"CAPITOLO 6"
AVVERTENZE: ABUSO DI ALCOOL, USO DI DROGHE E RIVELAZIONI SCHOCCANTI .
Io a casa con litri di whisky in corpo a sentire ‘nsacco de canzoni tristi e malinconiche che fanno da cornice al mio stato d’animo de ‘mmerda, tutto a causa di Luigi. Stavo malissimo, non riuscivo a capire nemmeno dove fossi, era tutto strano intorno a me, tutto si muoveva e non riuscivo a dormire, piangevo soltanto. Avevo capito cosa dovevo fare, dovevo rimettere per liberarmi, ma era impossibile, ero immobilizzata, sembravo priva di forze. Mischiai ‘na pastiglia strana nel whisky e non ho capito più niente poi. Tutto in moto ed io stremata sul letto, in intimo, queste erano sensazioni che solo con Luigi provavo, senza droghe ovviamente, perché ‘a droga en realtà era lui. Non mi rendevo neppure conto della gravità del mio gesto, stare così e ridurmi in questo stato per un uomo, l’uomo che però amavo. Nemmeno mi accorsi come e riuscì a trascinarmi le gambe, giunsi in bagno e svuotai il mio stomaco.
Provai a dormire, dopo aver lavato il viso e i denti.
Cercai di tornare in me, ma niente c’era quel fijo de ‘na mignotta nella mia testa, quelle mani, quella lingua de ‘mmerda e quel volto da angelo da prendere a schiaffi per avermi detto un mare de stronzate. Magari avesse parlato, sarebbe stato meglio, è stato pure zitto e non si è preso le sue responsabilità, è vero che l’ho cacciato in malo modo, però lui se veramente avesse tenuto a me, doveva dirme ‘a verità, e che cazzo.
Si fece mattina e tenevo delle occhiaie da far schifo, ero orrenda e manco tenevo voglia de’ fa’nulla, decisi di andare da Augusto al bar. Me sarei fatta ‘nsacco de resate, speravo,to pecche’ ‘a faccia mia faceva ‘na paura almeno. Misi le prime pezze che uscirono dall’armadio, un jeans blu e 'na maglia bianca e tenevo di continuo gli occhiali da sole. Misi un filo di trucco, il blush soprattutto perché la mia faccia faceva paura, sembravo uno zombie.
Me’ ‘ncammenai verso er bar de Augusto, riuscivo ancora a camminare ed ero apparentemente tranquilla. Arrivai ed ordinai al cameriere Marco, alto, con occhi castani e capelli ricci e neri. Lui stava da anni al bar di Augusto.
Era un ragazzo efficiente nel suo lavoro e molto riservato nella vita privata, da anni che andavo lì e mai na ragazza vicino gli ho visto. Questione di feeling. Questione de carattere, che so.
Chiesi:“ ’A Marco do' sta Augusto, dimme?”
“Bella Ange, sta nello sgabuzzino.”
“Ok mo ce vado.”
Andai al lato di dietro del negozio che era bellissimo e molto molto grande, lì c’erano tanti scatoloni giganti con la scritta fragile, merce non vendibile singolarmente e altre cose tipiche dei bar, come bustine di zucchero e vari scatoli di caffè.
Trovai Augusto che stava scaricando la maggior parte delle merci per portarla in negozio, appena fu più libero lo salutai. Gli chiesi: ”Bella Augù,come va?”
“Bella Ange, tutto ok,sto solo npò stanco e tanto nervoso, me so rotto de lavorà.”
“No, no me dì così, vuoi chiudè er bar? No te prego.”
“Macchè noo, tranquilla!!!” “Tu hai dormito bene? ,pecchè te vedo stanca e cò sta voce te sento npò stralunata.”
“Ho dormito ‘na mmerda infatti. “
“Sei sicura che hai dormito?” “Certo che sono sicura." Questo italiano improvviso?, Augù….?”
“Ange siediti che è importante, ti devo parlare…”
“Augusto mi sto preoccupando, stai male?” “No, sto benissimo io. Chi sta male è Luigi tuo.”
“Come Luigi, che è successo?” “Infatti siediti.”
“Ok me siedo.”
Mi sedetti al tavolo mio solito, Augusto si mise vicino a me, in realtà di fronte poi iniziò a parlare.
“Ange ho chiesto a qualcuno delle informazioni su Luigi Gavasso. Me le hanno date dei miei amici di vecchissima data a cui ho parlato di te. Non ho fatto parola della relazione che avete avuto, chi si è permesso. Ti ho presentato a loro come persona di famiglia.
So che è professore di Letteratura Inglese all’Università La Sapienza.
È un gran bel ragazzo, ha 39 anni, è sposato ed ha un figlio maschio piccolissimo.
Ha un problema bruttissimo che attanaglia la sua sfera familiare. Sua moglie Anna ha 39 anni ed è malata, ha un cancro alla mammella all’ultimo stadio, è incurabile, nonostante Luigi stia facendo carte false per salvare la madre di suo figlio. I due sono molto innamorati, mi è stato detto che stavano insieme sin dal primo anno d’Università, quindi stanno da molti anni e sono tanto uniti.
Quando scoprì di aspettare un figlio furono felici, ma ancora prima si manifestarono le prime avvisaglie del cancro, quindi Alessandro, come vedi è un miracolo.
Ad un certo punto le fu chiesto di scegliere.
