#10
Siamo un esercito bianco e questa è una guerra che non ci macchierà. Contraddizione divina: angeli armati e guerre pure. Lucifero ha ragione, ce l'ha sempre avuta. Mi guarda con una strana follia negli occhi e mi dice: "Per una volta combattiamo fianco a fianco, Mic"
Lo sa che la verità è un'altra. Lo sa che combattiamo sempre fianco a fianco. Non è per questo forse che il Bene e il Male prendono senso? Due facce della stessa medaglia. Oro su oro. Io e Lucifero.
Guidiamo l'assalto contro Lilith come fossimo un unico generale. Planiamo sull'Inferno come una manna dal cielo in bilico sul confine tra redenzione e piaga. Lilith è sola, una regina su un trono di fiamme. Ha dentro di sé la forza dell'umanità più lacera mai esistita sulla Terra: le anime gridano attraverso il suo corpo, chiedono vendetta. Lei si aggrappa a quelle voci, e brandisce il pugnale con cui non ha saputo privare Lucifero dell'immortalità. La presa sull'arma è sicura, ma Lucifero sorride e per un attimo Lilith vacilla al ricordo di passioni umane generate in un finto atto d'amore, e capisce.
Capisce che l'odio che prova ha ragioni talmente profonde che sono simili a radici inestirpabili. Capisce che non può cedere, e che non può vincere, no se Lucifero sorride in quel modo, come avesse un'aureola brillante sui capelli biondi e una benedizione sulle clavicole, lì dove dovrebbero esserci le ali.
Vorrei poter raccontare l'immensa misericordia del Cielo, ma nella disfatta di Lilith c'è solo sangue demoniaco, denso e nero, occhi come biglie di vetro e unghie che graffiano la pelle. Non la uccidiamo, non ancora. L'Equilibrio ha bisogno anche di lei. Lucifero si limita a prenderla a calci nelle costole, e con le mani alla sua gola si riprende l'Inferno. Più che una guerra tra i piani dell'essere sembra una partita di ping pong. Con le schiere angeliche alle spalle, Lucifero brilla abbastanza intensamente da riuscire ad abbagliare il male oscuro che alberga in Lilith. Vince. Il Diavolo vince sempre, in fondo.
Lucifero è raggiante, euforico, ubriaco di vanagloria e insopportabilmente felice. Grida qualcosa contro il Cielo, non sto veramente a sentirlo, sembra una conversazione privata. Urlata, ma privata. Lo guardo solo per il gusto di osservare le sue meravigliose contraddizioni, il suo senso del sublime, il suo profilo migliore. Grida ancora un po' con il mento puntato verso le nuvole di fiamme e cenere dell'Inferno, e alla fine ottiene qualcosa. I suoi capelli tornano ad avere il colore delle ali dei corvi.
E l'Inferno torna ad essere il suo palcoscenico; le sue comunicazioni con il Cielo si chiudono con un dito medio alzato in segno di saluto; dietro gli occhi riprendono a crepitare le dannazioni di esseri umani che si sono abbandonati al suo abbraccio. Perché Lucifero sa essere persuasivo e sensuale, quando promette calore.
"Grazie, Mic", mi dice strizzando l'occhio.
Sostengo il suo sguardo alla meglio. "Ci vediamo alla prossima resa dei conti. Nell'attesa, cerca di non fare troppi danni"
"Sarò un angioletto"
Mi strappa un sorriso. E a voi posso confessarlo: mi strappa anche un pezzo d'anima.
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