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*Spazio autrice:LEGGETEMI! Non sclerate e non siate felici, questo capitolo di felicità ne ha poca comunque... Scrivere questo capitolo è stato un colpo al cuore e spero davvero di sentirvi passo per passo. Il secondo pov's di Newt ha parole leggermente volgari quindi se siete dei linti e pinti o pinti e tinti o come si dice XD...credo che dovrete saltarlo. Il video sopra vi distrugge i feels quindi se decidete di vederlo...buona tristezza.Ci vediamo giù e perdonate gli orrori:)
Newt's Pov
Sapevo di aver preso la scelta meno sensata ma prima avrei sentito quello che aveva da dirmi, prima se ne sarebbe andato, stavolta sperando per sempre. Gli feci cenno di entrare e, lanciata un'occhiata furtiva nei dintorni, chiusi la porta di casa.
Mi sentivo stanco, era il momento meno appropriato per affrontare una conversazione con chiunque figuriamoci proprio con "quell'individuo" e il tutto, al solo pensiero, degenerava pericolosamente.
Non sapevo se fossi riuscito a fronteggiarlo: avevo quasi fatto un trasloco, e cosa più difficile era stata separarmi da Tommy. Sapevo che ci saremmo visti ma non avremmo avuto più lo stesso tempo, non avremo condiviso la stessa casa e non avremo così avuto attimi per stare da soli in santa pace. Mi mancava il suo corpo, il suo sorriso e cosa più brutta di tutte era percepire una sensazione che mi faceva sentire irrequieto, come se non riuscissi a stare senza di lui; mi ero abituato ad averlo intorno e ora mi sentivo vuoto. Quasi come se mi mancasse l'aria. Era diventato il mio ossigeno senza saperlo.
Cercai di allontanare i pensieri che avrebbero potuto distrarmi, concentrandomi sul tizio che avevo davanti. La rabbia che provavo per Kevin era troppo per fingere che fossi sorpreso del suo ritorno. Non mi aveva fatto chissà cosa di male a parte quel bacio, ma non riuscivo a vederlo diversamente, ormai di lui avevo un'immagine negativa come se provassi rigetto nei suoi confronti; forse per le bugie che aveva inventato per unirsi alle indagini di Teresa e Gally?Probabile...con un tipo del genere dovevo andare a piedi di piombo, non c'era da fidarsi, sarebbe stato capace di tutto.
Restammo in silenzio. L'attrito tra noi era stato causato da quel bacio del 13 ottobre di due anni fa nel giardino di Ricky (il suo collega barista), beh...a pensarci a mente fredda la mia reazione fu paragonabile a uno stupido omofobo ignorante, dove l'unica cosa che ignoravo era proprio il fatto di essere gay.
Da quel bacio scappai via come un codardo anche se per i primi secondi avevo...come dire...ricambiato?Ma poi repressi tutto, ripetendomi di essere etero e altre diversivi, e quando Kevin tramite messaggio mi avvisò della sua partenza, mi sentii leggero, per non alimentare quel fuoco non andai a salutarlo, sperando vivamente di non incontrarlo più.
Ma era stato tutto superfluo, quella speranza si era spezzata e lui era lì, a casa mia, con i suoi occhi sfidanti che non promettevano nulla di "è tornato un mio vecchio amico, abbracciamoci".
Con sguardo circospetto fissava le pareti o meglio i quadri, il suo sguardo curioso faceva intendere che stesse cercando prove schiaccianti, qualcosa di importante.Eravamo ancora nel soggiorno senza proferire parola e il tutto era molto inquietante, oltre al fatto che risultava imbarazzante, spaventoso e distruttivo. Non mi capacitavo come mi fosse venuto in mente l'ultimo aggettivo. Tale cosa mi terrorizzava parecchio.
Lo guardavo di sottecchi, sperando di reprimere le tante voci nella mia testa che si chiedevano tutte la stessa cosa:
"Perché era tornato? Perché proprio in quel momento che avevo conosciuto la felicità? Voleva rendermi la vita un inferno?"
Giravo e rigiravo i pollici dal nervosismo. Avrei dovuto farlo sedere? No...meglio in piedi così non metteva le tende e, capendo che era di troppo, avrebbe tolto prima il disturbo.
-Cosa ci fai qui?- proferii freddo, distaccato a braccia conserte. Senza neanche accorgermene avevo dato voce ai pensieri, la curiosità era troppa per fingere che ce l'avessi con lui al punto da non rivolgergli la parola.
-Anch'io sono felice di vederti.-asserì ironico, schioccando la lingua. -Piuttosto credo che la domanda sia un'altra.- profetizzò, alzai un sopracciglio ghiotto.-Una domanda che riguarda il mio tempismo, Newton...- rise scioccamente- okay, non mi prendo i meriti. Teresa ha saputo che eri tornato e...- prolungò la "e"lasciando in sospeso la frase, non ci voleva un genio per continuarla.
-E sei venuto qui, a casa mia...- conclusi. Avrei tanto desiderato che fosse la mia o la mia immaginazione a riprodurre quella situazione ma purtroppo era reale.
Una realtà di sploff.
Mi guardò velocemente per poi distogliere lo sguardo e continuare a guardarsi intorno -non avevo mai notato queste statuette...-disse falsamente ammaliato- come biasimarmi?- portò i suoi occhi dritti nei miei. Il suo sguardo era freddo, incupito e accusatorio.-Sono state poche le volte che mi hai invitato a casa tua.- ne prese in mano una in resina abbronzata, mia madre ne era molto attratta e non riuscivo a capire perché non le avesse portato in Francia con lei. Kevin sfiorava i muscoli di quello che rappresentava il David di Michelangelo in miniatura, era un falso ma progettato nei minimi dettagli. Continuava a sfiorare i muscoli scendendo lungo il corpo arrivando al ventre, toccò i genitali, guardandomi.
