20. Ho urtato contro un distributore di p...

*Ehi^^ sì proprio tu che stai per leggere il 20°capitolo di Indelible ho un piccolo avviso da darti: se sei un minorenne o semplicemente ti infastidiscono i rating rosso o i rating rosso slash non leggere l'ultimo pov, quello che appartiene a Thomas per intenderci. Ps: è il capitolo più lungo...più di 5150 parole, volevo dividerlo ma credo sia meglio così...spero che non ti annoi. Ci vediamo giù! :3*




Newt's Pov

Dopo aver visto quel film deprimente alias Titanic, Thomas era collassato sul letto come suo solito...niente di nuovo a parte che cresceva in me sempre più la paura che fosse affetto da diabete che lo portava a discontinue e profonde ore di sonno.

Non sapendo cosa fare, pensai di accendere i cellulari, consapevole che avrei sgranato gli occhi per la sfilza di chiamate e di messaggi SOS dei nostri amici e forse parenti. Così feci, e come immaginato appena il telefono di Thomas si accese, sul display lampeggiarono 70 notifiche tra messaggi e chiamate, la maggior parte avevano come emittente Teresa ,numero sconosciuto, in minoranza erano quelle del padre.

Non era da scienziati capire che numero sconosciuto fosse Teresa, la quale definendo Thomas un corto di cervello, credeva che le avrebbe risposto perché incuriosito dalla scritta "unknow". Spiacente per lei ma la missione era miseramente fallita. Quella ragazza sapeva essere il diavolo in persona.

Il mio telefono, invece, ospitava circa 40 messaggi: la maggior parte provenivano da Alby, rari e strani erano di Gally con i suoi "dv sei fnt? rsp" che più di assumere la forma di un messaggio sembravano un codice fiscale. Dopo aver letto o meglio dire decifrato quei messaggi tanto strambi, ne sbucò uno in fondo alla lista che mi fece mancare l'aria per qualche istante. Era l'unico con emittente femminile.

Mia madre o meglio dire la donna che mi aveva messo al mondo.

"Quale onore ricevere un messaggio da una donna in carriera e indaffarata come lei. Come sarà riuscita a trovare due secondi per scrivermi? Davvero sacrificante e amorevole, che brava donna e madre!"

Ovviamente i miei pensieri erano ironici, aprii il messaggio più per vedere cosa stavolta aveva inventato che per la curiosità.

"Newt rispondi a questo messaggio, voglio solo sapere se sei al sicuro, come sta tuo padre e se mi raggiungerai in Francia. Ho affittato un attico, non è niente male...spero che trascorreremo l'estate insieme."

Quel sms aveva tutto di ridicolo. Primo punto: davvero le importava se fossi al sicuro o se fossi morto? Secondo:era in pena per mio padre così tanto che appena saputo del problema era scappata via come una codarda. Terzo punto: non avevamo mai trascorso niente assieme, perché iniziare a farlo?

Non ero di certo uno che perdona soprattutto facilmente, non potevo dimenticare d'improvviso la sua assenza nella mia vita né ignorare che lei, la donna che diceva di amare mio padre, lo aveva lasciato così, da solo nei guai, sfasciando un'intera famiglia più di quanto già non fosse...Un comportamento ingiustificabile.

Provando a non pensare a lei e cercando di concentrarmi sulle cose belle che mi stavano capitando, guardavo il cielo attraverso il vetro della finestra coi gomiti poggiati sul davanzale.

Era senz'altro un brutto periodo ma potevo giurare che Thomas mi alleggeriva tutto, solo che avrei desiderato una vita più calma per noi, senza temere pregiudizi o altre orribili cose. Anche se tra i due potevo giurare di essere io quello meno emotivo e più forte, lui con la sua energia mi faceva credere il contrario. Affrontava tutto in maniera singolare, riuscendo a non farmi pesare quella situazione drastica in cui eravamo.

Thomas aveva pregi unici e rari, forse l'unico al mondo che ne era in possesso.

Sebbene pensarlo mi desse forza e mi alleggerisse, dovevo restare vigile. Dovevo cominciare a pensare a quale sarebbe stata la prossima mossa.

Presi una sigaretta dal pacchetto e mentre stavo per accenderla, un cellulare squillò, facendomi sobbalzare; la suoneria era orribile e tutto era peggiore per il volume altissimo. Mi precipitai verso l'oggetto squillante, sperando che non avrebbe svegliato il bello addormentato nell'altra stanza.

Guardai il display con aria incuriosita, un bip continuo e fastidioso segnava un messaggio vocale lasciato in segreteria da parte di Teresa.

Le prime domande che mi si presentarono furono: lo sento o no?

