12. Al tuo fianco

Ero ancora lì, in piedi, i gomiti tesi saldamente sul bancone di legno, la testa tra le mani e gli occhi, pesanti, mi stavano implorando di chiudersi.

Guardavo ogni cosa che mi era attorno ma non le prestavo la minima attenzione, continuavo ad essere concentrato su me stesso,  mille dubbi mi attanagliavano la mente, e un vortice di infinite domande senza risposta mi stava risucchiando, temevo che non avrei mai messo fine a quella sensazione, che sarebbe andata avanti così in eterno: io da solo con domande irrisolte e miliardi di dubbi.

I due ragazzi erano ancora di fronte a me, mi rivolgevano occhiate stranite e di tanto in tanto parlavano tra loro, lo facevano talmente a bassa voce che nonostante la vicinanza non riuscivo ad ascoltare. Sicuramente mi avevano e stavano continuando a prendermi in giro,  in fondo tutti quelli che avevo conosciuto in diciassette anni di vita mi avevano deriso, fatta eccezione per Minho, Teresa e forse Newt.  

Già...il ragazzo per il quale provavo qualcosa di più che una semplice attrazione, restava un mistero. Mi era difficile capire cosa fossi io per lui e mai come in quel momento le paranoie si impossessarono di me: mi sentivo la testa esplodere, le gambe flaccide e a breve sarei di sicuro collassato. Ovviamente non sarebbe accaduto niente di tutto questo se Newt fosse stato al mio fianco dicendomi "Ehi...sono anch'io pazzo di te" ma era surreale, dovevo smetterla di sognare e di illudermi.

Ciò che mi faceva più male era: se lo avevo sopravvalutato? Se accecato dall'amore avevo tralasciato e sottovalutato tutto il resto? Forse Teresa non aveva tutti i torti, d'altro canto di Newt non sapevo niente. L'unica cosa indiscutibile era il sentimento che provavo per lui, un amore che mi aveva spinto a fare cose stupide come  avventurarmi in sella a una bicicletta nelle strade pericolose del Bronx, nessun sano di mente l'avrebbe fatto ma io sì e non riuscivo a capire se ero più stupido o più innamorato, in entrambi casi ero fottuto.

-Pivello...- Chiamò gongolando il ragazzo più scuro di pelle-sei ancora nel mondo dei vivi?- domandò poi serio fissandomi con espressione preoccupata dritto negli occhi.

-Sì scusate...-Enunciai con voce roca, provai a  sembrare più sveglio ticchettando di tanto in tanto le dita sul bancone, ma per quanto mi sforzassi quel luogo mi faceva stare male, non solo per il fumo e la puzza di alcol ma soprattutto perché neanche lì c'era traccia di Newt. 

-Tranquillo...comunque io sono Frypan.- Disse il mulatto tendendomi la mano in segno di presentazione. Era una presentazione unilaterale, lui mi aveva rivelato il suo nome io, invece, mi ero soltanto limitato a stringergli la mano. Un ragazzo alto e formoso dai capelli biondi chiedeva una birra che Frypan gli portò correndo.

-Tieni, bevi questo...ti tirerà su- propose Winston dandomi un bicchiere di vetro contenente una bevanda alcolica. Chissà se la sua era un'azione di perbenismo o semplicemente gli facevo pena, mica era difficile suscitare compassione, stavo proprio una merda, non c'era alcuno specchio ma potevo immaginare come fosse la mia faccia. In fondo, non serve uno specchio per vedere quanto stiamo soffrendo.

-Cos'è?- borbottai annusando il bicchiere, l'odore forte mi fece chiudere di colpo le narici e gli occhi, disgustato. Mi allontanai dall'alcolico.

-Whisky ed è anche costoso ma visto che mi stai simpatico... offre la casa.- Winston mi fece un occhiolino ma io non accennai neanche il minimo sorriso.

