CAPITOLO 38

Agnese

Le voci dei lavoratori riecchieggiano oltre le porte dell'ascensore.
Avevano detto che mezz'ora sarebbe bastata, e invece, siamo ancora qui.

È passata un'ora dal loro arrivo e se dovessi rimanere qui per altri 20 minuti, potrei morire.

Mi alzo in piedi, e mi avvicino alle spesse porte dell'abitacolo in cui, Nicholas ed io, siamo chiusi da un tempo, che a parer mio, pare infinito.

"Scusate, ci vuole ancora molto?"
Domando sbuffando.

"No, signorina. Abbiamo finito."

Le porte si spalancano, e felice come una bambina, mi catapulto all'esterno.

Inspiro profondamente, mentre il vociare degli uomini non si arresta.

"Grazie mille"
Sorrido ai nostri salvatori, mentre quest'Ultimi ricambiano.

"Non so cosa sia successo, mi dispiace davvero tanto!
Sono il proprietario dell'albergo, chiedo venia per tutto ciò.
Per scusarmi dell'imprevisto, vi farò recapitare qualcosa che  possa in qualche modo, essere di vostro gradimento.
Ovviamente a mia spese."

Lo fissai e sorrisi.

Una quantità abnorme di paste, accompagnate da bollicine, non sarebbe stato male.
I miei abbinamenti non sono dei migliori, ma chissenefrega.
Se sapevo che questo trambusto, mi avrebbe portato una gioia, mi sarei cacciata in quella scatola di ferro molto tempo prima.

"Non vorremmo essere scortesi e opportunisti"
La mia voce non trapela falsità, tutt'altro, il Signore di fronte a me, mi guarda insistente per poi dire:

"Signorina, vorrei porre rimedio a questo imprevisto.
Non rifiuti."

Non avrei mai rifiutato qualcosa, soprattutto gratis.

"La ringranzio per la cortesia, è molto gentile"

In fondo, quel dolce Signore, è stato premuroso nei nostri confronti.
Però, quando si tratta di un tornaconto personale, non posso di certo rifiutare.

"Grazie per la gentilezza nei nostri riguardi, le siamo riconoscenti."
Il sorriso di Nicholas al proprietario, è vero e sincero.

E io che credevo fosse andato in stand-by.

Dopo essersi certificati che stavamo entrambi bene, e che volavamo solamente raggiungere le nostre stanze, il proprietario tornò a lavoro, mentre i nostri salvatori, ad aggiustare il danno alla scatola di ferro.

Le scale che portano al nostro piano, non sono molte.

La stanza è la numero 15.
Pochi passi dopo, e la porta che stiamo cercando è lì, davanti a noi.

Nicholas infila la chiave nella serratura e la apre.

Una matrimoniale mozzafiato mi si para davanti agli occhi, mentre le mie iridi si spostano all'impazzita su ogni tipo di superficie.

Un letto a baldacchino con tendaggi bianchi e argentati, mi si para davanti agli occhi.

Il parquet non troppo scuro, ospita un tappeto enorme che scompare sotto al letto, anch'esso come le tende, è argentato.

Qualche mobilio di una tonalità sul nero pece, funge da contrastante in mezzo a tutto Il chiarore marcato della stanza.

Poltrone comode sono poste vicine alla parete, mentre fiori profumati, sono stati disposti in luoghi diversi, per rendere accogliente e sofisticato l'ambiente.

In fine, una porta finestra lunga quanto una parete intera, si affaccia sulle soglie della vegetazione, lasciandoci magiare con gli occhi, i vari tipi di intrattenimento che offre questo grande e immenso posto da sogno.

Dev'essere costato un sacco!
Devo capire quante stelle ha questo albergo, tanto ha pagato tutto Nicholas.

Mi butto sul letto, e affondo il viso nei cuscini morbidi.

Sono stanca.
Se rimango su questo confortevole materasso ancora per molto, sicuramente mi addormento.

"Vado a farmi una doccia. Tu, vuoi riposare?"
La voce soffice di Nicholas, arriva al mio orecchio attutita.

"Mmm..."
Biascico, con le palpebre appesantite.

"Lo prendo per un sì"
Ridacchia, e lo sento avviarsi nel bagno.

Mezz'ora più tardi, mi sveglio con qualche traccia di stanchezza addosso, ma almeno sono riuscita a riposarmi un po'.

Stiracchio il corpo e un sonoro sbadiglio, esce dalla mia bocca.

Mi guardo intorno, domandandomi se Nicholas abbia finito nel bagno.

La porta si spalanca, ed è come se mi avesse letto nel pensiero, entra nella stanza, in tutto il suo splendore.

Solo con l'asciugamano in vita.

Osservo il petto scolpito. L'addome piatto e in tensione, le goccioline che scorrono sul corpo statuario, e scendono, raggiungendo il triangolo rovesciato.

Il bacino.
I muscoli che guizzano.
Le vene in evidenza.

Per Giove!

Deglutisco, e cerco di reidratare l'esofago ingoiando un fiotto di saliva.

Distolgo lo sguardo imbarazzata, e con le gote ancora dipinte di un rosso vivo,  dico:

"Non potevi vestirti in bagno?"
Mi alzo dal letto, cercando di non osservare - come gli avvoltoi fanno con le carcasse - il suo corpo.

"Non è niente che tu non abbia già visto"
Un ghigno, gli dipinge la faccia e alzo instintivamente gli occhi al cielo.

Lo sguardo si deposita di nuovo sul suo corpo, ma stavola non ha nulla a che vedere con i miei ormoni in subboglio.

Quel tatuaggio.

Lo stesso tatuaggio che gli ho scoperto sul fianco mentre dormiva, settimane fà.

Cosa vuol dire la citazione di Bukowski?
Perché un bambino con un palloncino rosso in mano?
Dio, dovrei chiederglielo.
La curiosità è troppa.

Sto per aprir bocca, mentre lui con un sempice gesto, lascia scivolare l'asciugamano che gli copre il corpo.

Buonasera!
Capitolo un po' piccante, lo so!
Nicholas, è Nicholas dovreste saperlo.
Vi ricordate del tatuaggio? Secondo voi, che significato ha?
Lo saprete tra un bel po', nello stesso giorno in cui scoprirà di avere un figlio.
Povera Agnese, le sue ovaie sono scoppiate come una supernova nella galassia, hahah.
Spero vi sia piaciuto! Un bacione❤

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