Certo, se l'avessi sentito, avrei scoperto tutto eliminando i miei dubbi e curiosità ma allo stesso tempo avrei invaso la privacy di Thomas, non era da me essere invadente. Non lo ero mai stato. Ero sempre stato un tipo indifferente, non mi era mai importato di niente... e allora perché d'un tratto uno stupido cellulare era capace di tentarmi? Forse perché non si limitava ad essere un semplice cellulare, era del ragazzo che mi aveva scombussolato la vita, quello che mi aveva fatto battere il cuore. La mia reazione poteva essere anche giustificata più o meno, ma qualcosa dentro di me chiamata coscienza mi diceva di star fermo e ignorare, non volevo fare quel torto a Thomas. Non se lo meritava...non potevo.

Feci un lungo sospiro, poggiai il telefono sul tavolino di vetro allontanando la piccola tentazione e mi avvicinai alla camera da letto, rilassando la schiena verso lo stipite della porta.

Guardarlo dormire mi trasmetteva una certa serenità; era capace di mettersi in posizioni assurde al centro del letto in cui avevamo consumato piccoli atti del nostro amore. Di tanto in tanto rompeva l'aria armoniosa con uno dei suoi ronfi più potenti ma che mi facevano comunque sbucare un sorriso.

Uno di quelli sinceri, colmi d'amore.

Per quanto volessi che fosse sveglio e magari mi facesse quelle adorabili coccole intime... Thomas continuava a russare, non sembrava per niente intenzionato ad alzarsi e di certo non sarei stato io a interrompere quell'orchestra di tamburi.

Finito di contemplarlo in tutta la sua immensità, capii che forse prendere una boccata d'aria e far ragionare la testa non sarebbe stata una cattiva idea; così, in silenzio, presi la giacca dall'appendiabito e senza voltarmi indietro mi diressi verso il portoncino portando con me il cellulare di Thomas.

Quando fui in strada potei notare e constatare che il Bronx sebbene confinante con Manhattan non aveva nulla di simile se non per il clima che, nonostante fossimo a Maggio, il vento prorompente obbligava a tenere le mani al caldo nelle tasche dei jeans.

Non avevo lasciato Thomas, dovevo soltanto capire cosa fosse giusto fare e poi, da solo se la sarebbe cavata; anzi, molto probabilmente al mio ritorno stava ancora russando peggio di un maiale.

Necessitavo di capire me stesso, cosa stava cambiando sia in me che attorno e soprattutto dovevo capire cosa fare con quel messaggio. Ero certo che fosse colmo di striduli disperati e frasi senza senso ma la curiosità era troppa. Perché?

Perché mi importava così tanto?

Thomas mi aveva detto esplicitamente e dimostrato che non aveva alcun interesse verso Teresa o qualsiasi altra donna eppure, avevo comunque il timore di perderlo, dopotutto con quella ragazza aveva condiviso l'infanzia, erano talmente affiatati che tutti li credevano una coppia, c'erano sempre l'uno per l'altra.

E io per Thomas ci sarei sempre stato? Avrei affrontato sfide come lui stupidamente aveva fatto per me? Avrei affrontato l'impossibile per lui? Benché provassi emozioni indescrivibili, dovevo capire cosa fosse per me.

Un amico?

Un fidanzato?

Risi pensando all'ultima. Mi bloccai subito riflettendo che non era del tutto errato considerare Thomas il mio...ragazzo(?) Insomma avevamo fatto quelle cose e...a meno che non sarebbe stata un'avventura, esperienza per entrambi, era l'unico modo per classificarlo. Io e Thomas avevamo quasi fatto l'amore non poteva non significare nulla.

Con la sigaretta tra le labbra mi chiedevo cosa ci fosse successo, eravamo due ragazzi forse con qualche problema in famiglia, qualche delusione in amicizia o amore eppure...appena conosciuti avevo sentito qualcosa che mi legava a lui, avevo avvertito la sua diversità tra la noiosa uguaglianza; per non parlare della sua innata capacità di fare cose assurde e maledettamente magnifiche. Mi aveva seguito fino in Bronx abbandonando tutto e tutti e così... avevamo quasi fatto l'amore.

Avevo quasi fatto l'amore con Thomas e mi era piaciuto da impazzire...Tutto diceva che ero gay. Quasi come se fosse scritto nelle stelle. La verità iniziava a prendere forma, facendo chiarimento sul mio passato.

Dovevo smetterla di farmi tutte quelle domande che tra l'altro avevano tante e diverse risposte tutte in sospeso, dovevo cogliere l'attimo e provare a essere felice, perché era inutile negarlo, a differenza di mia madre avevo voluto affrontare di petto quella grande situazione e adesso ero in pericolo di vita. Non sapevo se ne fossi uscito intero né tanto meno vivo, necessitavo soltanto di una risposta esaustiva, un segnale...
Già come se sarebbe arrivato...

