Capitolo 11
03/10/22, Godric's Hollow
Quella sera l'aria profumava di pioggia, il temporale si era scatenato senza clemenza su tutta l'Inghilterra. La terra si era trasformata in fango e il grosso noce che torreggiava al centro del giardino gocciolava acqua sopra la testa di James, eppure il ragazzo non riusciva a trovare la forza di entrare in casa. Sapeva che era molto tardi e che i suoi genitori lo stavano cercando da ore, sentiva le loro voci preoccupate provenire dal salotto. Entrare era la cosa giusta da fare, ma avrebbe anche significato ammettere che era tutto vero e... non era ancora pronto. Era seduto su una sdraio nel giardino sul retro di casa Potter a Godric's Hollow da almeno un'ora. Aveva ancora addosso la divisa del ministero che, ormai completamente zuppa di pioggia, gli si era incollata addosso come una seconda pelle. Era consapevole della pioggia, del fango e del freddo, ma non gli importava. Nessun pensiero riusciva a scalfire la lastra di ghiaccio che era diventato il suo cuore, nessuna emozione riusciva ad attraversarla. La vita aveva perso sapore, colore e vibrazione.
Un rumore di passi proveniente dalla porta sul retro lo fece trasalire, ma il suo volto continuava a non far trapelare alcuna emozione.
"James! Sono ore che tentiamo di contattarti! Cosa ci fai qui fuori da solo?"
Sapeva che non avrebbe potuto scappare per sempre e di dare loro inutili preoccupazioni, dopo tutto quel giorno non era stato duro soltanto per lui. Alzò gli occhi su sua madre senza riuscire a risponderle. Quasi tutti i capelli rossi di Ginny erano sfuggiti dalla crocchia, anche lei, di solito, così precisa ed ordinata, mostrava sul viso gli eventi di quella giornata.
"James, stai bene? Sei bagnato come un pulcino"
Il tono della madre era sempre più preoccupato e James sapeva che avrebbe dovuto risponderle, dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riusciva. Avrebbe dovuto raccontarle tutto, ripetere passo per passo quella che era senza dubbio la giornata più assurda della sua vita.
Qualche ora prima
03/10/22, Holyrood Palace
"Professoressa cosa facciamo?" chiese sconvolta Eveleen alla Watson.
L'insegnante stava intensamente fissando il ramo che aveva tentato inutilmente di sollevare con un incantesimo. Per sicurezza stava provando diverse magie su di esso, alla disperata ricerca di una risposta.
"Non lo so" ammise dopo qualche minuto di prove infruttuose.
"Magari è un problema solo del palazzo, potrebbe essere un altro contro incantesimo dovuto al furto" ipotizzò Eveleen.
James era rimasto in silenzio ad osservare la scena, aveva la netta sensazione che la situazione fosse molto più estesa di quanto credesse Eveleen, dopo tutto gli altri erano riusciti a tornare a casa senza problemi, sperava. Non osava, però distruggere i sogni della ragazza, anche se probabilmente lei gli aveva già letto quelle sensazioni nel pensiero.
"Io resto qui, non posso lasciare il museo incustodito" disse la signorina MacLellan, per poi sparire all'interno del palazzo.
James, Eveleen e la Watson si guardano per alcuni istanti indecisi sul da farsi. L'idea di avventurarsi al di fuori di Holyrood sembrava la più saggia, era l'unica possibilità per scoprire se la magia avesse smesso di funzionare ovunque. La paura, però, li teneva inchiodati sul posto, finché erano tra le mura del palazzo potevano illudersi che la situazione fosse diversa altrove, una volta usciti, nel bene o nel male, avrebbero scoperto la verità.
Dopo qualche minuto di indecisione la professoressa prese in mano la situazione.