Quel gesto uguale provocazione.
-Beh...non si può dire che lo avesse grosso.- enunciò tranquillo mettendomi in soggezione.-Chi sa...forse Donatello è stato anche clemente, poteva averlo ancora più piccolo.-
-Lo scultore è Michelangelo Buonarroti. - scandii rabbioso. Di certo non mi sentivo offeso perché aveva sbagliato il nome dell'autore dell'opera, bensì perché continuava a tastargli i testicoli, provocandomi.
-E scommetto che sai altro su questa statua...- sospirò seccato. Era la cosa che Kevin odiava di me: il sapere tutto o quasi.
-In effetti si- dissi con l'intento di annoiarlo e farlo andare via il più presto possibile.
"Se gli attributi di David erano stati rappresentati così da Michelangelo non voleva dire che fossero davvero così. Buonarroti faceva riferimento a precise regole di proporzioni dell'arte classica. Per gli antichi greci le dimensioni contavano ma in modo differente da quello attuale, infatti rappresentare un pene grande per la loro cultura era simbolo di bassezza, di orrore, di volgarità, prova ne erano le rappresentazioni di personaggi che loro disprezzavano con peni grossi. A contrario, quello piccolo era ritenuto fine ed elegante di un uomo possente e glorioso."
Beh...pensare al pene di Michelangelo in quella situazione mi stava portando soltanto ulteriori distrazioni, avrei avuto tempo per dedicarmi a storia dell'arte.
Continuai a stare in silenzio, tutto di quella circostanza mi stava stretto.
" Forse perché tu e il grande Michelangelo avete una cosa in comune. Non si è mai saputo se fosse gay o meno, ma non si è sposato né risulta che abbia frequentato donne."
Anche quello era vero. Quanto poteva essere interessante la vita di uno scultore? Di certo milioni di volte più di quella dell'individuo che si aggirava in casa mia.
-Per farti parlare devo sbagliare qualche nome di vip dell'antichità?- Kevin mi destò dai miei pensieri e dalle mie voci mentali? Non ne avevo mai sofferto di disturbi psichici.
"Vip dell'antichità? Nuoti nell'ignoranza."
-Se sto zitto è solo perché non capisco questo tuo ritorno e sinceramente non lo approvo.- dissi tornando in me e ignorando quella strana voce che potei attribuire come l'unione della mia coscienza e sapienza.
Il calore furente continuava a salirmi incontrollabile alla testa e a breve avrei fatto una stupidaggine. Mi guardò fingendosi offeso, poggiò la statuetta sul camino.
-Mi dispiace così tanto che ci sia questo...rancore?Eppure dovrei essere io a provarlo, tu mi ha trattato uno schifo. Non ricordi?- domandò stuzzicandomi. Toccò il corrimano delle scale, salendo sul primo gradino e poi sul secondo.-Giacché continui a non parlarmi...do un'occhiata alla casa, non ti scomodare...trovo le giuste stanze anche senza la guida turistica.- soffiò con voce suadente ammiccando occhiate provocatorie.
Peccato che più volesse farmi provare qualcosa nei pantaloni più saliva la voglia di ucciderlo. Solo Thomas riusciva a provocarmi. Tommy era l'unico che amavo, l'unico con cui avrei fatto l'amore, viaggi e tutte le cose belle. Non gli avevo detto quelle due parole che solitamente due innamorati si dicono ma... mi era scappato di chiamarlo "amore" e ciò faceva capire molto cosa lui fosse per me.
L'ospite non gradito salì al piano di sopra senza mio permesso. Mentre io me ne restavo ancora all'ingresso. Non sapevo cosa fare, cosa dire.
"Beh... tanto per cominciare, potresti salire sopra e cacciarlo fuori a calci in culo. Questa è l'idea migliore che potessi mai suggerirti."
Seguii il primo punto che aveva dettato il mio cervello o chiunque mi avesse dato quel suggerimento senza però rispettare il secondo, non sarei riuscito a cacciarlo di casa, conoscevo Kevin non se ne sarebbe andato fin quando non avrebbe raggiunto il suo scopo.
Mi sentii mancare l'aria quando lo vidi in camera mia che, invadente e irrispettoso, toccava le mie cose.
-Sono stato poche volte in camera tua...- disse con sorriso cattivo, godendo pienamente per la mia espressione contrariata e incazzata.
-È inutile che continui a ripetere.- proferii stizzito-Sei stato poco nella mia casa, nella mia stanza e non ci sei stato per niente nella mia vita.- precisai guardandolo dritto negli occhi.Ero io a comandare. Era la mia casa. E quella era la mia vita.
-Sono qui per rimediare.- disse come se fosse la cosa più naturale, spiazzandomi-Eh già Newton... ho creduto importante trascorrere più tempo insieme ora che è qui il mio nuovo lavoro.-
Rimasi allibito, spalancai la bocca e gli occhi per la sorpresa. Era decisamente la peggior notizia che avessi avuto in diciotto anni, anche peggio del divorzio dei miei e delle minacce di morte di mio padre. Avevo sperato come un idiota che fosse di passaggio e che avrebbe lasciato Manhattan il più presto possibile e, invece...
