10. Più in alto voli, più ti farai male quando cadi
*Ora sono qui, premetto che questo capitolo è più breve e non so se vi piacerà, avevo poca ispirazione e non mi sento neanche bene... forse per questo. Spero solo di sentirvi perché mi date motivo per continuare, comunque questo che vedete su è un video che ho editato io e vi consiglio vivamente di vederlo, è un Newtmas AU...non c'entra con la storia ma potrebbe essere di vostro gradimento. Ci sentiamo giù...*
Dopo l'effusione incontrollata con Newt alla quale nonostante si fosse finto contrariato, era stato molto più che consenziente, tutto era tornato alla normalità o quasi.
Certo, l'aria era ancora tesa e pesante ma non era qualcosa di tragico... o almeno lo credevo.
Appena ci staccammo da quel bacio colmo di passione, il mio coinquilino pensò bene di svignarsela correndo a dormire, io lo seguii e in un certo senso lo subii.
Sì, subire era il termine adatto per descrivere le lamentele e le paranoie di Newt che irrefrenabili uscivano dalla sua bocca.
Per quel bacio il suo bipolarismo era drasticamente peggiorato. Solo pochi secondi prima mi teneva il gioco e, invece, in quel momento, insisteva che era stato tutto un errore e che dormire insieme, avrebbe causato ulteriori problemi, dubbi e altre catastrofi a entrambi.
Riuscii a giungere a un espediente solo dopo mezz'ora di piccoli insulti che simpaticamente Newt mi aveva scagliato contro come se fossero frecciatine di plastica.
Il compromesso consisteva nel non superare i nostri spazi:a lui toccava il lato sinistro del letto a me il destro. Insomma, due veri e propri bambini che litigando, sul banco di scuola, disegnavano la linea divisoria che mai e poi mai doveva essere valicata, pena l'ultimo pezzo di gomma.
Erano ormai le cinque passate e dormire non era né facile, né nei miei piani.
Osservavo Newt che sdraiato su di un lato mi dava le spalle, era avvinghiato al bordo del letto, avrebbe preferito cadere che sfiorarmi per sbaglio.
Mi incantava guardarlo dormire, c'era un non so che che mi affascinava, mi trasmetteva pace e serenità, insomma stavo bene.
E di star bene non mi stancavo.
Seguivo il suo respiro che a intervalli regolari alzava e abbassava il torace. Sembrava così fragile dentro a un'ampolla di pura innocenza.
Io, invece, stavo uno schifo, sapevo di esser una gran testa di caspio e di aver sbagliato, ma cavolo! Durante quel bacio, ero sicuro di aver visto cambiare qualcosa ne suo sguardo. I suoi occhi avevano un luccichio diverso.
Voleva quello che volevo io, la sola differenza era che in Newt ci fosse un blocco, qualcosa che gli impedisse di essere felice, e cosa più ovvia se non la paura?
Già...la paura di provare attrazione, amore per una persona dello stesso sesso. Temeva la società che con i soliti giudizi uccideva i deboli. Ma Newt non era debole o almeno era ciò che credevo.
Quando la mia omosessualità venne a galla, Minho mi ripeteva sempre di essere forte, conosceva il mondo ma più di tutto sapeva della mia fragilità e per evitare spiacevoli situazioni, aveva avuto la brillante idea di mettere in piedi la farsa del mio fidanzamento con Teresa, bugia che non riuscivo più a sopportare soprattutto ora che ero così vicino a Newt.
Perché vivere in catene raccontando menzogne? Perché non vivere liberamente se stessi?
Sicuramente il biondo era confuso, spaventato, e il solo pensiero che stesse soffrendo, che stesse in guerra con se stesso mi uccideva. Volevo i suoi schiaffi, i suoi pugni, volevo che si sfogasse con me, che mi dicesse tutto quello che gli passava per la testa, volevo vederlo urlare, disperarsi, piangere...solo così si sarebbe sentito meglio.
Era ciò che avevo fatto io per sopravvivere, per un lungo periodo mi ero sentito un errore, fuori natura. Incolpavo il mondo definendolo un posto di merda, sempre peggiore, ma alla fine capii una cosa importante: ero io il mondo di me stesso. Se non ero io a valorizzare me stesso, nessuno l'avrebbe fatto. Se non mi accettavo o amavo nessuno l'avrebbe fatto.
