CAPITOLO 73

Agnese

Nicholas mi accarezza la pelle.
Lentamente.
Dolcemente.
Senza malizia e sguardo languido.

Solo un semplice tocco leggere che mi fa scoppiare il cuore nel petto.

Siamo nudi.

Sia carnalmente che interiormente.

Mi ritrovo ad osservare il pavimento,  oltre ai vestiti lasciati in balia del marmo freddo, ci vedo la vecchia me.

I vecchi noi.

Quelli che giocavano a rincorrersi.
Quelli che si graffiavano per farsi notare.
Quelli che amavano ferirsi costantemente.
Quelli che piangevano nel silenzio delle notti insonne.

E ci sono ancora quelle braccia stanche ad aspettare.
Aspettare me.
Aspettare un noi.

Le ho difronte, che mi stringono a sé ed è una sensazione bellissima.

L'acqua calda inizia a scorrere sui nostri corpi nudi e infreddoliti dalla pioggia.
E smetto lentamente di tremare, o almeno il corpo smette, ma il petto è ancora in defibrillazione per tutta la gioia che provo adesso.

Ho trascurato il mio cuore.
L'ho fatto piangere tutte le notti.
L'ho massacrato per la colpevolezza dei mie gesti.
L'ho e l'abbiamo distrutto insieme.

E adesso glielo sto porgendo tra le dite.

Perché ogni tanto in guerra, bisogna arrendersi.
Alzare la bandiera bianca e dichiararsi l'amore.
Smettere di farsi del male, e pensare invece a quanto bene si può condividere in due.

"Mi sei mancata.
Mi sei mancata così tanto, Agnese.
E io ho sbagliato, tu hai sbagliato.
Ma siamo riusciti a trovare il pezzo mancante di un puzzle che cercavamo da tempo.
È sempre stato lì, sotto i nostri occhi, ma eravamo così presi dalle nostre urla, da dimenticarci che bastava un piccolo e insignificante passo per stare insieme e creare il nostro mosaico.
La nostra famiglia.
E mi dispiace essere stato debole.
Di averti uccisa tutti i giorni con le mie parole.
Mi dispiace.
Voglio rimediare e lo farò partendo da questo momento."

Mi abbraccia forte.
Mi stringe a sé.

Mi culla.
Mi bacia.
Mi uccide.
Mi fa rinascere.

E il mio desiderio di averlo è forte.
Tanto.
Troppo.

Lui se ne accorge e dice:

"Non ora, non adesso.
Ti voglio anch'io, Agnese.
Da impazzire, tutta la notte.
Ogni giorno.
Ogni istante.
Ma non posso.
Non adesso.
Voglio starti accanto e accertarmi che non scapperai via da me.
Voglio stringerti tutta la notte, voglio averti così"

E io piango.
Piango perché nessun uomo si sarebbe mai rifiutato.
Piango perché mi commuove.

E la sua dolcezza mi fa sperare.

Sperare di cominciare tutto dall'inizio.
Senza problemi, senza paure.
Senza dolori.

Non scappo Nicholas, resto con te.
Ora e per sempre.

E rimaniamo così.

In bilico.

In questo momento siamo un soffione.
Basta poco per disperderci nell'aria.
Basta poco per separarci.
Basta poco per distruggerci.
Ma non si dice così?
Che in amore, dopo essersi persi ci si ritrova?
E forse, nonostante tutto, l'importante è ritrovarsi.
Ritrovarsi tra i baci.
Tra le carezze.
Tra le dita che si sfiorano.

Tra le prime luci del giorno e quelle della sera.
Tra il bancone della cucina e il frigorifero con la colazione in mano.
Tra i petali di rosa sulle lenzuola dopo aver fatto l'amore.

Tra le parole.
Quelle mai dette.
Quelle sussurrate al cielo, alle stelle e alla luna.
Quelle che il cuore sa, ma la mente cancella.
Quelle parole che ci fanno sentire vivi veramente.

E io le dico ora.
Adesso.
E le ripeto, perché voglio che entrano nella sua testa.
Sotto la pelle.
Nel cuore.

Un loop continuo.
Perché mi sento bene.
Per la seconda volta, dopo la nascita di nostro figlio, mi sento bene.

E saremo una famiglia, saremo un trio.

Afferro i suoi capelli tra le dita e stringo dolcemente avvicinando il suo viso al mio.

Le gocce d'acqua imperlano il suo viso e scorrono lungo le ciocche di capelli.
Le sue giade sono nei miei e la labbra si sfiorano.

Si incontrano nuovamente dopo aver passato troppo tempo in solitaria.

Combaciano.
Bruciano.
E si muovono in sincrono.
Lentamente.

E mi stacco, per prendere fiato e ansimando dico:

"Ti amo Nicholas, ti amo da troppo tempo e avrei dovuto dirtelo molto tempo fa...
Ma è sempre meglio tardi che mai.
E adesso baciami ancora, che queste labbra ti stanno aspettando."

Sorride e non se lo lascia ripetere una seconda volta.

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