-Non ti voglio tra i piedi.- sputai come veleno mostrando tutto il mio disprezzo. Gentilezza? Educazione? Che andavano a farsi fottere.
-È quello che vuoi far credere.-istigò accennando un sorriso di sbieco.-Dimmi un po'- scostò la sedia dalla scrivania e si sedette-come te la sei cavata in questi anni senza di me?-si dondolava sulla sedia senza togliersi dal viso quell'espressione da prenderlo a schiaffi.
-Non hai alcun diritto per interessarti della mia vita.-imperai e stavo perdendo ogni pezzo di lucidità per non ammazzarlo. Provavo a trattenermi ma ogni parte di me mi incitava a ucciderlo proprio in camera mia. Ero nervoso e, mentre lui appariva calmo ed equilibrato, io volevo commettere un omicidio. Io, un ragazzo calmo e coscienzioso ? Sì, la pazienza può essere abbandonata anche dal più tranquillo essere umano. Cercavo di reprimere quei suggerimenti che ispiravano alla violenza, più avrebbe visto la mia rabbia, più avrebbe continuato quel gioco. Lui ci godeva.
Rilassò la schiena contro lo schienale della sedia allargando le gambe. Era troppo. Non potevo sottostare a tale provocazione.
-Sei così tenero...volevi essere pronto per me, vero? Non volevi farti trovare impreparato, spero soltanto che sia stato un buon insegnante, Thomas.- soffiò quel nome in maniera indescrivibile. Provai lunghi brividi che partirono dalla schiena fino ai piedi. Anche solo il suo nome mi faceva impazzire e nessuno avrebbe rovinato il nostro rapporto.
-Non azzardarti a nominarlo.- digrignai scandendo a denti stretti quella frase, i pugni ben serrati e la voglia di ucciderlo era alle stelle. Avanzai verso lui, e senza esitare gli puntai le mani al collo.
Spostò rapidamente la testa all'indietro. Potevo farcela soltanto nei miei sogni. Era più alto e robusto di me.Rise soddisfatto-Continui a mentire Newton, bravo...- finse di essere amareggiato- la verità è...- si alzò avvicinandosi, allontanai le mani dal collo, quella circostanza avrebbe potuto ribaltarsi da un momento all'altro finendo in una posizione spiacevole. Indietreggiai ma testardo continuava e continuava- è che stai cercando di odiarmi per non finire nel letto con me adesso.- enunciò sicuro e di quello che aveva detto non c'era niente da esserlo.-Ma visto che questo argomento ti imbarazza...possiamo parlare di come so ciò che ti è successo in questo periodo , cose che quei due stupidi di Teresa e Gally non potevano rivelarmi perché non a conoscenza.-
Deglutii, quella vicinanza mi dava fastidio, voltai la testa indietro per vedere cosa ci fosse, mi maledissi vedendo che c'era un mobile. Eh no, solo il mio Tommy poteva intrappolarmi. Finché potei, cambiai direzione.
-P...parla allora.- mi rimaledessi mentalmente perché avevo balbettato, volevo cambiar discorso cercando di non far cadere l'argomento su tematiche sessuali, parlarne con lui mi infastidiva. Ero agitato e continuavo a torturarmi le mani.
Mi avvicinai alla finestra dandole le spalle e rivolgendo il viso verso la stanza.
Sorrise soddisfatto poggiando appena il sedere sul termosifone.
-Innanzitutto sono qui da prima che tu possa immaginare, si può dire che tu e Thomas-appena proferito quel nome fece una smorfia come se stesse parlando di rifiuti organici.
Io irrigidii la mascella, continuando a stringere fortemente i pugni al punto da far diventare le nocche bianche.
-eravate ancora all'inizio di quella che reputo una "falsa e ridicola relazione"- mimò le virgolette continuando a gesticolare. Mi morsi la lingua per non iniziare a sparare i peggiori insulti, o peggio, strangolarlo con le mie stesse mani.-Dopo qualche giorno che ero qui, pensai di venire a casa tua o meglio..spiarti, insomma volevo sapere come procedeva la tua vita. Nel buio di quella sera piovosa, ti vidi uscire di casa... correvi come un pazzo, la voglia di venirti vicino fu troppa ma quella di seguirti fu molto più eccitante. -sorrise beffardo leccandosi le labbra.
Un altro gesto di provocazione. Un altro gesto che mi lasciò indifferente.
-Provai rabbia quando vidi che alla porta alla quale avevi bussato ti aprì un ragazzo.- si fermò, strinse il pugno destro con espressione sdegnata, quasi come se tra le mani avesse il mio Tommy e volesse fargliela pagare.- E ciò che fu peggiore fu che tu non uscisti, tu quella sera hai dormito da lui, con lui!- sbottò alzando improvvisamente la voce e avvicinandosi in modo preoccupante.-Sono sempre stato con te, Newton. - disse lentamente risaltando l'importanza di quelle parole. Fece alcuni passi indietro girandosi intorno- I giorni a seguire siete andati alle giostre, poi tu sei tornato a casa sconvolto lui ti ha seguito e per delle ore infinite siete stati di nuovo a casa sua...e lì ti ho perso.-
Sembrava delirasse, sapeva tutto ciò che era successo a me e Thomas, mi chiedevo come fosse stato possibile non averlo notato, captato che ci fosse qualcuno che mi seguisse, che sapesse le mie mosse più di me. Lo guardai stupito e, stranito da quel "poi ti ho perso" dissi lentamente
-In... che senso mi hai perso?- le parole sembravano non uscire dalla gola. Kevin era un pazzo e io ero da solo con lui. La paura cresceva soprattutto nel constatare che non avrei potuto fare nulla per evitare il peggio. Il mio era un corpo fiacco, mentre il suo era muscoloso. Pregavo mentalmente che potesse capitare qualcosa, un miracolo. Come era successo con Thomas, ma due miracoli alla stessa persona non credevo fossero riservati. Erano troppi.