Volevo sostenere Newt, suggerirgli qualcosa, dirgli che non ero soltanto lo stupido e imbranato che apparivo.
Volevo che sapesse che a differenza della situazione nera che avevo affrontato io da solo, lui aveva me. In due sarebbe stato tutto più semplice, ma il buon senso...quel poco buon senso che avevo, mi faceva capire che parlarne sarebbe stato inutile, mi avrebbe mandato a quel paese rifiutiandosi di ascoltarmi e così il mio compito era aspettare, aspettarlo.
Abbattuto, volsi lo sguardo verso la sveglia, segnava le 5:15 e del sonno non c'era alcuna traccia.
Mi misi a sedere cercando di essere il più silenzioso possibile, scorsi piano la testa verso lui sperando che non captasse la mia agitazione, mi lasciai sfuggire in un sussurro -Mi dispiace...accetterò ogni tua scelta.- E senza neanche trovare le pantofole, mi diressi in bagno, lì mi sarei calmato e lavato. Avrei fatto una doccia per cercare di scrollarmi via da dosso quei pensieri che come macigni mi torturavano la mente e lo stomaco.
Quando chiusi la porta mi sentii al sicuro, ora potevo o almeno avrei provato a ragionare.
Emettetti un profondo sospiro, espirando e ispirando. Dovevo prendere in mano la situazione: al risveglio di Newt avremo discusso dell'accaduto accanto a del tè e a dei biscotti al cioccolato anzi, no...meglio bacon e uova, colazione da maschi belli e forti.
Che constatazione da idioti!
Pensavo a cose senza senso piuttosto che soffermarmi sulla gravità di quella circostanza. Era da tempo che sognavo di baciarlo, e invece, ora che era successo, volevo che fosse un sogno come tutti gli altri.
Alzai lo sguardo verso lo specchio, guardando stranito il mio riflesso, quasi non mi riconobbi.
Le mie guance erano arrossate, i capelli sfatti, le labbra leggermente gonfie e gli occhi...grandi e lucidi. Se mi avesse visto la mia migliore amica mi avrebbe sicuramente detto "Sei cotto a puntino, Thomas...non c'è più speranza per te."
E non avrebbe avuto tutti i torti, io credevo di essermi innamorato di Newt, ogni volta che rientrava nella mia visuale mi rincretinivo più di quanto già non fossi, il mio umore migliorava radicalmente ed ero in grado di fare cose impossibili.
Figuriamoci una convivenza come quella che mi era capitata. Era inevitabile fare un passo falso.
Mi sentivo strano, confuso. Fino a poche ore prima ero il solito verginello sfigato insicuro e sottomesso a chiunque figuriamoci a Newt, e invece ora ero io quello che domava. Che cosa assurda! Assurda come le conseguenze che la vicinanza di Newt mi procurava, facendo scattare qualcosa nei miei jeans e disattivando quei pochi neuroni che avevo nel cervello tra cui anche Din. A proposito non avevo sue notizie da ore.
Sbuffai, denudandomi completamente. Non aspettai neanche che l'acqua diventasse più calda che mi gettai a capofitto sotto la doccia. Il calore mi invadeva dalla testa ai piedi, avrei tanto voluto spostare all'indietro le lancette dell'orologio, evitare che accadesse.
Stupido. Stupido. Stupido.
Continuavo a ripetermi, dando dei piccoli colpetti al box della doccia. Strinsi le mani in pugni, incapace di poter sfogare la rabbia in quella circostanza, non solo mi sarei fatto male ma avrei spaccato anche il vetro, e sentire le lamentele di mia madre era una delle tante cose che non avrei proprio voluto.Dopotutto mi avrebbe chiesto del vetro e non della mano fasciata.
Continuavo a ispirare.Chiusi gli occhi, provando a concentrarmi sulle piccole gocce d'acqua che scorrevano lentamente sul mio torso ma non ci riuscii. Dovevo parlare con Newt, dovevo chiarire. Era un pensiero fisso e fin quando non avrei risolto, non avrei trovato pace. Come un lampo, uscii dalla doccia prendendo al volo un asciugamano per arrotolarlo attorno alla vita e aprire la porta.
