Incubi

Una grande scossa muove la basilica, quelle tre o quattro persone che vi sono dentro urlano, corrono verso l'uscita, ma d'improvviso il grande soffitto crolla.
Rimangono solo macerie e richiami d'aiuto.

Chiara si svegliò.
Sentiva le urla di Francesco nella cappannuccia di stuoie che stava nel cortile di San Damiano.
"Altri incubi". pensò.
O meglio, incubo, perché era sempre lo stesso: una grande basilica che tremava e crollava e delle persone sotterrate dalle macerie.
Si avviò verso la capanna.
Francesco se ne stava con le ginocchia al petto e negli occhi aveva paura. Molta.
"Chiara, scusa, scusa tanto se ti sveglio sempre, scusa davvero...".
"Chicco". lo chiamò con il nomignolo del suo nome. "Non mi devi chiedere scusa, io ci sono e ci sarò sempre per te così come tu ci sei stato per me in tutti questi anni".
Gli passò una mano fra i capelli corvini.
Il fraticello tastò con la mano i fogli che gli stavano accanto.
Vedeva poco ora, gli occhi che un tempo erano stati di un vivace marrone scuro ora erano quasi ciechi.
"Visto che ormai sono sveglio potrei continuare il Cantico..".
Chiara gli fermò la mano.
"Non ora, quando domani verranno i tuoi fratelli glielo detterai a loro va bene?".
Francesco abbassò leggermente lo sguardo.
"Si va bene". disse.
L'amica gli sorrise comprensiva.
"So quanto ci tieni a questo Cantico ma ora non sei nelle condizioni giuste per scrivere va bene?". Con la mano gli tastò le pezze che coprivano i santi segni di Cristo, le stigmate, che aveva ricevuto un anno addietro, sul monte della Verna.
Il poverello guardava sempre in basso.
"È legato ad Assisi".
"Cosa?".
"Il mio sogno".
Ora finalmente incrociò lo sguardo con Chiara.
"È una basilica che non ho mai visto, ma sento che è legata ad Assisi e questa...questa cosa accadrà fra molto, molto tempo"
"Sei sicuro?".
"Si".
Francesco tossì.
Stava male, tanto male, per questo era venuto a San Damiano: per riposarsi, per rivedere la sua migliore amica e per comporre quel magnifico, meraviglioso Cantico come lode al Signore e alle Sue Creature.
"E dimmi com'è questa Basilica?".
Lui piegò la testa da un lato dubbioso.
"Come com'è?".
"Intendo, è grande, è decorata..?".
"Oh beh sulle pareti ci sono degli affreschi bellissimi, i più belli che io abbia mai visto, e sono molto colorati, e poi la Basilica da quel poco che ho potuto vedere è molto grande e ci sono grandi finestre colorate come quelle delle cattedrali e come quelle di San Rufino".
Ecco dove Chiara voleva andare a parare.
Sorrise.
"Allora cosa ti preoccupi così tanto Francesco!, pensi mai che gli uomini lasceranno che una Basilica così bella e grande crolli e che nessuno la ricostruisca più?!".
Il fraticello la guardò.
"Non c'è solo quello, ci sono delle persone sotto le macerie che chiamano aiuto, ma io non posso fare niente per aiutarle!, sono come invisibile!, e poi c'è quel suono strano che man mano che si avvicina si fa più intenso!: nì-nò, nì-nò, nì-nò!". imitò il suono. " E quando il suono si avvicina da lontano vedo una luce blu e una luce rossa, è strano!".
Aveva ragione: che razza di suono faceva "nì-nò!" e aveva con sé una luce blu e una luce rossa?.
"E poi mi sveglio".
Chiara lo prese per mano.
"Vieni". disse soltanto.
"Dove?". Francesco si era leggermente tranquillizzato raccontando l'incubo.
"Seguimi". gli disse lei sorridendo.
Lui prese il piccolo lupo di pezza che teneva con sé quando dormiva ,( regalo di due bimbi poverelli qualche giorno addietro), e la seguì facendo attenzione a non inciampare.
Gli risultò più facile del solito camminare grazie alle pantofole che Chiara gli aveva cucito insieme a un paio di guanti per le stigmate.
Andarono nel chiostro.
L'aria era leggermente frizzante ma le stelle si vedevano tutte.
Si sedettero in mezzo a due colonne e Chiara indicò con il dito i puntini luminosi.
"Le vedi Chicco?, le stelle ci guardano da lassù, così come i tuoi amici e nostri fratelli animali e io ti guardiamo ora.
Sono le silenziose custodi della notte, gli angeli custodi della notte, perché tutto il Regno dei Cieli ci guarda da lassù e ci protegge, e quando siamo in difficoltà il Signore fa cadere una stella, ovvero un angelo sulla terra che ci aiuta".
"Gli angeli custodi della notte". disse Francesco tra sé e sé. "È la stessa cosa che mi disse una volta Pica".
Chiara sorrise.
"Vedi non sono l'unica ad avere questo pensiero".
L'amico le ricambiò il sorriso.
Ci fu un breve momento di silenzio.
"Chiara sta seguendo le mie orme?".
La monachella sorrise ancora di più: conosceva bene questo gioco.
"No ma alcune molto più profonde".
Il fraticello rise.
"Vedo, mia buona pianticella, che ogni volta che te lo chiedo tu non dimentichi mai la risposta".
"È perché le orme che sto seguendo, padre, sono veramente più grandi". rispose lei con fare scherzoso.
"Ah e adesso partiamo con i soprannomi?".
"Beh sei tu che hai iniziato la sfida".
"Ah, ah molto divertente". disse Francesco lanciandole un' occhiata scherzosa e divertita.
L'aria si stava raffreddando.
Il poverello sbadigliò e Chiara gli tastò la fronte con la mano.
"La febbre non ne vuole sapere di scendere vero?, è meglio che ti riporto a letto". E poi era stanco, tanto stanco.
Lo aiutò a rialzarsi e mettersi a letto.
"Ma Chiara se rifaccio ancora quell'incubo?".
"Non lo farai credimi".
"E come lo sai?, io non potrò ancora aiutare quelle persone!".
"Francesco fidati di me non lo farai".
"Va bene". Francesco era già nel mondo dei sogni.
Chiara sapeva che non l'avrebbe fatto.
Quando quella Basilica sarebbe crollata loro due sarebbe stati lì, magari non fisicamente ma ci sarebbero stati e avrebbero infuso fede e speranza in chi non l'aveva più.
Avrebbero aiutato lei e Francesco, sì avrebbero aiutato, e Chicco non si sarebbe dovuto più preoccupare.
Cercando di non fare rumore uscì dalla cappannuccia di stuoie.
"Sogni d'oro Francesco, dormi bene".
Per ora nessuna basilica sarebbe crollata.

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