23
Thomas's Pov
Io e Chuck stavamo guardando con tanto di occhi a cuore le avventure del pirata più grande della storia o meglio "della storia del cinema": Jack Sparrow. Un uomo sexy che aveva fatto sognare generazioni, forse perché interpretato dal sex-symbol Johnny Depp o, semplicemente, perché si coglieva il fascino che, con modi bizzarri, usciva a salvarsi dalle situazioni più assurde.
In un certo senso mi rispecchiavo; anch'io combinavo guai, avevo una vita movimentata e perché negarlo? Anch'io ero figo...E i gemiti di Newt ne erano la prova.
Era quasi al termine il primo film della saga e non mi andava di vedere il secondo. Ero stanco, la tensione che fosse accaduto qualcosa di brutto a Newt e tutte quelle notizie avevano reso quella giornata soffocante; mi ero rilassato solo con Newt a letto ma, anche lì, eravamo stati costretti a tagliare i tempi per via di Chuck.
Credevo che quel bambino fosse più dolce...Era rimasto soltanto un cucchiaino di gelato e sia io che il pivellino lo bramavamo con tutti noi stessi, ecco perché Charles aveva dato il via alla battaglia dei cuscini.
"Chi è più bambino? Ho i miei dubbi."
"Din ci sei ancora ?" Come potevo illudermi che il mio unico neurone mi avesse abbandonato? E come, invece, lui poteva chiedermi tale cosa? Stavo contribuendo a far ridere Chuck, un bambino con una vita di merda.
"Sempre, faccio parte di te...mettitelo in testa"
Sì, aveva ragione: era il mio neurone e faceva parte di me, non potevo facilmente liberarmene anzi, non potevo proprio in nessun modo e caso. Dovevo convivere con quella parte di me che sopportavo sempre meno.
"Piuttosto di pensare a come sbarazzarti di me, pensa al tuo Newt che sembra scomparso dalla visuale, è finito il film e non ne ha visto neanche cinque minuti, è dall'inizio che è chiuso in cucina e non credo che sia a strafogarsi schifezze!"
Anche stavolta aveva ragione...mi ero lasciato coinvolgere da Chuck, dal film che mi ero scordato completamente che Newt non era più tornato. Mi alzai e senza dare alcuna spiegazione mi avviai in cucina. Trovai la porta chiusa che aprii senza alcuna esitazione.
Trovai Newt a 90°, sì... era proprio in quella posa, le braccia erano tese in avanti poggiate saldamente al tavolo, la schiena curvata in avanti e il capo abbassato, aveva il sedere poco sporgente quindi....anche se tutti avessimo pensato male, no...non voleva farlo.
Mi avvicinai cauto, qualcosa non andava.
Non aveva visto neanche cinque minuti di Pirates of the Caribeean ed era piuttosto silenzioso non che le altre volte ballasse e lanciasse coriandoli però...era troppo giù di corda. Come gesto istintivo, per fargli capire che per ogni cosa ci sarei stato, poggiai dolcemente la mia mano sulla sua spalla. Sussultò e alzando il capo, i nostri sguardi si incrociarono. Ero stupido, combina guai ma non un perfetto demente a cui era incomprensibile il messaggio che gli occhi di Newt stavano lanciando: aveva bisogno di me perché qualcosa lo turbava e non poco.
-Newt...-proferii a bassa voce. Temevo la sua reazione, in alcune situazioni aveva dato accenni di bipolarismo; avrebbe potuto canzonarmi da un momento all'altro, picchiarmi e fare tante altre cose inimmaginabili. Allontanò la sedia dal tavolo e si sedette tutto in un merito silenzio. Feci lo stesso. Mi guardò, e appena i nostri occhi si scontrarono nuovamente, abbassò il capo. Voleva celarmi qualche mistero? Inutile.
Sollevò un angolo della bocca.
-Quello sarebbe un sorriso?- domandai retorico, era un riso alquanto falso. Newt ed io avevamo soltanto una cosa in comune: non sapevamo mentire l'uno all'altro e questo poteva essere qualcosa di positivo o estremamente negativo.
-Una sottospecie...- disse ampliando la smorfia.