"Ragazzi dimostriamo di essere stati smistati nella giusta casa anni fa e tiriamo fuori un po' di coraggio"
Decisero di provare a spostarsi verso il centro della città: Hollyrood si trovava alla fine di Royal Mile, la strada più famosa di Edimburgo. Attraversarono la piazza con il monumento arzigogolato, superarono l'ultimo pezzo del palazzo e si trovarono in strada. Proprio di fronte al palazzo era situata la sede del parlamento scozzese costruita all'interno di un modernissimo palazzo di architettura contemporanea.
Eveleen era abituata a vedere una piccola folla assembrata fuori del parlamento, c'era sempre qualcuno che protestava contro qualcosa, di solito per l'emancipazione della Scozia. Niente, però, avrebbe potuto prepararla a quello che vide quel giorno. Davanti alla moderna struttura era ammassata la più grande folla di maghi che avesse mai visto per le vie di Edimburgo. Nessuno di loro indossava abiti babbani, ma abbondavano cappelli a punta e lunghi mantelli dai colori sgargianti. La maggior parte di loro si guardava intorno stupita come se fossero vittime di uno scherzo e ne cercassero la fonte, alcuni provavano ad usare incantesimi su qualsiasi cosa capitava loro a tiro, altri provavano a smaterializzarsi, senza successo. Tuttavia, quello che la colpì più di tutto non fu la quantità di persone, ma il silenzio.
Un silenzio tombale ricopriva tutta la folla, tutta la strada, forse, addirittura, tutta Edimburgo. I maghi erano visibilmente sotto shock e i pochi passanti babbani li fissavano scattando foto ma senza emettere alcun suono, come se intuissero la sacralità del momento. Era evidente che qualcosa di mai successo prima stesse accedendo.
La professoressa Watson non stette immobile a fissare la gente, ma si fece strada all'interno della folla costringendo i ragazzi a correre per seguirla. James si stupì di quanto potesse andare veloce una donna con delle gambe così corte. Una volta superata la moltitudine di persone, riuscirono ad entrare all'interno del parlamento.
La Scozia, nonostante sottostesse all'amministrazione del ministero della magia britannico con sede a Londra, aveva da sempre un proprio distaccamento situato proprio all'interno del parlamento.
James ed Eveleen seguirono la Watson senza fiatare. La strega fece loro attraversare innumerevoli stanze piene di luce e vetrate per poi giungere ad un'ala molto più antica la cui architettura ricordava più il palazzo che avevano appena lasciato che il parlamento.
Un enorme portone di legno scuro scolpito segnalava l'entrata alla parte magica dell'edificio. Tra le incisioni presenti sulla porta spiccava Maria Stuarda, questa volta in sella al drago nero delle Ebridi. Di fronte al portone era assiepata una piccola folla, di Babbani.
"Per le mutande di Merlino" borbottò la Watson "neanche gli incantesimi vecchi funzionano più"
I babbani dovevano essere funzionari del ministero e continuavano a fissare stupiti il portone e l'intera costruzione alle sue spalle chiedendosi da dove diavolo fosse uscita e come fosse possibile che non l'avessero mai vista.
La professoressa li superò agilmente, spintonandone un paio, sempre tallonata da Eveleen e James. Aprì il portone e poi lo richiuse in faccia ai babbani, non dando loro il tempo di capire cosa stesse succedendo. La stanza al di là della porta era più simile all'interno di un castello che non al ministero della magia di Londra. La Watson non diede, però, loro tempo di osservarla, perché attraversò come una furia la stanza diretta verso una piccola porta in fondo.
"Cosa sta succedendo?" abbaiò facendo irruzione.
Nella stanza era presente soltanto un mago molto vecchio che sedeva gobbo dietro ad una scrivania in mogano. L'uomo alzò gli occhi dalle carte su cui stava scrivendo fino ad un attimo prima.
"Jennifer, che piacere, come mai sei venuta così al nord?" chiese cordiale, guardando con stupore James ed Eevee seminascosti dietro alla professoressa, come due pulcini dietro a mamma-chioccia.