Camminavo a testa bassa e quando decisi di alzarla, qualcosa me lo impedì, ferendomi. Sentii un dolore lancinante capace di farmi lacrimare, avevo urtato contro qualcosa di ferro.

Non era certo il segnale che avevo chiesto.

-Merda!- imprecai portando le mani alla testa, tastando per vedere se vi fosse del sangue. La botta era stata stratosferica che mi pareva di aver visto la via Lattea e anche Andromeda. Alzai lo sguardo al cielo come se mi stessi rivolgendo a Dio- che segnale del caspio, dico davvero...ti sono simpatico a quanto pare!- digrignai a denti stretti non accorgendomi che una anziana signora dai capelli grigi e qualche baffo mi stava guardando con aria stranita.-Le serve qualcosa signora?- domandai ironico, continuando ad accarezzare il capo.

-Direi che serve a te...come ti senti?- che nonnina gentile e premurosa, peccato che non avessi la benché minima idea di chi fosse né da dove fosse sbucata.

-Bene, a parte la botta che immagino lei avrà visto...- risposi impacciato e di tanto in tanto balbettavo, il dolore era lancinante.

-Visto e sentito, ragazzo. Non sai che quando si cammina non bisogna avere la testa tra le nuvole?- mi stava rimproverando? Ero io a soffrire per quella botta e lei mi canzonava?

-La ringrazio, signora, ma già sto male di mio.- dissi corrucciando la fronte volgendole le spalle per tornare a casa.

-Non lo metto in dubbio, non solo è doloroso ma c'è anche un certo imbarazzo...Insomma, non capita tutti i giorni di urtare violentemente contro un distributore di preservativi. .- informò ammiccando occhiate maliziose, alzai lo sguardo, sbigottito, e mi sentii un idiota constatando che aveva ragione.

Potevo urtare contro tutto perché proprio con quel coso?

-Newt...sei ancora vivo?-

Sapeva anche il mio nome?No, impossibile era un' allucinazione, che cosa inammissibile finire in reparti di psichiatria immaginando vecchiette con baffi e dentiere traballanti per aver urtato violentemente contro quel grosso contenitore.

-Prima che tu possa chiedermi come faccio a sapere il tuo nome, ti rispondo:sono Miss.Marple, un'amica di tua zia Linda nonché la sua vicina.- mi sorrise maliziosa e no...non poteva essere reale. Era impossibile aggirarsi per il Bronx senza non essere attaccati: Thomas era finito nel mirino di tra ladri teppisti e io di una vecchia ninfomane che faceva occhiate preoccupanti. Tra i due non sapevo a chi fosse andata peggio.

-Ma visto che ora lei non c'è più...sono la tua vicina.- sottolineò con un'espressione maligna in volto. Proprio la la mia vicina eh?

"Prendi coraggio e dille cosa vuole sentirsi dire...quello sguardo si riferisce a quella sera."

-Mi dispiace...Miss.Marple...- il caldo stava aumentando, con le dita cercavo di allontanarmi il colletto della maglia dalla gola. Mi sentivo soffocare. -per il baccano dell'altra sera, appena sentita la sua scopa contro il muro...abbiamo finito.- Ero rosso in volto. Le vecchie bigotte la pensano tutte allo stesso modo, profonde sostenitrici della coppia tradizionale, chiaramente omofobe.

Beh...potevo sempre dirle che Thomas era una donna. Immaginarsi il mio Tommy con un rossetto rosso fuoco, un topless e una gonna a fiori era da film horror ma avrei tenuto nascosto la mia omosessualità, soprattutto a una vecchia pettegola.

-Figurati...siete giovani, se vi ho richiamato alla calma era solo perché con quei versi non mi semplificavate il sonno... purtroppo soffro di insonnia.- disse parlando normalmente come se stessimo parlando di cibo, stavo alludendo al sesso con una donna di ottanta anni...che problemi avevo?

Mi grattai la testa ovviamente la parte che era sopravvissuta all'urto, quella che non mi faceva male.

-Siamo?- ripetei curioso. Okay, non potevo fare preliminari da solo ma lei come faceva a sapere che c'era un plurale?

-Sì...-affermò sorridente e fece cenno di avvicinarmi-tu e il tuo ragazzo.- lo proferì con una certa calma come se fosse una cosa normale, naturale.

-Ah...-risposi atono. Ero scioccato. Io e Thomas eravamo stati sgamati da una vecchietta così precocemente.

-Su col morale...e torna presto a casa, con questo temporale in arrivo non vorrai mica far preoccupare il tuo ragazzo?-avvisò dandomi una pacca sulla spalla, confortandomi. A guardarla bene non sembrava omofoba né pettegola.- Qualche volta venite a trovarmi, preparo una crostata che di sicuro vi piacerà.- disse infine con un altro sorriso a trentadue denti (o almeno quelli che aveva) andando lentamente verso casa.

