Gemelli

CROWLEY'S POV

La nascita di Freddie Fell fu un evento straordinario. Un evento che mai mi sarei sognato di ripetere. Garden Lodge era splendida come un tempo anche se il suo abitante non era più in vita. Freddie Mercury era diventato un demone perfetto il 24 novembre del 1991. Una data indelebile nel mio animo dannato.

Ci ero andato tante volte a casa sua, dopo la dipartita, e la tristezza invadeva il mio cuore in una morsa distruggente. In un pugno che mi lacerava il respiro.

Il giardino era perfettamente curato e la neve l'aveva reso ancora più meraviglioso.

Entrammo e vedemmo un bellissimo giardino ben curato con tantissimi fiori, un laghetto per le koi e qualche gatto che gironzolava tranquillo. All'interno la casa era ancora più bella: nel soggiorno si trovavano attaccati alle pareti dei quadri meravigliosi e su qualche mobile dei vasi preziosi; c'erano inoltre molte altre stanze arredate elegantemente.

Salimmo le scale e giungemmo nella camera da letto: c'erano grandi finestre che si aprivano su una lunga balconata, mentre a destra ce n'era una che dava sul giardino. C'erano inoltre due sofà, un tavolinetto e il letto dove, moltissimo tempo prima, si trovava Freddie con accanto l'aflebo per fargli assumere l'acqua e le medicine.

Aziraphale era stanco e affaticato. Potevo comprenderlo benissimo: il parto era alle porte e presto il nostro bambino sarebbe nato. Non ero pronto però a una nascita che sarebbe avvenuta il giorno seguente.

Facevo avanti e indietro dalla sua stanza per vedere se avesse avuto bisogno di me o di Lily.

Spesso rimanevo turbato vedendo quello che gli succedeva all'interno: potevo distinguere chiaramente il piccolino che sembrava uscire dal ventre.

Lily era cresciuta veramente moltissimo: quando Aziraphale mi aveva proposto di avere un altro bambino era stato improvviso. La piccola Olive aveva solo due anni e non mi aspettavo una cosa del genere. Ci era rimasto malissimo alla mia risposta tanto da evitarmi per tre mesi. La sua lontananza e freddezza mi fecero sentire un emerito stronzo: pranzava lontano da me, non mi parlava e a letto non facevamo più le coccole. Era stato quindi il 22 dicembre, poco prima della Vigilia, che provai qualcosa che avrebbe cambiato le nostre vite: un simulatore di gravidanza. La mia curiosità era sempre stata troppa, anche per quello ero Caduto. Arrivato a casa, visto che l'angelo era fuori nella sua biblioteca e i bambini erano fuori a giocare, lo provai. Fu veramente strano e sperai che nessuno mi disturbasse. Quando un calcio "finto" arrivò il mio cuore esplose. Era quindi questo che provava sempre Aziraphale? Era questo il miracolo che era accaduto dentro di sé? Ero senza parole. Il macchinario emise un altro calcio e io sorrisi. Senza che me ne accorgessi avevo iniziato a parlare con un bambino che però non c'era. Prima che tornasse il mio angelo provai anche il simulatore del parto. Descrivere i dolori allucinanti che mi aveva provocato è molto difficile: come potevano le donne fare dei figli per poi sopportare dei dolori così forti?

Non mi accorsi però che l'angelo aveva osservato tutto di nascosto. Fu proprio per quella Vigilia che mi scusai e decidemmo di concepire il piccolo Freddie Fell.

Come stavo raccontando prima Lily era cresciuta tantissimo ed era diventata una bellissima donna molto responsabile per i suoi quindici anni. Il suo amore verso Louis si era trasformato in qualcosa di molto forte e, sapendo quello che poteva succedere, le dissi di usare le protezioni nel caso in cui avesse avuto un rapporto sessuale con quel ragazzo.

Luois era altrettanto bello: i suoi occhi viola mostravano tutta la bontà del suo animo.

Gli altri ragazzi si facevano sentire poco: David era immerso nello studio e Matthew invece nel teatro. Renesmee allo stesso modo. Lo studio la distruggeva.

Ma ciò che voglio raccontare è qualcosa che cambiò drasticamente le nostre vite.

Eravamo tornati da un paio di settimane a casa nostra quando un personaggio che conoscevamo bene apparve nella nostra stanza. Il Dottore quella volta aveva un aspetto diverso: aveva i capelli grigi ed era accompagnato da due personaggi, oltre a sua figlia con un uomo che era uguale, in tutto e per tutto, allo Sherlock che avevamo incontrato. Jo aveva di nuovo i capelli rossi e sembrava più bella di prima. Il Dottore aveva uno sguardo che non prometteva niente di buono: era serio e le sue sopracciglia mettevano timore.

Si avvicinò a Lily che iniziò a tremare dalla paura.

