2º STEP: SCOPERTA DELL'AMERICA

Sono così nervoso. Diavolo, non pensavo che sarei mai arrivato a fare una cosa del genere... Che direbbe mio padre se mi vedesse!
Dio, nemmeno voglio pensarci.
È necessario, continuo a ripetermi. Lo devo fare per lei.
Come ho potuto permettere che sua madre me la portasse via? Semplice, ero un codardo. Un codardo innamorato ma pur sempre un codardo.
Non sono stato in grado di tenerla con me, qui in Spagna, e ora chissà dove la mia bella Eryn è finita.
So solo che è in Francia, da alcuni parenti.
Se la madre spera di farmi desistere allontanandomela sbaglia di grosso.
È per Eryn che mi sto imbarcando illegalmente su questo mercantile diretto proprio in Francia. Voglio raggiungerla e sposarla. Così sua madre non potrà più portarmela via.
Conosco bene i rischi che corrono gli immigrati. La prigione non è una bella prospettiva, ma vivere il resto della mia patetica esistenza senza Eryn è peggio. Probabilmente vi porrei fine senza nemmeno pensarci.
La notte il molo non è mai molto sorvegliato. Lo so perché ho passato le ultime tre notti a controllare ogni mossa delle guardie, i loro turni, i loro percorsi e le navi maggiormente tenute d'occhio per sapere dove andare e quando.
Un venditore mi aveva rivelato che presto una di quelle navi sarebbe andata in Francia e mi aveva indicato quale.
Ora non mi resta che salirvi sopra.
C'è stato un bel po' di movimento oggi al porto. Non sono sceso in strada per vedere, volevo riposare visto che nella stiva del mercantile sarei dovuto stare sveglio e pronto come un gatto in caso mi avessero scoperto.
Quinta nave dal termine del molo, mi pare.
Sembrano tutti uguali, sti bestioni.
Il molo è molto lungo e so di avere circa due o tre minuti per salire a bordo senza che mi vedano le guardie. Ho avuto fortuna visto che un paio di navi della marina sono giunte proprio alle prime luci dell'alba in città e, ovviamente, il Re tiene più a controllare quelle che i mercantili.
Mi avvio verso la poppa della nave e alzo il naso al cielo. Dio, come arrivo lassù?
È più immensa di qualunque mercantile abbia mai visto e anche le due navi ai fianchi di essa lo sono ma sembra che la fortuna abbia deciso di favorirmi. La rampa di carico è calata. Probabilmente tra poco inizieranno a caricarla di merci, dunque devo muovermi.
Veloce e silenzioso come un'ombra corro verso la rampa di legno e poi lungo di essa, maledicendo tutte quelle stupide assi cigolanti.
So com'è fatta una nave. Non impiego molto a trovare la botola conducente alla stiva ed a infilarmici. Già immagino che morirò di caldo qui dentro. Ovviamente è buio pesto e l'umidità si percepisce tanto quanto si sentono i topi scorrazzare veloci in giro.
La nave mi era parsa decisamente deserta, dunque decido di spostare le provviste il più vicino possibile alla botola in modo tale che la ciurma non sia costretta ad avvicinarmisi più di tanto per trovare ciò che cercano. Le assi di legno sembrano trasudare vapore. Mi levo sgraziatamente la camicia sottile e arrotolo i pantaloni di tessuto ruvido sopra alle ginocchia. Resisterò.
Cerco in giro qualcosa su cui stendermi e lo trovo nell'angolo più remoto della stiva. Esattamente dove progettavo di nascondermi.
È una vecchia vela, bucata in più punti della quale tutti si sono dimenticati. La piego e ripiego finché non somiglia a un letto e mi ci distendo sopra.

Sono passate alcune ore quando comincio a sentire dei rumori dall'alto. L'equipaggio è arrivato.
Perdo la concezione del tempo quando partiamo. I secondi sono ore, i minuti giorni.
Appena prendo abbastanza coraggio rubo piccole quantità di cibo e solo quando mi sento morire di sete mi azzardo ad avvicinarmi ad un barile.
Quanti giorni sono passati? Non lo so dire.
Dalla mia barba sembrano almeno una ventina. Ma è assurdo, quanti giorni ci vogliono per arrivare in Francia? Sapevo che i mercantili erano veloci, ma ora sembra essere uno strano concetto distorto.
Dio, aiutami ad arrivare alla fine di questo viaggio.
Non so dire dopo quanto, ma ad un certo punto sento scatenarsi una tempesta là fuori. Mi sento sicuro lì sotto, protetto dai cavalloni che devono invadere il mare in questo momento.
Quando però il carico prende a scuotersi, slegarsi e roteare per la stiva mi agito e parecchio. Schivo reti, munizioni barili e casse. Me la cavo anche abbastanza bene finché un barile pieno mi colpisce dritto in testa.

Riapro gli occhi pieno di domande e lividi.
Quanto è passato? Mi hanno scoperto?
Sono ancora dove mi trovavo quando svenni, perciò non mi hanno scoperto. Ora la domanda è: da quanto tempo sono qui privo di sensi?
La gola mi brucia incredibilmente e mi sento a dir poco debole. Devo mangiare e bere. Asasolutamente.
Dopo essermi rigenerato torno al mio nascondiglio. Neanche a crederci, pochi secondi dopo sento una voce attutita urlare a pieni polmoni: Terra!!
Mi sento felice, euforico.
Ci sono. Ce l'ho fatta, sono in Francia.
Quando il rollio delle onde termina, comprendo che la nave dev'essere stata attraccata.
Attendo ancora quelle che mi paiono circa dodici ore, per assicurarmi che tutta la ciurma fosse andata via, e poi fuoriesco dal ventre dell'enorme nave.
La prima cosa che vedo sono altre due imbarcazioni gemella a quella che mi aveva accolto al fianco di essa. Sono enormi.
Poi volgo il mio sguardo alla città francese e per poco non vomito tutto ciò che avevo ingerito.
Non un ponte, una fabbrica, una casa, un strada... Non c'è niente.
Sabbia e palme.
Dove diavolo sono finito?

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