Sorrisi come uno sciocco e incurante che a breve sarebbe venuta giù la pioggia, restai impalato su quel marciapiede, guardando la vecchia signora allontanarsi lentamente fino a sparire.

Ero felice o forse... avvertivo soltanto un senso di leggerezza, e il che non era poco. Avevo capito con un semplice incontro ciò che davvero volevo. Non dovevo creare barriere di paure, o impormi dei limiti, dovevo soltanto fare ciò che sentivo, quello che realmente volevo e io...volevo Thomas.

La mia priorità era essere felice. E la mia felicità era Thomas.

E anche se bizzarra ma non per per questo non fattibile, compresi una cosa: se il segnale che avevo chiesto fosse proprio l'oggetto contro il quale ero urtato? Per non avere rimpianti, e con un sorriso fiero in volto feci ciò che era giusto fare: comprare una confezione di profilattici.

Salii le scale in fretta e furia, avevo tutto l'occorrente per far sì che fosse una serata speciale.

Non c'è alcun destino, siamo noi che con le nostre scelte segniamo il viaggio della nostra vita.

Sempre più frenetico acceleravo il passo. Arrivato sul pianerottolo, stremato, non potei che osservare il campanello della porta accanto, sussurrando un grazie sincero alla porta della signora Marple .

Orgoglioso di quella scoperta, infilai le chiavi nella toppa sperando che il mio Tommy avesse recuperato tutta l'energia...ne avevamo proprio bisogno.




Teresa's Pov

Era tardo pomeriggio e avevamo deciso di fermarci: Kevin aveva detto di avere urgente bisogno di andare in bagno, mentre quello stupido di Gally aveva fame. Il cibo non dovrebbe dare vitamine/proteine/carboidrati e far ragionare un essere umano(?) Con lui non sembrava funzionare...troppa demenza forse.

Io, invece, a parte gli scherzi...avevo assunto le sembianze di un cadavere. Non avevo toccato nulla da mangiare, mi ero soltanto concessa di fermarmi e di respirare. Avevamo girato in lungo e in largo senza ottenere alcun risultato, a differenza di ciò che mi aveva fatto credere Gally, la sua presenza non era servita a nulla. E in me la paura cominciava a crescere senza misura.

Ero appoggiata al paraurti del mio pick-up e, sfiduciata, guardavo con una certa disattenzione ciò che mi era intorno.

"Speriamo che quei due non ci mettono molto, c'è ancora molto da trovare!" pensai. La verità è che c'era tutto da trovare ma a detta di "Gallyna" si doveva essere ottimisti, come se era facile in una situazione del genere!

"Thomas dove sei? Perché non rispondi alle mie chiamate?"

Quelle domande mi stavano massacrando la testa, volevo abbatterle ma mi sembrava impossibile. Avevo così tanta voglia di piangere, di crollare e mostrare le mie debolezze. Il mio migliore amico era sparito e ciò che mi risultava più facile oltre a cercarlo era odiarlo...volevo odiarlo, perché se avessi scoperto qualcosa di brutto non saprei cosa avrei fatto. Forse non avrei vissuto più. C'era un legame forte tra noi e, se ciò che aveva detto Gally era la verità ovvero che Thomas mi aveva tenuto quella triste realtà all'oscuro per non farmi cacciare nei guai, mi sentivo ancora più in guerra con me stessa...avevo un amico unico, un amico che anche nei momenti peggiori pensava al mio bene.

Non potevo smettere di cercarlo, anche se ovunque andassimo nessuno sembrava averlo visto, e a ogni freddo e crudo NO, le speranze in me morivano sempre più.

Improvvisamente il telefono mi squillò facendomi sussultare, sul display apparve il nome di Minho ma annullai la chiamata senza pensarci. Eravamo già in troppi a soffrire.

Una lacrima mi solcò il viso e poi due, sniffai tirando su tutte le altre, asciugandomi con i polsi della giacca. Non potevo crollare adesso.

-Mangiami- con una voce rauca un hot dog si era posizionato davanti al mio viso;saltai quando vidi Gally ben piazzato al mio fianco, ero talmente sovrappensiero che non l'avevo sentito arrivare. Teneva l'hot dog dinnanzi il mio viso.

Lo guardai con sguardo accigliato.

-Ti ha chiesto di mangiarlo, non vuoi mica offenderlo?- domandò scioccamente facendomi inconsapevolmente nascere un sorriso che subito nascosi, non mi andava di farlo pavoneggiare. Rudemente afferrai quel panino, studiandolo. Poteva esserci del veleno o droghe varie.