«Esistono degli universi paralleli e a quanto pare, tra di loro, è presente una frattura spazio - temporale. Non so chi l'ha causata ma se non si richiude in fretta temo che i vari universi verranno a contatto tra di loro alterando la linea temporale. È di fondamentale importanza che si richiuda anche perché, nel mio mondo, esistono delle creature molto pericolose che se scoprissero altri mondi li potrebbero conquistare e sterminare le popolazioni presenti se non ridurle in schiavitù. Lily, sei stata tu ad aprire un varco tra i vari universi? Perché nel caso è importante che tu lo richiuda.» Le spiegò e lei parve terrorizzata sia dal suo sguardo sia da quello che poteva succedere.

«Sì, sono stata io. Ma non l'ho fatto apposta. Dio mi aveva detto che dovevo far scoprire il mio mondo anche a Sherlock Holmes e John Watson siccome il consulente investigativo non credeva nell'esistenza di altri mondi. Ma adesso non so veramente come fare, credimi.» Disse con quasi le lacrime agli occhi e guardando verso il basso.

«Ti credo. Vedi di escogitare qualche modo per chiudere la frattura, siamo intesi?» Le chiese abbassandosi alla sua altezza e lei vide che il suo sguardo non metteva così paura. Anzi quegli occhi tra il verde e l'azzurro in un certo senso mettevano anche sicurezza e tranquillità.

Lei annuì e scomparvero nel nulla.

Per i giorni a venire Lily si chiuse nella  biblioteca di Aziraphale a cercare informazioni con l'aiuto di Louis.

Non trovarono molte informazioni ma proprio per il suo sedicesimo compleanno accadde qualcosa che mai mi sarei aspettato le potesse succedere.

Il giorno di Natale fu indimenticabile.

Avevamo addobbato il nostro albero con tutte le decorazioni più belle e avevamo costruito pure il presepe.

Il piccolo Freddie, a differenza di Lily, si svegliava di continuo e lei, da brava sorella maggiore, lo prendeva in braccio e gli dava il latte con il biberon.

La notte scartammo i nostri regali con la gioia in corpo: Lily ricevette moltissimi libri e addirittura delle maglie meravigliose. Invece io avevo regalato ad Aziraphale dei libri rarissimi e ricevetti un album dove mettere le foto di famiglia.

Il pomeriggio del giorno seguente, dopo che avevamo scartato tutti i regali dei presenti, ci divertimmo a giocare a palle di neve insieme a Newt, i Quelli, John Holland, Ariadna e i loro bambini mentre Anathema cullava il piccolo Harry. C'erano anche Renesmee, David e Matthew.

Dopo l'Efipania ricominciò la scuola e Lily era sempre impegnata sui i vari libri. Studiava, studiava e studiava. Era sempre stanca e un neonato in casa non migliorava di certo la sua situazione. Io ero sempre felice di fare la mia parte cullando il piccolo Freddie che mi guardava sempre con amore. Non era stato solo il mio amore fortissimo verso il frontman a volerlo chiamare a quella maniera ma anche un fatto che era accaduto poco prima di scoprire il suo sesso. Ero stato chiamato da Hastur per un piccolo problema nella mia ex-fazione. Mi ero avviato all'interno di quel luogo che mi metteva i brividi: grigio e tetro. Le pareti erano nere come la cenere con attaccati dei manifesti che vietavano di leccarle. Sul soffitto si trovavano delle luci al neon quasi del tutto finite e infine c'erano delle porte che portavano ai vari incarichi dei demoni.

Hastur mi portò da Balzebuub che mi aspettava seduta sul suo trono. Mi ricordai immediatamente quando Aziraphale, nel mio corpo, era stato all'interno di quella vasca bianca piena di acqua santa davanti alla Signora dell'Inferno. Ella mi guardava seria in volto.

«Crowley, manca un demone e non uno qualsiasi. Un certo Freddie Mercury. Tu ne sai qualcosa?» a quella domanda rimasi spiazzato. Come mancava? Come poteva fuggire un'anima Infernale dall'Inferno? Io le risposi che non ne avevo idea e lei, stranamente, mi credette.

Quando Freddie Fell venne alla luce,  compresi il motivo per cui mancava un'anima infernale: lui aveva i capelli neri come quelli del cantante e gli occhi del medesimo colore. Quando lo vidi sentii un tuffo al cuore. Sicuramente si trattava di reincarnazione. Quello, come ho detto, rimase uno dei momenti più belli di tutta la mia dannata esistenza.

Per mesi mi dedicai a lui che cresceva forte e in salute. Gli volevo un bene profondo. Un bene che partiva direttamente dalla parte più nascosta della mia anima per arrivare direttamente al mio cuore.

A giugno la scuola finì e Lily si poté dedicare alle uscite con Luois. Il piccolo Freddie sviluppò intanto un potere straordinario: quello di cambiare a suo piacimento il colore dei suoi occhi e capelli. Da neri passavano a rossi come i miei e le pupille da marroni a gialle. Quando accadde Aziraphale lo stava tenendo tra le braccia e si sorprese.