-Mi allontanai e quando feci ritorno al mattino presto, non ebbi più tue notizie. Allora le opzioni furono due: o eri rimasto intrappolato, o te ne eri andato all'alba prima del mio ritorno.La prima non era fattibile...- toccò il mio calendario poggi-scrivania di star Wars prendendolo in mano.-Poi capii tutto.- disse concludendo, facendo accrescere ancora più in me la curiosità.
Mi allontanai dalla finestra, facendo pochi passi in avanti.
"Io c'ero già prima che tu sapessi della mia esistenza." Pensai a quella frase, alla frase del mio Tommy. Kevin aveva fatto qualcosa di simile a Thomas, mi aveva rincorso, spiato, se fossi stato matto li avrei pure paragonati ma no...Thomas era tutt'altra cosa, il mio angelo. E io lo amavo con ogni parte di me stesso.
-Continua. - dissi con un filo di voce guardando ovunque tranne che a lui, sentii un ghigno soffocato e un nuovo sorriso prese posto sul volto di Kevin.
-Notai la sua agitazione, il suo viso preoccupato, come era ridicolo, cercava ansioso le tue informazioni assieme alla sua amichetta. Godetti per un attimo. Ero felice che anche lui come me ti aveva perduto. Lo odiavo ma mai quando persi di vista anche lui. -morse con forza le labbra- Sapevo che aveva scoperto qualcosa e il fatto che ti trovasse prima di me mi faceva salire il sangue al cervello...-fece una pausa calmando l'ira-Non sapendo dove cercare, andai a casa di Teresa.-
-Dicendole di essere un mio parente.- continuai tenendo le braccia conserte. Tutto filava. E io non mi ero accorto di nulla.
-Perspicace...- incurvò un sopracciglio ammiccando un'aria fiera-volevi che le dicessi di essere il tuo ex?-
-Kevin...-respirai affannosamente, la rabbia mi stava portando a perdere la pazienza.-Perché ti ostini a crederlo? Tra noi non c'è mai stato niente, lo vuoi capire?- sbottai sperando che comprendesse quelle parole-Io non voglio te.- dissi poi stremato.
-È per Thomas...- muoveva la testa dall'alto verso il basso, come se stesse per impazzire, continuava a gesticolare.-perché se lui non ci fosse, tu staresti con me e insieme faremo invidia a tutti. Da quando c'è lui hai scordato tutto il resto. -alzò la voce gesticolando furente-i pomeriggi trascorsi insieme a ridere, per stare con te facevo incazzare un sacco di clienti...- si spostò il ciuffo all'indietro, sembrava arreso ma era soltanto l'inizio dell'inferno.
-Ora sono tornato e sono a casa tua e...-il suo sguardo si accese di rabbia era ancora più spaventoso dell'inizio, avanzava verso me lento e deciso. Io indietreggiavo, spaventato. Avevo un diavolo davanti agli occhi- fin quando non mi avrai dato quello che voglio, Newton, non mi muoverò da qui.- i suoi occhi si fermano a fissare i miei, sorridendo depravato. I miei nocciola contro i suoi neri come la pece. Avevo paura.Poggiò la mano contro il mio petto e con una spinta non tanto forte ma neanche leggera mi fece perdere l'equilibrio. Caddi all'indietro e come se fosse un brutto sogno, meccanicamente chiusi gli occhi, sperando che una volta riaperti mi fossi trovato da solo.
Thomas's Pov
Era quasi l'alba, la luna si nascondeva per lasciare spazio al sole. Ero l'unico ad aggirarsi per Manhattan a quell'ora, dopotutto la mia città natale non aveva da spartire la nomea che aveva il Bronx, dove a qualunque ora c'erano sparatorie e tante altre cose belle.
Camminavo a zig zag, salendo e scendendo distrattamente dal marciapiede. Chiunque mi avesse visto, avrebbe pensato che avevo bevuto, e se fossi stato sfortunato a trovare qualche ragazzaccio ero sicuro che non avrebbe esitato a malmenarmi. Ma in fondo...come potevo sentirmi più confuso di così? Con un probabile fratello di sangue, la sicurezza che Marianne fosse mia madre e George mio padre andava sempre più a svanire, le carte che avevo letto ne erano la dimostrazione, dicevano chiaramente: sterilità e richieste di adozione. Ero stato adottato e dopo qualche anno era nato Chuck, mio fratello.
Ripetevo spesso quella parola , era molto strano rendermi conto di : FRATELLO.
"Io e Chuck fratelli, i miei reali genitori non sono Marianne e George.Io ero stato adottato." il mio cervello immagazzinava quelle informazioni come un computer di scienziati, come se parlasse meccanicamente.
Di prove ce ne erano di diverse, le carte che testimoniavano tutto per iscritto e le statuette uniche e rare, molto probabilmente le uniche in tutto il mondo. Ma tutto era anormale perché c'eravamo incontrati, all'improvviso.
E la mia vita era fin troppo uno schifo per avere la fortuna di incontrare per puro caso mio fratello. Beh...era uno schifo prima di Newt, prima che mi catapultassi nel sud Bronx per salvarlo, per aiutarlo.