-Questo è decisamente meglio.- affermai, stringendo la sua mano nella mia.-Mi domando come ti sia potuto perdere Jack Sparrow, dì la verità...hai un debole per il signor Depp e temevi di tradirmi col pensiero.- era una teoria improponibile ma dovevo scaturirgli qualche emozione, risata. Non mi andava di vederlo in quello stato, era inaccettabile per me.
-Ho occhi solo per te...- disse con una naturalezza che mi spiazzò. Non mi aspettavo quella frase dolce, non in una situazione dove Newt necessitava di quintali di miele.
Arrossii, per una volta tanto ero io ad andare a fuoco per la dolcezza e non per la passione. Toccai ulteriormente le sue mani per fargli comprendere a pieno che non l'avrei abbandonato e, che avremo affrontato tutto insieme come all'inizio.
Dopo attimi di silenzio, lentamente staccò la mia presa, alzandosi. Era irrequieto, sembrava me poche ore prima quando l'aspettavo in preda all'ansia e alla paura. Non mi piaceva quell'agitazione, mi trasmetteva panico.
Si avvicinò al frigo, drizzò la schiena contro esso, mordendosi le labbra con veemenza.
-Prima hai detto che i cellulari quando fanno certi voli impazziscono...-enunciò titubante fissando il pavimento.
-Sì...- sorrisi per confermare- e allora? Hai una faccia spaventata...il mio era posseduto?- schernii sperando che scoppiasse a ridere. Sapevo che non fosse chissà quanto divertente come battuta ma per Newt avrei provato di tutto.
-Senza che premessi nulla, sono partiti i messaggi della tua segreteria. - enunciò tremante, dispiaciuto. Si sentiva in colpa? Cosa faceva che li aveva ascoltati? In fondo dovevamo iniziare a condividere tutto non solo sotto le lenzuola.-È ora di tornare a casa.- disse poi inaspettatamente, serrando i pugni. Mi bloccai provando a razionare quello che aveva appena detto.
Ero in panico e provai a mettere a fuoco la situazione: non mi spaventava tornare a Manhattan, quello che mi terrorizzava era tornare alla vita di sempre:tranquilla sì, ma sentivo che qualcosa sarebbe cambiato tra me e Newt come se...come se tra noi fosse finita.
Raggelai al solo pensiero.
"Calma Thomas...non giungere a conclusioni affrettate, può essere la volta buona di ammettere ai tuoi il tuo orientamento sessuale, di presentare loro Newt e di vivere per sempre felici e contenti e ...perché no? Recuperare matematica. In fondo Newt per te è stato un miracolo."
-Sapevo che questa decisione ti avrebbe zittito e fatto sbiancare, ma è la decisione più sensata che ho preso in tutta la mia vita. È stato un errore, Tommy...Parlami, per favore...- continuò cercando di destarmi da brutti pensieri e preoccupazioni.
Ero certo di essere morto, che la mia anima aveva abbandonato il mio corpo che era rimasto lì immobile e impassibile. Mi sentivo così triste che non avvertivo più nient'altro. Deglutii cercando di reprimere ogni cosa che mi spingesse a urlare e a desiderare di sparire allontanandomi.
-Cosa vuoi che ti dica...hai già preso la tua decisione. Spero solo che tra noi non cambierà nulla e il nostro rapporto si andrà a rafforzare, perché se dovessi perderti...- ansimai, non avrei dovuto dire quella frase e, anche se troppo tardi per cancellarla, era ancora presto per non continuarla. La lasciai in sospeso come in fondo sarebbe stato il viaggio per il ritorno a Manhattan, Newt aveva deciso di partire di sera con la scusa che ci sarebbe stato poco traffico ma quello che ignorammo era la criminalità che di sera per le strade del Bronx era cosa ovvia.
La probabilità che fossimo tornati a casa sani e salvi senza neanche un graffio non esisteva minimamente, o meglio dire, non era sicuro che saremo tornati. Ma non replicai né commentai le sue scelte, che disapprovassi era palese ma se avessi esposto tutti i punti sui quali non ero d'accordo, avremo finito per litigare e aumentare le crepe nel nostro rapporto.Finsi che andasse bene così, anche se Newt sapeva che stavo soltanto soccombendo; come per scusarsi, raccolse tutti i dvd di sua zia mettendoli in uno scatolone.