«Crowley caro, il piccolo!»

Ero nella mia camera a sonnecchiare, per una volta che Freddie era tranquillo, quando sentii il mio angelo chiamarmi. Pensavo, nel panico, che fosse successo qualcosa al bambino e il mio cuore accelerò la sua corsa. Il mio respiro era irregolare e quando entrai nel soggiorno trovai mio marito tranquillo. Ero confuso.

«Crowley, guarda! Prima aveva i capelli neri e ora sono rossi. Invece i suoi occhi sono gialli. Che potere straordinario!» mi fece notare con gli occhi celesti che esprimevano tutta la sorpresa.

Freddie nel mentre batteva le manine ripetendo " da-da" con la sua tenera vocina.

Lo presi in braccio per coccolarlo e giocare un po' con lui.

Mentre Lily era andata al mare con Luois noi ci dedicavamo alla nostra privacy. Ora che c'era un solo bambino per casa era tutto molto più semplice.

Luglio e agosto volarono.

A settembre Lily ritornò a casa e noi l'abbracciammo.

Il 5 settembre per lei iniziò il suo ultimo anno di superiori e lei studiava giorno dopo giorno. Ma, il 12 di quello stesso mese, lei cominciò a mostrare strani sintomi: andava spesso in bagno per vomitare e a scuola sveniva. Cercò di celarli in tutti i modi ma Aziraphale li notò comunque. Anch'io ero stato molto sospettoso nei suoi confronti.

«Crowley caro, pensi che nostra figlia sia incinta? Ha gli stessi sintomi che ho avuto io.» Mi chiese preoccupato mentre lei era a scuola. Stavo giocando con Freddie che mi chiamava con la sua vocina e quel pensiero mi fece sbiancare. Come poteva aspettare un bambino a soli sedici anni? Io le avevo fatto un discorso molto lungo e serio sulle protezioni e lei lo buttava al vento così? Pensa se invece di una gravidanza si fosse beccata l'AIDS. Certo, era una creatura soprannaturale ma sarebbe comunque stato terrificante rivivere l'esperienza vissuta con Freddie Mercury. Rabbrividii. «Angelo, non ne ho idea. Sarei molto deluso se così fosse. A soli sedici anni non può prendersi cura di un bambino. L'aborto sarebbe la cosa migliore per lei.» Lui mi guardò deluso in volto. Sapevo cosa stava pensando sotto quei riccioli bianchi come la neve e lo compresi.

Quella sera stessa, dopo cena, la prendemmo da parte.

«Lily Olive, mi devi dire qualcosa?» le chiese l'angelo con tutta la delusione scritta in quegli occhi celesti e le braccia incrociate sotto il petto.

Lei parve irrigidirsi a quella domanda che sperava non arrivasse mai. Sospirò.

«Papà, scusatemi tanto. È stato un incidente, nessuno dei due era consapevole. Il 29 agosto c'è stata una festa in discoteca e Louis mi ha tentata. Io non volevo andarci, davvero. Poi mi ha suggerito di provare a bere un alcolico e, inconsapevoli, abbiamo fatto sesso. Molto probabilmente potrei essere incinta.» Annunciò tra le lacrime delusa da se stessa e dal suo orrendo comportamento.

Io che non ci volevo credere mi andò di traverso il vino.

«Incinta a soli sedici anni? Sei sicura? Hai provato a fare un test di gravidanza?»

«Papà, non mi ritornano più le mestruazioni da circa tre settimane e ho tutti questi sintomi assurdi e poi Aziraphale avrà già capito tutto.»

«Infatti. Sono amareggiato da tutto ciò. Pensavo che fossi ormai matura e responsabile ma a quanto pare mi sbagliavo. Cosa intendi fare adesso? Abortire è l'unica soluzione poiché non puoi crescere un bambino a soli sedici anni. Per dargli tutto l'amore di cui ha bisogno devi avere un lavoro che ti offra abbastanza soldi e una casa sicura. Hai tutto ciò? No e non puoi abbandonare la scuola.» Le spiegò e io annuii a tutto. Non avevo mai visto il mio angelo così deluso. Era la prima volta che capitava.

«Io non voglio uccidere una creatura innocente papà, è da barbari.» Affermò impuntandosi Lily. Nel suo sguardo riuscii a vedere tutta la sua decisione e mi ricordava tanto il mio angelo.

«Ma è l'unica soluzione possibile. Non puoi cercare una famiglia che lo adotti perché è una creatura soprannaturale. Devi fare i conti con la realtà, tesoro.» Le disse mettendole una mano sulla spalla.

Anch'io le feci un bel discorsetto dicendole infine che non avrebbe più visto Louis. Lei accettò quella punizione.

