Capitolo 1 ~ Min-Hee

Sii ciò che sei e di’ ciò che senti, perché quelli a cui importa non contano e a quelli che contano non importa.

Be who you are and say what you feel, because those who mind don’t matter, and those who matter don’t mind.
 

 
                                    Bernard M. Baruch

                                                       1680

Il mio corpo trema per il contatto freddo della lama a pochi centimetri di distanza dal mio collo, cerco con lo sguardo il signor Choi che si trova a qualche metro di distanza da me, quest'uomo sta imbrogliando, sta utilizzando un arma, e Choi lo sa bene ma si limita ad alzare le spalle come per dirmi che non può farci nulla.

Rioorto il mio sguardo sul mio avvessario
"Allontana la lama da me" dico all'uomo guardandolo negli occhi.

Non ho voglia di sporcarmi le mani di sangue, non ho voglia di ucciderlo, togliere un padre dalla propria famiglia.

"Lo farò ma solo se ti arrendi"

Sbuffo infastidita alla sua affermazione, crede seriamente di potermi battere?

Ridicolo.

Con lentezza prendo la lama al mio collo tentando di allontanarlo il più lontano da me, gocce di sangue cadono sul suolo, aumento la forza e con prontezza do un calcio all'uomo mirando ai suoi gioielli di famiglia.

Mi guardo le mani insanguinate, strappo un pezzo di stoffa del mio vestito e con esso bendo la mani sanguinante.

L'uomo urla piegandosi a metà lasciando cadere il coltello, corro a raccoglierlo e  poi lo allontano  il più lontando possibile, per poi dare un calcio nella pancia all'uomo che piegato suo pavimento, però il mio gesto non lo blocca, riesce a rialzarsi e  si butta su di me preparandosi a darmi un pugno dritto in faccia, ma io riesco a parare il colpo.

Tento di nuovo di darli un calcio ma lui riesce ad intercettare i miei movimenti colpendomi a sua volta, cado a terra sbattendo la schiena, dove cavolo ha preso questa forza? L'ultima volta che ho lottato con lui non era così forte a malapena riusciva a darmi uno schiaffo.

Stringo i denti rialzandomi,era il momento di fare sul serio.

Dovevo trovare il modo di distrarlo, fisicamente era in vantaggio, era il doppio più grande di me ed ovviamente aveva molta più forza, ma io ero più agile e più furba.

Incomincio a correre, dovevo sfidarlo a prendermi così lui nella corsa si sarebbe stancato prima, o almeno speravo, speravo nel fatto che la sua statura sarebbe stato un svataggio per lui.

Finalmente dopo aver giocato abbastanza al gatto e al topo si stanca incominciando a rallentare.

Ed é in quel momento che ne approfitto per fare la mia mossa incomincio ad attacarlo con colpi veloce fino a che non cade a terra, ed il pubblico mi acclama.

"Vedi ho scomesso bene i miei soldi"

Sento dire da un tizio poco lontano da me, mi passo una mano tra i capelli sudati preparandomi ad andarmene.

Il luogo in cui faccio i combattimenti, non è altro che una grotta grande abbastanza da occupare massimo 100 persone, per deliminare la parte dove combattiamo era stato messo un recinto che delimitava la nostra parte e quello del pubblico, il nostro posto era un luogo ben protetto dato anche dal fatto che questi combattimenti erano illegali.

La maggiorparte del pubblico era gente dell'alta società che cercavano un brivido nelle loro vite ed un modo per spendere i loro soldi tramite le lore scomesse.

Mi faccio strada tra il pubblico, mentre non posso fare a meno di ascoltare i loro argomenti.

Fanno osservazioni sul mio colore di pelle, sul mio modo di combattere e persino raccontano storie su di me.

Trovo il signor Choi seduto nel suo ufficio, non c'è un tavolo ma solo casse che fungono sia come tavolo che come sedie, la stanza è piccola quasi soffocantente, ha fatto tutto cosicché appena arrivino dei controlli non debba preoccuparsi dei suoi oggetti di valore, anche se non vedo come un tavolo e delle sedie possano essere di valore.

