Prima regola delle figure di m*erda

Potrei raccontarvi di quella volta in cui, a tredici anni, chiesi con voce alta e cristallina della Spanta, indecisa tra Sprite o Fanta. La cosa mi fa ridere ancora oggi. Tuttavia, prima regola delle figure di merda: dissimulare e spostare l'attenzione.

Dunque, ho questo collega, che per mera convenienza chiameremo D., che potrebbe pubblicare un'antologia delle sue figure di merda. Eppure, la sua personalissima esperienza, che va dalla sbarra del passaggio a livello alle unghie "strane" di un ragazzino di nome Lodovico, gli ha permesso di sviluppare una notevole capacità di assorbire gli urti senza rompersi. E quindi, eccolo lì, nelle pause pranzo a intrattenere i colleghi con il racconto romanzato di alcune delle sue figure di merda in chiave squisitamente ironica.

Anni Novanta, piscina da qualche parte a Roma. All'epoca D. era istruttore di nuoto di bambini (tra cui Lodovico) e si destreggiava tra romantiche storie serie e rapidi flirt. Entrambe le categorie dovevano essere catastrofiche per lui, in quanto quel giorno in particolare, la sua dolce metà decise di portarsi in piscina l'ex per sfoggiare D. e far ingelosire la vecchia fiamma. In rapida sequenza: inconsapevole dei piani della ragazza, D. è stoico nell'ostentare quanto sia bravo nel farsi le vasche a delfino, uscire dall'acqua che manco Ursula Andress in 007 e calciare un oggetto di plastica che gli intralciava il cammino verso le docce. Se non fosse che con quel gesto il suo piede colpisce anche un muretto e si taglia la pianta del piede.

Imprecazioni, sangue, bambini che piangono, l'ex che sghignazza, sperpero di garza e ovatta finché non decidono di portarlo via per mettere dei punti. In compenso, la sua figura di merda è servita per far rimettere insieme la vecchia coppia e di questo D. se ne fa sempre vanto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top