Capitolo 5 - Passato
" Io appartengo a l'unica razza che conosco, quella umana"
Albert Einstein
" Qual è il tuo nome ? "
Aprì gli occhi con stanchezza al suono di quella voce, era la prima volta da quando ero stata catturata che mi ponevano quella domanda, mi girai verso l'autrice di quel suono.
Mi resi conto solo un quel momento di trovarmi in una vasca di legno e piano d'acqua, completamente nuda, non ricordavo come ci fosse arrivata o quando o chi mi avesse spogliata,ma ipotizzai che fosse stata la donna che si trovava vicino a me ad averlo fatto, alzai il volto.
Davanti a me si trovava una donna che sembrava avere sui 50 anni, aveva il volto stanco di una persona che aveva passato tutta la vita a lavorare, su di esso si intravedevno alcune rughe, gli occhi a mandorla tipico delle persone di quelle zone e le labbra piccole e sottili tirate in un sorriso, aveva legato i capelli neri in un concio disordinato ed ora mi guardava con tanta dolcezza.
" Oh scusa ,forse non capisci la nostra lingua " aveva detto la donna dopo il mio silenzio.
Voleva dirle che in realtà comprendevo bene la loro lingua, dopo aver passato un periodo lunghissimo in quella nave avevo imparato a comprenderla ed a parlarlo almeno un po', ma la gola mi bruciava troppo quindi rimasi in silenzio.
La donna, con quello Che sembrava un pezzo di stoffa, incominciò a pulirmi ed intanto in tanto diceva parole come:
" Hai davvero una bellissima pelle" " i tuoi capelli sono bellissimi, non ne ho mai visti di così qui" " da dove vieni?"
"Com'è il tuo paese?" "sono tutti come te lì?"
Provava ha strapparmi qualche informazione, ma inutilmente però.
Non riuscivo a comprendere il motivo che aveva quella donna di provarci, era l'unica che avevo incontrato fin'ora che ci provava.
Una volta finito di lavarmi la donna mi avvolse in un asciugamano.
"Il mio nome è Bin-Bin o almeno tutti mi chiamano Bin-Bin" mi disse dopo un breve momento.
"Lo so" esclamai, avevo sentito qualcuno chiamarla durante l'aniversario del padrone di questa casa, la donna sgranò gli occhi per la sorpresa.
"Sai parlare la nostra lingua"
" sì, ma io non parlare molto bene" risposi, Bin-Bin si zittì un attimo per poi ricominciare subito dopo.
" come hai imparato? "
"Ascoltare, Io ascoltare gente come te parlare "
La donna continuò a guardarmi in silenzio, prese la spazzola ed incominciò a pettinare i miei capelli ricci con delicatezza.
" Il signorino rimarrà molto colpito da voi, avete imparato una lingua straniera completamente da sola, di certo non capita a tutti quanti riuscirci, siete davvero molto intelligente"
Mi disse, e dopo aver finito di spazzolarmi incominciò a vestirmi.
L'abito era costituito da due pezzi, uno superiore e uno inferiore: una corta giacchetta di colore bianco e un'ampia gonna blu, che arriva fino a terra.
Non parlai, sapevo di essere un 'regalo' per il figlio di quella ricca famiglia, mi stavano considerando come un oggetto, Io la principessa del popolo dei Malaryan la più grande civiltà del centro africa, trattata in quel modo, cosa avrebbero detto mia madre se mi avesse vista così, con indosso vestiti che non appartenevano minimamente alla mia cultura? Cosa avrebbe detto quando mi avrebbe vista in una stanza da sola con un uomo? Nel mio villaggio era vietato stare da sola in una stanza con uomo che non era mio marito.
Immaginavo lo sguardo deluso di mia madre,tutta quella situazione era colpa mia, colpa della mia testardaggine volevo piangere, urlare, spaccare tutto, non volevo stare lì.
Respirai a pieni polmoni cercando di non piangere e la donna che era proprio davanti a me avvicinò le mani al mio viso cercando di asciugarmi le lacrime che non ero riuscita a fermata , e mi sorrise comprensiva come se comprendesse il mio dolore.
" Io non dovere essere qui, io dovere essere con mia madre " dissi tra un singhiozzo e l'altro.
" Il signorino non ti farà del male, te lo assicuro, l'ho cresciuto io potrei mettere la mano sul fuoco, non sarebbe capace di fare del male ad una mosca"
Non sapevo se crederle oppure no, quel poco che avevo visto di quel luogo mi aveva lasciata delusa.
" Ora bambina mia asciugati quelle lacrime, ed entrata in quella stanza a testa alta"
La guardai e provai a non piangere, quella donna aveva ragione dovevo entrare a testa alta in quella stanza, ero una principessa e come tale dovevo comportarmi.
Chiusi gli occhi ed entrai.
La stanza era grande, nella quale era presente un grande letto matrimoniale, vicino ad esso era stato messo una piccola scrivania nella quale lui era seduto intento a scrivere qualcosa su un foglio, non mi degnò di uno sguardo, guardai in giro e vidi ogni angolo di quel luogo pieno di libri, non emisi nessun suono e mi avvicino ad uno delle tante librerie e presi un libro aprendolo.
Guardai quei caratteri strani con cui erano stati scritti.
Richiusi il libro e lo rimisi al proprio posto, sospirai, il ragazzo non si era neanche mosso di un centimetro.
In tutta la mia vita non ero mai stata ignorata in quel modo, in qualsiasi luogo che andavo attiravo sempre l'attenzione di chiunque, e lui, un qualsiasi umano osava ignorarmi.
" Tu avere intenzione di ignorarmi per sempre o potere evitare? "
Il ragazzo finalmente alzò il viso e mi degnò, finalmente, di uno sguardo.
" Non ti stavo ignorando"
" Sai chi essere io? " Gli chiesi.
Lui mi fissò
" Sicuramente sei una che parla male il coreano " stronzo i pugni e lo guardai con odio puro.
"Sono sicuramente più brava di te se nell'arco di alcuni mesi ho imparato una lingua sconosciuta "
" Lo parli male però "
Scoppiai a ridere.
" Tu essere davvero serio? Io non essere nata qui certo che il mio coreano sarà molto peggiore dal tuo"
" Non capisco se è la lingua o il fatto che da dove vieni tu non ci sia nessun tipo di cultura, che ti fa dare del TU ad uno che è di uno status molto superiore al tuo" lo disse con tanta durezza e freddezza nella voce che mi fece gelare il sangue.
Lo guardai con disprezzo.
" Uno: nel mio paese abbiamo più cultura si voi stupidi primitivi.
Due: da dove vengo io, sono gli altri a darmi il rispetto, perché sono una principessa e come tale..." Non ho il tempo di finire che vengo interrotta da una risata, Lo guardo spalancando gli occhi per la sorpresa.
" Tu, una principessa? E come ha fatto una principessa ha finire come una schiava? " Dal tono della sua voce si capisce che non crede nemmeno ad una parola di quello che sto dicendo,
" E poi ricordati, non importa quello che stata prima di venire qui, in questo luogo tu non vali nulla, non sei niente, indipendentemente dal fatto, se sei stata veramente una principessa"
Detto questo ritornò ancora a scrivere sul suo foglio ed io rimasi impalata senza proferire nessuna parola.
Aveva ragione e quella consapevolezza mi faceva male, molto.
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