"CAPITOLO 10"

Luigi parcheggiò in uno spazio grande, io invece mi guardavo intorno.
Era tutto molto bello, pieno di alberi, di fiori e varie piante.
Quando posò 'a macchina vide che avevo una faccia npò  strana, spenta. Me disse:"Ange. Che teni? Stai bene?"
"No che non sto bene. Tu sei impazzito Luigi. Non puoi presentarmi tua moglie. Ma poi chi gli dici che sono?' A amante tua? Non penso. Eh allora? Mi metti a dura prova.
Già er Papa ci ha messo' a sua"
"..... Er Papa. Ma che stai a dí....? Er Papa ti ha parlato?"
"Non ha parlato di me e con me esplicitamente, ma è venuto ar bar de Augusto a fare na predica delle sue, molto interessanti e tanto vere.
Mi sono rivista dentro al discorso delle donne che tradiscono un fidanzato o se nel mio caso, se scopano 'a omini sposati, sono peccatrici."
"Ma.... Non è vero. Tu sei na brava ragazza. Non sei una peccatrice, piccola. È vero che non si tradisce, però tu sei pulita, onesta e buona. Non è vero 'ncazzo de niente."
"No Luí. È ve'. Io... So na zoccola. Te devo lassà. Me vado."
Disse Luigi tirandomi per un braccio, prima di tirarmi a sé:"Ma che cazzo faiiii? Nooooo. Tu ora resti, stai calma e vieni a casa con me. È per metterti in crisi, ci stanno riuscendo. Tu fottitene."
"E perché devo veni'. Mi uccide vedere tuo figlio e Anna. Mi stai per rovinare la vita, lo sai?"
"Chi ti ha detto che non ti piacerà. È simpatica. È bella, poi è Anna."
"Questo è il punto. È Anna, tu moglie e a mamma de tu fijo".

Entrai, con la mano nella sua. Non riuscivo a trovare le parole per descrivere quella casa, quel salone enorme che aveva. Era tutto di tonalità marrone e de legno, c'erano tappeti bordeaux e qualche colonnato, non eccessivo e tanto vistoso.
Luigi era contento di essere riuscito a convincermi.
Io vagavo per la casa, che era gigante. Sulla destra dopo er salone, c'era una cucina, la cui vista era incentrata su mezza Roma.
Poi c'era un corridoio enormemente lungo e pieno di statue vicino agli angoli delle camere.

Improvvisamente sentii una voce, molto debole e tanto flebile.
"Amore sei tu? Ale ha mangiato?"
Io volevo piangere. Non era possibile. Io ero nella tana del lupo. Anna era un mezzo lupo.
"Sí Anna. Sò io. Ti ho portato un regalo. Ale sta mangiando ora, è in braccio a me."
"E che è il regalo Lú?..."
"È una mia carissima amica, si chiama Angelica, per tutti è Ange, però. Adesso la faccio venire da te."
"Ange vai. Non avere paura. Mica morde?"
"Ho paura. Luigi tu sei un pazzo. Non sei lucido."
"Vai. È buona, è brava. Tu sei Ange e sei mia. Quindi fottitene di tutto. Basta e vai."
"Baciami prima. Ho bisogno di te amore, vieni con me!"
Mi bacia. Mi stringe, quasi sembra che non baciava 'na donna da una vita.
"Va beh te faccio compagnia."
"Ale lo lasci qui o c'è 'a balia?"
"C'è 'a balia."
"Ariannaa! Scusa! Puoi tenermi Alessandro?"
"Certo professore. Glielo tengo."
"Ti ho detto che sono Luigi non il professore Gavasso a casa."

Sempre mano e mano andiamo da lei, qualche centimetro prima di giungere alla stanza sua, ci separiamo. Entriamo prima lui e poi io, timidamente.
"Allo' che hai fatto oggi?"
"Ho letto giornali e ho visto un pó di video sul telefono. Volevo tradurre qualcosa, ma non cho forza, amo."
"E tu?"
"Io solito. Ho fatto 'a lezione su Wilde.  È piaciuto tantissimo. Ho riscontrato che piace molto ai giovani, forse perché è attuale. È un poeta gay che lo ammette, muore per questa ammissione. Quindi non ha paura di nascondersi."
"E un grande poeta, mi piace un sacco. È decadente però, ma che ce importa. Aahh.
E la ragazza? Chi è?, Dov'è?"
"Ange nun fa a timida, vieni."
"Hai detto che posso chiamarla così, no?"
"Luigi mo vattene, per favore! Siamo tra donne, che vuoi fare tu!?!"
"Me vado."