-Vorresti fargli un'autopsia?- alzò osservandomi attentamente.

-Perché no.- risposi atona, abbassandolo. Non avevo fame anche se l'odore non era male.

-Cavoli, per una volta potresti abbassare questi muri da dura che ti ritrovi e vivere come una persona comune?- domandò alzando lievemente la voce per poi riprendere il controllo.

Restai in silenzio, ignorandolo.

-Non hai niente da dirmi?- chiese insistente, gli davo le spalle ma sembrava non capire il mio linguaggio. Ogni volta che mi giravo me lo trovavo davanti. Mi stava sfidando e non sapevo fino a quando avrei mantenuto le staffe.

-L'unica cosa che ho da dire e la posso dire a tutto il mondo è che ho perso il mio migliore amico, lo stesso ragazzo che hai torturato in tutta la sua vita scolastica e io spero davvero... che lo trovo vivo, capito? Se siamo qui e se lui è dove si trova, è per colpa tua! Tu gli hai detto di venire in questa merda. Gally -dissi poi prendendo fiato e puntandogli il dito contro- se qualcuno ha fatto del male a Thomas... lo ucciderò insieme a te.- Stavo stringendo i pugni pronta per dargli uno schiaffo, non stavo pensando era ovvio. Il sangue era arrivato in testa vertiginosamente, stavo per impazzire. Mi sentivo stressata, sfiduciata, impaurita, incazzata. Alzai il braccio pronta per colpirlo in pieno viso, ma lui mi anticipò semplicemente bloccandomi.

-Tu non vuoi davvero darmi questo schiaffo, Teresa.- scandì calmo nell'oscurità della sera. Di Kevin non c'era ancora nessuna traccia e i passanti sembravano delle marionette che camminavano sempre più lontani da dove fossimo.- hai solo paura per Thomas...ti prometto che lo troverò...-deglutì-dovesse essere l'ultima cosa che faccio.- disse poi con una certa lentezza che quelle parole tanto profonde si avvicinarono al cuore provocando in me un sussulto, un battito più veloce, diverso dagli altri.

Non riuscii a proferire parola. Mi aveva spiazzato.Tenevo solo lo sguardo fisso nel suo, nei suoi occhi apparivo una bambina impaurita della realtà che la circondava e in fondo era vero. Tremavo e non riuscivo a spiegare il motivo di quel sussulto : freddo? frasi toccanti o semplicemente Gally?

Un rumore di piedi trascinanti l'uno dopo l'altro si avvicinò, era Kevin. Mi allontanai velocemente da Gally come se mi fossi scottata e molto probabilmente era così, sentivo le guance leggermente accaldate.

-Allora si riparte?- domandò colui che era appena arrivato, io mossi il capo in cenno di sì e lo stesso fece il mio compagno di classe. Kevin saltò sul sedile posteriore e mentre io stavo prendendo il mio posto di guida, Gally sorridendo mi rivolse uno sguardo canzonante.

-Lo mangi questo hot dog? Non ne ruberò un altro.-

Aveva rubato un hot dog dopo che lo avevo trattato malissimo. Certo, il gesto era illegale e ingiustificabile eppure lo aveva fatto per me.

Non solo era riuscito a scuotermi dai cattivi pensieri e mi aveva convinto che il mio migliore amico stava bene e l'avremmo ritrovato, Gally aveva fatto anche di più: mi aveva fatto sentire importante.




Newt's Pov

"Deve essere la prima volta più bella di tutte. Thomas se lo merita...beh anch'io...siamo pari, lo meritiamo entrambi. Devo fare una doccia...creare un'atmosfera più...d'ispirazione, erotica...qualcosa di indimenticabile. Deve essere qualcosa che fa impazzire, che ci fa perdere il controllo. Forse è più eccitante un bagno caldo... il suo tocco sulla mia schiena... si, caspio! Non starò mica sviluppando degli ormoni della perversione? No...sto soltanto dando spazio alle mie emozioni, ai miei sentimenti per Thomas."

Mentre davo sfogo ai miei pensieri, entrai furtivamente nella camera da letto, dove tristemente constatai che quel maialino stava ancora ronfando...beh, forse potevo approfittarne per studiare il tutto.

Con un sorriso colmo di perversione mi fiondai in bagno, aspettai lunghi e interminabili minuti che uscisse l'acqua calda e una volta fatto, la riempii di acqua bollente. Uscii dal bagno e quando andai in soggiorno per poggiare il telefono di Thomas (che non avevo ispezionato) lo sentii chiamarmi dalla stanza da letto.

-Dove eri finito?- domandò con la voce ancora impastata dal sonno appena misi piede nella stanza.

-Ho preso una boccata d'aria...nulla più. - squittii. Era una bugia a fin di bene ero nel bel mezzo di una sorpresa, non potevo svelargli tutto stupidamente.