Avevamo finito con l'amarci ed era per questo che stavo andando da lui, mi avrebbe consolato, coccolato e mi avrebbe suggerito la scelta giusta. A mia differenza era così riflessivo nel prendere una decisione, avremmo indagato insieme e se tutto confermava quello che temevo, avrei parlato con Chuck.
Se io stavo così una merda, come sarebbe stato occhioni blu?
"Credo che gli piaci" confortò Din ed era davvero raro. "Nel senso come fratello"
"Ho solo paura di non esserlo." risposi senza rendermene conto. L'idea che Chuck fosse mio fratello mi piaceva? Ma certo, non potevo negarlo! Riccioli castani, occhi profondi blu, il mio stesso naso e poi lo aveva detto anche Newt, no?
"Tommy, Tommy. Chuckie è diverso dagli altri, lui è speciale." erano state queste le parole che Newt aveva utilizzato per descrivere il piccoletto prima di partire.
"Beh... sarai un buon fratello, farai cilecca solo per consigliargli ragazze" ribatté Din, come sempre simpatico a schernirmi.
Risi, sì ciò che aveva detto Din mi faceva sorridere, io che sorridevo e mi divertivo con un neurone? Con Din? Mi sentivo male.
D'un tratto la testa mi girò vertiginosamente. Percepivo i rumori in altro modo e le gambe sembravano accasciarsi al suolo. Ma io stavo bene. Chiusi gli occhi per poi riaprirli ma fu inutile: vedevo nero e percepivo i rumori in maniera ovattata.
-Aio...- fui sicuro di aver alzato la voce, ma quando si sviene si è sicuri di urlare e invece dalla bocca escono versi strozzati che nessuno sente. Mi toccai la testa, come se il gesto potesse alleviare il dolore. Deglutii, non potevo sentirmi male, non c'era nessuno ad aiutarmi. Cercando di non andare nel panico, mettevo un piede avanti l'altro sperando di arrivare a casa di Newt il prima possibile.
Un altro dolore. Un altro giramento.
-Ragazzo, ti senti bene?- una voce calda e roca mi parlò, mi sentii felice e al sicuro.Prometteva bene, almeno non era un gruppo di bulletti che voleva tagliarmi la mano. Alzai lentamente la testa per scorgere il viso dell'uomo dalla voce gentile, ma sbandai finendo quasi sull'asfalto. L'uomo mi prese per i fianchi, evitandomi una caduta brutale.-Respira lentamente e non chiudere gli occhi, resta sveglio.- consigliò anche se il suo più che tale sembrava un ordine. Boccheggiai, facendo come mi aveva detto o almeno provandoci. Mi sentivo strano, senza forze.
-Sono un medico.-disse calmo e non capii se la sua fosse una presentazione o una tecnica per rassicurarmi.-Ricordi dove abiti?- domandò schiaffeggiandomi leggermente il viso.
-Io...Newt...- biascicai confuso. Era uno sconosciuto e gli stavo per dire "io devo andare da Newt" ma lui che ne sapeva? Mi tirai su nonostante fosse complicato per le gambe che avvertivo flaccide.
-Ti chiami Newt?- drizzò le orecchie, facendo un lungo sforzo per prendermi meglio e sorreggermi mentre io involontariamente crollavo nelle gambe- Anche mio figlio si chiama così, sai?-
"Suo figlio si chiama Newt? Lui è un dottore?"
Spalancai gli occhi e mi divincolai dalla presa. Mi sentivo improvvisamente sveglio, scosso.
"Sì...eri tra le braccia di tuo suocero."
Deglutii, tentando di respirare più regolarmente. Mi stavano capitando troppe cose che non potevo definire casuali.
-Ragazzo calmati, siamo quasi arrivati a casa mia. Sono davvero un dottore.- la sua voce era perfetta, ora capivo da chi avesse ereditato tale perfezione. L'uomo che avevo dinnanzi era bello: alto, muscolatura ben definita, occhi castani, capelli castani leggermente ingrigiti brizzolati. Aveva l'aria distrutta dal turno di notte che aveva appena finito in ospedale. Ma del resto aveva uno sguardo gentile, e sembrava simpatico, oltre al fatto che i lineamenti facciali delicati mi ricordavano il ragazzo che mi aveva fatto uscire fuori di testa.-Voglio misurarti soltanto la pressione e offrirti del miele di liquirizia.- sorrise e allungando le mani nella mia direzione mi incitò a seguirlo.
-Miele di liquirizia?- domandai stordito riprendendo il cammino. Dovevo contribuire a rendere la conversazione più interessante, volevo fargli buona impressione dall'inizio e poi, essendo a piedi, avremmo impiegato tanto.
-Sì...hai avuto quasi uno svenimento, credo dipenda dalla pressione bassa.Nella liquirizia c'è ferro...sostanza che attualmente il tuo organismo non sembra averne molto.- secoli e secoli di medicina, di ricerca, e il padre di Newt aveva ridotto tutto a quelle semplici parole. Sorrisi ammaliato da tanta cultura e dal magnifico modo di esporla, anche a me che non ne capivo molto.-Ti vedo meglio, hai già più colorito sulle guance.- si fissò a guardarmi e gentilmente mi sorrise, feci lo stesso.-Allora, ti chiami Newt?- domandò sorridente togliendosi la giacca e poggiandola sulle spalle tenendola col dito.