Arrivai in camera mia ma il letto era vuoto. Non sapevo se esserne felice o meno, da un lato avevo paura del suo cattivo umore, dall'altro avevo risparmiato di ricevere una ciabatta in pieno viso per averlo svegliato.
Sicuramente in preda all'agitazione si era alzato per bere della camomilla.
Lo chiamai a gran voce nel corridoio, in qualunque stanza si trovasse, mi avrebbe sentito. Stranamente non ebbi risposta. Continuavo a chiamarlo, continuavo a non capire.
Alzavo sempre più la voce pensando che il problema dipendesse dal mio tono basso ma non era così. Accesi le luci e non c'era nulla di diverso o almeno apparentemente. Volsi uno sguardo fugace alle diverse camere, poi...la mia attenzione venne catturata da un fogliettino bianco ben ripiegato sulla scrivania della mia camera e lì capii. Scuotevo la testa a destra e sinistra, scioccato. Mi sembrava tanto di vivere un flashback. Il fiato mi morì in gola e la vista sembrò offuscarsi.
Mi avvicinai a passi lenti e insicuri, provai a respirare normalmente ma ero un insieme di sussulti e tremolii. Con la mano destra tremante presi il foglio, chiusi gli occhi respirando a lungo, e una volta aperti, aprii veloce il messaggio. Con un elegante grafia erano scritte parole strazianti, pugnali dritto al cuore che a breve mi avrebbero ucciso.
"Se è vero che accetterai ogni mia scelta, non provare a chiedere di me in giro o fare altre cose insensate.Per favore, Thomas, dimentica.-Newt"
Chiusi gli occhi portando il foglio vicino al mio cuore ormai a pezzi, poi arrotolai il messaggio bruscamente quasi come se volessi stracciarlo. Portai le mani nei capelli ancora bagnati e non riuscii a trattenere un grido di rabbia, di dolore. Dove cavolo era andato? Dove diamine potevo cercarlo?
Scesi le scale in fretta e furia, rischiai anche di spaccarmi l'osso del collo per uno scivolone che mi fece atterrare con i glutei per terra. Accennai una smorfia di dolore, ma quello non era nulla in confronto a ciò che sentivo dentro. Mi alzai rapidamente. Con profonda amarezza constatai che il borsone non era più sul divano, l'unica cosa che continuava a esserci, era il caffè che mi aveva preparato, ormai congelato, in quella tazzina azzurra triste e sola proprio come me. Sul viale non c'era più traccia della sua moto.
Pensai ad Alby, volevo chiamarlo ma non avendo il suo numero non potevo di certo presentarmi a casa sua all'alba. Non sapevo cosa fare.
Aprii il frigo prendendo tre birre, poi, una volta seduto sul divano, senza pensarci minimamente, me le scolai una ad una con celerità.
Non mi importava che fosse prima mattina, non mi importava che fossi a stomaco vuoto e mi sarei sentito male. L'unica cosa che aveva davvero importanza era fuggita da casa, diretta chissà dove.
Non ricordavo cos'era successo o meglio preferivo dimenticare. Mi svegliai inorridito, qualcuno con una certa insistenza stava bussando alla porta di casa mia.
Ero nel mio momento peggiore e avrei ucciso senza pietà chiunque fosse, fatta eccezione per Newt ma, orgoglioso com'era non sarebbe tornato sui suoi passi.
Mi alzai barcollando e non mi curai che il mio ospite mi avrebbe trovato nudo con una semplice asciugamano che mi fasciava le parti basse. Aprii la porta lentamente e non fui stupito trovando lei, la mia migliore amica alias finta fidanzata Teresa.
-Thomas ma...- furono le sue prime parole, entrò titubante notando il disordine del soggiorno, le tre birre e ovviamente me, nudo.
-Sto bene.- replicai brillo, sperando di risultare credibile e lucido.
-Avete bevuto...lui sta ancora dormendo?- domandò a bassa voce guardandomi compiaciuta.
-Non c'è nessun lui, Teresa.- Aprii le braccia, arreso.
-Com'è possibile? Ieri sera lo hai seguito, no?-domandò come se dubitasse che le stessi raccontando la verità.