-Oh beh...grazie-mugugnai-ma sto già perdendo i polmoni non mi va di rinunciare anche al fegato-  allontanai la tazza e quella che per me fu una constatazione al barista risultò come una battuta, accennò una risata e per quanto odiassi quel posto capii che il suo ghigno era sincero; forse dovevo sfruttare meglio la circostanza, forse avrei potuto storcergli qualche informazione come avevo fatto con Gally sempre che il bullo non mi avesse raccontato frottole.-La casa anziché un alcolico uccidi fegato non potrebbe darmi un'informazione?Ne ho bisogno, credimi.-chiesi con tono melodrammatico, nelle fiction aveva sempre la meglio, perché nella mia realtà no?

Il ragazzo sospirò quasi come se gli avessi chiesto di darmi il mondo, dallo scaffale alle sue spalle prese un fascicolo, le pagine erano di color marrone e le scritte color verde, abbinato alle pareti e al mobilio.

-Tu ci hai parlato di un certo Newt, ma non possiamo dare informazioni del genere. Qui ognuno di noi ha un nome diverso da quello che ha all'infuori di queste mura, per parlare con un membro devi scegliere un ruolo, una lettera e un numero.- proferì e io continuavo a non capire, perché tutto quel mistero? 

Sbuffai spazientito-Dovresti smetterla di prendermi in giro... è un'assurdità! Da quanto il Bronx si è trasformato nell'armadio per andare a Narnia? Segreti, soprannomi, parole diverse...-elencai annoiato-sembrate un altro mondo!- sbottai poi ormai fuori dai gangheri, mi allontanai dal bancone per poi riavvicinarmi e indicando con il dito il ragazzo pronunciai-Non so cosa avete in mente ma se volete farmi impazzire, avete sbagliato persona.-

-Resta calmo- esortò con tono pacato, girò il quaderno verso di me in modo che potessi leggere.-Scegli la lettera, il numero e il ruolo.- scandì lentamente a denti stretti, la sua espressione era seria e severa.-Devono avere un senso per te,-notò la mia perplessità e per questo decise di scendere in campo con una frase ad effetto- forse quest'assurdità come la chiami tu è il prezzo da pagare per trovare il tuo Newt.-quelle parole, quelle ultime parole mi spronarono a fare quella stupidaggine, appena sentivo pronunciare "Newt" il mio cervello sembrava attivarsi bramando di trovarlo al più presto.

Deglutii, abbassando lo sguardo; lessi diversi numeri, lettere, parole strane, tante erano cancellate e poche altre restavano in lista.

-Prima che ti assecondi in questa follia voglio togliermi un dubbio.-dichiarai senza temere una risposta negativa, non poteva vietarmi un tale responso, nella mia voce c'era fin troppa determinazione e non avevo abbassato il capo in segno di timore.

Fece cenno di sì col capo e prima che potesse tirarsi indietro gli piombai addosso la domanda-Winston quindi non è il tuo vero nome?-

-Esatto- smorzò un sorriso guardandosi le unghie per poi riportare lo sguardo su di me-ti ripeto: qui è un po' diverso dal mondo che c'è fuori...tra di noi ci chiamiamo con nomi falsi come Winston, Frypan, Ben ma quando i piccioni viaggiatori come te ci chiedono qualcosa parliamo riferendo loro soprannomi esempio il collante...tipo come se fossimo un clan- un minimo dubbio lo avevo eliminato, la sua risposta era stata quasi soddisfacente e quindi ora mi sarei dovuto "concentrare" per quella lettera, quel numero, quel ruolo.

-Perché allora mi hai detto il tuo nome? Falso ma pur sempre è un nome...- aggrottai le sopracciglia, confuso.