-Una bella e lunga boccata d'aria...- ripeté enfatizzando "lunga".

-Lunga?Ma non stavi dormendo?- feci domanda investigativo.

-Sì ma lo sento quando non ci sei, Newtie.- si alzò per lasciarmi un dolce bacio a stampo-Vedere te appena mi sveglio, di buon umore...è qualcosa di meraviglioso.- rise cadendo all'indietro sul cuscino-pretendo di svegliarmi sempre così.-

-Così mi fai sembrare un musone e ...okay...lo sono un po', ma se ti raccontassi ciò che mi è accaduto, non penso ci crederesti.- affermai e in fin dei conti non ero riuscito a tenere la lingua frenata. Non riuscivo neanche a mentirgli, incredibile!

-Tu racconta...a me piacciono le storie.- trillò e quasi mi sembrava di avere davanti un bambino. Armato di pazienza gli raccontai tutto soprattutto l'incontro con la nostra vicina, al quale Thomas morì dal ridere al punto da toccarsi ripetitivamente lo stomaco per il dolore. Sì gli raccontai proprio tutto nei minimi dettagli omettendo il mio utile e meraviglioso acquisto.

-Sembra proprio che hai avuto una giornata difficile...vediamo cosa posso fare per migliorarla.- disse alla fine del mio racconto e, con sguardo perverso, si stese su di me andando verso il basso. Non ebbi il tempo di replicare che le sue mani esperte erano sui miei jeans a premere decise sulla mia intimità. -Sai...Newt, -iniziò con la sua voce bassa e persuasiva.-a volte mi chiedo se tutto questo ci basterà- cercavo di restare lucido, comprendendo a cosa si stesse riferendo ma le sue mani su di me e soprattutto nella zona lombare mi facevano perdere la ragione, disorientandomi.-Ci sarà un momento in cui avremo bisogno di più...sarà normale...- continuò sempre con lo stesso timbro, io stavo perdendo il controllo.

Si fermò improvvisamente nei suoi gesti, nelle sue parole; forse stava pensando alla nostra prima volta o forse qualcosa di meno bello come una rottura, un addio. Scrollai via quei brutti pensieri esortandolo a baciarmi.

-Tommy sali...-mugolai deciso e, rapido come un felino, seguì l'ordine.

Ora era su di me, i nostri corpi erano adiacenti l'uno con l'altro, si teneva leggermente sui gomiti e io, da sotto, con le braccia cinte dietro la sua nuca, lo baciavo dolcemente.

Fu un bacio simile agli altri, con un inizio casto che poi sfociò nella più fervida passione.

Quando mi staccai per prendere il respiro, Thomas scese verso il mio collo baciandolo divinamente come sempre. Poi, sistematosi meglio cominciò a slacciare i bottoni della mia camicia, scendendo verso la linea alba carezzandola con l'indice.

Volevo godermi ogni istante di quel magico momento. Il cuore accelerato, il respiro affannato. Chiusi gli occhi.

Ero in paradiso.




Thomas's Pov

Ogni volta avevo pronta una scusa per finire sopra Newt e viziarci a vicenda. Amavo l'odore della sua pelle, il suo sapore, e non mi stancavo mai del suo collo, del suo petto appena coperto da una peluria liscia e morbida. Era una sensazione piacevolissima mordergli la nuca, baciarla, mentre lui tentava di togliermi la maglia. Io mi limitai a sbottonargli la camicia il tanto che bastava per farmi accedere al suo petto.

Continuavo a baciarlo scendendo lungo le clavicole, arrivando a uno dei piccoli capezzoli rosei, che si erano già induriti. Ne mordicchiai uno per poi leccarlo lentamente con la punta della lingua, non c'era melodia più bella di sentire il ragazzo che amavo gemere sotto di me, invocando il mio nome in un sussurro pieno di lascivia. Colmo di desiderio, passai anche all'altro capezzolo e dopo aver dedicato la giusta attenzione anche a questo, mi diressi verso l'ombelico leccandolo piano piano e guadagnando ulteriori gemiti del giovane biondino.

Arrivai finalmente al punto in cui la linea alba incontrava il pube, ancora nascosto dietro alla stoffa dei suoi skinny neri. Senza pensarci, slacciai i bottoni dei pantaloni di Newt calandoli lentamente fino alle caviglie. Ora, in ginocchio, il suo membro rimaneva proprio all'altezza del mio viso. Con altrettanta lentezza dei percorsi precedenti, calai gli slip, che raggiunsero gli skinny ancora arrotolati intorno alle caviglie. Cominciai a baciare delicatamente la punta, leccando il liquido pre-eiaculatorio, poi, pacatamente, presi a succhiarlo con delicatezza e metodo. Per il tanto piacere "il collante" aveva sgranato gli occhi sussultando sotto il mio tocco, obbligandosi a chinare il capo per guardare ciò che stava succedendo. Non era la prima volta che gli facessi questo ma qualcosa in me mi faceva sospettare che non sarebbe stata come sempre, che avrebbe superato i limiti del piacere.

