"CAPITOLO 3"

Dopo aver divorato velocemente il sushi con crema al wasaby, ho aspettato un pó per la digestione e poi sono andata a fare un bagno caldo.

Per cominciare misi a palla la canzone di Blanco, Paraocchi e cantavo a squarciagola insieme a lui:
"E sarà
Fottutamente stupendo
Averti vicino ancora
Tanto per riposare
E sarà
Fottutamente stupendo
Averti vicino ancora
Tanto per riposare.
Mi accoccolai nella vasca con l'acqua bollente e le tante bolle di sapone ad essenza di fiori di Tiaré e  talco.

Feci un bagno bellissimo pensando alle mie ragazze che avrei visto domani pomeriggio a scuola di danza in Via del Corso.
Subito questo pensiero dolce e puro, fece posto a un altro sconcio pensiero. Sicuramente insaponando il corpo mi vennero in mente le sensazioni che avevo provato con Luigi e al minimo tocco godevo, nonostante stessi toccando io stessa il mio corpo.
Mi stava succedendo anche se la mano che lo faceva non era di Luigi.

Nel mentre ricordai di non aver neppure risposto a quel messaggio criptato che mi era arrivato prima che non solo mi addormentassi, ma addirittura prima che mangiassi la mia cena.
Decisi ancora di ignorarlo, sapevo che però non potevo continuare a lungo.

Uscendo piano piano dalla vasca, mettendo i piedi delicatamente sul tappeto di gomma ghiaccio che affondava facilmente sul pavimento di cotto grigio lucido, misi l'infradito rosso ai piedi e avvolsi il mio corpo nel telo che avevo sul termoarredo di fronte alla porta del bagno.
Ero molto profumata, lo specchio era avvampato dal vapore che avevo creato facendo il bagno in vasca, decidendo di pulire, mi ero specchiata per pettinare i miei lunghi capelli neri.
Li sciolsi, lasciandoli liberi dal turbante che normalmente facevo per asciugarli e li pettinai, erano dannati e ribelli, erano ricci dopotutto.

Pensavo a Luigi, a quanto fossi stata bene, a quanto mi mancasse. Pensavo anche a che cosa stesse facendo adesso, forse stava ad un bar prendendo una birretta con gli amici scambiando qualche qualche parolina di troppo sul suo viaggio a New York.
Ero contenta, ma allo stesso tempo amareggiata, avrei voluto un suo contatto molto volentieri, anche se non lo avevo però.  Peccato!!
Entrambi dovevamo tornare alla vita normale, io alle mie ragazze e lui... Lui non sapevo neppure cosa facesse. Vestiva sempre elegante e giovanile nonostante i suoi 39 anni. Non avevo idea di quale lavoro potesse fare, non ne avevo idea.
Non potevo immaginare, a me addirittura sembrava un modello, quindi avevo quasi pensato che facesse il modello.

Mi addormentai, misi il reggiseno e il tanga abituale e mi rannicchiai a letto, tra le lenzuola profumate al sapone di Marsiglia e lavanda.
Feci tanti dolci sogni, tanti sogni in cui c'era Luigi che mi stringeva forte, mi dava tanti baci sulle labbra, sulla schiena, tra le cosce.
Io glielo facevo fare perché lo volevo, ci tenevo a lui, volevo tutte queste attenzioni.
Avevo capito che era tutto un sogno purtroppo, però ero cosciente che tutto questo poteva essere un problema per me. Io mi stavo innamorando, se non era già successo, di una persona che non ho realmente conosciuto, di una persona con cui ho fatto solo sesso.
È un uomo bellissimo ovviamente, però io dovevo capire tante cose, come conquistarlo, capire se fosse single o fidanzato.
Era una situazione un po' particolare, avrei dovuto scoprire delle cose, magari chiedere di Luigi Gavasso a qualcuno. Anche se era inutile. Non sapevo neppure di dove fosse, dove abitasse e tante altre cose che rendevano tutto più complicato tra noi due.
L'unica cosa chiara era che dovevo cancellare questo stronzo e andare avanti con la mia cazzo di vita.
Sarebbe stato complicato, ma dovevo provarci.