-Perché saresti stato un buon compagno per noi.-proferì fermo abbassando il capo-sei curioso ed è un dono e a quanto pare non è l'unica tua qualità: non ti arrendi, vuoi raggiungere a qualunque costo il tuo scopo, quello in cui credi.-si morse il labbro come se fosse pentito di quelle parole- Dai...-sniffò quasi come se dovesse tirare indietro le lacrime-ora scegli...-

All'inizio parlando con Winston e Frypan, notando il loro stile di vita, linguaggio, li avevo paragonati a dei matti fuggiti da un manicomio, ma in quel momento, invece, sentivo che c'era qualcosa di profondo, qualcosa di reale che forse io non ero in grado di capire perché troppo superficiale. Cosa mi nascondevano tutti? Cosa nascondeva Newt?

Tutto sommato cercai di concentrarmi esclusivamente su quel foglio. Distraendomi avrei perso tempo e concentrazione, ma soprattutto l'opportunità di capire se Newt fosse davvero lì, a pochi centimetri da me.

Sul foglio vi erano parole come spaccato e dolente ma non mi convincevano molto, poi c'era raduraio ma faceva troppo comune e infine trovai quella che più mi rispecchiava o meglio rappresentava le mie doti da corritore.

-Ho scelto.- proferii determinato-Lettera A, numero 2, ruolo velocista.-nel pronunciare quella frase mi sentii fiero, una quantità di gioia indescrivibile pompava nello sterno abbracciando il cuore nella gabbia toracica.

-Bene.- rispose Winston con un sorrisetto sulle labbra-Hai scansato le giuste parole...dolente e spaccato,  in bocca al lupo soggetto A2.-

-Non mi date alcun soprannome idiota come il collante?- schernii sperando di captare un lato ironico ma Winston sembrò interpretare  male la mia battuta poiché mi regalò un'occhiata in cagnesco.

-Come già ti ho detto poco fa i piccioni viaggiatori come te non hanno l'onore di avere soprannomi idioti,- si fermò- ma a te sarebbe stato bene fagiolino.- rise di gusto e non capii perché ma lo affiancai, forse per stare al gioco o forse perché ero felice al solo pensiero che a breve avrei visto il ragazzo per il quale avevo perso la testa.

-Allora per fortuna che sono di passaggio...- appurai aggrottando la fronte.

-Ora devi dirmi il tuo nome.- avvisò scrivendo qualcosa sul quaderno.  Ecco che quel pizzico di serenità che fino a pochi attimi prima mi aveva tranquillizzato ora era sparita.

Sbarrai gli occhi incurvando le spalle, intimorito. Percepii il battito del mio cuore accelerare, il respiro rallentare e ogni piccola parte del corpo tremare.

-Perché vuoi saperlo?- domandai con un filo di voce provando a nascondere la paura.

-Devo dire al collante chi lo cerca, può anche non fargli piacere vederti.- sorrise beffardamente e io che pensavo potesse starmi simpatico.

Ma poteva aver ragione, in fondo Newt poteva anche negare di conoscermi e tante altre cose orribili.

"Se è vero che accetterai ogni mia scelta, non provare a chiedere di me in giro o fare altre cose insensate.Per favore, Thomas, dimentica."

Quel messaggio, quel maledetto messaggio, non potevo rischiare, di certo non ero un veggente che prevedeva le intenzioni di Newt ma non potevo mandare tutto all'aria perché sincero avrei rivelato il mio nome. Dovevo fingermi un altro.

-Digli che lo cerca Gally, sono suo amico.- 

"Gally? Come diavolo ti è venuto in mente? "

-Din non è il momento.- anziché rispondere telematicamente, parlai. Oramai avevo rinunciato ad essere un comune ragazzo che non facesse guai e roba varia.

-Din?- ripeté Winston  girando gli occhi e se stesso  guardandosi attorno attentamente.

-Din nel senso che mi sembra abbiano bussato alla porta e ho detto che non è il momento perché tu sei impegnato con me.- blaterai e non era mica la prima volta che mi usciva una frase senza senso, potevo confondere anche il miglior strizzacervelli.