"Oh Rudolph, per la barba di Merlino, non ti sei accorto di cosa sta succedendo? La magia non funziona più! Ci sono babbani che curiosano per il ministero, maghi in strada che provano a smaterializzarsi e il caos più totale che regna per le strade di Edimburgo. Dobbiamo metterci in contatto con Londra. Ora!" abbaiò la professoressa.
James pensò che per nulla al mondo avrebbe voluto fare cambio di posto con il pover'uomo che stava subendo l'ira funesta della Watson, quella donna sapeva davvero come incutere timore.
Rudolph Galbraith era sulla carta un alto funzionario del ministero britannico, ma era considerato da tutti il ministro della magia scozzese. Le sue funzioni erano più che altro simboliche, niente a che vedere con quelle di Hermione, ma era riconosciuto come figura di riferimento da tutti i maghi scozzesi.
Il ministro si mise velocemente all'opera e scrisse una lettera in fretta e furia, che poi spedì via gufo con destinazione Londra.
"Potter!" gridò la Watson in direzione del povero James, che si fece piccolo piccolo.
"Si, signora?"
"Il ministro è tua zia, no? E metà della tua famiglia è dentro al ministero? Muoviti a scrivere delle lettere a tutte le persone che conosci, dobbiamo ricevere informazioni più in fretta possibile. Una parte di me continua a sperare che il problema sia circoscritto ad Edimburgo. Connely, tu invece, continua a provare a fare incantesimi ad intervalli di 5 minuti, magari la situazione tornerà a posto da sola"
Dopo aver ascoltato gli ordini della professoressa, James ed Eveleen furono fatti accomandare nella prima sala in cui erano entrati. Una fila di alte poltrone, probabilmente usate come sala d'aspetto, si trovava sulla sinistra. I due ragazzi si accomodarono impacciati.
Galbraith aveva dato a James pergamene e penne, il ragazzo se ne stava servendo per scrivere lettere usando le sue ginocchia come tavolino. Si stava concentrando per avere una calligrafia più chiara possibile, ma una terribile confusione imperversava nella sua testa.
Cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, ma la paura stava prendendo il sopravvento. Cosa stava succedendo? Perché stava succedendo? Cosa potevano fare? Non aveva idea di come si facesse a vivere senza magia. All'improvviso si rese conto che non aveva senso nascondere quello che provava perché tanto Eevee glielo avrebbe letto nella mente.
"Eveleen, ho paura" pensò intensamente, vergognandosi di pronunciare quelle parole ad alta voce.
Per la prima volta da quel famoso giorno di settembre, Eveleen non rispose ai suoi pensieri. James riprovò un paio di volte, prima di arrendersi all'evidenza.
"Eveleen non riesci più a leggermi nel pensiero?" chiese per sicurezza.
Si girò a guardare la ragazza seduta al suo fianco e si rese conto che non aveva detto una parola da quando erano usciti da Holyrood. Lo sguardo di Eveleen, solitamente così brillante ed arguto ora era spento e completamente perso nel vuoto.
"Eevee, stai bene?"
"È la prima volta che mi chiami Eevee da almeno 2 anni" rispose soltanto la ragazza.
"Ma allora riesci a leggermi nel pensiero! Non ho aperto bocca!"
La ragazza non rispose, ma il suo viso si illuminò all'improvviso. Prese in mano la bacchetta che aveva abbandonato al suo fianco e disse:
"Lumos!"
Sotto gli occhi di James la punta della bacchetta si illuminò di una brillante luce bianca. Fecero di nuovo irruzione nella stanza del ministro per avvisare la professoressa.
"Professoressa, funziona!" disse Eveleen mostrando la punta della bacchetta illuminata.
La Watson emise quello che sembrò più un barrito che una risata, la tensione sul suo viso mollò un po' la presa.