-Tanto lei non tornerà e a te piacciono, perché lasciarli qui da soli?-informò e definendo lo scatolo con un po' di scotch si assicurò che durante il viaggio nessun dvd avesse portato lesioni.
Chuck ed io ci occupammo della dispensa, come poteva essere diversamente? A quattro occhi e a tipi mangioni come noi non sarebbe sfuggita neanche una briciola.
-Come faremo a caricare tutte queste cose su una motocicletta?- domandai sbigottito, era tecnicamente impossibile oltre al fatto che ci fosse anche Chuck e non avevo la minima idea di come avremmo fatto.
-Tranquillo Tommy.- rassicurò con un sorriso incoraggiante(continuava a mentirmi) non dovevo farmi suggestionare dalle cattive idee, il mio compito era affiancarlo, anche se stava commettendo la pazzia più grande di tutte. S'alzò da terra per guardarsi intorno come se avesse dimenticato qualcosa.
Mi avvicinai a lui approfittando che Chuck fosse distante e che quindi non avesse potuto sentire la conversazione.
-Come riesci ad abbandonare questa casa con tanta facilità? Qui noi...- non me ne capacitavo, non ero attaccato ai bene materiali ma ai ricordi sì, e solo il pensiero di non vedere più quel letto mi angosciava.
-So a cosa stai pensando e per me è difficile quanto te, Tommy. Vorresti portarla dietro?- domandò ironico, Newt non riusciva proprio ad essere simpatico con le sue battute, ulteriormente.
-Non siamo lumache...- ribattei acido ignorando il suo scarso senso dell'umorismo di poco prima.
-Thomas non possiamo confinare il nostro amore in un letto.- sbottò rivolgendo un'occhiata nella direzione di Chuck accertandosi che il piccoletto non ci sentisse- per di più in quello di mia zia. Tu hai fatto l'amore con me- precisò marcando il tono-E altri milioni di volte lo farai con me e non importerà il luogo. Saremo solo tu ed io.-proferì guardandomi dritto negli occhi con sorriso sincero.-Quando lo facciamo dimentico dove siamo, chi sono ma non te né l'amore che ho per te. Questi ricordi non ci lasceranno mai, li porteremo nel cuore e faranno parte di noi, ma siamo stati proprio noi a renderli possibili. Abbiamo bisogno di nuovi ricordi, avremo nuove sfide.-la piccola scarica di "odio" se così potevo definirla, sentendo quelle parole svanì completamente. Era capace di dire la cosa giusta al momento giusto, tranquillizzarmi con delle frasi e poi: come si poteva odiare una persona che si amava sconfinatamente?
-Hai ragione...mi sento uno stupido, dovrei già saperlo da me.- risposi goffo vergognandomi di quanto fossi demente.
-Sono un promemoria, Tommy.- ricambiò un sorriso vero e insieme prendemmo scatoloni contenenti roba da portar via. Non erano chissà quanti né avevano qualcosa di prezioso ma reputammo opportuno portarli con noi.
-Questi li portiamo?- domandò Chuck con in mano i profilattici. Le guance di Newt e le mie divennero color rosso fuoco, ci guardammo l'un l'altro scambiandoci occhiate di intesa.
-Sì sì- rispondemmo poi all'unisono e quando Chuck si voltò per sistemarli in uno scatolone, senza riuscire a trattenere il ghigno, Newt ed io scoppiammo a ridere, fregandocene di essere scoperti.
Dopo aver preso il minimo indispensabile, Chuck, Newt ed io sistemammo un po' la casa, anche se era sicuro che zia Linda non fosse tornata, non significava che dovevamo lasciare tutto un porcile, quindi a me e Chuck fu dato il compito di pulire posate, scodelle e padelle, mentre Newt munito di scopa e secchiello spazzava via le briciole giacenti sul freddo pavimento.
Charles era crollato dal sonno ,e mentre Newt stava scendendo gli scatoloni, io cercavo in qualche modo di prendere il ragazzino senza farlo svegliare.