-Ah...sei abbastanza strano, sai?- il barista rilasciò un sospiro che non seppi bene come interpretare, sembrava abbastanza scioccato e seccato al tempo stesso.-adesso vedo cosa mi dice il collante, tu resta qui.- mi rivolse un'ultima occhiata dirigendosi poi verso la tendina.

Lo sapevo che era lì che avrei potuto trovare qualcosa,  mi guardai intorno notando che tutti i clienti s'alzavano dal loro posto per radunarsi intorno a un tavolo, la loro attenzione era catturata da due tizi che giocavano a   carte con una posta in gioco alta.

Quel gran trambusto mi sarebbe stato d'aiuto, se avessi fatto qualcosa  nel massimo silenzio non dando nell'occhio, nessuno se ne sarebbe accorto neanche Frypan che preso dall'entusiasmo  incitava assieme agli altri i due sfidanti. Con sguardo furtivo mi assicurai che tutti fossero distratti e appena ebbi l'occasione sgattaiolai dietro una tendina. 

Fu impossibile per me crederci: c'era un altro corridoio stretto e lungo che aveva altre tende della stessa tonalità, dovevano essere stanze particolari? Mi augurai di non vedere donne svestite o altre diavolerie da casini.

Sentii diverse voci provenire da differenti scompartimenti, in uno seppi riconoscere la voce di Winston che sembrava aver detto "è Gally, chiede di Newt." e altre, invece, derivanti da altre tende si lamentavano perché il nuovo pivello, un certo Stephen era assente da giorni.

Sentii che la porta dalla quale ero entrato stava per essere aperta da qualcuno, così in preda al panico mi rintanai in una stanza, dove credevo di essere solo e, invece...

Quando mi voltai per capire che stanza fosse, vidi un lettino somigliante a  quello dei dentisti e un ragazzino ci dormiva sopra.

Era davvero adorabile: riccioli di un castano scuro, guance rosee paffute, il vestiario simile a quello di Winston e nella mano destra stringeva un piccolo oggetto, lo teneva ben stretto, doveva essere importante per lui.

Mi dispiaceva essermi intrufolato nella sua stanza senza permesso ma dovevo salvarmi la pelle. Non avevo fatto alcun rumore né ero inciampato in qualcosa di inesistente come era mio solito eppure avvertì la mia tensione,  aprì gli occhi, svegliandosi.

Spalancò la bocca ma sembrò aver paura di me, voleva parlarmi ma avevo come l'impressione che gli morisse il fiato in gola. Mi avvicinai con le mani ben visibili, dovevo fargli capire che ero innocuo, gli sussurravo frasi che potessero tranquillizzarlo e non far fallire il mio piano.

-Chi sei?- proferì fermo, avanzando verso me. Ora potevo vedere anche i suoi occhi che di un  blu intenso luccicavano come fari nella notte.

-Io sono...Stephen.- seconda bugia ma in fondo era a fin di bene.

-Il nuovo?-incurvò un sopracciglio, -ti ricordavo più basso...- enunciò titubante.

"Bel casino, Thomas, auguri."

-Dipende dai giorni...- risposi con tono normale, senza manifestare paura o altri sentimenti che spesso ci fregano.

-Non sono uno di quei bambini che crede in Babbo Natale o, peggio, che i bambini sono portati dalla cicogna figurati se posso credere a te che un giorno sei alto e un altro basso.- sbottò guardandomi dalla testa ai piedi.

-Hai ragione, scusami...sono di fretta, ho un messaggio da dare al collante, tu sai dov'è?- ecco, qui la paura era evidente, ogni cosa che riguardasse Newt mi incuoteva timore.Temevo di sbagliare qualche parola, anche un piccolo passo falso mi avrebbe portato a grandi guai.

-Se sai del collante dovresti sapere anche dove si trova.- ribatté restio, il piccoletto che poteva avere al massimo dodici anni me le stava cantando, incredibile!

-È una lunga storia...ma è per salvarlo.- ma che diavolo stavo dicendo?

