In una notte febbricitante
La luna splende, è una serata normale.
È avvolta in una candida camicetta rosa, come l'ha vista l'ultima volta.
Alice, la chiama, ma lei non risponde, neanche si volta.
Alice, ci riprova, nella vana speranza che non l'abbia sentito.
Non accade niente.
Sacrofano, ora la sua voce assume un tono canzonatorio, magari così lo guarda. Nemmeno questo funziona.
Alice! Ora è a un passo da lei. La sfiora con delicatezza, percorrendo il perimetro della sua spalla, lasciata scoperta dalla stoffa.
Respira a fatica: sulla spalla di Alice non c'è quel brivido che da sempre accompagna il suo tocco.
Riesce a farla voltare, ma lei sfugge dalle sue possenti braccia con un gesto abile. Il suo volto è una maschera di dolore.
Non hai mai significato niente per me, Claudio. Sussurra con voce leggera, tanto che Claudio spera di esserselo immaginato, ma lei gli dà le spalle, allontanandosi.
Aspetta!
Per un attimo lei si gira e lo fissa:
Davvero credi che quella tua dichiarazione strampalata e assurda possa essere più allettante di Parigi e la vita che ho sempre sognato con Arthur?
Non aspetta, cammina lontano, mentre viene risucchiata da Time dei Pink Floyd.
Claudio's pov
Il telefono trilla incessante, mentre cerco di vedere l'orario sulla sveglia: le una e mezzo di notte. Sarei tentato di non rispondere ma in qualche modo sono grato al mittente.
Se non mi avesse svegliato, adesso ti starei sognando ancora.
Bastano cinque lettere a mandare in tilt le mie sinapsi.
Alice.
Rispondo con la stessa foga di un bambino di fronte a un gelato.
"Ehi?"
Dall'altra parte non giunge niente se non un lungo respiro.
"Alice, stai bene?" Chiedo, la voce un po' allarmata.
Perché mi chiami nel mezzo della notte?
"Scusa, io… Ti ho svegliato, lo sento dalla voce impastata. Io… ho sbagliato a chiamarti, perdonami." Sussurra a fatica, lasciandomi in compagnia del bip della fine chiamata. In pochi secondi ricompongo il numero e lei per fortuna accetta.
"Mi dici che succede, piccola Alice?"
Sussurro con un tono dolce che non mi appartiene. Mi rendo conto solo dopo aver pronunciato la frase di quel che ho detto.
Piccola Alice?
"Io non sto tanto bene." Pronuncia stancamente.
"Che vuol dire che non stai tanto bene, Sacrofano?"
"Ho solo due linee di febbre, Claudio." Specifica poi, ma percepisco tutta la sua difficoltà nell'articolare frasi sensate.
"È solo che non mi va di stare da sola" Mormora e la sua mi sembra una richiesta disperata.
"Non preoccuparti, Sacrofano. Non sei sola, arrivo io. Ci sono io"
Alice's pov
Ho passato tutto il weekend a fissare il soffitto, fuggendo dal caldo torrido romano dietro alle spalle di un condizionatore.
E di una cosa sono giunta a conclusione: la mia vita è a Roma, nel mio personale tempio delle umiliazioni, accanto ai miei amici, ad Anceschi, la Wally, il supremo, e al mio fragile e narcisista CC.
Non importa se perderò tutto, il mio posto è qui, accanto a lui.
Solo che poi, forse colpa del caldo, o del troppo condizionatore, mi è venuta la febbre.
Niente di grave all'inizio: il solito malanno estivo che puntualmente prendo a fine Agosto, tanto che non ho detto niente a Yukino che doveva partire per un weekend con Marco, e nemmeno a nonna Amalia, per non farla preoccupare, ma la febbre ha continuato a salire e ora nel mezzo della notte, mi appare chiaro che non possa stare più da sola.
Il mio cervello lavora veloce, in cerca di qualcuno da chiamare.
Marco e Yuki no, i miei sono a Ravenna, nonna Amalia a Sacrofano, e Silvia a un party di cui mi ha tanto parlato. Mi rimane un'ultima persona, l'unica che vorrei veramente al mio fianco in questo momento, ma la meno appropriata.
Compongo il numero e il bip incessante del telefono quasi mi convince ad attaccare, in fondo potrei sempre andare in ospedale, mi dico, ma la sua voce impastata che appare d'improvviso mi fa desistere.
"Non preoccuparti, Sacrofano. Non sei sola, arrivo io. Ci sono io" Mi rassicura alla fine, mentre io mi accascio sul divano, perdendo la mia stupida battaglia contro un sonno colmo di incubi e calore.
Claudio's pov
Pochi minuti dopo sono sotto casa sua, attaccato al campanello. Non sono un granché presentabile, sono rimasto con la maglia del pigiama e indosso una tuta da casa di qualche anno fa.
L'Alice che mi viene ad aprire è una versione febbricitante e infreddolita della mia allieva. Mi squadra dal volto ai piedi e mi sorride, poi si butta tra le mie braccia in cerca di un abbraccio che non esito a darle.
"Ho freddo" Sussurra.
Ecco la cosa che è proprio disarmante di te è che sei… tenera, come… una bambina.
Le mie braccia non si azzardano a lasciarla, mentre mi rendo conto di quel che sto facendo.
Sono corso nel bel mezzo della notte ad aiutarla.
Ti sto abbracciando, Alice.
Non abbraccio nessuno da quando i miei sono morti e non sono mai andato da nessuna all'una di notte perché aveva la febbre.
Cosa mi hai fatto, piccola Sacrofano?
Le passo un dito tra i capelli, portandole dietro all'orecchio il solito ciuffo ribelle e intrappolo le sue labbra in un bacio insicuro.
Baciami Alice, non rifiutarmi di nuovo.
Lei di tutta risposta mi stringe di più e posa la testa sulla mia spalla.
La allontano leggermente, quel che basta per guardarla negli occhi mentre lei mi fissa smarrita.
"Perché io, Alice?" Chiedo.
"Perché ora ad abbracciarti e a riscaldarti non c'è il tuo reporter?" Sussurro.
Lei cerca la mia mano e quando la trova se ne appropria. La alza, disegnando con l'altra il contorno delle mie labbra. Poi mi sorride, mentre stringe gli occhi per allontanare un giramento di testa.
La mia mano resta sospesa in aria, mentre aspetto con il cuore in gola una risposta.
"Perché, Alice?"
Mi fissa, e poi porta la mia mano sul suo petto, posandosi un bacio sopra.
È un battito accelerato quello del suo cuore, e la sua sua pelle è intrisa da un brivido continuo.
"Questo - dice, indicando la mia mano - io non l'ho mai sentito"
"Arthur non ne è mai stato capace, Claudio." Respira a lungo.
Dillo, Alice.
"E io lo so che mi farai male, che ti odierò, che litigheremo, ma questo… io non potrei mai farne a meno"
Si avvicina e si appropria delle mie labbra, come prima avevo fatto io.
Neanche io, Alice. Questa cosa verso di te, intendo, non la cambierei per nulla al mondo.
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