-Mi devi dire come lo trasportiamo questo qui su un motorino, è in coma!- biascicai cercando di mantenere Chuck in piedi ma non voleva saperne. Appena lo lasciavo, perdeva l'equilibrio cadendo. Aveva persino rischiato di catapultarsi per le scale, se non fosse stato per me che con un rapido riflesso avevo impedito che accadesse, eravamo in ospedale.
-Non useremo un motorino.- accennò un sorriso d'intesa,salì le scale venendomi incontro- Ho posato tutti gli scatoloni, ora dobbiamo caricare solo questo pacco,- disse riferendosi al piccoletto- io lo prendo per i piedi e tu per la testa. Uno, due, tre o issa...- propose Newt, non mi sembrava una buona idea, come tutte le altre che Newt avesse avuto in quella giornata ma anche in quella lo affiancai. D'un tratto, un rumore catturò la nostra attenzione.
-Ci beccheranno e chissà cosa penseranno...non potevi mangiarlo tu il gelato?- sussurrò in preda al panico accennando il fiatone.
-Oh Signore!- strillò qualcuno alle mie spalle. Fui sicuro di aver sfiorato l'infarto.Mi tremarono le mani e quasi stavo mollando il corpo dormiente di Chuck.
Newt sorresse fortemente il bacino di Chuck evitandogli un rotolamento per le scale. Incredibile, aveva quasi volato e non si era ancora svegliato!
Il biondino mi sorrise tranquillo quasi come se volesse dirmi "è tutto okay, è innocua." Mi voltai lentamente, trovandomi una signora anziana che non avevo mai visto. Era di sicuro Miss.Marple, la vicina con la scopa per intenderci.-Cosa state facendo a quel bel bambino?- chiese preoccupata affiancandomi per vedere meglio.
-Si è addormentato e dobbiamo portarlo via, non vogliamo svegliarlo.- rispose Newt con una calma allucinante, aveva detto la verità ma quelle grida erano troppo irritanti per permettere di rispondervi in modo docile. Ancora una volta Newt era qualcosa di sovraumano.
La signora abbassò la testa, sembrava dispiaciuta.-State andando via?- domandò con un filo di voce toccandomi il braccio. Era un gesto affettuoso(?) a me risultò da "ehi bell'imbusto fatti toccare un po'..." Aveva la faccia da vecchia depravata, chissà quante cose aveva fatto in gioventù.
"Thomas elimina questi pensieri"
"Se solo la signora si staccasse."
-Siete proprio due bravi ragazzi, visto che non ci sarà occasione...aspettate un attimo.- si staccò ed entrò in casa, Newt aggrottò la fronte, curioso, io mi limitai a fare spallucce. Miss. Marple arrivò veloce come un razzo, tenendo trionfante nelle mani qualcosa simile a una torta-È la mia crostata di mele, vi piacerà senz'ombra di dubbio.- sorrise affabile e noi facemmo lo stesso.-L'appoggio sul ragazzino, non credo che cadrà.- disse poi e sì, Charles era diventato un tavolo.
Salutammo cordialmente la signora e, prima di quanto pensassimo, eravamo nel sottoscala del garage. Intanto Chuck tra un trambusto e l'altro aveva aperto gli occhi ma diceva frasi senza senso, a breve sarebbe crollato nuovamente.
Lo reggevo da dietro-Che strano! I ragazzini di oggi si addormentano alle 2 di notte.-
-Tommy, Tommy.- parlò Newt avvicinandosi a un camioncino nero e azzurro-Chuckie è diverso dagli altri, lui è speciale.-
Lanciai una piccola occhiata al riccio che con insistenza poggiava la sua testa contro il mio stomaco. Lo aveva scambiato per un cuscino? Beh...con tutto il gelato che avevo mangiato la mia pancia era diventata tonda quasi come quella di una donna incinta di cinque mesi.
Appiattii le sopracciglia, infastidito.
-Dove hai messo la roba, Newt?- domandai guardandomi attorno non vedendo alcuno scatolone.