Luigi esce dalla stanza, stavo per entrare io.
Gli dissi:"Asp... Luigi. Ho paura."
"Non devi avere paura. Vai tranquilla." Mi bacia in modo appassionato e mi stringe. Però poi vado.
"Ciao Anna."
"Ciao Angelica. O Ange o come....?"
"Ho capito chi sei. Non c'è bisogno di dire altro.
Ho capito tutto. Lo vedo da come lo guardi, non sono né cieca, né sorda, sono solo in un letto con un cancro che mi ha tolto tutto. Sono solo malata.
Sei l'altra tu. Ho capito che lo ami, che vorresti stare al mio posto, ho capito che ti faccio pena o schifo. Quindi hai bisogno di lui per entrare qui."
" Io non faccio la moralista, figurati. So che questo stronzo mi ha sempre tradita. Lo so. Non ho mai potuto fare nulla per impedire che accadesse. Mi ama, lo ha sempre detto.
Ma lo sai, nessuna puttana con cui stava ha varcato la soglia di sta casa, de sta porta...  Quindi bella sei importante per lui. Non deluderlo, se lo fai, ti rovino."

Io la guardavo, senza parlare. Aveva i capelli biondi, quei pochi che le restavano, la faccia tanto gonfia, piena de'cortisone e de farmaci. Se vedevano pure le protesi al seno. Io non riuscivo a guardarla, mi faceva tanto male vederla così.
Gli occhi castani erano sempre belli. Si vedeva che era molto provata.
Lei era Anna, sua moglie ed era sempre bella, nonostante il cancro che la stava rovinando.
"Anna... Io.... Scusa. Io non volevo. È che mi sono innamorata di lui. Lo so che non è giusto. È sbagliato, sono una puttana anche io... Sono una senza morale."
"No. Tu non hai colpe. Quella d'esse' debole. E basta.
È lui che è bellissimo, non è colpa delle donne. È lui. Sempre e solo lui.
Allora cara. Io e te possiamo e dobbiamo, se ce la fai,  essere amiche.
Non sono la classica moglie moralista che vuole er marito. Io lo voglio lasciare a te.
Hai capito che me ne sto andando all'altro mondo???
Voglio mio marito e mio figlio felici.
Tu sei perfetta, bella, giovane, sistemata, sicuramente pure simpatica!
Ange, voglio che Luigi non resti da solo, è fragile, sembra forte, ma non lo è.
La vera forte ero io, nonostante questo non sono abbattuta, anzi. Voglio sapere Luigi e Alessandro al sicuro, con te. Voglio che quando non ci sto più, lui e Ale siano contenti e felici con te."
"........ Ma sei impazzita, vero?
Tu non morirai. Non ora, no. Non puoi devi vede 'a tuo figlio crescere. Devi fare tutto quello che una mamma fa. Capito...? "
" Ah, bellí. Io non so' eterna. Sono mortale come tutti. Purtroppo sto morendo che ce posso fa!?
Però ci stai tu. E finché ce' stai te, io sto serena. Prima di andarmene via, voglio sapere Luigi fedele e felice col mio bambino. Ah. Crescerai Alessandro, chiamerà te mamma quando non ci sarò più, se vuole.
Sennò potrà chiamarti col tuo nome. Però tu e Luigi non dovrete mai fargli dimenticare che aveva una madre, mo' prometti?"
"Sí to' prometto."
"Mo vai via da qui. Ti aspetta di là. Lo so. Non voleva, ma lo so che starete assieme, non qui, ma in un'altra camera, in questa casa. Ange dovrai abituarti, a frequentare questa casa. Poi come farai quando non ci sarò più?"
"No oh Luigi deve sta qui. Non con me. Io non posso. Qui, con te che stai così."
"Puoi. Te lo sto chiedendo io. Lo ami e stacci con lui. Devi, anche qui. Tutto questo sarà tuo, poi."

Esco dalla stanza, zitta senza dire niente. Mi accomodo con Luigi nell'altra stanza e lo abbraccio forte. Lui mi guarda.
"Ho sentito tutto quanto. Non so se quella donna è pazza o se mi ama ed ha perso la testa." disse, asciugando le lacrime che aveva, gli occhi erano lucidi.
"No. Ti ama, come ti amo io se non addirittura più di me. Io non so come dirtelo. Ci ha lasciato campo libero. La cosa brutta è che devo sta co'te a casa tua, qui, con lei de là."
"Va beh. E allora... Vieni, ci ha dato campo libero. Lo hai detto tu."
"L. Luigi. No. Aspettaa. Io non voglio."
"No devi. Te lo ha detto lei. Devi basta. Io ti amo. Hai capito. Basta lei sa che esisti, tu sai che lei esiste. Che altro vuoi?"
"Fai schifo. Basta. È tua moglie."
"Si. Ma ha capito la debolezza più grande che sei tu. Basta. Mo vieni."