Il giorno seguente lei e Aziraphale andarono dal medico per prescrivere l'aborto mentre io restai a casa a giocare con Freddie. Mi piaceva stare con lui e sentire la sua piccola risata. Quando tornarono Lily era sconvolta e si chiuse nella sua camera a piangere. Aziraphale si sentì in colpa verso di lei e quel bambino che portava dentro. Si mise seduto accanto a me e prese tra le braccia Freddie.

«Angelo, è la cosa migliore da fare sia per lei che per il piccolo. È soltanto una ragazza ancora molto giovane e non si deve rovinare l'adolescenza con un figlio da mantenere.» Lui mi guardò e comprese che era vero.

Ma nei giorni a venire, sentendo quel senso di colpa diventare un masso pesante sullo stomaco, decise di andare al Ritz e chiedere se avessero bisogno di manodopera. Risposero affermativamente e, una settimana dopo la visita dal medico, le fece una sorpresa.

Eravamo seduti nel soggiorno quando l'angelo prese parola.

«Lily Olive, ho visto quanto tieni al bambino e vedendo tutti gli sforzi che hai fatto per Freddie, beh, io e Crowley abbiamo deciso che non abortirai. Non è giusto nei confronti di una creatura innocente. Quindi abbiamo deciso di trovarti un lavoro. Qui c'è un ristorante che cerca una cuoca abbastanza brava e tu lo sei. Ti va se questo pomeriggio ci andiamo insieme?» Lei fu raggiante di gioia e iniziò a piangere. Era bellissimo vedere il sorriso incorniciare il suo volto delicato.

Così quello stesso pomeriggio andammo al Ritz e una ragazza prese sotto la sua ala Lily. Ci disse di venirla a prendere intorno alle 21:00. Fu davvero strano, per me, vedere Lily Olive a lavoro a soli sedici anni.

Quando tornava a casa faceva pratica con Freddie cambiandogli il pannolino quando serviva ma era abbastanza brava di suo.

Il 24 novembre il nostro piccolo Freddie disse la sua prima parolina. Eravamo riuniti tutti insieme a tavola quando la sua vocina ci interruppe.

«Tata!»

Aziraphale si voltò nella sua direzione e lo guardò commosso. Io ero felice quanto lui se non di più. Risentire dopo tanto tempo un bambino imparare a parlare mi fece sciogliere il cuore di felicità e orgoglio.

«Ha parlato! Crowley caro, ha detto la sua prima parolina. Che tesoro!»

«Credo che si riferisse a me, papà. Vero cucciolo?» lo prese in braccio Lily pulendogli il faccino con il bavaglio.

«Tii!» esclamò lui battendo le manine.

Lily e Freddie giocarono tutto il tempo insieme. Fu veramente bellissimo vedere la nostra famiglia che si stava allargando.

Su nostra decisione Lily lasciò la scuola per dedicarsi solo a se stessa, alla famiglia e al lavoro.

Con l'anno nuovo tutte le nausee sparirono e la pancia iniziava a mostrarsi. Louis, a cui avevamo comunicato la notizia, fu davvero felice e si diede da fare per finire al più presto gli studi per dare una mano economicamente a Lily.

Fu un giorno di febbraio che comprendemmo che presto saremmo diventati nonni. Per me che era stato impensabile innamorarmi di un angelo fu ancora più strano e sconvolgente pensare che sarei diventato nonno. Ok, avevo più di seimila anni ma non mi sentivo così anziano: non avevo un accenno di rughe sul volto e i miei capelli erano più rossi che mai. Non potevamo invecchiare e quindi il tempo non aveva effetto su di noi.

Lily era sdraiata sul letto quando ci chiamò.

«Papà, si è mossa, la piccola Ursula si è mossa!»

Aziraphale era emozionato quanto me se non di più. Aveva le lacrime agli occhi dalla felicità. In quel momento sembravano tanto degli splendidi gioielli.

«Posso avvicinare una mano?»

Lily annuì e quando sentì la piccola muoversi le lacrime scesero ancora più di prima.

Come Lily fece per noi durante la gravidanza di Aziraphale noi l'aiutammo in tutto: io allargavo la sua camera per farci stare anche una piccola culla.

Il 12 maggio finalmente la piccola Ursula, la nostra prima nipotina, nacque.

Lily si alzò come di consueto per fare colazione e dopo aver mangiato si diresse a fare la doccia. Pochi minuti dopo sentimmo un urlo provenire dal bagno e vedemmo Lily con un liquido trasparente tra le gambe che si teneva la pancia dal dolore. Comprendemmo tutto e, mentre il mio angelo l'aiutava ad alzarsi, io prendevo le borse che tenevamo pronte da giorni.

Vedevo che era spaventata ma soprattutto molto terrorizzata. Il dolore, che avevo potuto sperimentare in un certo senso anch'io, era lancinante. Dopo aver preso tutto andammo di corsa all'ospedale più vicino. In macchina Lily sbraitò e maledisse Louis mentre Aziraphale le accarezzava i capelli e le diceva di fare grandi respiri profondi.