-Tutti quelli che sono qui necessitano di essere  salvati...- sgranai gli occhi udendo quella frase, il piccoletto era serio? Aveva abbassato il capo e portava da una mano all'altra quel piccolo oggetto-questo locale è pieno di persone che hanno perso qualcuno o qualcosa di molto importante, quindi cercano di vivere assieme, convinti che passare il tempo con qualcuno che ha provato il tuo stesso dolore possa alleviarlo, per quanto può sembrarti strano è la verità, in qualsiasi bar trovi persone a smaltire se stesse con quintali di alcol, con la sola differenza che loro bevono per dimenticare, noi, invece, cerchiamo di aggrapparci ai ricordi per sopravvivere. -strinse quella bambolina, era sofferente, gli toccai la spalla in segno di conforto. Era piccolo ed era molto più saggio di me? Era possibile, non aveva avuto di sicura una vita facile e la dimostrazione era il suo malessere ben notevole.

Aveva la tristezza negli occhi.

-Tu... chi hai perso?- domandai balbettando. Mossa azzardata. Il piccoletto irrigidì la mascella e mi fissò dritto negli occhi con sguardo serio e perso.

-I miei genitori...- Biascicò con un filo di voce, una lacrima gli solcò la guancia paffutella, era un misto di dolcezza e sofferenza e non riuscii a non abbracciarlo, mi inginocchiai per arrivare alla sua altezza e senza chiedergli il permesso lo strinsi forte a me, mi sentii felice quando lo sentii rintanarsi nel mio abbraccio, lo faceva sentire meno solo e protetto. Per una volta nella mia vita di sploff non avevo sbagliato.

Quel bambino assomigliava al mio Newt, restio e diffidente fuori e malinconico fragile dentro.

-Mi dispiace...-mormorai stringendolo ancora e ancora.Sentivo le sue guance bagnarmi la maglia, era un insieme di fragilità e insicurezza. Sapere che ero servito a farlo sfogare, a liberarlo dai suoi demoni, dalle sue paure mi rendeva orgoglioso.

"Voglio aiutarti..." pensai ma era tecnicamente impossibile. Come potevo io, Thomas un diciassette svitato aiutare un piccoletto orfano?

-La vedi questa statuetta?-  espose l'oggettino di legno facendomelo vedere chiaramente, era una statuetta minuscola che rappresentava un omino.-Pochi giorni prima che io e i miei genitori ci separassimo, mia madre mi avvisò che anche mio fratello l'aveva.-

-Tuo fratello?- domandai, forse c'era ancora una speranza.

-Sì, ho un fratello più grande...ma non l'ho mai conosciuto...- mi informò senza alzare lo sguardo, quel luogo era pieno di tristezza e io non ero il tipo che spruzzava gioia da tutti i pori, dovevo essere d'aiuto in qualche modo.

-Io ti aiuterò, sia a trovare i tuoi genitori sia  tuo fratello.-

"Thomas ma cosa dici? È poco più di un bambino, non puoi fare il mammo, sei venuto qui per Newt!E poi ti rendi conto di quello che stai promettendo? Gli stai dando false speranze, pensa se sono morti."

Anche se Din aveva ragione non riuscivo ad essere insensibile, sentivo di dover far qualcosa per lui e credevo che c'era una speranza.

-No...tu devi parlare con il collante, sei qui per lui, lo troverai tra due tende, non poi sbagliarti c'è scritto in bianco A5.- avvisò esaustivo, ero pronto a uscire ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.-Ora vai...-incoraggiò invurvando le labbra in un sorriso flebile

-Ti prometto che li troveremo...-enunciai con gli occhi bramanti giustizia per quei piccoli occhioni blu.

-Mi basta che ti ricorderai di Chuck, la mascotte dell'ultimo bar della via più pericolosa del Bronx.- sorrise sincero con gli occhi ancora lucidi.

Avevo voglia di piangere ma mi trattenni.

