Capitolo cinque
Erano tre giorni che Philip Godart non vedeva Jack. Desiderava presenziare a qualche ritrovo mondano in sua compagnia, ma voleva prima concedergli del tempo per riconciliarsi con la sua famiglia.
In realtà, entrambi odiavano tali noiosi ricevimenti, tuttavia erano un'ottima occasione di svago. Passavano gran parte del tempo, seduti in disparte, a prendere in giro i nobili rampolli che si dilettavano nella danza e ricercavano la donzella più adatta, ovvero quella con meno cervello.
Scommettevano sulle donne, in particolare prevedendo chi sarebbe finita nel loro letto. Lasciavano perdere le giovani debuttanti, non era giusto compromettere una donna senza avere la minima intenzione di sposarla e poi avrebbero faticato a tollerare le loro madri desiderose di tesserne le lodi. Le attenzioni di quei due furfanti erano dunque rivolte alle belle vedove o alle donne sposate che non avevano remore a tradire i loro inconsapevoli e stolti mariti.
Una volta Jack ballò con una giovane nobile solo perché il conte aveva scommesso che lui non lo avrebbe mai fatto. Philip non avrebbe mai abboccato a una simile provocazione e in vita sua avrebbe accettato di danzare in qualche dannata sala come quegli odiosi rampolli dell'alta società. Quando sarebbe giunto il tempo avrebbe sposato una giovane silenziosa di bell'aspetto che gli avrebbe procurato il proprio erede e che avrebbe lasciato a casa mentre lui sarebbe stato altrove a divertirsi.
Lui e Jack erano di tutt'altro stampo rispetto ai noiosi rampolli dell'alta società, adoravano azzuffarsi tra loro, litigavano spesso, disdegnavano i canoni imposti dal bel mondo e nulla distruggeva quel saldo e bizzarro rapporto.
Sobbalzò quando si rese conto di esser giunto alla tenuta degli Atwood. Ancora una volta ne ammirò la magnificenza: i giardini erano immensi e ricolmi di piante e fiori colorati; fontane dalle forme bizzarre lasciavano sgorgare l'acqua, formando un piccolo laghetto artificiale. Era molto caratteristico, anzi a dir poco spettacolare, e pensò di dover ordinare qualcosa del genere anche per la sua tenuta.
Bussò al grande portone e sempre il solito vecchio e buon maggiordomo lo invitò a entrare. Annunciato dal domestico fece il suo ingresso nel salone e fu allora che la rivide.
Era seduta sulla poltrona, mentre sorseggiava il tè e con la mano libera reggeva un vecchio e consunto libro. Cristy alzò lo sguardo e quelle iridi cristalline catturarono subito l'attenzione del conte che in quei giorni l'aveva pensata più del dovuto, ma non sperava di rivederla così presto e soprattutto senza chaperon.
«Buongiorno, Lady Atwood, la vostra bellezza ed eleganza, mi incantano» la adulò con fare incalzante e sorrise per il rossore che tinteggiò le sue guance. Era ancora più dolce in quella posa innocente.
«B-buongiorno» balbettò Cristy in risposta, non aspettandosi di ritrovarselo lì. Quell'uomo l'aveva colta alla sprovvista e la sua visione l'aveva scombussolata non poco. Solo dopo svariati istanti si accorse che non riusciva a smettere di fissarlo e, ancor più imbarazzata, distolse veloce lo sguardo, abbassando la testa.
Dannazione, doveva sembrare proprio una ragazzina balbuziente e timida? Che diamine le prendeva? Non si comportava mai in maniera così sciocca, era un'instancabile chiacchierona e quel silenzio era opprimente, così si decise a fiatare.
«Scusate, Lord Godart, mi avete spaventata» mentì senza pensarci troppo, rendendosi conto soltanto più tardi che aveva rifilato un'altra fandonia. «Chiedo venia, non nel senso che intendete. Non siete affatto un essere spaventoso, solo che leggevo e sebbene il maggiordomo avesse annunciato la vostra visita, non mi aspettavo di ritrovarvi qui» aggiunse frettolosa per giustificarsi e Philip rise, facendosi beffe di lei.
«Sono felice di suscitare la vostra ilarità, milord» ribatté ironica, mentre l'uomo ancora la derideva.
«Oh, perdonatemi, milady, ma vi trovo decisamente buffa.»
Philip la guardò con brio e uno strano luccichio nello sguardo che la fece sentire più impacciata di quanto già non fosse.
«Non sono buffa, milord» precisò un po' infastidita, mentre si alzava per fronteggiarlo. Non le piaceva sentirsi così inquieta davanti a uno sconosciuto e, perdipiù, così bello.
