La Morte non ti vuole
Echeggiavano troppi passi. I miei e i suoi. Rimbombavano contro i muri che mi si restringevano addosso. Acceleravo, lui accelerava. Ero sicuro fosse un lui e lo sentivo guadagnare terreno. Il marciapiede era una lingua grigia, infinita e deserta, che spariva nel buio. Il cuore mi batteva sulle costole; mai avuta tanta paura.
Avevo il sapore acre del terrore in bocca.
Lo sentivo sempre più vicino, e quel vicolo era sempre più stretto. Riuscivo a concentrarmi solo sul sudore freddo che mi colava giù per la schiena, gelando la camicia. Un paio di volte mi girai alla ricerca di un movimento sospetto. Le mie suole sfioravano il terreno con la paura di toccarlo, mentre i suoi piedi lo pestavano con la grevità di un demonio dantesco che gioca nel girone assegnatogli. Il vento che mi accarezzò i capelli sembrò il tocco di dita sgraziate, forse lo era. Mi afferrò per un braccio; con uno strattone mi fece girare sbattendomi contro un muro. Dannati muri. Sapevo che erano suoi complici. Nocche di cuoio mi piombarono sul mento che scattò in modo innaturale. La nuca picchiò sul cemento, le gambe cedettero; sarei finito a terra se non mi avesse tenuto per il bavero.
Sapore ferroso del dolore sulla lingua.
Delle scintille mi riempirono la testa, strizzai le palpebre e ci guardammo negli occhi. Lui mi conosceva, aveva nello sguardo quel barlume di rancore personale. Io invece impiegai troppi secondi per fingere un lampo di riconoscimento che potesse darmi una chance per scusarmi di chissà cosa. Mi chiamò finocchio, mi intimò di non parlare, il suo fiato mi investì il viso. Si stupì più di me quando il coltello si fece strada sotto il mio sterno avanzando come in un pudding. La mia bianca camicia da damerino era zuppa di sangue. Ma il demonio si spaventò, e le parti si invertirono, quando il peccatore gli afferrò il polso e piantò la lama più a fondo, ridendo. Assaporai quella sensazione con consapevolezza. Le mani che spingevano erano le mie, ma non c'era disperazione in quel gesto: non stavo affatto morendo.
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