1. L'inferno di ogni mattina


L'inferno di ogni mattina non inizia nei sotterranei del metrò

che brulicano di esseri schivi e indaffarati.

L'inferno non è nelle viscere della terra.

È nelle mie viscere.

E nelle sue viscere.

*

Si cammina infagottati, in questo inverno freddo, assenti agli altri, distratti, di corsa.

I corridoi si snodano in labirinti conosciuti che i passi percorrono autonomamente, mentre la mente continua a sonnecchiare.

Immagini inchiodate alle pareti scorrono rapide senza dire niente alla coscienza; brusii sfiorano appena le orecchie intirizzite e anestetizzate dal vento.

Ci si lascia inghiottire da vagoni che trasudano vapori caldi e puzzolenti; ci si impila e pigia tra corpi sudati e sporchi, che ti toccano lascivi approfittando del caos.

Ci sono occhi che ti senti addosso dall'inizio alla fine, che dai tuoi occhi partono giù fino al collo, al seno, alla pancia, e osano, ancora di più, e scendono giù, giù, indugiano solo un po', poi rapidi raggiungono i piedi, e poi di nuovo su, per fermarsi a scrutare lentamente le parti più pronunciate e quelle che, solo esse, rimangono nude: il collo, è il collo che sento osservato, e mi sembra di sentirmi mordere da vampiri famelici che desiderano ciò che le loro donne, troppo velate, non mostrano a occhi indiscreti.

A tutto si fa l'abitudine, e si ottundono i sensi, e continua a dormire la mente, nel viaggio verso il vero inferno.

Il traghetto di Caronte va a motore e ne carica tanta di gente, di tutte le etnie, tutte le mattine. Gente che non vedi, gente che non ascolti, gente che non c'è.

L'indifferenza regna sovrana, in questo mio mondo; si è indifferenti e insensibili; si è numeri che viaggiano silenziosi; si è macchine di produzione; non ci si chiede più il perché di questi viaggi mattutini, dove portano, cosa ti danno. Sei indifferente anche a te stesso.

Poi ecco che... All'improvviso un giorno si scopre che le persone possono farti male e ti fanno tanto male quanto più le rendi importanti, quanto più investi sogni e aspettative sul loro modo di guardarti.

Ci sono nomi che ti risuonano dolcemente in petto, anche se chi li possiede non ha niente di dolce, se non un raro sorriso.

È allora che cominci a guardarti intorno, a osservare le figure accanto a te, ma lo fai appena in tempo per vederle fluire via, una alla volta, anonime e vaghe, verso le scale che riporteranno loro e te in superficie.

Esci allo scoperto, ed è prima di tutto a te stesso che ti scopri, dissolvendo reticenze e menzogne, trovandoti, nella nebbia dei tuoi dubbi.

La nebbia avvolge l'aria, in questi giorni; affascinante nebbia!

La nebbia che falcia le gole.

La nebbia che dà cibo alla mia fantasia.

Con quel suo alone di mistero, che vorrei allungare la mano nella curiosità di ciò che potrei trovarci dentro.

Magari una mano da stringere.

Magari la sua mano.

Per allacciarmi a essa...

E non lasciarla mai più.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top