Mi prende e mi bacia. Mi stringe e toglie tutto ciò che ho addosso. Con forza, io pure gli tolgo la maglietta e sono felice.
Passa le mani sotto i seni, mi stringe leggermente, poi va giù, là è la debolezza di entrambi, non riusciamo una volta giunti lì, a fermarci.
Mi tocca con quelle mani grandi. Io muoio altro che gemo. Non lo aveva mai fatto. Mi tocca lì sotto, anziché leccare come sempre.
Mi desidera, lo sento. Penetra senza nulla. Non lo ha messo. Non so perché. Mica voleva?...
"Lui perché non lo hai messo?"
"Mi andava senza. No nte va?"
"Che bastardo. Un figlio a 25 anni non lo voglio."
"ok lo metto. Aahh ti sei spaventata eh?"
"Secondo te..?...."
"Tranquilla quando vuoi, amore, lo faremo senza."
Mi penetra con calma, lentamente, io godo tantissimo, però mi sento in colpa per Anna.
Pensavo che probabilmente sentiva tutto e quindi poteva piangere non so.
Lo sento venire, super duro come al solito. È bello, bravo, perfetto. Lui è lui. Poi mi penetra più in fondo, vuole che sia completamente piena di lui.
Apro le gambe di più, mi alzo di più, lo sento arrivare a me. Lo sento spingere prima piano, poi forte, prima dentro poi fuori.
Continua fino a che non si stanca.
Io sono stremata, ma non mollo, non è semplice con me.
Ci vuole la lingua per farmi cadere definitivamente, lui lo sa.
Infatti lo ha fatto. Mise la lingua tra le cosce e poi dentro. Io non ero più cosciente, non riuscivo a capire nulla.
Fu un'esplosione di tutto in quel momento.
Luigi non era in sé, io nemmeno lo ero, stavo bene. Lui pure.
Mi abbraccia, per evitare che cada dal letto e mi stringe per non lasciarmi più.
Si appoggia sulla schiena e poi prende sonno, stringendomi sempre.
È una droga quest'uomo. Lui riusciva a calmarmi, a tranquillizzarmi.
Nel mentre sento qualcosa nel corridoio.

"Signora come sta?"
"Arianna io sto  bene.  Alessandro dorme?
Sto solo stanca, ora mi addormento. Buonanotte a te!."
"Dorme, sta calmo e beato. Si è addormentato con le canzoncine della tv per i piccoli. Il professore sta 'ca ragazza, come lei aveva detto. Ora può dormire.!"
"Grazie. Ora ci proviamo, volevo fare traduzioni. Le farò domani."

Mi svegliai di soprassalto dopo aver ascoltato un pó la conversazione tra le due. Non capii ncazzo eh... Però forse parlava de me.
Mi svegliai con Luigi su di me, sentivo ancora l'erezione, impossibile.
" Amo, tutto ok? "
" Sì, sì. Sì. "
" Ange. Che è...?"
"Sento ancora il tuo lecca-lecca duro, Lú."
"Ehm. Ok."
Me lo rimette di nuovo.
"Nooo, che doloree. Sei un diavolo, non una persona. Mi fai male così."
"Sto senza."
"Tu non puoi.... No. Io non voglio."
"Non verrà. Non ora."
"Ok. Se lo dici tu."
Me lo mise tutto. Non risparmiò nulla. Io avevo dolore. Gemevo. Sembravo la solita puttana senza ritegno de  New York, piena di lui. Alla sua mercé.
Mentre mi scopava e mi penetrava, come sempre, pensavo che un figlio non lo volevo. Ma se fosse stato suo sì.
Se fosse arrivato da lui, sì. Se fosse stato il suo membro a darmelo lo volevo.
Però non ora, più in là!

Al mattino mi svegliai, felice, contenta. Non capivo nulla. Vedevo una coperta blu, una parete gialla, Luigi con me.
Ed ero tranquilla.
Pensai che era giusto così. Giusto perché lo voleva Anna. Ma lo volevo pure io, non solo lei.
Luigi mi accompagnò a casa e non mi disse nulla, voleva solo baci... Che tipo che era.



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