"CAPITOLO 1"
Nella camera 288 del Grand Hotel America, sita all'ottavo piano di questo edificio di vetro e tanto alto, mi trovavo io.
Ero nuda nel suo letto ancora avvolta dai vapori della notte, da tutto ciò che era accaduto tra noi due. Ero reduce da una di quelle scopate dove ne esci praticamente distrutta. Io, neanche a dirlo, sono uscita distrutta. Questo ragazzo faceva tutto e lo faceva benissimo, ti rimetteva al mondo. Esplorava ogni centimetro del tuo corpo con le mani e con la lingua. Una grande fortuna ce l'ha avuta col suo membro. Quello sí che ti dava emozioni! Ti faceva sognare universi paradisiaci e infernali allo stesso momento. Non era quantificabile quante volte sia venuta stanotte, non so, non le ho contate.
Mi sono fatta scopare perché mi è piaciuto tanto appena l'ho visto al ristorante George's.
Tutto è venuto naturale, quella sera notai la sua bellezza dagli occhi penetranti azzurri, ma cosa che andai subito a guardare furono le mani. Come d'abitudine faccio, guardo prima quelle e poi gli occhi. Le mani erano enormi e quindi ebbi un'immagine perversa in quell'istante, volevo le sue mani addosso. Poi ho provato il forte desiderio di scoparlo.
Con lo sguardo famelico, ormai, sono scesa a guardare tutto il resto. Era alto, molto slanciato, portava una camicia bianca di lino ed un jeans molto stretto.
Infatti notai la prestanza fisica dai jeans che lasciavano intravedere tutto, sia avanti che dietro.
Notai un dettaglio particolare, tra i passanti dei jeans aveva delle manette argentee, che avevano attirato me e tutta la mia persona.
Per quanto riguarda me, ho gli occhi verdi e capelli neri lunghi e ricci, legati con una mollettina, dietro il collo.
Quella sera ero vestita con un abito nero lucido, che a fatica conteneva il mio grande seno. Era molto corto, quindi si vedevano le mie gambe chilometriche.
Dal canto mio potevo indossare tutto, dato che ho sempre avuto un fisico perfetto. Ho, inoltre, un sedere parecchio considerevole, che giustamente sbordava dal vestito. Indossavo dei tacchi altissimi, a spillo neri come l'abito e avevo una borsetta Chanel.
Non sopportavo gli occhi affamati degli uomini sul mio corpo, però riuscivo a immaginare i loro pensieri bollenti. Tutti pensavano di scoparmi, di leccarmi, di prendere tutta me tra le mani, di farselo succhiare da me, perché probabilmente pensavano che fossi brava.
Io onestamente non ho mai voluto far godere gli altri, poiché non sono stata mai brava nel farlo, mi sono sempre vista incapace.
Dunque ho preferito sempre godere io, perché erano gli altri a farmi eccitare.
Quella sera, dopo aver ordinato una porzione di angus ai ferri con spruzzata di burro d'arachidi sopra, andai a pagare. Lì alla cassa incontrai quel ragazzo che avevo ammirato appena entrai in ristorante.
Ci ritrovammo insieme alla cassa ad aspettare il ragazzo che portasse i conti separati.
Improvvisamente sentii una presenza dietro di me, un calore immane tra le mie gambe e iniziai a gemere senza controllo, cercando di star calma e non far capire ai presenti ciò che stava accadendo.
Non capivo cosa stesse facendo, cosa avesse messo tra le mie cosce, ma era eccezionale.
Non riuscivo a controllarmi, poi dovetti un attimo ritornare in me, solo perché dovevo pagare la cena.
Dopo che finii anche lui di pagare, senza nemmeno chiedere: "Come ti chiami? O quanti anni hai? Da dove vieni?", ci siamo ritrovati all'ottavo piano dello stesso hotel. Io ero alla stanza 275 e lui a quella 288.