Arrivati prendemmo posto nella nostra stanza. Noi l'aiutammo a camminare per facilitarle il travaglio mentre ella faceva grandi respiri profondi.

Mentre stavamo per rientrare nella nostra stanza vedemmo fare il suo ingresso Ariadna tutta sorridente con un palloncino in mano.

Dopo di lei entrò anche Louis che era tutto agitato e ansioso. Le stette accanto tutto il tempo mentre faceva grandi respiri profondi.

Qualche minuto più tardi arrivò anche Renesmee accompagnata da David. Ella, con il passare del tempo, era diventata una bellissima donna e lui un uomo maturo con qualche accenno di barba. Sicuramente si era rasato. Quando videro chi era la paziente si stupirono.

«Ehi, ciao, Lily! Non mi aspettavo di vederti così presto in ospedale. Wow, sto per diventare zia! Come si chiama..» chiese saltando dalla gioia.«Ursula. Potete dirmi quanto manca ancora? Io non ce la sto facendo più!» disse gridando Lily. Dopo un rapido controllo venne fuori che era ancora troppo poco dilatata e che ci sarebbe voluto ancora un po'.

Solo dopo qualche ora, quando il sole era già sorto, la portarono in sala parto mentre gridava dal dolore.

Aziraphale e io intanto attendevamo con ansia l'arrivo della nostra nipotina.

Dopo qualche minuto riportarono nostra figlia in camera mentre dormiva affaticata dal lungo sforzo.

Lily si svegliò poco dopo mentre noi osservavamo pieni di amore la piccola Ursula tutta pulita e profumata.

«Sei stata veramente coraggiosa Lily e lei è meravigliosa. Chissà come avrà gli occhi mentre il colore dei capelli assomiglia tanto al mio. Sono nonno, mi sento così vecchio.» Affermò Aziraphale. Io non riuscivo a parlare troppo sconvolto dagli eventi appena accaduti. Ero diventato nonno. Non ci potevo credere. Io, il demone Crowley, ero diventato nonno. No, è impossibile! Com'è potuto succedere così in fretta? Mi sembra ieri che sconfiggevamo i nostri superiori e ora eccoci qui con una nipotina.

Fu quello a spingermi, una volta che Freddie era cresciuto, a portarmi ad avere un neonato tutto per me non sapendo che Dio aveva altri piani per me.

Quando Lily compì diciotto anni cominciò a prendere lezioni di guida sotto il mio insegnamento. Era molto brava e riuscì a sostenere l'esame di teoria passando a grandi voti. Le permisi quindi di guidare la mia Bentley facendo però molta attenzione.
Era diventata grande senza che ce ne rendessimo conto.

Una volta che Lily era diventata autonoma e indipendente andò a vivere per conto suo come avevano fatto prima di lei David, Matthew e Renesmee.

Il piccolo Freddie aveva ormai sei anni ed eravamo felici. Tutto ciò che avevamo voluto si era realizzato, o almeno, così era in parte.

Un giorno di ottobre eravamo seduti davanti al fuoco quando presi le mani il mio angelo. Lui non comprese immediatamente il comportamento assurdo che avevo avuto nei giorni precedenti e quindi decisi di dirgli tutto.

«Aziraphale, ti ricordi quando avevo provato quel simulatore di gravidanza? Ecco, io, ehm, ho pregato Lei e...» lui mi alzò la maglia e vide una cicatrice che conosceva molto bene. I suoi occhi si riempirono di lacrime di felicità. Aveva capito tutto.«Ecco, il motivo delle tue nausee. Crowley, stai per avere un bambino! Un altro! Quanto ti posso amare!?» mi baciò stando attento a tutto.

Come avevo fatto io per lui egli si prese cura di me non facendomi mancare mai niente. Ma soprattutto mi vietò il vino rosso. Sapevo che lo stava facendo per il mio bene e per quello del bambino. Lo accettai.

A febbraio scoprii qualcosa che non avrei mai immaginato potesse succedere.

Eravamo insieme nel nostro letto: la mia pancia, com'era successo per l'angelo, era diventata molto rotonda ma molto di più e iniziai a sospettare che forse non aspettavo solo un bambino. Come stavo raccontando eravamo insieme nel nostro letto quando l'immagine nei nostri Oculus Rift ci mostrò non uno ma bensì due bambini.

Sbiancai e il mio cuore iniziò a battere sempre più forte. Aziraphale mi strinse una mano.

«Crowley... Sono due! Non ci posso credere! Sono due femminucce! Non sei felice?»

Io ero ancora sotto shock. Avrei voluto un solo figlio ma Dio mi aveva fatto quel brutto scherzo. Che birichina!

Riuscii a riprendere la parola soltanto dopo qualche minuto.

«Doris e Birdie. Ti piacciono come nomi?» immediatamente si mossero e io piansi di gioia. Era veramente bellissimo e compresi quello che aveva provato Aziraphale molto tempo prima. Mi accarezzai il ventre e le parlai. Loro mi ascoltarono attente scalciando. Ero felice come non lo ero mai stato. Qualcosa di unico stava accadendo dentro di me. Qualcosa di straordinario.

