CAPITOLO 68

Agnese

Sono passati diversi giorni.
Giorni nei quali, mi sono disperata nella mia solitudine.

Casa-lavoro, lavoro-casa.

Le uniche variabili in questa monotonia restrittiva e soffocante, sono state Clara, mia madre e mio figlio.

Il loro affetto e il loro modo di essere, ha smorzato una fettina della mia immensa tristezza, regalandomi quei pochi e rari momenti di serenità.

Molto spesso, si dice che rincorrere la felicità, è il gesto compiuto dagli sciocchi.

"È un momento.
Un istante.
Un tempo, che non dura per sempre."

Questa frase l'ho sentita talmente tante volte, che ogni volta che le mie orecchie la odono, le mie parole concludono la frase.

Come può, un umano, rincorrere la felicità, se poi questa, si rivela uno sbuffo d'aria nel cielo invernale?

La nuvola che fuoriesce dalle nostre labbra, non è altro che un respiro  disperso nell'aria.

Un momento.

E così, che vedo la mia felicità.

La felicità di tutte le persone.

Cosa serve guardarla nascere, se nel giro di pochi secondi, muore?

È un illusione.

Un illusione che capita poche volte nella vita.
E quando accade, ci lascia con un senso di vuoto nello stomaco.

Quindi mi chiedo: perché sprecare tanto fiato, quando la felicità non dura per sempre?

Ne vale davvero la pena, consumarsi per qualcosa di effimero e precario?

I pensieri si mescolano, lottando fra di loro.
E li lascio fare, escludendomi da ogni decisione.

È andata così, non serve a niente rimediare.
La mia è una punizione dall'alto.
La felicità l'ho avuta sempre accanto, ma mi è stata privata a causa delle mie azioni.
Ho vissuto un attimo di Letizia, finché le mie stesse mani, hanno lapidato quel momento.

Cosa serve dannarsi?
Non dovrei mettere il mio cuore in pace?

Nicholas è rippaparso poche volte da quell'episodio.
Ha fatto il test, rivelandosi positivo.
Ha chiesto di poter vedere suo figlio, e ho lasciato che stessero insieme tutte le volte che desiderava.

In tutto ciò, il mio cuore si strugge.

Il nostro, non è più un triangolo.
Il terzo lato è sparito, staccandosi e galleggiando nel vuoto più totale.

Quel terzo lato, sono io.

Una disperazione che logora ora dopo ora, lasciandomi camminare lungo una strada che mi porterà verso altro nulla.

Cammino a tondo.
Senza una meta.
Una destinazione.
Ma soprattutto, senza che il vuoto nel mio petto, abbia pace.

Cammino nel buio e mi dispero, non facendo nulla per risolvere davvero la situazione.

Cosa dovrei fare?

Lasciare che le giornate siano monotone e tristi, o cercare un piccolo momento di felicità, seppur poco duraturo?

È tutto così complicato.

Però...
Non esiste rosa, bella e profumata che sia senza spine.
Per quanto possa essere incantevole quel fiore, nel suo corpo, nelle sue membra, possiede  una spina.

Pungente e Se toccata distrattamente, procura dolore.

Si corre il rischio.
Il rischio di farsi male, nonostante quel fiore abbia piccoli denti vegetali che penetrano la carne.

Così dovrebbe essere la vita.

Un rischio.
Un rischio continuo.

Perché la vita è fatta di momenti difficili, ma al contempo, momenti di gioia.

Non esiste una, senza l'altra.

Un equilibrio emotivo che nonostante abbia più sfaccettature scure che chiare, trova il suo posto, solo con entrambe le facce della medaglia.

E non importa quanto un momento possa  durare, l'importante è viverlo.

Viverlo ogni giorni.

Un sorriso mi spunta sulle labbra.

E mi lascio guidare come un'automa dal mio corpo.
Gesti meccanici, ma comunque gesti che mi spronano a fare quello che avrei dovuto fare da tempo.

Un po' di blush sugli zigomi, correttore sulle occhiaie, e un tocco di rossetto nude sulle labbra.

Mi osservo allo specchio e appaio rinata.

Bastava pensarti in maniera positiva, per farmi stare meglio.

E adesso non scappare, non mordermi, non uccidermi con le tue parole.
Lasciati cullare dai sentimenti.

Litighiamo e poi facciamo l'amore.

Aspettami, che sto arrivando.

Arrivo, sperando non sia troppo tardi.

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