-Ho sbagliato tutto, Tess...Ci siamo baciati, in tutta onestà l'ho baciato io, ma lui ci stava, eh...Eravamo proprio vicino a quel mobile, lo avevo bloccato, io gli ero sop-
-Non ho bisogno di questi dettagli, Tom...piuttosto mi servono gli altri...per aiutarti.- Teresa parlava lentamente fissandomi come se volesse guardare dentro ai miei occhi, era inquietante, ma forse quello più spaventoso tra i due ero io. Certamente avevo una brutta cera ed essere quasi nudo non era il massimo per intraprendere una conversazione drammatica come quella che avrei dovuto affrontare, quindi mi allontanai giusto il tempo per indossare un pantalone da tuta e una maglia larga.
Teresa era seduta sul divano, con sguardo costernato fissava le birre.
Fregavo le mani più per l'imbarazzo che per il freddo.
-Le ho bevute stamattina, lui se ne è andato verso le sei...- avvisai con voce piatta, prendendo posto affianco a lei.
-Lo sapevo.- sbottò contenendo la sua rabbia- Sapevo che Newt ti avrebbe portato problemi, ti sei visto allo specchio? Thomas tu non meriti di stare così.- stringeva tra le mani la tracolla della sua borsa, infastidita.-E come farai oggi a scuola?- domandò ed era più in ansia lei che io.
-Semplice, non vengo.-risposi con noncuranza alzandomi. Ero irrequieto e mi era impossibile stare fermo a un posto.
-Mi sembra ovvio, Thomas...stai una merda. Mi sembri un panda con quelle chiazze nere intorno agli occhi...-appurò abbandonando la finezza, evento più unico che raro.
-Non ho il numero di Newt, né di Alby e nemmeno di quell'idiota di Gally.-Sbraitai provando a pensare, avevo bisogno di un'idea geniale.
- Devo trovarlo, Teresa...devo dirgli delle cose e soprattutto devo scusarmi, non voglio che pensi che sia un gay superficiale che riduce tutto a baci, preliminari e sesso.- stringevo i capelli tra le mani, mi sarei buttato volentieri sotto un treno se solo ci fosse stato.
-Preliminari e sesso? Lo avete fatto?- sbarrò gli occhi, spaventata.
-No...solo un bacio, un bacio maledettamente speciale.- informai ricordando quel momento dove il paradiso si era scontrato con l'inferno diventando un'unica cosa.
-O specialmente maledetto?- incurvò un sopracciglio, inutile: Teresa certe volte era peggio di Minho con i suoi indovinelli a trabocchetto e frasi incomprensibili nei momenti meno opportuni.
-Entrambe.- sbuffai facendo spallucce cominciando a mangiare le unghie.
-E va bene...- disse con tono annoiato rivolgendomi un'occhiata di consenso-per una volta, la secchiona Teresa trasgredirà le regole, che dici: una febbre improvvisa può starci?- ammicó un sorriso sincero.
Corrugai la fronte mostrando liberamente di non aver capito.
-Faccio assenza con te, Thomas...cerchiamo il tuo Newtie...anche se mi sembra assurdo insomma, non puoi ostinarti a cercare chi non vuole essere trovato...- smorzò le labbra-ma tu sei il mio migliore amico-
-Newt è confuso, so cosa significa...lo credevo forte ma ho visto che cambia umore facilmente, è vulnerabile e potrebbe-lasciai in sospeso la frase, non lo conoscevo molto bene , poteva fare qualcosa di preoccupante o starsene tranquillo, ma meglio non rischiare-...Io devo trovarlo.- proferii infine determinato.-
-Ci tieni così tanto...capisco che gli muori dietro da un po' ma lo conosci da poco, può rivelarsi diverso da come lo hai immaginato...non hai paura che possa ferirti come già sta facendo?- domandò stavolta la mia amica ma non sembrava intenzionata a canzonarmi come sempre, era preoccupata e si rivolgeva a me con tono pacato quasi come se stesse parlando con un pazzo.