Le sue iridi color nocciola avevano incontrato le mie, e mentre la sua virilità scivolava lentamente nella mia bocca, continuavo a fissarlo, rendendo il tutto più erotico e sfidante.

Incapace di trattenersi Newt aveva poggiato la mano sulla mia nuca, spingendomi verso di sé, lo accontentai senza indugi.

Poi, prendendo il mio viso tra le sue mani, mi fece sollevare e, una volta di nuovo in piedi, mi protesi a baciarlo con foga, rimettendomi di nuovo sul letto, addosso a lui. Ci baciammo con foga, esplorando l'uno la lingua dell'altro profondamente, poi, con modo brusco s'allontanò, sfilandomi con veemenza interamente la T-shirt.

Mi baciò il petto, mordendo e leccando i miei pettorali accennati leggermente più dei suoi. Mi privò rapidamente sia dei pantaloni sia dei boxer, e stavolta sdraiato lui su di me, aprì la bocca, accogliendo la mia calda virilità. Non riuscii a reprimere i sospiri di piacere, di tutta risposta socchiusi gli occhi affondando la testa nel cuscino. Lo invocavo ed era orribile trattenere la voglia di urlare un grido d'estasi soprattutto con Newt che succhiava la mia intimità avidamente.

-Newt...- soffiai accarezzando i suoi capelli color miele, mentre continuava a viziare la mia virilità. Mentre la bocca sua bocca era impegnata, le sue mani carezzavano il mio interno coscia facendomi accaldare più di quanto già non fossi.- Credo che stavolta...- non continuai la frase che si staccò dal mio ventre per avvicinarsi al mio viso.

-Tranquillo...- rincuorò con un sorriso colmo d'eccitazione liberando le caviglie dalla morsa dei jeans e dei boxer. Adesso era sopra di me e le nostre intimità si scontravano con veemenza.-Thomas...sei così perfetto- mormorò fissandomi dritto negli occhi-voglio sentirti dentro di me...- sussurrò e talmente che non potei credere a tali parole, sbarrai gli occhi.

-Newt, s...se...sei sicuro?- ribattei, anche se era ciò che più desideravo al mondo, non volevo che fosse una decisione presa così. Era anche la sua prima volta. Volevo davvero che ne fosse sicuro.

-Sì, Thomas. Voglio te, nient'altro che te.- si avvicinò al mio orecchio e mordendomi il lobo continuava ad accennare simile a una ninna nanna "io voglio te, solo te." I brividi mi percorrevano lungo la spina dorsale e quando il mio sguardo si accese, convinto; Newt si staccò per prendere dai pantaloni un pacchetto e una bomboletta.

Lo guardai con espressione da pesce lesso, erano ciò che avevo capito?

-Suvvia...sapevamo che finivamo a questo.- accennò un ghigno e cavoli, stavo assistendo al paradiso: non solo Newt era nudo, mostrando a me il suo corpo perfetto e concedendosi a me...ma la sua risata in quel contesto era paragonabile a un viagra, era qualcosa di afrodisiaco.-Mi chiedo solo se sai come fare...- ammise arrossito. -Combini sempre guai...non vorrei avere problemi quando cammino.- Si piegò in avanti e una volta trovata la posizione. Mi avvicinai al suo orifizio leccandolo lentamente.

-Cosa fai?- sbottò irrigidendosi- per quello non serve il gel?- domandò col viso rosso di vergogna.

-Sì ...ma è la nostra prima volta, meritiamo di godercela fino in fondo. Non credi?- alla mia domanda fece cenno di sì col capo, non riusciva a parlare perché continuavo a istigare la sua entrata. Dopo che fu rilassato, spruzzai una generosa dose di lubrificante sul palmo, massaggiando con due dita per allargare la sua apertura. Aveva divaricato le gambe, invitandomi a entrare.

-Voglio viverti...-sussurrai carezzandogli la nuca e facendolo lentamente ammorbidire i nervi.

-Non sai quanto lo voglio io, Tommy.- proferì rivolgendomi uno sguardo, i suoi occhi erano languidi, bramanti di desiderio. Gli sorrisi e, sperando di non causargli dolore, affondai in lui. Gli scappò un lamento, dopotutto credo sia normale, la prima volta è dolorosa per tutti anche per me...

-Ti ho fatto male?- domandai cauto e premuroso pronto per ritirarmi.