-Qui dentro.- bussò lo sportello del camioncino.-Mi aiuti a metterla su?- domandò indicando la motocicletta. Annuii anche se confuso e, attenti a non cadere né a far cadere la moto la tirammo su; il camioncino sembrava proprio un furgone, Newt aveva sistemato gli scatoli in modo ordinato cosicché entrassero più cose.
Ci assicurammo che durante il viaggio non fosse caduto niente e, chiudendo le porte, ci dirigemmo ai rispettivi posti. I sedili in realtà erano uniti e contandoli erano proprio tre. Newt essendo l'unico ad avere la patente prese posto alla guida, io mi sistemai al centro e Chuck decise di mettersi a destra giacché desiderava"vedere la città di notte". Ne era convinto prima di collassare dopo pochi minuti.
-Ho tante domande da farti, Newt...- dissi a bassa voce fissando il biondo, che a sua volta teneva lo sguardo attento sulla strada davanti a noi. Fece spallucce, ruotò gli occhi brevemente nella mia direzione.
-Vai...domanda.- rispose tranquillo e potei giurare che era sereno. Stava ancora fingendo?
-Okay...-dissi esitante-perché questa fretta?Cosa è accaduto per farti cambiare idea tutto d'un tratto?
Tirò in dentro l'aria per poi liberarla in un lungo sospiro, qualcosa mi diceva che sarebbe stata una conversazione lunga ma ad entrambi non dispiaceva.
-Il tuo telefono ha iniziato a parlare, avviando messaggi che avevi in segreteria. Ascoltandoli ho capito ancora di più che avevamo sbagliato tutto: i tuoi genitori,i tuoi amici...sono tutti preoccupati, Tommy, ho solo pensato che tornare a Manhattan fosse la scelta giusta per entrambi, tra noi non cambierà assolutamente nulla. - proferì guardando la strada, non mutando per niente il suo viso in espressioni preoccupate o poco rassicuranti.
-Ma c'è dell'altro...- enunciai sicuro che non aveva ancora svelato tutto per intero.
-Già...dopo aver involontariamente ascoltato i messaggi della tua segreteria, volontariamente ho ascoltato i miei, sorprendendomi...- si zittì, pareva commosso. Il respiro sembrava affannato, e lui mi risultava commosso, stupito e... pentito.Tirò indietro le lacrime e mi guardò con sguardo che non trovai parole per descrivere.-Mio padre, Tommy, mio padre mi ha chiesto aiuto.- si morse il labbro quasi come se volesse rimproverarsi per essersi comportato da bambino(chenon era)-Venendo qui nel Bronx pensavo di dare uno schiaffo morale ai miei, dimostrandogli il mio coraggio, la mia forza...volevo far capire loro che non ero un vigliacco come mia madre che si era rifugiata in un attico di 130 mq a Parigi, o ,come mio padre, che tremava peggio di una foglia per delle lettere minacciose e anonime, ridicole tra l'altro. E, invece, non mi ero accorto che scappando avevo commesso lo stesso errore di mia madre, abbandonando mio padre a un destino che non sarebbe stato clemente. Beh...non siamo stati la famiglia che crea invidia e che cena assieme la Domenica, ma forse non è troppo tardi per recuperare il rapporto con mio padre. Ciò che riesce a rendermi felice e così leggero è che in un momento critico quell'uomo in carriera e infallibile ha chiesto il mio aiuto,lo ha chiesto a me capisci?- batté le mani sullo sterzo, incredulo. Continuava a sorridere inspiegabilmente, era proprio il comportamento di chi era in gamba ma non lo sapeva.
-Newt non devi parlare di te stesso come se fossi un ragazzo sciocco, pauroso, fallito... tu sei meraviglioso ed è normale che tuo padre cerchi conforto in te, anche se non ti è stato vicino, non vuol dire che non ti ha mai amato. A volte ci si pensa di comportarsi in un certo modo, di far capire quello che si prova ma non sempre è facile. Molti stanno in silenzio, altri urlano...evidentemente tuo padre in quel messaggio ha abbattuto tutti i muri che vi hanno diviso in questi anni...-gli carezzai la spalla-non sempre riusciamo a star vicino alle persone che amiamo.- curvai la bocca in uno stretto sorriso e lo stesse fece Newt restando concentrato per la guida.