Alzai lentamente la mano in segno di saluto, ringraziandolo ancora per quell'informazione.

Uscii stando sull'attenti, chiunque poteva arrivare da un momento all'altro e mandare all'aria tutto.
Camminai per pochi metri in quel corridoio che sembrava piccolo ma che aveva di sicuro più di sette stanze. Grazie all'indicazione del piccolo Chuck trovai la tenda verde con su scritto A5,  la sollevai scoprendovi una porta bianca, chiusi gli occhi emettendo un lungo e sofferto sospiro.

"Dai Thomas ci sono qui io" incoraggiò Din.

-Sei soltanto un neurone.- sibilai e stringendo la mano in pugno, bussai.

-Entra Gally, la porta è aperta.- rimasi pietrificato, era inutile vederlo, già dalla voce ebbi la prova che era lui.

Delusione e felicità si mischiarono tra loro, confondendomi.

Aprii la porta avanzando a passi incerti, la stanza era simile a quella di Chuck solo più ordinata e tetra.

Newt era di spalle con gli occhi fissi fuori dalla finestra a guardare l'oscurità della sera.

Nonostante fosse voltato, nonostante avesse quel soprannome assurdo, lo avevo riconosciuto.

Il mio cuore batteva all'impazzata, la paura mi avvolgeva e in quel momento credevo che tutto quello che avevo fatto era stata la scelta più ridicola e insensata della mia vita.

-Non sono Gally.- dissi fermo con tono algido-ma sono comunque in cerca del collante cioè te.-tremavo ma cercavo di trattenere l'agitazione stringendo i pugni, serravo la mascella sperando di non scoppiare come una bomba nucleare. Chiusi la porta a chiave.

Intanto lui  era bloccato, aveva le mani conserte e non si decideva a voltarsi. Restava in silenzio a fissare le nuvole che sovrastavano il pallore della luna.

-Ero sicuro che la mia visita non ti facesse piacere...non potevo presentarmi col mio nome, non mi avresti lasciato parlare.- partii col giustificarmi, doveva rispondermi.

Feci un altro passo verso di lui.

-Parlare?- ribatté nervoso, voltandosi. Non era cambiato per nulla, solo lo sguardo che come tutti gli altri che erano in quel locale, appariva triste, spento.-Ti ho detto di dimenticare, Thomas, sai leggere? Mi sembra di averti lasciato un foglio.- sbraitò insensibile. Cavolo Newt perché ti avevo dato quel potere?

-Sì...ed è stato orribile leggere quelle parole, mi hanno distrutto.-

-Distrutto?Non mi sembra...sei qui,  in piedi, davanti a me...-  non era cambiato per niente, la sua lingua tagliente era più ardente di sempre ma io non mi arrendevo, ero arrivato fino a quel punto e non avrei mollato.

-Ancora non l'hai capito?- domandai di sbotto, alzò un sopracciglio, gli avevo causato un dubbio.-Sei tu il motivo per cui sono ancora in piedi, Newt, sono venuto fin qui in bici...per te.-

-Thomas hai dato troppa importanza a quello che è successo.-

-Importanza?- fu come non vedere più nulla, la rabbia mi offuscó la vista tenendomi visibile soltanto Newt.

Travolto dalla rabbia mi scaraventai addosso a lui, gettandolo a capofitto sul letto. Mi opponeva resistenza, si dimenava sotto al mio tocco ma non avevo intenzione di liberarlo dalla mia presa. Mi alzai sulle braccia cosicché il mio corpo non lo schiacciasse.-Non si tratta di importanza Newt, io ci credo, io ho sempre sperato in noi anche quando tu non sapevi che io esistessi. Ti ho sempre osservato da lontano...- ammisi evitando di guardarlo negli occhi, le guance mi andavano a fuoco ma sentivo freddo.