-Non azzardarti ad allontanarti, è un dolore piacevole, continua... ti prego- Tentando di contenere la mia foga, cominciai a muovermi lentamente dentro di lui. La sua apertura era deliziosamente stretta; a ogni spinta aumentava il ritmo, e i nostri gemiti di puro godimento si confondevano nell'ampia stanza. Tenevo le mani sui suoi glutei tondi e sodi, e su sua richiesta che sembrava più un ordine piano piano aumentavo l'andamento.

Inizialmente era stato doloroso ma poi...scariche di piacere e desiderio avevano travolto il mio cuore, raggelandomi il sangue nelle vene; lo stesso per Newt, che inarcava la schiena con gli occhi rivolti al soffitto con un'espressione estatica sul viso. Tra gemiti e veri godimenti raggiunsi all'apice del piacere.

Con voce strozzata, riuscii malapena a proferire un -Posso...?- e Newt, comprendendo ciò a cui mi stessi riferendo mi diede l'okay con un dolce- Si Tommy.- venato di pura estasi. A quel punto mi lasciai definitivamente andare, bagnando la sua pelle inumidita dal mio seme.

Stordito profondamente dall'orgasmo mi accasciai di fianco a lui, Newt poggiò la testa bionda sul mio petto e con le dita ricalcava delicatamente la linea dei miei addominali.

-Stavolta non ho sentito nessuna scopa.- dissi ironico, stringendolo tra le mie braccia.

Alzò la testa rivolgendomi uno sguardo dolce - Anche se ci avrà provato, i nostri godimenti avranno coperto tutto.-

-Immagina se chiamerà la polizia...- proposi carezzandogli le braccia. Aveva la pelle d'oca e il motivo era ovvio. -Potremo sempre invitare i poliziotti a unirsi a noi...- affermai ironico, scherzavo anche se Newt non sembrò prenderla bene. Mi guardò con espressione offesa, accigliata.

-Non osare a dire o pensare qualcosa del genere, Tommy. - mi tirò il cuscino in pieno viso. Ormai aveva preso l'abitudine. -Tu sei roba mia.- disse poi fissandomi attentamente.

-Lo so, amore.- sorrisi e quando mi accorsi di aver proferito tali parole, era troppo tardi per rimangiarle.

Newt si mise a sedere, incredulo. Mi rivolse un'occhiata spaventosa. Non era stata mia intenzione rovinare quel momento speciale eppure lo avevo fatto. Come sempre rovinavo tutto.

-Ti giuro che non volevo...perdonami.- congiunsi le mani in segno di preghiera.- Non volevo Newt...- chiusi gli occhi per la paura. C'era troppo silenzio. Avevo rovinato di nuovo tutto. Il mio cuore aveva smesso di battere. Aprii lentamente un occhio ,non sembrava avere più quell'aria arrabbiata. -Sono un idiota...-

Avvicinava lentamente il suo viso al mio, stava per sputarmi in un occhio? Volevo morire.

-Lo so, amore...- disse inaspettatamente, spiazzandomi.

Poggiò le sue labbra rosee sulle mie, lasciandovi un candido bacio. E sotto le candide lenzuola bianche le nostre mani si stringevano come segno di forza. Io e Newt eravamo un'unica cosa, la stessa.

-Grazie, Tommy, grazie.- sibilò dolcemente e prima che potessi chiedergli il motivo di quei ringraziamenti, Newt chiuse gli occhi sprofondando in un sonno profondo.



Spazio Autrice:*è rossa in viso* Ehm...ribadisco...è la prima volta che scrivo una rating rosso e per di più slash...uff spero di non aver fatto tanto schifo altrimenti mi uccido (io amo i Newtmas) e sarebbe orribile scrivere male una loro ff rossa, sarete voi i posteri dell'ardua sentenza.Comunque, questo è il mio capitolo preferito perché va tutto nel verso giusto, dal prossimo in poi iniziate a temere. Riprenderemo anche la storia di Chuck...Cosa ne pensate della scena love? Gally e Teresa come vi sembrano?Che dite: Newt ascolterà il messaggio vocale di Teresa? Cosa ne pensate della vicina Marple?Tenevo a precisare che la storia di Newt che si scontra con il distributore è davvero accaduta...ma solo a me! Ero piccola e ho capito solo dopo tanti anni cos' era...immaginate la vergogna, comunque... Aspetto ansiosa di leggere i vostri commenti. Ps: Perdonate gli orrori e spero di non essere risultata volgare. Mi auguro che questo capitolo non vi abbia annoiato ma che vi abbia fatto ridere ed emozionare!Vi ringrazio per le stelle e soprattutto i commenti.E infine vi auguro di cuore un bel, ricco e gioioso 2017 o nel nostro caso HAPPY NEWT YEAR!

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