- Non sempre riusciamo a star vicino alle persone che amiamo.- ripeté la mia frase con ammirazione- tipo come te...i tuoi sentimenti per me che provavi dall'inizio.- specificò.
-Già...-sorrisi beffardo-e non ho mai mollato e mai lo farò e... come sono riuscito io ad avvicinarmi a te, ci riuscirà anche tuo padre ne sono sicuro.-
-Tu dici?- proferì sfidante abbozzando un sorriso malizioso- Tu avevi delle ottime carte...-
-Jolly soprattutto...- beffeggiai e, mentre entrambi pensavamo che a breve saremo arrivati a casa e che non tutto sarebbe andato per il verso sbagliato, sentii la mia spalla destra appesantirsi. Stavolta il piccolo Chuck aveva scelto un altro cuscino.
A contrario di ogni brutto proposito e aspettativa, eravamo arrivati a Manhattan sani e salvi e senza neanche un graffio! Newt ed io decidemmo che per un po' di tempo Chuck fosse rimasto da me, poi, insieme avremmo preso la decisione più giusta, magari aiutati dagli adulti alias nostri genitori. Scrollai dal sonno il piccoletto che desto da un sonno profondo sobbalzò tuonando con frasi- Già siamo arrivati? Siamo vivi? Dov'è la perla nera?-
-Okay, mai più pirati dei Caraibi. - scherzai e saltando giù dal furgoncino, salutai con un ampio sorriso quel biondo strafigo alla guida ovvero il mio ragazzo. Dovevo ignorare i brutti pensieri quali: non mi sarei svegliato con lui al mio fianco, non avrei trovato la sua colazione, nessun round, ma piuttosto avrei dovuto parlare con i miei, dire loro bugie anche su Chuckie.Sì, si prospettava un inferno.
-Tommy.- chiamò Newt appena voltatomi verso il vialetto che conduceva a casa mia. Mi girai e lo stesso fece anche il piccolo ospite.-Chiama Teresa e dille che sei tornato, non è giusto che continui a cercarti.-
-Giusto ...-sorrisi-buonanotte.- augurai angosciato, volevo che dormissimo insieme non per fare sesso, solo per stare l'uno accanto all'altro, tenerlo tra le mie braccia e sapere che fosse al sicuro, che tutto andasse bene.
-Tommy un'altra cosa.- chiamò alzando la voce, mi girai di nuovo-Tuo padre sa che sei stato assente per una ricerca sugli insetti...- un'idea del genere era senz'altro di Teresa, dovevo inventarmi una plausibile risposta anche per quello.-e non so come ma... sa anche di noi.- Sbarrai gli occhi, c'erano stati fin troppi eventi che solo in quel momento mi ricordai del fogliettino di Newt che sbadatamente avevo rimasto in bella vista sul divano.
Per quello non mi sarebbe servita nessuna bugia ma molto coraggio perché avrei detto la verità. Feci capire a Newt che non fosse un problema e, con l'ennesimo sorriso, gli augurai di fare bei sogni(quei sogni).
-A domani, Tommy.- salutò facendomi l'occhiolino.
"A domani" pensai " Era senz'altro la promessa più bella di tutte."
Appena entrai in casa, per non dimenticarmi, composi subito il numero di Teresa l'avvisai del mio ritorno e le raccomandai che le avrei spiegato tutto davanti a una bella pizza. Sospirai profondamente nel constatare che lo scontro con i miei sarebbe stato rimandato, poiché non erano in casa. Sicuramente un altro congresso aziendale fuori città.
-Domani andremo da Newt a prendere i dvd che abbiamo rimasto in macchina?- domandò preoccupato il ricciolino.
-Certo Chuck.- affermai e facendogli segno di seguirmi, ci dirigemmo in camera mia. Nulla era cambiato eccetto che vi fosse più ordine e che le lenzuola fossero pulite.