Avrebbe dovuto salvare sé stessa o suo figlio, una avrebbe escluso l’alta. A questo bivio si rifiutò di scegliere e decise di salvare la gravidanza, ma questo avrebbe compromesso sé stessa, il suo corpo, le sue difese immunitarie e tutto il resto.”
Io lo ascoltavo attonita, insomma sembravo una persona stupita, che non reagiva agli impulsi, infatti stavo proprio così.
Non avrei neppure immaginato cosa Luigi stava vivendo. Adesso riuscivo a capire tutta la tristezza, la rabbia che magari sfogava venendo a letto con me, che magari la sfogava scopando, che magari la sfogava così e non facendo l’amore.
Adesso capivo un po', ma non capivo tutto, dovevo sapere perché io c’ero annata de mezzo, perché proprio io poi. Iniziavo ad avere pietà, tenerezza nei riguardi di quel poveraccio, nonostante lo amassi tantissimo.
Augusto mi guardava, notava i miei stati d’animo, capiva cosa avessi realmente. Era come se in quel momento mi conoscesse più lui che mio padre.
Io piansi ‘a na certa perché non ce la feci più , gli dissi: “E io chi sono in questa storia, perché l’amante?. Io non avevo idea. Poveri loro, povera ragazza, povero Alessandro."
"Io mi chiedo come vivranno da soli, se Anna?” “Nemmeno ci voglio pensare… C’è altro?”
“Sì, mi dispiace… Il tuo Luigi ha avuto nel periodo della manifestazione del cancro della moglie un calo. Non mangiava più, non dormiva più, si era lasciato andare.
Mi hanno detto che ha rischiato un’overdose da farmaci. Aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e aveva preso un sacco di pasticche. Non riusciva a tornare in sé. Lui giustificava il suo uso di droga per sentirsi più vicino a Lord Byron e i tanti autori inglesi che per concentrarsi probabilmente ne facevano uso. Era un modo per camuffare il suo malessere familiare.”
“Adesso Anna come sta?” “Ange male, sta peggiorando di giorno in giorno. Lui sta male, mi dicono che dà de matto all’università, agli esami boccia tutti. Si sapeva che era duro, aveva la fama di professore esigente, però non bocciava mai.
È probabile che aveva bisogno di sfogarsi e vivere liberamente la sua condizione di uomo bello che poteva avere quello che voleva.
Forse per questo voleva un’amante ed ha scelto proprio te.
Alessandro piange spesso e il povero Luigi non sa come farlo smettere.
Il latte dal seno può darlo Anna, ma con tutti farmaci che prendeva e continua a prendere è difficile che uscisse un latte genuino e pulito da dare al bimbo. Quindi prendeva il biberon, che gli dava il padre. Queste sono voci, non so quanto sia attendibile tutto.
Molti gli vogliono male per la posizione di spicco che occupa.”
“Augú io ti ringrazio, sei stato un angelo, qua mo ce l’ ho io il problema... Come faccio? Io mi sono innamorata di lui e non riesco a dimenticare.”
“Piano piano, tranquilla. Tutto passa, passerà pure questo sono sicura. Tu mai come questa volta pensa alle ragazze e a te. Devi ascoltarmi, lui non è giusto per te.”
"Grazie Augú. Ora torno a casa, sto male. E non tengo voglia de far nulla."
"Vieni qui quando voi te. Io sto qua!"
"Grazie de core!!"
Andando via dal bar mi diressi a casa. Ero molto nervosa, piangevo, anche se era inutile. Ero incazzata e tanto malinconica. Non riuscivo a stare serena, non ero in me.
Augusto se ne era accorto, mi vedeva male. Provava pena per me. Aveva capito il mio stato d'animo.
Ero veramente triste, avrei fatto di tutto per svegliarmi con Luigi a letto dopo una dolce scopata.
Le mie occhiaie erano visibilmente palesi dopo che decisi di togliere gli occhiali da sole, dato che abitavo a Roma Centro, a 10 minuti dal bar.
Arrivata a casa, mi spogliai, mi buttai un vasca e poi uscii. Decisi di buttare tutte le bottiglie e le schifezze che avevo lasciato in giro disseminate per casa, data la mia notte brava.
Mandai un messaggio sul gruppo delle ballerine e dissi: "Rega oggi non c'è lezione, non me sento bene. Sto su un altro pianeta. "
"Ange che teni?"
"Angeeeeee che è successo?"
"Ma che tutto sto 'mpiccio?"
"Rega febbre, freddo, no me sento tanto bene, ripigliamo quando sto meglio, va bene?"
"Sì va bene! Guarisci presto.!"
"Daje!"
"Guarisci prestooo...!"
Mi pentii di non aver detto la verità alle mie ragazze, ma non volevo caricarle dei miei problemi. Non era giusto, avevano già i loro. Quindi io ero di troppo.
Ordinai 'na amatriciana che me scocciavo de' cucina.
Arrivò in un lampo.
Però teneva qualcosa che non andava er tizio de Just eat.
Lo guardai meglio e notai una certa somiglianza familiare.
Non credevo ai miei occhi. Che ce faceva Luigi a casa mia fingendo d'esse' er tizio de Just Eat?
Dopo un attimo di blocco lo feci entrare insieme alla pasta.
Lo guardai e non dissi una parola, volevo fosse lui a parlare. A scusarsi almeno.
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