-No...il mio nome è Thomas.- risposi lucido e prima che riuscissi a frenare la lingua-Ma conosco suo figlio Newt.- l'uomo, che andava di qualche passo più avanti al mio si fermò, si voltò e mi sorrise inaspettato, con tutto lo stupore in viso.
Newt's Pov
Mi sentii atterrare su qualcosa di morbido ma quando poco dopo ebbi il coraggio di riaprire gli occhi, sentii i polmoni scoppiare. Kevin era su di me. Nel mio letto.
-Non farà male.- disse falsamente prendendo l'accendino.
Sbarrai gli occhi, provai ad alzare la testa e il corpo per divincolarmi dalla presa ma era impossibile. Mi teneva bloccato con una presa ferrea. Credevo che il mio sangue da un momento all'altro avrebbe smesso di circolare. Una volta lasciati i miei polsi, il colorito sarebbe stato violaceo, privo di ossigeno. Potevo morire perché aveva osato bloccare la mia circolazione.
Girò la rotella dell'accendino per fare apparure la fiamma e la avvicinò al pantalone del mio pigiama. Ingoiai la saliva, a breve avrei perso i sensi...era quello che voleva, voleva rendermi una preda facile e, una volta svenuto, avrebbe approfittato di me.
-Kevin ritorna in te.- dissi pregandolo, opponendomi lo avrei imbestialito maggiormente sprecando ogni mia possibilità di salvezza- Troverai qualcuno che ti amerà.- dissi poi. Lo stavo implorando. Mi stava sporcando, stava giocando con la mia dignità.
-Devo disinfettarti, non mi va di farti un pompino dopo quello.- tremai. Non era un gioco, era serio, stava dicendo la verità, avrebbe bruciato il mio...Tremai, terrorizzato.-Passerò anche dietro...- sorrise pervertito. Mi guardai intorno: una lampada, un vaso. Avrei voluto qualsiasi cosa per tirargliela in testa e chiedere aiuto, ma non avevo niente.-Posso anche non bruciarti...per ora.- enunciò poi e io aprii ancora di più gli occhi.-Inizia tu...- smorzò un sorriso, abbassando la zip dei suoi pantaloni-e fallo come si deve o quando arriva tuo padre gli che sei la puttana gay che si fa sbattere ovunque da chiunque. -rise ancora prendendo le mie mani portandole al suo ventre. Cercavo di ribellarmi, mi dimenavo con tutta la forza che avevo in corpo ma fu inutile. Le mie mani erano sui suoi genitali, era lui a muoverle per me, tastavano con veemenza il tessuto dei pantaloni e poi degli slip. E lui lasciava finti versi animaleschi.
Schiacciò il ventre contro al mio, rilassandosi sopra di me, bloccandomi ancora di più. Tentò di baciarmi ma serrai la bocca, impedendoglielo per quanto potessi.
-Guarda che posso farti male il cazzo...poi vediamo come apri la bocca dal dolore.-portò le sue mani al mio collo. Voleva soffocarmi o minacciarmi? Non ci sarebbe riuscito.
-Mi fai schifo.- sbottai e senza alcuna esitazione gli sputai in faccia.
S'alzò improvvisamente, e finalmente tornai a respirare. Toccai il collo e i polsi, cercando con piccoli massaggi di alleviare il dolore. Era in piedi, con l'aria sfatta e il suo sguardo colmo di rancore era fisso su di me. Cosa voleva fare? Perché si era allontanato di improvviso? Era impossibile che fosse tornato in sé.
-Quel figlio di puttana la pagherà per te e giuro: taglierò il suo insulso corpo in mille pezzi, lo getterò in un fiume e non avrai neanche una tomba su cui piangere.- digrignò con sguardo pieno di rancore e veleno tra i denti. Prese il giubbino e si diresse verso l'uscita.
Non poteva fare del male al mio Tommy. Non potevo permetterglielo. Ordinai silenziosamente alle lacrime di non bagnarmi le guance, di non mostrarmi debole e vulnerabile come realmente ero. Io amavo Thomas e lo avrei sempre amato.
-Fermo...- chiamai con voce indecisa, si voltò.
Era la cosa peggiore che potessi fare ma la scelta giusta.
Thomas mi aveva salvato tante volte , ora toccava a me salvare lui.
Thomas's Pov
Mi sentivo bene, il padre di Newt aveva un'aria così affabile, non metteva soggezione anzi, ora che gli avevo rivelato di conoscere suo figlio sembrava avermi preso ancora più a cuore. Assillante e preoccupato mi chiedeva se fossi svenuto altre volte e se ciò mi capitava spesso, io mi ero limitato a dire che era il troppo stress, nulla di preoccupante. Inaspettatamente mi aveva parlato della sua vita omettendo le minacce e puntualizzando che con suo figlio, il mio Newt, non aveva mai avuto il rapporto che desiderava ed era tutta colpa della sua vita lavorativa.
-E per un errore del mio lavoro...la mia macchina è scomparsa.- disse dopo un lungo racconto, dove però aveva omesso i dettagli importanti: le minacce in anonimo, l'abbandono della moglie e la sparizione del figlio.- Sembra così assurdo...un medico salva o almeno cerca di salvare le vite altrui e quelle che gli stanno più a cuore, la famiglia...le fa affondare.- era triste, pentito.
-Si può salvare tutto quello che vogliamo. - incoraggiai, gli toccai la spalla in segno di affetto. Un gesto che apprezzò, ricambiando con un sorriso.