Si erano fatte le 15:00, io avevo mangiato un tramezzino al tonno e maionese. Ero disperata, a quel messaggio non avevo ancora risposto, temevo di farlo. Ero spaventata, ma desideravo farlo. Era possibile provare  paura e desiderio allo stesso tempo?

Nel mentre arrivarono le ragazze che uscirono da scuola alle 13:30, giunsero finalmente dopo tre mesi che le avevo congedate, dovevano provare per il saggio.
"Buongiorno ragazze come state?"
"Buongiorno Angelica!!" "Tutto bene, a scuola è drammatico, abbiamo iniziato il terzo anno e già ci sono tante incognite sul futuro che ci aspetta." Aggiunse Lisa.
"Le discipline sono difficili da affrontare e poi siamo ad uno scientifico. Capirai no la vera difficoltà?!" Aggiunse Sabrina.
"Forza belle, dovete riprendere la vostra vita, non dovete perde' a speranza. Dovete essé forti e dovete tené duroo." "Mo tenemo da fà pe sto saggio. Che famo, piagnamo?"
"Va bene Ange. Daje tutta!"

"Ma tu che hai fatto a New York?"
A questo preferii non rispondere. Erano solo 16enni e 17enni. Non potevo dire loro che mi ero nfrattata co un tipo in albergo e me lo sono scopata più volte. Ma non solo l'ho scopato anche in aereo.
Non potevo. Ma decisi di sfogarmi.
"Ragazze è successo effettivamente qualcosa in America."
"Coosa?"  "Hai trovato un fidanzato?" "Che è successo?"
"Parla te prego. Vogliamo sapere."
Dopo queste domande interrogative da parte delle mie ragazze, dovevo parlare.

"Ecco.... Ho incontrato un ragazzo in America. Ad un ristorante ed è successo qualcosa tra noi due.
Non è stato qualcosa e basta."
"Cioè..? Parla. Sai che abbiamo 16 anni e qualcuna anche 17. Pensa che io, Sabrina e Giulia non siamo neanche più vergini.
Io ho iniziato leccando il cazzo a due tizi in classe nostra per finire nfaccia al muro da palestra con un cazzo nculo messo dal rivale della squadra della classe 5B." disse fiera Lisa.

"Invece io e Giulia l'abbiamo leccato ad uno che ha 18 anni e al suo amico 23enne e lui poi ci ha restituito il favore... Cioè ci ha fatte fottere dai suoi amici per sette ore di seguito. Non è mai più successo. Che sensazioni...!
Quindi parla.... Non avere vergogna!" Esortarono la loro maestra, Sabrina e Giulia, rievocando le loro esperienze.

"Ecco... Sono andata a letto con questo Luigi, ci siamo scopati a vicenda sia la sera, che la mattina. Anche in aereo addirittura. Io mi sono tanto divertita a leccargli il lecca-lecca, lo chiamavo così perché ha un cazzo gigante. Poi a me piaceva tanto leccargli il cazzo.
Beh è mio lui e pure quer lecca-lecca, quindi giù le mani, se ve permettete de' toccarlo ve sbatto fori! "
Dopo questa scenata torno in me.

"Ma un numero, un contatto, qualcosa, no teni?"
"No non tengo niente. Che palle. Che vita de merda."
Omisi il messaggio, non dissi per paura d'esser giudicata male.

"Belline ballate su.... Ballate ballate.
Fate na piroetta, nu petije-ete,  na giravolta, giusto pe scaldarve.
Poi provate 'a coreografia de Lago dei Cigni  a sapete a memoria, no?"

Provarono per due ore de fila, quindi fino alle 17:30, ora in cui dovettero andare via.