Il signor Choi è quel tipo di persona a cui non auguro a nessuno di averci a che fare, è egoista, tirchio, per lui valgono più i soldi che la sua stessa famiglia, farebbe di tutto per le sue ricchezze.

" Ecco la tua parte" mi dice porgendomi un sacchettino, lo apro e guardo all'interno, quei soldi non basteranno mai per pagare tutti i miei debiti e per i miei viveri, sono più sicura che lui abbia guadagnato il doppio di quanto mi abbia dato, no anzi forse il triplo.

" sono pochi "

Gli faccio notare, stavolta ho rischiato grosso stavo quasi per essere ammazzata da quell'omone.

Il signor Choi sbuffa infastidito per poi alzare lo sguardo su di me guardandomi come se fossi uno schifoso insetto.

" se vuoi vai a cercare qualcosa di meglio o semplicemente ritorna a fare la giseang* "  mi mordo le labbra non sapendo cosa rispondere, mi stava prendendo per i fondelli sapeva che per il mio colore di pelle, che era di un marrone chiaro, ed il mio sesso non sarei riuscita a trovare facilmente un lavoro al di fuori di questo posto, e tornare a fare la giseang era un pensiero che mi disgustava più di qualsiasi cosa,dopo quello che era successo, era una parte del mio passato che avrei dimenticato volentieri.

Il signor Choi era l'unico a conoscesse del mio vecchio lavoro e proprio per quello che esercitava un potere su di me, se avesse rivelato al hojangla mia identità mi avrebbero obbligata a diventare di nuovo giseang oppure mi avrebbero imposta una severissima lezione.

Respiro lentamente tentando di non arrabbiarmi, richiudo il sachettino e dopo avergli lanciato uno sguardo di odio puro esco da quel posto.

Per tornare in città bisognava attraversare un piccolo bosco, in cui nonostante piccolo era comunque facile perdersi.

Un vento gelido mi accarezza i capelli, all'improvviso mi fermo, chiudo gli occhi e tendo le orrecchie per cercare di ascoltare ogni rumore che proveniva da quel luogo, metto le mani sulla cintura in cerca della mia spada.

Era ancora silenzioso, ed era proprio quel silenzio a rendermi irrequieta, sentivo il fruscio delle foglie ma c'era qualcosa che non quadrava un rumore estraneo, avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo.

Ma non c'era nessuno o almeno così sembrava.

Vocabolario( questo lo metterò spesso quando userò parole che potrebbero esservi estranei )

Giseang ( kisaeng )

nella cultura coreana identifica la donna che, per professione, è un'intrattenitrice, attività che nella tradizione la vedeva occuparsi dell'intrattenimento di persone altolocate (yangban e sovrani).

Comparse durante la dinastia Goryeo, le kisaeng erano ufficialmente intrattenitrici del Regno, destinate ad espletare diverse funzioni. Molte erano impiegate a corte, tuttavia erano presenti anche in tutto il territorio: sebbene note per lo svago di natura sessuale che fornivano agli ospiti, in realtà erano artiste dell'intrattenimento, partecipavano a spettacoli e cerimonie indirizzate principalmente agli yangban, i nobili, e alla famiglia reale. Istruite con cura e attenzione, erano colte e raffinate, versate nelle belle arti, nella poesia e nella prosa, anche se spesso il loro valore non era riconosciuto in quanto considerate come appartenenti ad una classe inferiore

( wikipedia )

Hojang erano uffici che avevano il compito di sorvegliare le giseang evitando che loro scapassero.
Le ginseng che scappavano erano sottoposte a severe punizioni spesso anche alla pena di morte.

Angolo me

Ciaoo a tutti è la prima volta dopo tanto tempo ritorno con un libro che spero che vi piaccia.

Mi rendo conto che un questo capitolo non è mai stato detto il nome della protagonista, ed anche qui c'è un motivo per cui il signor Choi non l'ha pronunciato, anche se smettiamo che il loro scambio di parole è durato poco quasi nulla, ma ok😂.

Spero che la storia vi sia piaciuto e spero non vi fermiate nel 1 cap che é quello più noioso.

Alla prossima.

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