-Hai ragione e sono lieto di avvisarti che siamo arrivati, Thomas.- avvisò inutilmente, conoscevo quella casa anche se non ne avevo mai visitato l'interno. Stavo per bussare ma il signor Mike mi fermò-è inutile suonare sono solo in casa e ovviamente ho le chiavi.- le mostrò come un trofeo e le inserì nella toppa.
Non lo sapeva, non sapeva che mentre lui si stava sfiancando di lavoro in ospedale, suo figlio era tornato. Sarei stato felice di vederli far pace e chiarirsi.
Entrammo in cucina e quella casa era maledettamente wow!
Newt si era stupito della mia? La sua era grandissima e ben arredata.
-Ottimo mobilio...- dissi sia perché lo credevo sia anche per eliminare quell'imbarazzante silenzio.
-L'unica cosa positiva di mia moglie...aveva buon gusto!- diede risposta alludendo all'arredamento moderno color bianco e nero per tutte le stanze.
-Lei ne è la prova...- mi scappò automatico. Era ovvio: un bell'uomo, un'ottima carriera, un carattere gentile e generoso.
-Grazie Thomas...quando avrò delle fasi depressive mi rivolgerò a te.- proferì dopo ridendoci su. Prese delle tazze dalla credenza-Se devi andare in bagno è sopra.- mi aveva letto nel pensiero? Non che avessi la vescica piena ma dovevo pur trovare una scusa per vedere Newt. Entrando in casa senza suonare il mio ragazzo non aveva saputo del mio arrivo.
-Sì, arrivo subito.- squittii e lasciando il signor Mike in cucina a preparare il miele di liquirizia, salii a due a due le scale felice di vedere il mio ragazzo e di raccontargli le tante cose che erano successe in meno di 24 ore, tra cui la possibilità di avere un fratello e di aver conosciuto mio suocero in una circostanza bizzarra.
Camminavo nel lungo corridoio girandomi a destra e sinistra, quante stanze aveva quella casa? Sicuramente c'erano più di due bagni, diverse stanze per gli ospiti e uno studio per il signor Mike.
Una porta si distanziava dalle altre bianche e pulite: aveva un grande poster affissato dei Muse e non era difficile capire a chi appartenesse. Fiero di averla trovata, strinsi la maniglia e per un attimo decisi di abbandonare tutte le preoccupazioni, volevo godermi il risveglio di Newt.
Aprii la porta e il mondo si bloccò. Restai impassibile a osservare la scena. Tutti i sogni di cristallo si infransero al pavimento tutti assieme in compagnia del mio cuore. O di quello che ne rimaneva. Quella paura che ogni tanto mi chiudeva in una morsa stretta il cuore e lo stomaco aveva vinto. Il cigolio dell'apertura portò i due all'attenzione e si accorsero di me: Newt aveva un viso strano, quasi contrariato ma era sdraiato sul letto e sopra di lui c'era uno che non conoscevo ma potevo immaginare chi fosse e il suo viso era all'altezza della virilità di Newt ancora coperta.
Li avevo interrotti.
Il mio viso era rosso di rabbia. Sentivo il calore alla testa, il sangue riscaldato che mi istigava a uccidere di mazzate quel merdoso di Kevin.
Volevo parlare, dire tante cose, fare tante cose. Avrei urlato, pianto, picchiato quel bastardo ma l'unica reazione del mio corpo era un tremolio. Tremavo e non era per paura, era la rabbia, la delusione che provavo inutilmente a soccombere.
Tenevo la bocca spalancata, gli occhi delusi e mi sentivo inutile. Respiravo lentamente. Sentivo l'aria seccarsi in gola vietandomi di respirare regolarmente.
Il mio ragazzo o almeno colui che credevo tale mi chiamò con un -Thomas- smorzato, di circostanza, mentre l'altro aveva un'aria vittoriosa, un'aria che mi ricordava quanto fossi perdente e quanto non fossi all'altezza di Newt.
Indietreggiai, di nuovo, senza proferire alcuna parola. Aprii e chiusi gli occhi, sbattevo le palpebre per evitare a delle lacrime infinite di scorrere lungo le mie guance. Non riuscii a proferire nulla se non
-Tuo padre è giù.- dissi atono, spaventosamente apatico e, con la delusione nel cuore, fuggii da quella casa.
Nonostante mi aveva ucciso, sentivo ancora il bisogno di proteggerlo.
Newt's Pov
Thomas era piombato all'improvviso nella mia camera ed era tutto così...no! Non era un fraintendimento, io e Kevin stavamo per scopare ma non perché lo volessi. Ero stato costretto, mi sarei ammalato se avessi saputo di essere la ragione della morte di Thomas. E Kevin aveva ricattato di ucciderlo. Come avrei fatto a vivere costantemente con la consapevolezza di essere stato la causa della morte di Thomas?
-Mi complimento...è andata meglio di come pensavo, credevo tuo padre ma la troia è meglio!- mi allontanai schifato da quel viscido verme.
Non era riuscito neanche a farmi un pompino né una sega e ne ero felice! Non avrei dormito sapendo della sua saliva su di me, anche se Tommy pensava il contrario. Tutto dimostrava il contrario.Mi avvicinai a quella merda tirandogli un ceffone forte, potente in pieno viso.
-Io appartengo a Thomas.- sibilai parola per parola.
-Lo vedremo, Newton.- minacciò per l'ennesima volta e voltandosi verso la porta della mia camera, uscì.
Portai le mani nei capelli e sedendomi a terra, piansi e piansi.
Un pianto liberatorio.
Thomas's Pov
"Cosa c'è peggio della morte?"
