Leggi divine

Jude è un ragazzo dallo sguardo malinconico, non sorride mai e se ne va in giro sempre a capo chino, portandosi addosso la vergogna peggiore. Vorrebbe tanto essere punito perché è il peggiore dei traditori, vorrebbe che qualcuno gli togliesse quei trenta denari dalla coscienza. Ma le leggi divine non sono io a farle. Jude è qui perché è un suicida, come tanti altri. A nessuno gli frega un accidente del suo tradimento. Come potrebbe essere altrimenti, è stato Dio stesso a manovrarlo come un burattinaio manovra le sue marionette. Jude ha la pelle abbronzata di chi ha vissuto in un posto dove c'era molto sole, e un'escoriazione rosso fuoco intorno al collo, un ricordino lasciatogli dal suo cappio, il suo biglietto d'ingresso per il mio Inferno. Non riuscirete mai a guardarlo dritto negli occhi, ma se per sbaglio dovesse alzare lo sguardo nel vostro non riuscirete a capire il colore delle sue iridi, oltre una patina di lacrime che gli opacizza sempre la vista.

"E così là fuori sarebbe pieno di povere anime dannate per sbaglio a restare intrappolate all'Inferno?", chiedo con un sopracciglio alzato.

Jude si guarda intensamente i piedi e fa un movimento minimo del capo assimilabile ad un segno affermativo. Caio alza gli occhi al cielo, come se fosse veramente di una qualche utilità.

"Si, più o meno è così", conferma tristemente.

"Piramo?", chiedo guardandomi intorno. Piramo è sul precipizio dietro il colonnato destro del mio tempio scoperchiato, sembra essere sul punto di suicidarsi una seconda volta. "Piramo", lo richiamo alzando la voce. Quando si volta le fiamme dell'Inferno dentro di me crepitano di esitazione. Nei millenni mi è capitato di avere qualche dubbio riguardo qualche anima, ma con Piramo i dubbi sono sempre stati certezze. Lui non si merita di stare in questo posto, ha gli occhi di un azzurro che ricorda il Cielo limpido delle Beatitudini, e il cuore schifosamente puro. È talmente innocente che mi si accappona la pelle solo a starlo a guardare.

"Cosa, Lucius?", chiede tentando un sorriso cordiale che non gli riesce molto con quella sua espressione perennemente afflitta, tremendamente simile a quella di Jude, tremendamente simile a quella di tutti i suicidi.

"Come ti è sembrata la situazione, là fuori?"

Caio sbuffa, spazientito. "Vuoi davvero starne a parlare per il resto dell'eternità o possiamo pensare a fare qualcosa?"

Lo fulmino con uno degli sguardi peggiori che trovo. "Piramo", ripeto con calma e freddezza.

"È tutto tranquillo", dice Piramo guardando giù con distacco, come se non fosse anche lui parte di questo posto. "Il che personalmente non mi dispiace affatto, ma per essere l'Inferno credo sia un problema"

Caio fa un passo avanti verso di me e spalanca le braccia come a voler dimostrare un'ovvietà.

"Certo che è un problema! Siamo in un Inferno di smidollati dove il più cattivo che si riesce a trovare è finito qui per aver bucato le ruote della macchina al suo professore del liceo!"

Piramo fa spallucce. "Beh, non è certo una cosa carina"

"No, ma non è nemmeno una cosa per cui meritare la dannazione eterna", ribatte nervosamente Caio.

Il concetto di dannazione eterna fa scendere uno strano silenzio tutt'intorno. Sono eternamente dannato da un'eternità talmente remota che quasi non ricordo più come ci si possa sentire a non esserlo. Più leggeri? Più puliti? Più buoni? O solamente più ipocriti? Scagli la pietra chi è senza peccato, e non sono affatto sorpreso che adesso che il mondo è finito il mio Inferno sia sovraffollato.

"Andrò a dare un'occhiata", annuncio con un'alzata di spalle. Mi sento afferrare per un braccio. Caio mi tira a un palmo dalla sua faccia. Ha veramente una faccia tosta da far invidia, il ragazzo. Lo farei bruciare qui su due piedi, se non mi stesse simpatico.

"Lucius, tu non capisci..."

"Sto andando di persona proprio per questo"

Caio apre la bocca per dire qualcosa ma poi la richiude. Scuote la testa tra sé e sé e ci riprova.

"Ci sono..."

Lo guardo e forse è proprio la luce dei miei occhi a metterlo in difficoltà. "Ci sono cose che non sai gestire, lì fuori"

Gli scoppio a ridere in faccia senza neanche starci a pensare. "Cose che non so gestire? Sono il Diavolo, credo di sapermela cavare con qualche ladruncolo di periferia"

"Ci sono dei bambini", dice in fretta. Credo di essere disorientato. "Dei bambini?", ripeto.

Caio annuisce e per un attimo persino lui sembra essere veramente dispiaciuto per la cosa.

"Dei bambini all'Inferno?", chiedo ancora per conferma. Piramo si volta e annuisce anche lui, senza riuscire ad alzare lo sguardo su di me.

"Lasciate che i bambini vengano a me", proclama Jude con l'aria di chi vaneggia. "Era una delle sue frasi preferite", dice massaggiandosi il segno rosso sul collo. "Che gli diresti adesso?"

Non lo chiede con cattiveria o malizia, ma con semplice curiosità ed una vena di dubbio nella voce. Non so come faccia a non essere arrabbiato, non so come facciamo tutti e tre a non essere arrabbiati. Vado spedito verso il precipizio dietro il colonnato destro e non smetto di camminare nemmeno mentre rispondo.

"Gli direi che li ha lasciati nell'asilo nido sbagliato. Non ha sentito dire in giro che il maestro è un vero Diavolo?"

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