono vergognato, perché la violenza, lo sai, non mi appartiene.
Poi ho guardato lo specchio rotto e rosso dal sangue e ho pensato che quella sera tu non avevi fermato lo schiocco delle mie dita e io mi ero comportato come un patetico coglione.
Solo che mi fa tanto male la mano, Sacrofano, e a te piaceva fermarla.
Non è che ti piace anche curarla?
Il campanello di casa suona che sono le una di notte.
È un suono talmente dimenticato che mi pare quasi nuovo.
Spero solo non sia Arthur, che, da quando sono tornata a Roma dopo un anno in America è tornato all’attacco più che mai: non sosterrei una sua improvvisata notturna quando nella testa ho solo Claudio e quella mia scelta che ha condizionato entrambi.
Quando ho vinto il concorso per gli Stati Uniti sono stata in dubbio se partire, ora che con l’istituto e CC iniziavamo a ingranare.
Quando ha saputo che stavo pensando di lasciare, Claudio è venuto sotto casa mia, con un mazzo di rose. Gli ho aperto sorpresa e lui ha sorriso.
Delle volte stupisco anche io, Sacrofano.
Abbiamo passato la nostra solita serata, a fare l’amore, a punzecchiarci e a parlare per ore; proprio mentre parlavamo, Claudio me l’ha detto: non rinunciare all’America per me, Alice. Non valgo abbastanza.
E io sono partita, volata via.
Solo adesso che me lo trovo davanti con le mani che mi piaceva tanto placare quando prendevano a torturarsi, piene di sangue, mi rendo conto che in quel non valgo abbastanza non c’era solo una mera attenzione.
E chi l’avrebbe detto che dietro a quella maschera di strafottenza e sicurezza ci fosse stato l’essere umano più fragile dell’universo?
Narcisista, donnaiolo, ma che cosa sai di chi sono io?
Mi guarda e mi appare l’uomo più bello del mondo anche se non lo vedo da un anno.
Forza un piccolo sorriso.
“Guardami, come mi sono ridotto” Dice.
“Faccio schifo, Alice. L’unica scelta sensata che avevo fatto era farti volare via e adesso sono qui a chiederti aiuto. Che razza di persona sono?” Mi domanda.
“Sei tu, Claudio, e finalmente ti conosco in tutte le tue sfaccettature” Rispondo. “Ti garantisco che sono le più umane e belle che abbia mai visto” Concludo.
Lui sorride e sembra crederci, mentre si rifugia nel mio abbraccio alla ricerca di una stabilità psicologica che finge da una vita.
Grazie, Alice, per essere te.
Stasera mi sento un po’ meglio, un po’ me.
Magari domani mi aiuterai ad amarmi, se ti va.
Anche se dubito di aver ancora amore per me, visto quanto ne provo per te.
Ma, Alice, ti ricordi quando ti piaceva fermare le mie mani?
Non farlo più, voglio che anche loro imparino ad amarmi almeno quanto io amo te.
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