"Ragazzi è presto per cantare vittoria, dobbiamo capire tante cose: se tutto ha ripreso a funzione e, soprattutto, cosa sia successo"
Nell'ora seguente ricevettero una serie di gufi da Londra che comunicavano loro che in tutto il mondo era successa la stessa, per un'ora intera la magia non aveva funzionata. Negli anni a venire questo sarebbe stato ricordato come Blackout Magico.
La professoressa non era sicura che tornare a casa via polvere fosse una buona soluzione, temeva che la magia avrebbe smesso di funzionare da un secondo all'altro. Ordinò a James di accompagnare a casa Eveleen e poi di raggiungerla alla stazione di Edimburgo, sarebbero tornarti in treno.
I due ragazzi attraversarono Edimburgo verso casa di Eveleen, un silenzio denso faceva loro compagnia.
"Questa scala me la ricordo" esclamò all'improvviso James.
"Il miglior scorcio di Edimburgo!" dissero insieme.
Entrambi ricordavano perfettamente quel momento di tante estati prima. Stavano passeggiando per la città ed Eveleen aveva fatto fare al fidanzato un giro turistico con i fiocchi. Si erano fermati su quelle scale per fare una foto, trovando il panorama bellissimo. Avevano per caso origliato la conversazione di una ragazza che stava videochiamando la madre e aveva definito quel posto "il miglior scorcio di Edimburgo".
Questo unico ricordo felice colorò un po' i pensieri di James, mentre si dirigeva camminando in silenzio verso la casa della ragazza. Una volta arrivati davanti al portone dei Connely i ragazzi si salutarono imbarazzati, Eveleen gli spiegò come arrivare in stazione e poi James raggiunse la professoressa.
Il viaggio in treno fino a Londra fu estremamente silenzioso, la Watson aveva preso un intero scompartimento così da poter continuare a mandare e ricevere gufi indisturbata. James passò il viaggio perso nei suoi pensieri.
La magia era stata una costante nella sua vita, completamente radicata in lui. Una volta aveva letto che si capiva il significato della libertà solo dopo averla persa, pensò che per la magia era lo stesso. Era incredibile pensare ad una vita in cui non si poteva fare affidamento alla costanza degli incantesimi, l'intero mondo magico era costruito su questo. Chissà cosa sarebbe successo ora, come avrebbero fatto a mantenere la segretezza in una situazione così diversa dal normale. Non riusciva a smettere di chiedersi se ci fosse un legame tra quel giorno e quello che era successo a suo padre e a Matt il mese precedente. Aveva sentito tanti racconti di guerra, da suo padre, da sua madre, da tutta la comunità, ma non avrebbe mai pensato di trovarsi a vivere in una situazione di tale precarietà ed emergenza.
Cosa stava succedendo? C'era un mago dietro a tutto questo? Era un fenomeno naturale? La magia poteva finire? Sarebbe risuccesso?
"Potter, siamo arrivati"
Le parole della professoressa strapparono il ragazzo dalla valanga di pensieri che lo stava sommergendo. Per la prima volta neanche la stazione di King's Cross riuscì a farlo sorridere, nonostante tutti i bei ricordi che aveva associati a quel luogo. Fuori dall'edificio la pioggia pomeridiana si era tramutata in un temporale. La Watson gli permise di smaterializzarsi fino a casa, dalle lettere che aveva ricevuto sembrava che la magia avesse ripreso a funzionare senza nessuna eccezione.
James si smaterializzò nel giardino sul retro, l'unico posto della casa in cui la pratica era possibile. Nonostante la pioggia decise di sedersi sulla sdraio sotto il noce, il suo posto preferito per pensare.
Ciao,
Mi dispiacerà molto abbandonare Edimburgo nei prossimi capitoli, è la mia città preferita :)
La storia dello scorcio è successa davvero e quella foto l'ho scattata io, vi piace?
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia, ora che è finalmente entrata nel vivo!
Baci,
la vostra Corvonero
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