«Lungi da me offendervi. Vi trovo la ragazzina più adorabile che abbia mai conosciuto, in realtà» confessò Philip, sorprendendosi di se stesso. Non era tipo da smancerie, ma quella fanciulla era così spassosa che non poté trattenersi. Era raro che una nobildonna si esprimesse in modo così schietto, quindi gli piaceva che anche lei non badasse ai rigidi schemi dell'etichetta.
Certo non poteva assumere una tale condotta in pubblico, ma con lui, che se ne fregava delle regole cui la società li costringeva, avrebbe sempre potuto fare quel che le pareva. Anzi, tanto meglio così perché era davvero gradevole godere di una compagnia genuina.
«Non chiamatemi più ragazzina, milord» dichiarò, anche se un po' in ritardo, ricordandosi dell'epiteto con cui l'aveva apostrofata. All'inizio era rimasta imbambolata a fissare quelle dannate labbra che si aprivano e chiudevano con grazia, soppesando soltanto dopo le sue parole.
«D'accordo, e voi cosa mi offrirete in cambio?» rispose Philip, guardandola fisso negli occhi.
Mosse lento qualche passo verso di lei, come attratto da una potente calamita.
«N-non lo so» replicò la ragazza, confusa. «Anzi nulla, milord, semplicemente lo esigo» aggiunse poco dopo sollevando il mento, nonostante il nervosismo che l'attanagliava vedendolo sempre più vicino.
Perché la osservava in quel modo e, soprattutto, perché si stava avvicinando?
Philip era sempre più vicino. Cristy indietreggiò, spaventata, da quella forte carica di adrenalina che sembrava scorrerle in tutto il corpo, quell'uomo aveva troppo potere sulle sue emozioni.
«Peccato, perché io invece avevo giusto in mente qualcosa» affermò il conte mentre muoveva gli ultimi passi nella sua direzione, azzerando la poca distanza che ancora li separava.
«Cosa, Lord Godart?» interrogò innocente, sorprendendosi per l'audacia della sua domanda.
Dannazione! Doveva imparare a starsene zitta qualche volta o si sarebbe invischiata in guai troppo grossi ed era meglio evitare che si creassero situazioni disdicevoli o suo fratello e la nonna l'avrebbero strigliata per benino.
«Non credo che quello che voglio fare con voi sia molto opportuno» asserì sicuro. Il suo sguardo era magnetico, il tono eccessivamente grave.
Ed era troppo vicino, Cristy riusciva addirittura a sentirne il caldo respiro. Se qualcuno li avesse visti la sua reputazione sarebbe stata rovinata.
«Siete molto desiderabile» dichiarò con voce bassa e suadente, nel contempo la mano di lui si era sollevata, accostandosi al suo volto.
Cristina indietreggiò ancora e lui la afferrò per le braccia, immobilizzandola. Alzò il suo viso con dita gentili e la guardò con una strana luce negli occhi. Il conte avvicinò le labbra a quelle della candida fanciulla che lo guardò di rimando sorpresa senza riuscire a sottrarsi al suo volere.
Il cuore della giovane prese a battere forte, a ritmi forsennati, e strane sensazioni la pervasero in tutto il corpo.
Philip, però, non andando oltre le sue intenzioni. Si ritrasse e sospirò desolato, aumentando la distanza tra i loro corpi. Si voltò e iniziò a camminare a passo svelto verso la porta. Doveva stare alla larga da quella dolce tentazione.
«Devo andare, milady» affermò collerico, senza neppure girarsi e abbandonandola in quella stanza, che oramai con il forte desiderio che provava, gli pareva fin troppo piccola e opprimente.
Dannazione, ma cosa mi è saltato in testa? pensò nervoso il povero uomo, completamente in balìa di sensazioni del tutto disdicevoli.
Quella era la sorella di Jack, non poteva sfiorarla neppure con un dito. Doveva assolutamente evitare di ritrovarsi solo con lei di nuovo o l'avrebbe compromessa. Era un uomo del tutto incapace di contenere il suo appetito sessuale.
Cristy, rimasta sola, stentava a reggersi sulle gambe. Era oltremodo confusa e troppo scossa per interrogare perfino se stessa, così si accasciò pesante sulla poltrona, vagheggiando sulle strane emozioni che per la prima volta si erano affacciate alla finestra dei suoi pensieri. Senza chiedere il permesso, quelle impertinenti bussavano con insistenza, creando immaginari a dir poco scandalosi e chiedendole infinite spiegazioni a cui non sapeva trovar risposta.
Vi ricordo che sul mio profilo, sotto la biografia trovate il link per accedere ad amazon e acquistare così il libro. Spero che questi primi cinque capitoli vi abbiano incuriosito. Prego chi ha già letto Indomita e ribelle di lasciarmi una recensione su amazon. Ne sarei molto felice.
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