Freddie fu davvero un bravissimo fratello maggiore e ogni volta che sentiva Doris e Birdie scalciare baciava il mio ventre.

Lily, saputa la notizia, ne fu veramente felice e mi comprò tanti bellissimi oggetti per le gemelline.

Per me era una gioia sentirle muovere ogni giorno anche se la notte volevo tanto dormire.

Con l'arrivo della primavera arrivò anche la stanchezza: essendo due era la mia pancia era molto più pesante da trasportare e spesso stavo seduto sotto il pesco a godermi il bel sole. Le piccole ormai stavano per assumere un aspetto più umano e non vedevo l'ora di tenerle tra le braccia anche se quello voleva dire sopportare un doppio dolore. Un dolore lancinante.

Le contrazioni che aveva avuto spesso Aziraphale colpirono anche a me e spesso mi trovavo a dire brutte parole a Lei.

Le gemelline erano quasi pronte alla nascita e i loro movimenti si vedevano anche all'esterno. Era stupito e meravigliato. Tutto ciò non aveva paragoni.

A maggio era ormai evidente che presto sarebbero nate e preparavo tutto con la felicità in corpo. Trasformai la camera da letto di Lily in una stanza per le gemelline: ci misi due culle rosa e qualche peluche che era appartenuto alla nostra piccola. Le pareti le avevo colorate di blu scuro con delle piccole stelle. Era meravigliosa. Sapevo che a loro sarebbe piaciuta.

«Ho appena finito di dipingere la vostra cameretta spero che vi piaccia perché ci ho messo tutto il mio cuore. Sapere che Dio mi ha dato quest'oppurtunità mi fa piangere di gioia. Certo, farvi nascere non sarà una passeggiata ma so che doveva andare così. Se mi vedessero ora Hastur e Balzebuub sicuramente sbiancherebbero.» Le coccolai. L'amore verso Aziraphale mi aveva fatto diventare un mollaccione. Quello non sarebbe capitato se non mi fossi innamorato di lui. Ero diventato, metaforicamente parlando, un angelo.

Io non riuscivo a staccare gli occhi dallo strumento acquistato e vedere le bambine che assumevano un aspetto sempre più umano mi faceva sorridere di gioia. Una gioia impagabile.

Un giorno mi trovavo sul mio letto a giocare con Freddie visto che il mio angelo era uscito quando sentii la televisione accendersi. Una voce a me fin troppo familiare arrivò al mio udito. Una voce odiata.

«Crowleyyy! Alzati da quello letto, sappiamo come sei fuggito alla tua Punizione. Sappiamo anche in che condizioni sei.» A quelle parole di Hastur mi irrigidii come uno stecco. Come avevano fatto? Era impossibile! I brividi cominciarono ad attraversare tutto il mio corpo. Mi venne voglia di vomitare.

Con fatica mi alzai e andai verso il televisore. Il demone sorrise con un sorriso inquietante.

«Come fate a sapere di questo? Siete stati voi?»

Lui rise.

«Vieni ai Piani Inferiori e ti spiegheremo tutto.»

Con la paura in corpo con uno schiocco di dita mi ritrovai davanti alla Signora delle Mosche e Hastur.

«Abbiamo saputo come ai fatto a fuggire dall'acqua santa e sentiamo che la tua lealtà verso di noi si sta affievolendo, Crowley.»

«Ma cosa dite. Sono sempre il solito vecchio Crowley. Non mi sognerei mai di dare la mia lealtà a qualcuno che non siate voi, Lord Balzebuub.» Risposi sfoggiando un grosso sorriso, nella speranza di sembrare più credibile possibile.

«Puoi dire tutto quello che vuoi, ma ho come la sensazione che tu non stia dicendo la verità. Ed è proprio sapendo che non saresti stato leale e che, in qualche modo, sei riuscito a fuggire che abbiamo deciso di farti questo.» Continuò con flemma Balzebuub toccandomi il ventre.«Credevi veramente che Lei ti avesse ascoltato? Sei uno di noi, Crowley. Sei un Caduto. Siccome avete fermato la guerra abbiamo risolto la situazione facendoti portare in grembo due demoni. Due figli di Satana. Il mondo deve finire.» Immediatamente sbiancai. Il mio cuore perse qualche battito. Come potevano essere così stronzi? Non sapevano che tutto ciò faceva parte di un Piano Ineffabile?

«Giuro su Satana che non vi sto mentendo.» Affermai poggiando una mano sul cuore per dare maggiore enfasi a ciò che avevo appena detto.

Stavo mentendo e sperai con tutto me stesso che la Signora delle Mosche credesse a quella farsa. Purtroppo per me, però, ella distrusse ogni mia aspettativa con una semplice parola.