-Tu sei di Teresa, tu hai lei...è una donna, è giusto così.-

-Ma che cavolo blateri, è stata sempre- eccola la verità, nient'altro che la verità. Sentivo cori angelici e anche Din mi stava incitando a raccontarla. Mancava poco, dovevo soltanto dirgli che era stata una farsa, che sono gay da quando ne ho memoria e che tengo a lui da ancora più tempo.

-Collante muoviti, ti stanno cercando non possiamo trattenerli a lungo, muoviti!- la voce di Winston urlava da fuori la porta, era percepibile paura, mi distrassi e Newt approfittò di quell'attimo per scaraventarmi a terra. Aprì il cassetto estraendo da esso un oggetto pericoloso, un oggetto che mai avrei pensato Newt potesse maneggiare.

-Newt quella è una...?- spalancavo e chiudevo gli occhi, incredulo.

-Pistola e allora?Non ho tempo per parlare, devo andare.- sbottò e spostando il comò potei notare un grosso buco che camminava nel muro, un passaggio segreto(?)-Stammi bene.- prese il borsone e  addentrandosi in quel buco del muro, sparì.

Mi alzai rapidamente, seguendolo; afferrai la sua mano costringendolo a fermarsi, si voltò a guardarmi, -Forse in un'altra vita, Tommy.- disse spiazzandomi.

-No Newt...possiamo correre il rischio che non ci sia un'altra occasione, forse in passato ci conoscevamo e non abbiamo avuto un bel finale...qualunque cosa sia l'affronteremo insieme ma io non ti lascio. Tu lo vuoi.- la voce era tremante ma le mie parole non erano bugie, Newt mi strinse ancora di più la mano e per me fu il gesto più inaspettato e bello del mondo.

Cominciammo a correre anche se la ferita riportata alla caviglia di Newt ci rallentava,  il passaggio interno al muro ci portò all' uscita sul retro del piccolo locale, lì era parcheggiata una moto nera, la motocicletta di Newt.

Newt prese i due caschi, sistemó la pistola nei pantaloni e aggiustó il borsone sulla sella. Due ragazzi che avevano pochi anni più di noi erano sbucati dal vicolo dandoci la caccia.

-Ci prenderanno.- enunciò esasperato il biondo. Io guardai la scena allibito, deglutii impaurito. Presi il suo viso tra le mani  fissandolo dritto negli occhi.

-Tu puoi fare tutto quello che credi.- dissi semplicemente.

-Come?-continuó in preda al panico.

-Io lo credo.Credo in te.- sbottai senza pensarci.

I due criminali spararono nella nostra direzione ma erano ancora troppo distanti poiché potessero prenderci.

Newt prese il casco e lo indossò senza troppi indugi, mi lanciò l'altro e mi fece segno col capo di salire in sella. Dopo esserci sistemati per bene, la moto cominciava a rombare sotto di noi.

-Continua a credere in me anche quando sfioriamo i centotrenta chilometri orari.- proferì agguerrito-non guardare indietro per nessuna ragione.- disse poi partendo ad alta velocità. Le mie mani si cingesero attorno al suo petto come calamite.

Ignorando ciò che stava avvenendo alle nostre spalle, poggiai il mio viso sulla sua spalla aggrappandomi ancora più fortemente a lui.

Non ero mai stato così bene.

Spazio Autrice: bellissimi Newtmasini(ho notato che ci sono dei maschietti e vi ringrazio, è una piccola vittoria!) quante views e stelline? Siete la vita!
Vi sembrava che non aggiornavo? Sbagliato, sono qui.  Sarò breve,  inanzitutto spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi avviso che amo molto il legame Thomas/Chuck potrebbe uscire qualcosa di carino, non come coppia! Newt e Thomas sono in pericolo ma sembra che uniti non temono molto i loro inseguitori, cosa accadrà? Spero davvero di avervi incuriosito e di sentire le vostre sclerate! Nel prossimo capitolo ci saranno spiegazioni e altre cose...Le vostre supposizioni? Vi aspetto impaziente. Perdonate gli errori ho scritto dal cellulare.

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