-No...Teresa, nessun dolore sarà peggiore della sua perdita. Non so cosa mi spinga a fare certe cose ma...è come lo conoscessi da tempo, non ho mai creduto nelle vite passate però con Newt anche l'impossibile mi sembra possibile. Chissà...forse vite fa, eravamo grandi amici o persino amanti che per sfuggire ai giudizi della gente, abbiamo relegato il nostro amore in un angolo sconfinato del pianeta.-
-Mettiti le scarpe, io avvio la macchina.- ordinò con un sorriso di incoraggiamento sulle labbra, feci cenno di sì col capo e volai in camera per indossare il primo paia di scarpe. Come sempre, ogni volta che ero intenzionato a trovare qualcosa, mi sembrava un'impresa ardua.
-Teresa potevi chiudere la porta!- richiamai udendo sbattere una porta del piano di sotto.
Trovate le calzature, le indossai velocemente, fiondandomi giù.
Mi pietrificai vedendo mio padre sulla soglia di casa. Ingoiai la saliva e alzai lentamente la mano in segno di saluto.
-Thomas...sembra che hai visto un fantasma! Tre birre e Teresa fuori, notte movimentata?- chiese con sorriso malizioso entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
Restai in silenzio, la sfiga continuava a perseguitarmi.
-Non mi sembra molto soddisfatta, la vedo abbastanza agitata...a dire il vero non ricordo come sta messo il tuo-
-Basta.- imperai alzando la voce, ero già fuori dai gangheri e adesso ci mancava solo lui a fare la paternale e quei discorsi del caspio. Non vedevo l'ora di rivelargli la mia omosessualità e di vedere la sua faccia anzi no, volevo presentargli direttamente Newt.
-Come vuoi, fatti tuoi...andate già a scuola?- domandò con aria sospettosa.
-Sì, abbiamo un compito e dobbiamo ripetere.- risposi evasivo prendendo di fretta lo zaino e il giubbino, precipitandomi fuori da quell'inferno. Teresa aveva già avviato la macchina, mi stava aspettando nell'abitacolo, pronta a partire. Entrai velocemente e feci cenno di partire a tutto gas.
-Hai idea da dove iniziare a cercare?-domandò con gli occhi fissi sulla strada davanti a noi.
-Beh... Gally...insomma tu gli piaci, no? A te dirà cose che a me non dirà-giravo e rigiravo i pollici delle mani, cercando di non incrociare lo sguardo inferocito della mia amica.
-Sì...sei carina e hai un bel sedere, ad esempio?- mi rivolse un'occhiata contrariata, osservandomi di sottecchi.
-Ho anch'io un bel culo...- replicai cercando di rilassarmi.-Mi riferivo a Newt...lo conosce, sa i posti che frequenta.-
-Credo che sia tu a conoscere meglio Newt, lo hai seguito mesi e mesi.-
-Era sempre diretto a casa sua...e ora non credo sia lì.-proferii amareggiato, temevo di non riuscirlo a trovare.
-Beh...se vuoi...chiamiamo Gally, ho il suo numero.-regalai a Teresa un'occhiata incuriosita, stranita-ieri sera quando hai seguito il tuo Cenerentolo, con una scusa banalissima mi ha scritto il suo numero su un foglietto, vedi dovrebbe essere nella borsa, sempre che non l'ho bruciato.- enunciò ironica abbozzando un sorriso flebile.
-Credo sia questo.- Lo afferrai e inspiegabilmente mi mancò il respiro una volta che quel biglietto fu tra le mie mani.
-Che faccia, Thomas...ti spaventa anche solo il suo numero?- sbraitò Teresa incredula con un sorriso di scherno sulle labbra.
L'aria non entrò nei polmoni.
Fui sicuro di non respirare per lunghi istanti.
Solo poche parole:
Casa.
Newt.
Foglio.
Mio padre.
Spazio Autrice: Come promesso eccomi qua, è stato difficile scrivere questo capitolo di transizione...Newt non c'è e non credo lo vedremo presto, inizieranno ad esserci seri problemi e per non farlo tanto pesante ho preferito farlo breve. Ditemi cosa ne pensate, dove credete sia andato Newt e cosa accadrà...fatemi sapere se vi piace ancora. Perdonate gli errori potevo pubblicare solo questa sera. Ho carenza di autostima... un bacio e sappiate che vi amo comunque piccole Newtmasineee!♥
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