«Dimostralo e se sarà vero allora potremo anche ripensare alla guerra e lasciarvi tranquilli.»

Senza darmi il tempo di qualsiasi risposta Hastur, che durante tutta la chiacchierata era sparito, entrò nella mia visuale trascinando una terza figura. Quello che dalla corporatura sembrava essere un uomo, aveva il viso coperto da un sacco di iuta e una fitta rete di corda a immobilizzargli il corpo. Lo scaraventò con poca grazia ai miei piedi per poi mettersi di nuovo accanto a Balzebuub.

«Questo è un angelo, Crowley, uno di quelli che ci ha creato sempre un sacco di problemi. Siamo riusciti a catturarlo e voglio che tu mi dimostri la tua lealtà occupandoti di lui.»

«In che modo mi dovrei occupare di lui?» chiesi avvertendo un brivido freddo percorremi la colonna vertebrale. Non avevo intenzione di fare del male a nessuno, men che meno a un angelo. Non ero di certo buono o magnanimo, ma avevo promesso ad Aziraphale che sarei sempre stato neutrale.

«Voglio che provi su di lui questa nuova arma. L'abbiamo forgiata di recente usando direttamente le fiamme infernali.» Enunciò Balzebuub, tenendo tra le mani uno stiletto nero come la pece.

La guardai con sgomento, capendo esattamente quello che voleva davvero il mio ex-capo: voleva che torturassi quell'angelo, che giocassi con lui prima di dargli il colpo di grazia. Ogni taglio inflitto avrebbe bruciato davvero come l'Inferno, procurando ferite che non si sarebbero rimarginate. Non volevo fare niente di tutto ciò. Non potevo farlo.

«Se provi a tirarti indietro, non solo confermerai la mia tesi, ma darai inizio alla fine del mondo. Non vuoi questo vero?»

Balzebuub mi aveva messo alle strette. Soppesai la lama sul palmo della mano e guardai l'uomo che avevo davanti, provando una strana sensazione nauseante. Sentivo che ciò che stavo per fare era sbagliato, che dovevo fermarmi subito o me ne sarei pentito, che stavo commettendo un grosso errore.

«Fallo.»

Alzai il braccio per un attimo, lo stiletto stretto nel pugno, prima di abbassarlo con forza contro la gamba dell'angelo. Un grido strozzato si levò nell'aria, mentre la creatura celeste si dimenava in preda al dolore. Lì dove la lama era entrata nella carne, una spirale di fumo si levò dalla ferita accompagnata da un copioso rivolo di sangue, come se stessi bruciando e lacerando ogni strato dei muscoli sottostanti l'epidermide.

Estrassi lo stiletto nero dalla pelle e un fiotto denso e scarlatto prese a fuoriuscire dal taglio. Sapevo con certezza di aver reciso una delle arterie, ma continuai a fare quello che mi aveva ordinato l'altro demone, come se fossi in uno stato di trance. Infersi un altro colpo a un braccio, gli pugnalai il ventre, un fianco, gli tagliai gli avambracci, i polpacci, il petto. A ogni colpo, spirali di fumo si levavano in aria, seguite dal sangue che si riversava sul pavimento sottostante. Una pozza scura prese a formarsi sotto le mie ginocchia, mentre l'angelo cominciò a dimenarsi con meno impeto, a lamentarsi più flebilmente.

Continuai a pugnalare la creatura celeste, su ordine del demone, sporcandomi le mani e il viso di sangue.

«Finiscilo.»

Non me lo feci ripetere due volte: afferrai l'impugnatura dello stiletto con entrambe le mani, poggiai la punta dritta sul cuore e lo trafissi con un colpo solo. L'angelo si tese in uno spasmo e si accasciò di nuovo contro il pavimento, esalando il suo ultimo e rauco respiro. Come una bolla che scoppia, il mio stato di trance finì, lasciandomi confuso e spaesato. Mi guardai le mani sporche di sangue prima di puntare le mie iridi gialle sulla figura martoriata che avevo davanti. Rimasi inorridito di fronte a quello che vidi: ero stato davvero io a ridurre il povero mal capitato in quel modo? Non me lo ricordavo.

«Ben fatto. Mi hai tolto dall'impiccio di una grandissima scocciatura.» Disse Balzebuub battendo le mani. «Sai, Crowley, sapevo già da un po' della tua alleanza con uno degli angeli e avevo compreso come eravate fuggiti dall'acqua santa e dal fuoco infernale. Michele era furiosa. Scambiarvi i corpi? Davvero pensate di fregarci con uno giochetto del genere?»

«Di...di cosa stai parlando?» chiesi non capendo dove Balzebuub volesse andare a parare, ma avvertii la strana sensazione farsi sempre più insistente.

«Avanti, togli il sacco dalla testa dell'angelo e vedrai che capirai tutto.»