Andammo da lui e dopo un veloce sguardo alla stanza, con mobili in ebano e vari tipi di legno, posai gli occhi sul petto nudo di lui, che aveva appena tolto la camicia.
Era illuminato dai lampioni di Fifty Avenue, dunque c'era una prospettiva migliore.
Non aveva nessun pelo sul petto, non so se si depilasse o se fosse glabro, aveva un tatuaggio a forma d'ancora sotto il pettorale destro ed un piercing ad anello al capezzolo sinistro.
Con un grande salto mi ritrovai avvinghiata alla sua vita slanciata e ben delineata. Io con le cosce strette a lui e le mani dietro il suo collo, riuscivo a inalare il profumo di legno di sandalo e varie spezie aromatiche, mischiate allo shampoo al miele che utilizzava.
Aveva ancora in dosso il jeans stretto dalla cintura di cuoio marrone che una volta scesa non persi tempo a slacciare. Lui nel mentre era immobile, guardava senza parlare, non so a che cosa pensasse. Dopo aver slacciato il jeans mi ritrovai un boxer grigio e nero, che già sapevo cosa contenesse, potevo solo immaginare quanto fosse grande. Mi fermai. Fu la prima volta che sentii la sua voce. Con voce autoritaria, mi disse:
"Che succede? Tutto bene?"
"Sì... È che....."
"Chee? Parlami. Ti fermi sul più bello, scusami."
Dissi, anche se non volevo in realtà perché temevo il suo giudizio, temevo mi avesse cacciato dalla stanza.
"Non l'ho mai fatto, non so far godere gli uomini, sono loro che fanno il contrario con me.
Sono un'incapace."
"Ma cosaa. Non sai far godere un uomo? È così semplice. Dai. Devi solo essere sicura di te, prendere tu il comando e vai. Sarà questa la prima volta che lo farai. Ti piacerà sicuramente. Forza, ti sto aspettando."
"E se non funziona?. Mi mandi via?"
"No. E funzionerà perfettamente. Tranquilla."
Ripresi il controllo del gioco, gli abbassai delicatamente i boxer, mi abbassai a livello dei suoi addominali ben definiti e iniziai a baciarlo. Poi scesi di più con i baci fino a giungere alla punta estrema. Decisa ad andare avanti lo infilai in bocca e nel mentre lo sentivo gemere, sembrava impazzito.
Decisi di fare questo gesto a ripetizioni e di eccitarlo di più, glielo toccai, era durissimo. Poi decisi di leccarglielo. Lo presi per un lecca-lecca o un gelato alla cioccolata da gustare. Era mio ed era buonissimo.
Finalmente ebbi in bocca tutta la sua mascolinità, era già gigante da sé, ma eretto era ancora più grande. in quel momento mi sentivo la padrona del mondo, mi sentivo onnipotente. Lui era dominato da me, inaspettatamente. Io non mi spiegavo cosa ero riuscita a fare, era tutto così semplice e non lo avevo capito. Piano piano ci avrei preso gusto, bastava rompere il ghiaccio, pensai.
Non so cosa accadde improvvisamente.
Mi ritrovai a gambe divaricate sul suo letto.
Il lussuoso talamo aveva coperte blu con disegni vari strisce o varie onde ricamate e lenzuola bianche, tipiche degli hotel, ero sopraffatta da mille pensieri, strani e complessi.
Ripetute volte continuavo a pensare che non ero più vergine da anni, che non temevo penetrazione o altre cose, ma allo stesso tempo una grandezza così dentro di me, un po' la temevo.
Dopo aver scacciato questo pensiero, staccai la spina con i cattivi pensieri.
Cercando di star calma, volevo distrarmi, improvvisamente sentii degli occhi ardenti su di me, precisamente alla parte più bassa del ventre.
Vide la mia origine del mondo, non proprio perfetta, però si presentava bene per ciò che stava per farmi.
Credevo fosse esterrefatto in negativo, invece lo fu in positivo.
Prima di incominciare, disse:"Ma è stupenda, non è come vorrei che fosse."