-Puoi dormire nel mio letto.- invitai- Non aspettarmi sveglio, ho una cosa da risolvere.-
C'era qualcosa che mi tormentava: quando ero bambino, i miei genitori avevano un piccolo baule ricamato... era davvero particolare.Lo vedevo di rado ma quelle volte che mostravo un pizzico di curiosità, si ostinavano a dirmi cose poco carine del tipo " c'è l'uomo nero che ti mangia, è pericoloso." frasi alle quali, crescendo, non credetti più. Eppure in tutti quegli anni non mi aveva mai sfiorato il pensiero di trovarlo e vederne il contenuto. In tutti quegli anni fino ad allora. Avevo come la sensazione che era proprio lì che mio padre aveva nascosto il fogliettino di Newt, sapeva che non avrei mai aperto quella scatola e lui si sarebbe tenuto la prova schiacciante qualora io gli avessi negato tutto. Avevo intenzione di dirgli la verità ma non sotto minaccia, avrei portato Newt a casa presentandolo come il mio ragazzo come avrebbe fatto una coppia etero.Avrei annunciato ufficialmente la nostra coppia proprio come mio padre voleva che avrei fatto con Teresa.
La domanda era: dov'era nascosta?
"Soffitta?"
Tirai giù la scala del soggiorno e con una torcia mi addentrai in soffitta, a parte polvere, un tanga abbastanza volgare e le decorazioni natalizie non c'era molto, niente che somigliasse a quel baule ricamato. Attento a non far svegliare Chuck sistemai la scala nel modo più silenzioso possibile. Da solo mi pestai un piede, imprecai in aramaico antico sia per il dolore sia perché non potevo urlare al punto da svegliare il vicinato.
In quale altro luogo avrei potuto cercare?
"Garage?"
No...trascorrevo molto tempo lì ad aggiustare la bici e a fare lavoretti di collage(sì...un tempo li facevo per migliorare la mia creatività).
"Si è sempre detto che il più delle volte quello che si cerca è sotto al naso ma ben nascosto..." pensai e quindi non avrei ignorato neanche la più stupida e impensabile idea: la camera da letto dei miei.
Cercando di non mettere le cose in disordine, rovistai tra la biancheria intima, i giornali di cronaca di mio padre e i libri noiosi che soltanto una donna paziente come mia madre riusciva a digerire. Provai anche sotto al letto, dietro l'armadio, ma niente. E se l'avessero portata con loro in una valigia? Forse avevano previsto che un giorno li avrei disubbidito. No, non mi credevano così curioso e intelligente.
"Deve essere da qualche parte." continuavo a ripetermi e, avvilito, alzai la testa.
Sopra l'armadio, lì la scatola non si sarebbe vista. Con sguardo fiero senza arrendermi, andai nella stanza accanto o meglio lo studio di papà e presi una sedia, assicuratomi che avrebbe tenuto il mio peso e che non mi avrebbe fatto finire con le chiappe per terra, vi salii sopra. Maledissi il cuscinetto, schiacciato dal mio peso mi impediva di arrivare con lo sguardo fino alla cima, quindi fui costretto a tastare parte per parte a tentoni. Gli occhi mi si illuminarono quando sentii sotto le mani qualcosa di rettangolare, la tirai immediatamente scoprendo che avevo preso giusto. Alla faccia di chi mi credeva stupido. Scesi cautamente e sedendomi a terra mi trovai a fare i conti con "l'uomo nero".
Fregai le mani eccitato e incuriosito.
-Ti ho trovato- dissi soddisfatto e senza alcuna esitazione aprii di sbotto.
La delusione mi si presentò in viso.
-Carte e carte...- sbuffai, a contrario di come credevo non c'era nulla di eccitante. Tutto molto noioso.-solo carte...- leggevo distrattamente senza prestare la minima attenzione ma almeno una cosa l'avevo indovinata:il fogliettino di Newt era lì. Fregato papà. C'erano tanti altri fogli dall'aria importante.
-...e queste che sono?- sembravano gli esiti di analisi mediche ce n'erano diverse e tutte indicavano soltanto una cosa: interruzione di gravidanza, aborto spontaneo, naturale. Non dovevo essere figlio unico? I miei avevano provato ad avere un altro figlio non riuscendoci?Volevo saperne di più. Liberai il bauletto da tutte le carte, una bustina gialla cadde proprio sulle mie gambe, era l'unica di un colore diverso. Mi incuriosiva perché conteneva qualcosa. L'aprii lentamente, dalla forma sembrava tanto un giocattolo, lo cacciai fuori curioso di vederlo.