"Morire dentro senza essere realmente morto."
Parlavo tra me e me, blateravo, girovagavo per la città...ormai il cervello non ragionava più e le gambe andavano dove volevano, ero quasi tornato a casa ma Chuck non poteva vedermi in quello stato, che avrei fatto di male se mi fossi fermato al bar di fronte casa? Era vicino e avevo bisogno di bere qualcosa.
"Che fortuna, è già aperto" pensai. Il tutto era molto ironico, non c'era nulla di fortunato ad aver trovato la persona che amavi più di ogni altra cosa a letto con uno che... Lasciamo perdere.
Sentivo il dannato bisogno di bere e dimenticare tutto, come se fosse facile ma potevo comunque provarci.
Ero seduto su uno sgabello e supplicavo il barista di darmi i peggior liquori, nonostante avessi già ingerito due bicchierini di vodka, uno di rhum e qualche altro schifo.
-Dammi quelli che ti fanno scordare.- dissi esausto poggiando la testa sul tavolo- sto qui da più di mezz'ora bevo tutto e ricordo tutto, ma fate schifo! Dovreste chiudere- urlai in preda all'alcol, la faccia del cameriere era sbalordita, quasi spaventata.
Poggiai la testa sul bancone, chiudendo gli occhi.
-Due bicchieri d'acqua.- una voce familiare parlò alle mie spalle. Mi sentivo troppo pigro per sforzarmi di ricordare di chi fosse né tanto meno mi sarei alzato per vederne il viso. Sentii il rumore di uno sgabello spostarsi e qualcuno sedersi accanto a me.-Thomas... che diavolo hai combinato?- tuonò e io aprii leggermente gli occhi. Solo lui aveva quelle sopracciglia.
-Ah...sei tu.- bofonchiai alzando il capo e manifestando il mio alito che puzzava di alcol.
-Che entusiasmo! Beh...io sono felice di vederti.- disse scherzosamente muovendo le mani avanti e indietro per allontanare l'aria che io, avevo infestato con il mio cattivo alito.-Ma credo che sia giusto che ti accompagni a casa.- si offrì e quando mai Gally ali di gabbiano era stato gentile?
-Che c'è ? Hai pietà per un frocio, eh?- alzai la voce attirando l'attenzione dei signori mattutini che erano al bar per prendere una tazza di caffè.
-Thomas siediti.- ordinò notando il mio scarso equilibrio.
-Me ne vado da questo fottuto posto, io lo amavo, cazzo!- ribattei. Non ero in me e fare discorsi sensati non era mai stato il mio forte figuriamoci in quella circostanza.
-Thomas parliamone e dimmi cosa è successo, sono stato un cazzone ma posso aiutarti.- replicò Gally, ero felice per come era diventato. Avere un padre gay fa i suoi miracoli.
-Non c'è niente che voi possiate fare per me...- enunciai tristemente, lasciando i soldi sul bancone e uscii dal negozio. Forse avevo pagato più del previsto ma non mi importava, dovevo tornare a casa. Dovevo riposare la testa che mi esplodeva.
Continuava a girarmi più forte di prima.
La vista cominciò ad offuscarsi, gli occhi erano pesanti ed era più quello che non vedevo che quello che vedevo. Sentivo diversi rumori nonostante non ci fosse traffico o caos.
Stavo attraversando le strisce pedonali quando alzai lo sguardo e i miei occhi si scontrarono con due perle blu. Era Chuck che, sul marciapiede davanti casa mia, mi guardava con aria triste.
Abbassai la testa mortificato, non avrei mai voluto che mi vedesse in quello stato. Dovevo essere un buon fratello per lui e , invece, mi comportavo come...
" una persona dal cuore distrutto"
Sorrisi triste, giusto...c'era anche Din con me oltre al mio probabile fratello.
Ero fermo, mi sentivo arreso.
-Thomaaaaaas!- urlarono disperati Chuck e Gally all'unisono, erano sui due marciapiedi contrapposti: Chuck quello di casa mia e il finto stronzo su quello del bar. Stavano chiamando me.
Alzai lo sguardo, stranito.
Un'auto rossa ad alta velocità veniva nella mia direzione.
Era veloce.
Io mi ero immobilizzato, forse non riuscii a capire il pericolo.
Ricordo che il mio sguardo spento si posò sul guidatore.
Kevin...come poteva essere altrimenti?
Sorrisi di nuovo, quasi come se volessi salutare tutti e dire che in fondo la vita...non era una cosa tanto orribile.
Mi travolse.
Mi sentii scaraventare in aria per poi cadere violentemente sull'asfalto, urtando la testa.
Prima di perdere del tutto i sensi, presi quello che avevo nelle mie tasche.
Qualcuno si avvicinò, sentivo le urla di Chuck, di qualche passante e anche quelle di Gally.
Beh...forse non era tanto male.
Mentre il mio corpo si irrigidiva continuavo a stringere le statuette mie e di Chuck. Consapevole che fossero gli unici tesori che avessi.
Le loro urla e i loro pianti rimbombavano nelle orecchie come pugnali nel cuore.
Qualche fremito, qualche tremolio causato dall'urto violento.
Poi il buio più totale.
Spazio Autrice: Non so se vi ho trasmesso qualcosa ma mi sono commossa scrivendolo, ho cercato di inserire qualcosa che potesse emozionarvi e spero di esserci riuscita. Vi do un bacio e vi adoro tutti, non sapete quanto siete importanti per me! Ditemi come pensate continui...A presto!
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