"Cioè? Come vorresti che fosse?"
"Piena di me, completamente piena. In modo da poter essere mia. Capito?" Io annuii.
Iniziò a baciarmi la pancia, poi piano piano scese tra le cosce, mi leccava la pancia e poi fece lo stesso trattamento alle cosce, non in mezzo, solo ai laterali, purtroppo.
Io ne volevo di più, non fu difficile per me farglielo capire, poiché appena smise guaii come una cagnolina, capí che ne volevo di più.
Mi passò la lingua con una tale perfezione, bravura e tanta dolcezza.
Scendendo desideroso mi toccò la vagina con la sua mano enorme, poi mi stuzzicava con la lingua tutto il resto. Infilò un dito dentro di me e non riuscii a stare zitta, lì emisi un gemito forte.
Lui avidamente disse:"Grandissima stronza ne vuoi di più?"
Io in preda al primo orgasmo, forte gli dissi:"Certo. Sì."
Mi leccò la vagina, dopo aver messo tutte e cinque le dita all'interno, una dopo l'altra, con una calma serafica.
Tutta la notte fu una sensazione estenuante, estrema a tratti.
Poi decise di mettere il preservativo XXL e volle penetrarmi.
Aveva un membro grandissimo che già leccato da me era diventato più morbido, poi lo infilò dentro di me, che essendo bagnata e già eccitata aderí perfettamente alla mia pelle.
Gli chiesi:"Luigi, giusto?"
"Sí. Lo hai letto sul documento?"
"Sì, io sono Angelica."
"Piacere." "Che c'è?"
"Usa le manette. Per favore."
"Ohh certo"
Senza che glielo avessi chiesto una volta di più, mi ammanettò al letto, io non potevo muovermi, ero così immobile, lui eccitato visibilmente, godeva a vedermi impotente e impossibilitata nel muovermi.
Decise di baciarmi il seno, mi morse i capezzoli con una forza che nessuno aveva. Non so se era forza o desiderio.
Mi baciava i seni ed io ero contentissima. Ero estasiata, quasi come se mi avesse fatto o dato qualcosa di eccessivamente forte. Invece mi ero solo appassionata.
Mise il duro membro all'altro capo del corpo, prima di farlo mi sculacciò, mi fece male, ma riuscii a resistere.
Io insistetti per volere il suo membro dentro di me nuovamente e volli altre leccate alla parte bassa del mio corpo.
Non dovetti neppure parlare, tutta la notte alternammo lingua e membro ininterrottamente.
Anche io ricambiai il favore, gli presi il lecca-lecca e lo gustai fino a quando non ne fossi stata stanca o fino a che non avessi sentito l'erezione. Volevo che si divertisse, si divertì parecchio.
Io continuavo desiderosa, vogliosa come una bambina piccola che voleva mangiare dolci, fino all'indigestione e carie ai denti. Lo spugnai come il ciucciotto dei bambini poi lo morsi, là sentii la sua voce. "Bastaaaa. Puttana basta! " "Sei stata bravissima. Io non ho mai avuto l'occasione di trovare una donna che mi scopasse così bene come te. Ci hai messo dedizione, impegno, amore, fame, desiderio, forza, passione. Tutto quello che nessuno ci aveva messo, prima d'ora. Per" le altre" era un esercizio meccanico, per te non lo è stato. Complimenti!"
"Anche tu mi hai scopata come una puttana di alto borgo. Hai preso tutta me, completamente, mi hai posseduta. Mi hai ammanettata. Hai fatto di me ciò che volevi, la tua schiava sessuale. Io voglio questo sempre."
Dopo tutto questo crollammo in un abbraccio forte.
Tutto sommato mi addormentai felice, pensando che fu una notte brillante, fatta di gemiti, di passione, di emozioni varie.
Io soprattutto avevo imparato come si dominasse un uomo, cosa che non sapevo ancora fare.
Fu per me una rivelazione, quella parte di me non la conoscevo.