Ebbi un orribile presentimento e, senza ulteriori indugi, tirai via il tessuto che celava il viso dell'uomo ormai morto. Quello che vidi mi fece urlare con tutto il fiato che avevo in corpo: disteso a terra, immerso in una pozza di sangue scura, con gli occhi riversi all'indietro, la bocca tenuta chiusa da uno spesso strato di nastro adesivo, le lacrime ancora fresche in lunghe scie sulle guance, c'era Aziraphale. Avevo ucciso il mio angelo senza saperlo, nel modo più doloroso e atroce possibile.

E proprio con quell'urlo, aprii gli occhi e mi misi a sedere di scatto, svegliandomi dall'orribile incubo che stavo facendo. Con il fiato corto e la gola che bruciava, tastai il lato destro del letto, trovando il corpo di Aziraphale al mio fianco, vivo e vegeto. Sollevato e felice come non mai, mi strinsi a lui, abbracciandolo stretto. Intanto Doris e Birdie si agitavano dentro di me. Calde lacrime presero a scendermi sul viso, incontrollate, e fu impossibile reprimere i singhiozzi che iniziarono a scuotermi il petto. Ero sicuro al cento per cento che fossero un dono di Dio e non di Balzebuub. Aziraphale, avvertendo il mio pianto, si svegliò.

«Crowley, che ti succede? Va tutto bene?»

Io non riuscii a rispondere ancora troppo spaventato dall'incubo che avevo fatto. Piangevo senza sosta.

«Doris, Birdie voi non siete figlie di Satana. Voi siete il nostro miracolo. Voi appartenete a me e ad Aziraphale. Non permetterò che vi venga fatto alcun male.» Le dissi cercando di calmarle. Sicuramente erano molto spaventate dal momento che scalciavano senza darmi tregua. Il mio angelo si avvicinò e mi abbracciò. Poi avvertì un calcio vicino alla pancia e rise.«Mi sa che Birdie è un po' gelosa delle nostre attenzioni, è una birichina.» Si allontanò da me e accarezzò la mia pancia dolcemente. Poco a poco si calmarono.

Come avevo pensato ciò una luce abbagliante illuminò la stanza e la stessa donna che aveva salvato la vita di Lily si mostrò.

Aziraphale quando vide Dio, per la sua seconda volta, fece per alzarsi e fare un inchino ma Lei non glielo permise.

«Non serve, Principato, che tu faccia sempre l'inchino quando appaio.» Ella si mise a sedere sul letto e avvicinò una mano dove si trovavano le bambine.

«Raphael, pensi che abbia smesso di ascoltarti quando sei Caduto? Io vi ascolto sempre. Sylvie lo sapeva. Volevo un amore diverso da tutti gli altri. Un amore unico. Il vostro lo è. Volevi avere un bambino? Ecco, ho esaudito il tuo desiderio come ho fatto con Aziraphale. Purtroppo però mi sono lasciata prendere la mano.» Ridacchiò per poi tornare seria. La sua risata fu come uno scampanellio di piccole campanelle.«So cosa stai pensando. Ai Piani Inferiori non sanno niente di tutto ciò e non è prevista nessuna fine del mondo. Potete stare tranquilli.»

Tornai a respirare normalmente avendo avuto la risposta a tutte le mie domande. Poi lei com'era apparsa sparì.

Arrivò giugno e con esso tutte le preoccupazioni in casa. Feci l'ultima ecografia per vedere se era tutto apposto e lo era.

Il 9 giugno, dopo che moltissime contrazioni avevano distrutto il mio corpo, ero nel mio letto quando compresi che le bambine sarebbero nate.

Le acque si ruppero e Aziraphale capì. La pancia mi faceva un male maledetto e le contrazioni non miglioravano di certo la situazione. Era molto più doloroso di quello che mi sarei aspettato. Come io avevo fatto per Aziraphale lui mi aiutò a camminare per la stanza mentre gli stringevo una mano. Sapere che avrei dovuto sopportare un doppio dolore non mi fece fare salti di gioia. Ma con il mio angelo accanto riuscii passare quella prima fase. L'ultima fase, quella più insopportabile, accade dopo qualche ora. Aziraphale mi disse di spingere sempre più forte mentre gli tenevo una mano. Ogni volta che la curiosità mi tentava finiva sempre con il sopportare dei dolori fortissimi: prima la Caduta e adesso questo. Dopo qualche minuto vidi Aziraphale con in braccio la piccola Doris che piangeva. La presi in braccio cullandola. Era bellissima. Poco dopo però altre fitte mi scossero dall'interno portandomi a chinarmi. Ero stremato e maledissi altre volte Dio con le contrazioni che mi stritolavano le viscere in una morsa. Urlai con tutto il fiato che mi era rimasto e pochi minuti dopo anche la piccola Birdie era nata. Ero felice come non lo ero mai stato in tutta la mia vita. Aziraphale lo era quanto me. Ora potevo dire che la nostra famiglia era al completo.

Potevamo dire che era tutto perfetto.

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