Era una statuetta in legno.
Che coincidenza: era simile a quella di Chuck se non pure identica. Andavano di moda? E quante ce n'erano in tutto il mondo?
Semplice...quella di Chuck e di suo fratello almeno così mi aveva detto.
Un attimo...Cosa?
Sbarrai gli occhi, scattai in piedi tenendola stretta tra le mani fissandola in lunghezza e larghezza sembrava ridefinita nei minimi dettagli proprio come quella di Chuckie ma non era possibile, era surreale! Qualsiasi mia teoria era improponibile, tutto era inaccettabile, tutto era campato in aria. Tornai in camera mia, necessitavo di mettere a confronto le due statuette. Mi avvicinai a Chuck che dormiva tranquillo e senza far alcun rumore provai a togliergli dalle mani quell'oggetto di legno, ci riuscii e rimasi sbalordito vedendo che non c'era alcuna differenza, erano uguali al punto da confondersi.
Il cuore cominciò a battermi forte, indietreggiai allontanandomi da Chuck come se fossi spaventato, terrorizzato da quel bambino che suscitava dolcezza e bontà. Ebbi solo un pensiero: Newt. Sì, sarebbe stato lui a farmi capire, a calmarmi.Gli scrissi un messaggio avvisandolo che in breve tempo sarei stato a casa sua. Presi un foglio e una penna e con le mani tremanti scrissi a Chuck di non preoccuparsi in caso si fosse svegliato e che sarei tornato presto.Cercai le chiavi e, incurante di lasciare il disordine nella camera dei miei, chiusi casa.
Newt's Pov:
Era quasi mattina e non avevo chiuso occhio. Eppure stavolta non avevo nessun Thomas che ronfava come un vecchio trombone nelle orecchie. Beh...la verità è che mi mancava, avrei voluto sentirlo, quasi come se mi avesse letto nel pensiero, mi arrivò un suo messaggio dove mi avvisava che sarebbe venuto da me.
Erano parole scritte ma riuscivo a percepire paura. Forse suo padre lo aveva ricattato perché aveva scoperto la nostra relazione? Sì...era probabile ma allora perché non venire con Charles? Era tutto molto strano da un po' di tempo e temevo che sarebbe andata sempre peggio. Dopo pochi minuti che mi era arrivato il messaggio di Thomas, il campanello di casa suonò.
-Ricordavo che fosse un velocista ma non così...veloce.- dissi a me stesso alzandomi dal letto e correndo per le scale. Era da poche ore che c'eravamo salutati ma non mi stancavo mai di trascorrere del tempo con lui e ogni volta che ci staccavamo sembrava passare un'eternità.
Dovevo fare il mio meglio per il mio Tommy.
Aprii la porta-Non metterò mai in dubbio le tue doti da velocista.- dissi sperando che capisse la battuta ma era impossibile perché quello davanti ai miei occhi non era il mio Tommy.
Un attimo di silenzio, dovevo focalizzare. Un calore causato dalla rabbia mi salì vertiginosamente alla testa come una furia di sangue.
-Ciao Newt, non mi fai entrare?- una voce odiosa, un sorriso odioso di una persona di merda. Quello che era sulla soglia di casa mia era lui. In carne e ossa.
Spazio Autrice: Finalmente! Uff, ribadisco: non è da me fare capitoli corti! Comunque questo capitolo è pieno di eventi per non parlare del successivo, siamo quasi all'epilogo tipo altri 2-3 capitoli. Intanto, io amo i Newtmas e scriverò un'altra fanfiction che avrà alla base anche un po' di magia e di umorismo ci sarà un Newt bad boy e anche un Thomas (altro lo stupido che è qui)...insomma ce ne saranno delle belle. Spero di sentire i vostri pareri per questo capitolo e buona Domenica :) Perdonate gli orrori e vi adoro come sempre! :D
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