Dopo mi svegliai, andai a fare una doccia nel suo bagno, era grandissimo, aveva vista alla Statua della Libertà, era tutto maiolicato con spruzzi di colore ovunque. Il water assomigliava a quello dell'avanguardista, evidentemente era stato progettato a immagine di quello là, mi evocò i tempi andati del liceo, ormai.
Dopo essermi lavata passai da me, a prendere dei vestiti, mi ero quasi decisa che avrei fatto il check-out tra stasera o domani al massimo, quando venne Luigi da me.
Aveva un jeans molto stretto, non quello della sera prima, io stavo per indossare una gonna rosa ed una camicia bianca con dei fiori viola.
Gli chiesi:"Che ci fai?" "Volevi vedere la mia camera?"
"In realtà volevo scoparti. Stai prendendo le valigie, vedo. Non puoi andare via se non stai di nuovo con me, prima."
"Ma. Devo farle, parto domani." "Volevo stasera, ma penso che avrò un impegno molto dolce a cui non voglio disertare."
"Veramente ce l'hai anche ora. Chissà se è la stessa persona..."
"Dimme un pó, secondo te che davvero na puttana?"
"Secondo te che ne so io. d
Dimmi chi è sto tizio."
"Ma che sei geloso?" "Ma penso un pó..."
"Oh. Va bene. Allora disdico con l'altro."
Mi spinse sul letto violentemente, mi alzò la gonna, mi tolse gli slip, un tanga bianco, per essere precisi. Si abbassò, mi infilò la sua lingua esperta dentro, fu una magia. Ciò che stavo vivendo in questi ultimi due giorni americani era diventato un vero e proprio sogno da cui non sapevo se veramente volevo uscire.
Mi leccava avidamente, come se non ci fosse stato un domani, era desideroso, sembrava un diavolo.
Io gemevo, incontrollata, ero diventata la sua preda, non ero più libera, ero diventata prigioniera di un gioco pericoloso.
Disse lui:"Mamma che fame! Ce ne ancora, vero? È ottima! Poi dico ha un odore splendido e poi un sapore magnifico. Sei mia. Voglio fotterti fino a stasera, così dall'altro non ci vai."
"Hai capito che comando io?"
"In realtà no."
"Sí comando io. Non solo per l'età, ho 39 anni. Comando io perché ti stai facendo fottere, perché ti piace come ti scopo. Sei una piccola stronza. Solo perché hai 25 anni credi che possa essere comprensivo e buono con te...? No. Non faccio sconti a nessuno, figuriamoci a te. "
"Sei impazzito, o cosa? "
"Sei strano, io non ti capisco, solo per l'età credi di essere il mio capo?" "Tu non sei il mio capo, io sono libera, faccio ciò che voglio. Solo a letto sono la tua schiava sessuale, solo a letto." "È un gioco di ruoli hai capito? Solo a letto siamo questi, ma nella vita privata no. Io sono Angelica e tu Luigi. Siamo due entità libere e indipendenti."
"Tanto lo sai che appena torno in Italia questo gioco finirà, vero?"
"Vedremo. Vedremo."
Dopo aver indossato nuovamente i vestiti che mi aveva tolto, riuscii ad uscire, andai a comprare le ultime cose e poi decisi di ultimare le valigie.
Andai a pranzo da George's e fu il mio ultimo porridge ai fichi con funghi e noci. Fu un porridge d'addio, sapevo che dopo quest'avventura strana, a New York non sarei tornata più. Dovevo godere ogni singola esperienza. Fu tutto bello, anche la scopata con Luigi. Lui era nel mio stesso posto, era con me, io neppure lo conoscevo, era italiano come me. Ce ne abbiamo messo di tempo per trovarci.
Lo guardavo dalla prima sera e non avevo il minimo coraggio di parlarci, di essere più libera per intrattenere una conversazione.
La scusa giusta fu il Ristorante o meglio il conto alla cassa.
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