Dopo che le  ragazze andarono via, io rimasi da sola per sistemare le cose che avevo lasciato in disordine sulla scrivania.  Tante è che alle 21 inoltrate ero ancora là. E non solo, Roma faceva na cazzo de  paura. Nc'era  n'anima ngiro, tutti i negozi stavano chiusi, Maremma Maiala.

Improvvisamente sentii bussare alla porta della scuola, attraversai la galleria tutta rosa, piena di schizzi colorati e di fotografie di ragazze con i nastri da ritmica in mano.
Mi precipitai ad andare ad aprire. Mi accorsi che non avevo ordinato nulla e già fu strano che bussò qualcuno.
Pensai le ragazze hanno dimenticato qualcosa... Chi lo sa...
Quando mi decisi, avendo giustamente paura perché ero da sola.
Aprii la porta, con remori, mi trovai di fronte qualcosa che non avrei mai pensato....

"Luigi. Che ci fai qui?"
Zitto. Ho un'altra domanda...
"Eh nooo. È facile così. Perché non hai risposto al mio messaggio??? Ehhh. Perché...?"
"Come hai fatto a trovarmi, come sapevi che abito e lavoro a Roma centro?" "Poi.... Non avevo capito fossi tu. Scusa."
Disse in tono più calmo, gentile, tranquillo e con quella voce melliflua che aveva, quella di cui mi ero innamorata.
"Piccola secondo te?  Io de dove sò? Aah sei tutta sciroccata? Sò romano pure io a bella. Solo che non parlo il mio dialetto perché non mi piace e poi il mio lavoro non lo permette."
"Non hai risposto alle mie domande."
"Ah esatto. Ti ho trovata. È stato semplice. Ti ho seguita e non te ne sei accorta. È successo solo una volta.
Per caso mi addentrai in centro, andai a Via del Corso e trovai un negozio con insegna blu e rossa :"Dance School  by Angelica De Stefano".
Non sapevo il tuo cognome, ma quante Angelica stanno a Roma? "
Interruppe Angelica tra il serio, il faceto e il terrore..
"Perché... Perché? Perché?"
"Perché che cosa? Che cazzo hai? Ohhh te sei scordata che ti ho scopata a New York?"
"Che stronzo che sei. Te l'ho detto che a New York è successo. Qui non deve più succedere, io ho una vita, tu hai la tua."
"Tu dici così, ma non è vero. Lo so che me voi, è palese."
"............. Se lo hai capito che cazzo aspetti eh????"

Luigi mi baciò. Mise quella lingua in bocca che fu davvero veloce, ma anche tanto profonda. Rischiai di vomitare tanto fosse in profondità.
Forte, poi mi strinse a sé. Mi sentivo protetta in quell'abbraccio.
Poi mi prese in braccio come gli sposi fanno ai matrimoni e mi disse:
"Ed ora che famo... Mi fai fai vedere la tua casa? O fai la timida?!"

Non risposi, ma era tutto chiaro.  Chiusi la scuola a chiave e con la saracinesca e giunsi da lui.
Salii nella sua macchina, un'Audi A3, modello nuovo, lunga dietro e nera. Quei fari a farfalla avanti e dietro non li dimenticherò mai.
Oltre alla marca e alle cose di circostanza, notai ciò che non avrei mai voluto notare....

C'era un ciucciotto in macchina al posteriore destro, pure in bella vista, era blu. Quindi si presupponeva avesse un figlio maschio.
Io stavo de merda, non dissi nulla, né feci domande.

Notando il silenzio assordante mi chiese:
"Bellí tutto ok? Perché stai zitta?"
"Aah chiarooo. Ti stai risparmiando per ciò che ti farò...."
"Mamma che fameeeeee."
"Luigi siamo arrivati. Io abito qui."
"Va bene. Parcheggio e scendo ok?"
"Certoo."
"Cucino na' cacio e pepe o na' amatriciana?"
"Amatriciana."
"Ok vado"

Lui parcheggiò e entrò dentro. Io avevo appena messo la pasta nei piatti. Mangiammo e poi ci dedicammo ad altro. Quello che sapevamo fare meglio, dopotutto.

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